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Essere "speciali" agli occhi del mondo può sì
potare dei benefici, ma alle volte non sempre tutto va secondo i piani; e questa Γ¨ una lezione che qualcuno ha dovuto imparare sulla propria pelle, prima del dovuto. La maggior parte delle volte questa unicitΓ viene tramutata in diversitΓ e quindi tutto ciΓ² puΓ² concludere nell'emarginazione. Non sempre essa avviene per colpa della societΓ , puΓ² anche darsi che provenga β com'Γ¨ capitato a Ryan β dall'interno. Spesso l'essere speciali ha un alto prezzo da pagare e la famiglia Forsyth Γ¨ l'esempio perfetto di questa legge cosmica.
Nel caso dell'unico figlio dei coniugi, appena diciassettenne, quale fosse questo prezzo Γ¨ ormai abbastanza chiaro; non riguarda solo la disgrazia che ha colpito la famiglia, ma interessa soprattutto il ragazzo di cui andremo a parlare.
Di certo vivere la propria adolescenza nell'ombra, in fuga e cercando di non dare troppo nell'occhio Γ¨ stata una delle piΓΉ grandi conseguenze di questa maledizione. L'altra ripercussione che essa ha avuto di Ryan, la piΓΉ evidente, sono i suoi lucenti occhi azzurri, che per quanto siano luminosi, una volta trasformato sembrano sempre troppo spenti.
Questo nome proviene da un cognome irlandese, Γ Riain, che significa "discendente di RΓan"; RΓan significa probabilmente "piccolo re", da rΓ ("re") combinato con un suffisso diminutivo. In realtΓ i suoi genitori non lo hanno scelto per via del suo significato, apparentemente; gli Γ¨ stato dato questo nome, perchΓ© oltre ad essere molto comune, i due non avevano avuto il tempo di pensarci a lungo. Infatti, oltre ad essere nato prematuro, i suoi genitori avevano avuto una lunga diatriba a riguardo al come chiamarlo, perciΓ² piuttosto che litigare avevano preferito rimandare la scelta all'ultimo periodo. Probabilmente in realtΓ la decisione di un nome cosΓ¬ comune nel suo paese d'origine era stata fatta anche per farlo passare inosservato nella massa, data la natura soprannaturale del padre e quindi anche la sua.
Il suo cognome invece Γ¨ di origine scozzese antica medievale, e ha due diverse fonti possibili, ognuna con la sua storia e derivazione. In primo luogo, Forsyth puΓ² essere di origine posizionale, creduto di essere stato in Midlothian. Gli elementi componenti del nome del luogo sono molto probabilmente il vecchio felce gaelico, erba, o per, collina, tumulo, con si(the), fate; quindi, "fairy mound", o "pascoli familiari".
I cognomi locali, come questo, sono stati originariamente dati ai proprietari terrieri, il signore del feudo, e soprattutto come mezzo di identificazione a coloro che hanno lasciato la loro cittΓ natale per stabilirsi altrove. PuΓ² derivare anche dal vecchio nome gaelico Fearsithe, un composto degli elementi paura, uomo, con setaccio, pace. Anche la scelta di dargli solo il cognome della madre Γ¨ stata fatta per lo piΓΉ per proteggere il bambino dai cacciatori, i quali soprattutto in quel periodo erano piΓΉ affiatati ed assetati di sangue che mai. Nemmeno l'Oceania, il continente per eccellenza delle creature piΓΉ bizzarre al mondo, era esente dalle famiglie di cacciatori, e questi non cacciavano solamente animali.
