VIII- UN MISTERIOSO INCONTRO
Quando mi accorgo di non poter prendere sonno in nessun modo, mi alzo dal letto e vado alla finestra con la sigaretta accesa. Osservo lo spettacolo che la notte offre, un bellissimo cielo stellato e una luminosa luna.
Finisco di fare un ultimo tiro per poi lanciarla fuori, quando con la coda dell'occhio intravedo una figura, un'ombra nera nel mio giardino.
Scendo velocemente per catturare il furfante, ma giunto sul posto non trovo nessuno. Eppure io qualcuno l'ho visto.
Il mattino successivo mi alzo presto, Shawn dorme ancora e a me non è ancora venuta voglia di scrivere, nonostante abbia passato la notte in bianco.
« Ci voleva anche la figura nera di stanotte a completare l'opera»
Dico ad alta voce, mentre mi accingo a preparare il caffè con la moka. Menomale che so come si usa, le volte che venivo qui; la mia nonnina lo preparava con questa al nonno. Loro non usavano macchinetta del caffè.
Il nonno da buon napoletano diceva " il vero caffè napoletano, guaglione, è fatto con la moka. Che d'è sta macchinetta do cafè. Sentirai la differenza.
«Poverino mio nonno faceva fatica a parlare con me, lui non ha mai voluto imparare l'inglese»
« Chi è che non ha mai voluto imparare?»
« Buongiorno Shawn, caffè?»
« Certamente non mi sveglio senza caffè. Cazzo Eric, hai una brutta cera stamattina»
« Sì, non ho dormito granché»
Asserisco, mentre gli porgo la tazzina del caffè.
« Grazie, io invece ho dormito come un ghiro»
« Beato tu, io per niente, ho pensato anche di scrivere qualcosa, ma qualcuno mi ha fatto cambiare idea»
« Qualcuno? Di chi parli?»
Chiede mentre addenta un biscotto appena inzuppato nel suo caffè.
« Questa notte, come ti ho già detto, non potevo dormire.
Mi sono alzato, acceso una sigaretta e mentre stavo alla finestra, ho visto un'ombra giù in giardino. Mi sono precipitato per vedere chi fosse, ma quando sono arrivato lì non c'era nessuno»
« La stanchezza a volte da dei brutti tiri mancini»
« All'inizio anch'io l'ho pensato,
ma ti giuro che ho visto qualcuno questa notte nel mio giardino»
« Forse era... Com'è che ha detto di chiamarsi quel ragazzino di ieri sera? »
« Non l'ha detto. Ma poi perché sarebbe dovuto entrare e poi sparire?! »
« Forse perché gli hai dato dieci dollari, ha capito che abbiamo soldi e insieme a dei complici, "Peppiniello" vuole rapinarci»
« Peppiniello? E chi diavolo sarebbe?»
« Il ragazzino che ci ha accompagnati qui»
« Ma smettila, non credo farebbe una cosa simile»
« Ma l'hai detto tu che qui sono " prestigiatori" e che fanno sparire le cose»
« Non in questa zona e non tutti sono ladruncoli. Tra questi ci stanno anche brave persone »
« Ok. Che si fa stamattina?»
« Ti faccio da cicerone, ti faccio conoscere Napoli! »
« Ma se è da tanto che non venivi più qua»
« È vero, ma qualche strada la ricordo ancora. Così nel frattempo approfittiamo per fare la spesa, che non abbiamo niente da mangiare in casa»
Dopo aver fatto colazione e una bella doccia fredda rinvigorente, usciamo di casa.
«Non abbiamo l'auto, forse potremmo noleggiarne una, ma adesso camminare a piedi, con questa bella giornata; non è per niente male»
« Sì, hai ragione. Anche se siamo ancora nel mese di febbraio, stamattina con questo sole, non fa per nulla freddo»
Faccio fare un bel giro turistico a Shawn, e nel contempo anche un mio promemoria. Anche se una città come questa è difficile da dimenticare.
