6.

Benkei non gli pose ulteriori domande.
Annuì solamente e non fu un problema per lui ritornare, almeno avrebbe anche evitato una strigliata di capo da sua sorella una volta ritornato.

I due si separarono e si salutarono davanti a casa di Wakasa.
L'albino entrò all'interno, dove scoccó un'occhiata all'orologio appeso sul muro: era troppo presto purché sua madre potesse fare ritorno.

Quindi andò in bagno dove accese la calda acqua della doccia e , una volta spogliatosi,  si gettò diretto sotto il flusso caldo.

Mentre si stava strofianndo i capelli, pensó  e ripenso a quella scena del centro commerciale; percepiva una stretta intorno allo stomaco, così dolorosa e così soffocante. Quella sera era sicuro che non avrebbe dormito, magari il giorno dopo avrebbe saltato anche la scuola e la successiva riunione dei black dragons. Non voleva rivedere quella testa di cazzo; aveva fatto tutto quello per lui e nemmeno un grazie gli aveva detto. Finalmente gli aveva procurato un appuntamento  con una ragazza e non era nemmeno disponibile per fargli compagnia durante il tragitto di ritorno da scuola verso casa perché era troppo occupato con lei.
《Fanculo Shiniciro. 》
Sussurrò a denti stretti, strofinandosi i capelli con più foga siccome ci aveva versato su dello shampoo.
《Vaffanculo, sei una testa di cazzo !》
Ringhió  a quel punto, stringendo una mano in un pugno e facendolo scontrare con il vetro della doccia. Questo si crepò, ma non si ruppe al contratto delle sue nocche che erano in procinto di sanguinare.
《Dannazione.》
Osservava il sangue diramarsi dalle nocche ai palmi fino ad arrivare ai polsi.

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Era uscito subito dalla doccia e aveva recuperato un asciugamano che si era avvolto intorno al bacino; si affrettò a cercare delle garze o qualcosa che avrebbe aiutato a fermare quel flusso di sangue che continuava a sgorgare copiosamente sulla sua mano.
Strinse le dita in un pugno e le aprì; niente. Non voleva sapere di fermarsi.
Aprì l'ultimo cassetto e trovò all'interno delle garze, le slegò con la mano sana e se le avvolse velocemente intorno alla ferita, per poi appuntare tutto con un cerotto.
Fece un sospiro e si guardò allo specchio, pulendolo da quel panno di vapore in modo tale da specchiarsi meglio.
《Quanto sei squallido, Wakasa. Ti disperi per un tizio che non ti degna nemmeno di uno sguardo.》
Si passò le dita della mano sana tra i capelli portandoli all'indietro e si asciugò.

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《Cos'hai fatto alla mano ?》

E questa era la voce di sua madre che non lo aveva lasciato in pace nemmeno un minuto da quando era rientrata in casa, aveva prima guardato la sua mano e poi lui, dopodiché si era rifugiata in cucina per preparare la cena e in quel momento stavano mangiando l'una davanti l'altro.

《Sono scivolato nella doccia. Il vetro si è crepato leggermente.》
Aveva brontolato Wakasa.
Aveva giusto assaggiato due foglie di insalata prima di prendere il piatto e alzarsi, per appoggiarlo su uno dei fornelli.

《Cosa? Sai quanto ci costerá quel vetro ?》

Lui in riposta sbuffó sonoramente quasi lanciando il piatto sui fornelli il quale produsse un leggero tintinnio.  Non gli andava di discutere.
《Comunque sto bene, grazie dell'interesse .》
Sussurrò, spingendosi nelle spalle e uscendo da wuella cucina per andare in camera sua. Voleva stare seriamente da solo.

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