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βΎ β’ . πΌπΊππππΌπππ . β’ β½ il nato sotto il segno del capricorno Γ¨ una persona schiva, introversa e difficilmente lega con le persone che la circondano. dopo aver capito chi ha davanti, se risulta congeniale, non si tira mai indietro, diventando affettuoso e leale dando tutto se stesso all'altro.
si trova spesso perΓ² in difficoltΓ a rapportarsi con gli altri. solitamente non Γ¨ interessato al divertimento, anche se, qualora dovessero decidere di farlo sanno dare il meglio di loro. chi ha l'occasione di conoscere un capricorno sa che potrΓ sempre contare su di lui. inoltre, sarΓ un ottimo amico e, probabilmente, vivrΓ a lungo visto che Γ¨ uno dei segni piΓΉ longevi!
anche in amore usa i piedi di piombo, non si lascia andare mai troppo, non ha colpi di fulmine e mette spesso sulla bilancia i pro e contro di una relazione prima di buttarvisi con tutto se stesso. una volta che decide di lasciare le redini Γ¨ capace di scatenarsi con una passione irrefrenabile che si paleserΓ solo in privato, lasciando agli altri una visione di se fredda e razionale.
da tenere in considerazione, inoltre, che
in amore i nati sotto il segno del capricorno amano le sfide; queste spesso si traducono in una semplice fantasia erotica, come ad esempio una scappatella, ma anche il continuo cercare di conquistare una persona irraggiungibile.
π»ππ πππ»ππ½π πΌπΊππΎ, πππΊπ πΊ πππΊππΎ, πππΊππΎ, πππΊππΎ. ππ ππΊππ πΏπΎπ π πππ 'πΌπΊπππΎ π π½ππΎπ½ ππ πΌππΎπΊπ. π ππΊππ πΊ ππΎπΊπ πΏπΊππΎ ππππ πΎ π»ππ π ππΊππΎ ππ ππΎπΎππ.Β π ππΊππ ππ ππΎπ π πππ πππΊπ π π πππΎ πππ, π»ππ π ππππ πΌπΊπ'π πππΎπΊπ.
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Che cos'è un uomo, se non un ammasso di organi, una carcassa, un corpo che si atteggia solo per il semplice fatto di essere ancora in grado di respirare? Eppure questo involucro di carne sembra essere tanto importante da dover apparire sempre perfetto agli occhi degli altri, come se, così non fosse, ne varrebbe della nostra stessa vita. L'esistenza e la vita però, per quanto si possano confondere, non solo la stessa identica cosa, anzi, sono due concetti ben distinti.
Vivere non sempre implica l'esistenza e l'esistere spesso non basta per poter affermare di essere vivi; gran parte delle persone sulla terra pensa di vivere, quando in realtΓ sta semplicemente attendendo la fine della propria insignificante esistenza. Mostrarsi, cercare solo di apparire, non Γ¨ vivere, ma Γ¨ un semplice esistere in dipendenza dalle opinioni e ai giudizi del prossimo.
Proprio per questo motivo, secondo Ryan, ma come dovrebbe sempre essere, la superficialità dell'aspetto estetico è uno dei mali che stanno più distruggendo l'umanità ; non lascia tracce, è infido, disgrega dall'interno cercando di uniformare tutto e tutti secondo gli stessi canoni e, così facendo, elimina definitivamente le unicità del singolo. Se proprio dovesse fare un'analisi di sé stesso, dal punto di vista fisico, Ryan si descriverebbe come "neutrale"; secondo gli standard della società non è ritenuto né troppo attraente né troppo sgradevole alla vista, non è tanto alto, ma nemmeno basso, non ha un fisico da bagnino di BayWatch, tantomeno è poi così asciutto. Il giovane Forsyth sarebbe considerato perfettamente nella media.
Forse la prima caratteristica che si nota guardandolo è il suo volto: nel mezzo del viso di Ryan infatti affiorano i suoi occhi, di un marrone talmente scuro da sembrare quasi nero; questi, raramente troppo espressivi, sono la parte del corpo che di più il ragazzo odia in sé, perché ogni qualvolta che riaffiora la sua natura sovrannaturale...questi gli ricordano tutto ciò che ha fatto. Infatti, una volta assunta la sua forma da coyote, essi brillano di un azzurro intenso, il colore dell'assassinio. Lo sguardo però non è l'unica peculiarità che si nota a primo impatto sul suo viso, difatti sono le labbra carnose, di un colore rosa scuro, a dare di più nell'occhio. Per il resto il volto di Ryan è relativamente armonioso, è normale. Dello stesso identico colore degli occhi il giovane ha anche i capelli, abbastanza fluenti, morbidi, né troppo lunghi né troppo corti; non lì ha mai tenuti rasati o più corti di quanto li abbia adesso, in un certo senso poter nascondere lo sguardo dietro essi, o usarli per comunicare, è molto utile.