Facciamo la spesa e ci dirigiamo verso casa, nel tragitto incontriamo il ragazzino " Peppiniello", come lo ha chiamato il mio amico.
Gli chiedo:
« Buongiorno, scusa volevo chiederti se per caso stanotte ti aggiravi nei pressi di casa mia!»
Mi guarda stranito senza proferire parola.
A quel punto penso " non avrà capito niente di quello che gli ho chiesto".
Sto per ripetere la domanda, quando mi afferma:
« Agg' caput' signo', cosa cred' ca sulu pecchè simme e napule amma esse tutt' mariuol'»
Stavolta sono io a non aver capito bene, ma una frase l'ho intesa " mariuol'. E dalla sua faccia mi fa capire che si è offeso, infatti gira le spalle e sta per andarsene.
Io lo afferro per un braccio per arrestarlo e a mani giunte gli comunico parlando più comprensibile possibile, ma mi pare che non abbia grandi difficoltà a capirmi:
« Scusami non volevo accusarti di nulla. Solo che questa notte mi è parso di vedere qualcuno nel mio giardino e ho pensato fossi tu per chiederci qualcosa o che avessi bisogno di qualcosa»
Mi osserva e poi fa cenno di no con il capo.
« Forse hai avuto un'allucinazione signò, fors'eri tropp' stanc'»
Sorridendo mi afferma.
« Sì, probabilmente hai ragione tu. Ma come ti chiami?»
« Vito»
« Ok, Vito, come posso trovarti se avessi bisogno di te? »
« Semp' a' ccà stò »
« Non hai una casa? Genitori?»
« Song' orfano e la mia casa è la strada»
« Mi dispiace. Se ti va, vieni a stare da noi»
Vito mi guarda con sospetto.
È a quel punto che capisco cosa sta pensando. Lo assicuro subitaneamente dichiarando:
« Non è quello che pensi. Di noi ti puoi fidare. Comunque non voglio insistere. Verrai solo se vorrai. Ciao»
Io e Shawn, ci allontaniamo dirigendoci a casa.
Ma durante il tragitto, non faceva altro che ripetere:
« Non posso crederci, ci ha presi per pervertiti. Di quelli che " adorano i ragazzini" ci ha preso per pedofili»
« Ma no!»
« Sì invece»
« Ok, ma io gli ho levato questo pensiero dalla testa»
« Tu dici?»
Pranziamo e dopo cerco di buttare giù qualche riga del mio libro.
Apro il portatile, mi accendo una sigaretta e rimango fermo a osservare lo schermo con la mia immagine riflessa.
Resomi conto di non essere pronto ancora, decido di scendere in giardino, un pó di aria fresca potrà schiarirmi le idee. Mentre Shawn, rimane stravaccato sul divano a fare zapping con il telecomando. A guardarlo sembra anche che tra poco andrà tra le braccia di Morfeo. Beato lui.
Arrivato nel punto più nascosto del giardino interno accanto a un grande melo, scorgo una figura e mi pare che sia la stessa dell'altra sera. Mi avvicino a passo felpato per non farla fuggire.
Più mi avvicino e più mi accorgo che si tratta di una ragazza, con un cavalletto una tela e dei pennelli che dipinge.
Dapprima la cosa mi parve strana, ma poi non ci pensai più di tanto e non feci caso al fatto che fosse lì a dipingere dentro una proprietà privata.
Quasi la raggiungo senza far rumore, ma un piccolo ramoscello secco si spezza sotto il peso del mio piede. Lei senza voltarsi sta per andarsene ma io prontamente la afferro per un polso annunciandole:
« No, non scappare, non voglio farti del male. Io sono Eric e tu chi sei?»
La ragazza delicatamente si ferma e lentamente volge il capo verso di me. I suoi occhi verde smeraldo incontrano i miei neri.
E con voce soave come quella di un angelo afferma:
« Io sono Clara»
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