Spesso il linguaggio del corpo Γ¨ molto piΓΉ efficace di quello verbale. L'unico segno distintivo che ha Γ¨ una voglia a forma di luna -o almeno lui vuole attribuirle quel significato specifico- posta sotto il pettorale destro. Non ha altre particolaritΓ , non naturali almeno, ma ha intenzione di crearsene di nuove, come puΓ², vorrebbe avere le sue unicitΓ ; infatti non appena compirΓ 18 anni ha intenzione di tatuarsi il simbolo del branco di Rod, quello che ormai da pochi anni Γ¨ diventato la sua unica famiglia. Terrebbe davvero tanto a questo gesto, non solo per affermare finalmente la sua posizione da adulto nel branco, ma anche per dimostrare al suo alpha quanto esso sia importante per lui. Nonostante sappiano che farebbe di tutto per la sua famiglia, come essa ha fatto di tutto per lui, tatuarselo sotto pelle sarebbe la dimostrazione definitiva del loro legame, ormai indivisibile e incancellabile. PuΓ² sembrare qualcosa di infantile, ma per Ryan questo gesto avrebbe un enorme significato a livello personale.
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Proprio come il concetto di bellezza, anche l'aspetto caratteriale di un individuo non è mai ben definito, bensì è fluido, sempre in movimento e in continua evoluzione. Per questo motivo provare a descrivere come Ryan potrebbe agire, comportarsi, pensare...risulta abbastanza impegnativo. Di certo non si può definire una persona estroversa a primo impatto, espansiva, ma allo stesso tempo nemmeno si tira indietro se l'interagire con qualcuno è di sua utilità . Anche in questo caso si trova nel bel mezzo di due fronti ben distinti, non è né bianco né nero, ma allo stesso tempo, quale tonalità di grigio potrà mai rispecchiare la personalità di Ryan? Riguardo a queste sue caratteristiche ci sono tante domande e altrettante poche risposte, che spesso nemmeno lui stesso riesce a darsi.
Essendo inizialmente abbastanza introverso, sulle sue, raramente inizia lui per primo ad approcciarsi con qualcuno, soprattutto se questo qualcuno non lo conosce giΓ di vista o non glielo hanno giΓ presentato. A causa di queta sua tendenza all'introversione, e all'aver cambiato molte volte scuola e anche cittΓ , non ha mai avuto molti amici; la maggior parte erano per lo piΓΉ passeggeri e alla fine a Beacon Hills si ritroverΓ a dover ricominciare tutta la sua vita per l'ennesima volta. Sara questa la sua ultima chance? Nonostante la stabilitΓ non abbia mai fatto parte della quotidianitΓ di Ryan, una piccola parte di lui ci spera. Quando era piΓΉ piccolo forse era un po' piΓΉ espansivo, soprattutto con chi era diciamo "costretto" a frequentare per via della scuola, ma con il tempo ha iniziato a crearsi una folta corazza fatta da aculei, a rinchiudesi al suo interno come un riccio.
Prima del suo primo trasferimento, quando ancora si trovava ancora alle elementari non faceva fatica a fare nuove conoscenze, mentre man mano, andando avanti con l'età , ha avuto bisogno di spinte sempre più forti. Si dice che per ogni persona introversa per esprimersi debba venire "adottata" da qualcuno caratterialmente opposto, così da poter emergere; e così è stato per Ryan, finché ci è riuscito. Da quando è entrato nel branco di Rod invece non ha fatto altro che crearsi corazze su corazze, soprattutto con coloro che erano esterni a questo ristretto gruppo di persone; e così facendo si è ritrovato da solo, o per lo meno lo è ogni volta che mette piede fuori casa.
Non Γ¨ una persona che si arrabbia subito, senza motivo, ma d'altra parte ha una pazienza limitata, che facilmente se istigata troppo cede.
Una grande ostacolo per la sua resistenza alle aggressioni è stato proprio un membro del suo branco, Blake, la prova più grande di tutta la breve vita del ragazzo. Nonostante ormai si possano entrambi identificare come fratelli, per lo meno per via dei propri atteggiamenti reciproci, non fanno altro che litigare; anche il solo guardarlo in faccia spesso lo irrita immensamente, sebbene il motivo di ciò non sia mai stato ben chiarito. Ha degli atteggiamenti che lo fanno andare fuori di testa, lo aizza. Sapere che l'altro lo faccia apposta fa andare Ryan su tutte le furie. Non a caso dal loro primo incontro non hanno mai smesso di istigarsi l'un l'altro e di conseguenza...finire per fare a botte. Questa situazione, che dura da quasi tre anni, è diventata talmente tanto abituale che ormai somiglia più ad un gioco che ad una vera e propria rissa; giocano come farebbero dei veri cuccioli di lupo, un po' cresciuti ed irascibili. Tutto sommato non hanno un rapporto così pessimo, nonostante l'apparenza, alla fine Ryan farebbe di tutto per il branco e, purtroppo, anche Blake ne fa parte.
Alla fine per il ragazzo loro sono proprio come una vera e propria famiglia, piena di alti e bassi, scontri, dissidi, ma che cercherΓ sempre di proteggersi le spalle a vicenda. Ancora non ha un rapporto molto stretto con tutti i componenti del branco, ma tiene ad ognuno di loro piΓΉ della sua stessa vita. Qualunque cosa Rod, il suo alpha, gli chiedesse di fare lui la farebbe ad occhi chiusi; ha imparato a fidarsi ciecamente di lui. Nonostante il loro rapporto non sia iniziato nel migliore dei modi, quello che c'Γ¨ tra i due con il tempo Γ¨ diventato un legame molto forte; Rod sin dall'inizio si Γ¨ sempre preso cura di lui, come un fratello maggiore, quasi all'altezza di un padre, instaurando man mano un rapporto di fiducia ben piΓΉ saldo di quello che c'Γ¨ tra un qualsiasi alpha e il suo beta. Proprio per questo motivo gli alti "standard" che l'uomo esige che il suo branco raggiunga, a Ryan non sono mai pesati piΓΉ di tanto, si Γ¨ sempre impegnato, sia per aiutare sΓ© stesso, sia per compiacere il suo alpha.
Il corvino ha dovuto lavorare molto su di sé e soprattutto sulla sua forma animale; rispetto a quando è stato trovato per la prima volta dal suo branco, nel bosco, ha fatto dei notevoli miglioramenti, anche se ancora non riesce a controllare del tutto la propria trasformazione né sappia gestire le emozioni troppo forti. Con il tempo andrà sempre migliorando, così dicono, anche se lui stesso si ritiene un po' un caso perso. L'unica caratteristica del suo carattere che si possa dire sia migliorata veramente è la fiducia, non la concede a tutti, ma i pochi eletti che se la conquistano rimarranno nelle sue grazie e potranno finalmente attraversare quella foresta di aculei che circonda il cuore di Ryan.
D'altronde conquistare la sua fiducia Γ¨ un percorso molto lungo e tortuoso, pieno di ostacoli, infido, mentre per perderla ci vuole veramente un attimo, un respiro. Non Γ¨ del tutto certo di sapere da dove vengano questi "problemi" di fiducia che lo affliggono, forse dall'esperienza con suo padre padre, o magari Γ¨ semplicemente una persona molto selettiva.
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Il coyote mannaro Γ¨ una specie ibrida, soprannaturale, lontanamente imparentata con il lupo mannaro. Non Γ¨ noto se possono ottenere potere dall'essere in un branco o se un Alpha puΓ² attingere piΓΉ potere con uno di loro nel suo branco; tuttavia, il ruggito di un Alpha ha lo stesso identico effetto su un coyote come su un lupo, costringendo il mutaforma in questione a trasformarsi o permettendogli di combattere le debolezze. Inoltre, anche il coyote condivide lo stesso tipo di classificazione familiare dei lupi mannari. I coyote mannari hanno il potere di mutare i loro lineamenti in quelli di un coyote, con orecchie a punta, basette pelose, occhi luminosi, zanne e artigli, e almeno alcuni mannari, possono trasformare completamente i loro corpi in quello di un vero coyote; si pensa che questa caratteristica sia per lo piΓΉ genetica, anche se in alcuni casi puΓ² anche venire acquisita.
π π‘π¨π«π¨π³π¨π€π² . β’Β I coyote possiedono abilitΓ quasi identiche a quelle possedute dai lupi mannari.
ππππΎπ πΏππππΊ: i coyote mannari possiedono una forza sovrumana; come i coyote mannari che hanno trasmesso una parte del loro potere alla loro prole, sono notevolmente piΓΉ forti dei normali umani.
ππππΎπ ππΎπ ππΌπππΊ': i coyote mannari possono correre molto piΓΉ velocemente anche degli umani piΓΉ atletici. Sono in grado di correre a quattro zampe sia in forma umana che in forma di coyote.
ππππΎπ πππΏπ
πΎπππ: i coyote mannari possiedono agilitΓ e riflessi potenziati in modo soprannaturale che consentono loro di muoversi rapidamente, saltare, arrampicarsi e correre incredibilmente velocemente senza difficoltΓ o esaurimento.
CiΓ² include saltare molto in alto nell'aria e su grandi distanze, saltare da diversi piani in alto e atterrare leggermente in piedi ed eseguire una moltitudine di prodezze acrobatiche e ginniche come salti mortali, salti manuali e calci rotanti.
Questa abilitΓ estende anche ai loro riflessi, consentendo loro di percepire e catturare proiettili come palline o frecce prima che possano essere colpiti e schivare istantaneamente i colpi in arrivo durante la battaglia.
ππππΎπ ππΎπππππΎπππΊ: i coyote mannari possono subire una grande quantitΓ di danni fisici senza essere rallentati. Sono molto piΓΉ resistenti ai traumi da corpo contundente rispetto agli umani normali, consentendo loro di essere lanciati attraverso i muri e cadere da altezze con solo lievi ferite. Questa resistenza migliora anche la loro resistenza a livelli sovrumani, consentendo loro di resistere e combattere molto piΓΉ a lungo di quanto un normale essere umano sarebbe in grado di raggiungere anche se gravemente ferito.
ππππΎπ ππΎπππ: i coyote mannari, come le loro controparti coyote, hanno sensi della vista, dell'udito e dell'olfatto estremamente sensibili. Possono vedere al buio e a grandi distanze, tracciare i profumi fino a diverse miglia mentre interpretano anche i segnali chimici che indicano identitΓ e stati emotivi e possono ascoltare conversazioni sussurrate dall'esterno degli edifici con facilitΓ . Queste abilitΓ aiutano i coyote mannari a combattere di notte, a sentire i nemici in avvicinamento e a localizzare le persone scomparse tramite l'odore. Gli occhi luminosi di un coyote possono anche essere usati per vedere fenomeni mistici o soprannaturali che non possono essere percepiti dagli occhi umani.
πππΊπππππππΎ πΊπΌπΌπΎπ πΎππΊππΊ: i coyote mannari possiedono fattori di guarigione straordinariamente potenziati che consentono loro di guarire dalle ferite piΓΉ lievi o moderate in pochi istanti. Sono anche immuni a tutte le malattie e condizioni umane come raffreddore, cancro, epilessia, asma, ecc. e non possono sballarsi con le droghe o ubriacarsi di alcol perchΓ© curano troppo rapidamente i danni causati dalle tossine. Le uniche sostanze conosciute a cui i coyote non sono immuni Γ¨ il wolfsbane e il virus del cimurro canino modificato che Γ¨ stato specificamente progettato per uccidere i lupi mannari e i coyote mannari. Sono anche vulnerabili agli effetti paralitici del veleno di kanima, anche se si riprenderanno dalla paralisi molto piΓΉ velocemente di quanto farebbe un normale essere umano.
ππππΊπΏππππΊ: i coyote mannari hanno la capacitΓ
di trasformare i loro lineamenti in quelli di un coyote, il che comporta occhi luminosi
(che possono essere dorati nel caso di un coyote mannaro che non ha ucciso umani innocenti, o blu nel caso di qualcuno che l'ha fatto), zanne, artigli, una fronte increspata e grandi basette. Con la pratica, i mannari possono imparare a trasformare solo alcune caratteristiche secondo necessitΓ , come estendere solo gli artigli per tagliare qualcosa, le zanne per mordere qualcosa o semplicemente far brillare gli occhi per migliorare la vista o identificarsi come creature soprannaturali.
πΊπππππ»πππΎπππ π½πΎπ π½ππ πππΎ: i coyote, come i lupi mannari, possiedono la capacitΓ di assorbire il dolore da altri esseri viventi attraverso il contatto tattile. In genere lo fanno mettendo le mani sul braccio o sulla parte del corpo colpita dell'essere che soffre e attirando il dolore in se stessi, che si manifesta come un oscuramento delle vene.
πππππππ πΊππππΊπ
πΎ: i coyote mannari possiedono gli stessi istinti animali delle loro controparti coyote, facendoli pensare e comportarsi istintivamente come farebbe un coyote.
CiΓ² include essere territoriali rispetto al proprio ambiente di vita, determinare se combattere o fuggire dal pericolo ed essere eccitati dall'odore del sangue dopo un'uccisione.
πΆπ€π πͺππ€π²π²π€π² . β’ anche i punti deboli di questa specie sono molto simili a quelli dei lupi mannari.
ππππππΊππ πΊππ: i coyote mannari, come la maggior parte delle specie soprannaturali nello spettacolo, non possono attraversare barriere fatte di cenere di montagna o legno di sorbo, nΓ© possono toccare o manipolare il legno o la sua cenere in una forma non barriera. Questo li rende vulnerabili all'essere intrappolati all'interno di un anello di cenere di montagna o all'impossibilitΓ di entrare in un'area che Γ¨ stata protetta con essa.
πππ πΏππ»πΊππΎ: i coyote mannari possono essere indeboliti o uccisi dall'esposizione a wolfsbane, a seconda della specie e del metodo di esposizione. Il wolfsbane blu Γ¨ un ceppo estremamente potente che avvelena e uccide una creatura mannara, mentre il wolfsbane viola provoca allucinazioni intense e terrificanti, il wolfsbane giallo agisce come un sedativo non letale.
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πππΊ πππΎππΊ: sebbene essere una creatura mannaro sia considerato un dono nel mondo soprannaturale a causa della maggiore velocitΓ , resistenza e guarigione che fornisce, ha anche un prezzo, ovvero che il lupo mannaro, il coyote mannaro o il giaguaro mannaro sono tenuti a le fasi lunari. Durante la luna piena, le creature mannari senza addestramento verranno sopraffatte da una rabbia rabbiosa che le farΓ attaccare qualsiasi creatura vivente in cui si imbattono, motivo per cui tutti devono imparare a controllare per evitare l'esposizione e il danno a civili innocenti. La luna piena renderΓ un coyote mannaro piΓΉ forte, ma anche piΓΉ rabbioso e caotico, il che li rende facili bersagli per i cacciatori soprannaturali.
Con un addestramento adeguato, un coyote mannaro puΓ² imparare a rimanere nella sua forma e mente umana durante la luna piena, ma nelle giuste circostanze, anche il coyote piΓΉ disciplinato puΓ² perdere il controllo.
πΎπΌπ ππππ π πππΊππΎ: durante la fase di un'eclissi lunare in cui la luna Γ¨ completamente ricoperta dall'ombra terrestre, un coyote mannaro o un'altra creatura mannaro perderΓ tutti i suoi poteri, inclusa la super forza, la guarigione accelerata e le capacitΓ di mutaforma, rendendoli essenzialmente umano per quel periodo di tempo e quindi vulnerabile a chiunque cerchi di trarre vantaggio da questa debolezza e danneggiarlo o ucciderlo.
πΎπ πΎπππππΌπππΊ': i coyote mannari possono essere indeboliti o uccisi dall'esposizione all'elettricitΓ , a seconda del livello di tensione utilizzato. Tensioni piΓΉ basse disabiliteranno le loro capacitΓ di guarigione e impediranno loro di trasformarsi, mentre tensioni piΓΉ elevate possono rallentare gravemente o addirittura fermare completamente il loro cuore. Per questo motivo, l'elettricitΓ , tipicamente sotto forma di taser per pungoli di bestiame che raggiungono fino a 800.000 volt per spiegare la durata sovrumana del Werecoyote, Γ¨ una delle armi piΓΉ comuni che i cacciatori usano contro le loro prede.
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πΎπππΊπππΊ πππ
ππππΊ: come creatura canina, i coyote mannari, come i lupi mannari, possono essere indeboliti dall'esposizione alla letharia vulpina, altrimenti nota come "lichene del lupo" a
causa dei suoi effetti tossici nei confronti delle specie canine. Tuttavia, a differenza delle loro controparti mondane, letharia vulpina non Γ¨ fatale per i mannari.
ππππππ πΏππππ: i coyote mannari, in quanto creature soprannaturali con sensi dell'udito accresciuti, sono vulnerabili ai suoni a determinate frequenze. Ad esempio, gli Argent sono noti per l'utilizzo di emettitori di ultrasuoni che producono un rumore estremamente acuto che solo gli animali e le persone con sensi soprannaturalmente potenziati possono sentire. Al contrario, ci sono anche alcuni suoni subsonici a bassa frequenza che possono essere usati anche contro le creature mannari. Γ stato dimostrato che i suoni a questa bassa frequenza fanno sΓ¬ che i coyote mannari diventino incredibilmente disorientati, intontiti, nauseati e incapaci di controllare i loro corpi, al punto che altri li hanno scambiati per ubriachi. In questo stato, non sono in grado di difendersi a causa dei suoni che li rendono deboli e incapaci di stare in piedi, camminare, parlare o vedere chiaramente
Spesso si dice che dopo una tempesta possa venire solamente la quiete, la tranquillità , che il cielo si rassereni e le nuvole vengano portate via dai forti venti. Ma non sempre le cose vanno seguendo le dicerie, o come dovrebbero andare. E così fu, quella notte tra il 4 e il 5 gennaio 1985, il temporale non si placò con quella che alcuni ritengono una delle più bene notizie che si possano avere, la nascita di un bambino, anzi il diluvio perdurò, andando a creare ulteriori disastri per la cittadina di Sydney. Nonostante solitamente nell'emisfero australe in quel periodo il bel tempo prevalesse, quella mattina il clima aveva deciso di impazzire all'improvviso, lasciando così che un enorme temporale estivo si abbattesse sul Nuovo Galles del Sud.
Tra un lampo, un tuono e qualche blackout, alle 23.55 nacque Ryan, un bambino così piccolo per un mondo troppo grande. Il suo arrivo non era stato programmato per quel giorno, né tantomeno era mai stato pianificato; i suoi genitori infatti non stavano cercando un figlio in quel momento, non solo perché la madre, Kelsey, aveva appena trovato lavoro, ma soprattutto perché inizialmente avevano deciso di non averne. Questo in realtà non era solo perché non ne volessero, il motivo principale era un altro: non volevano rischiare di passare il gene "malato" del padre al bambino, non volevano che dovesse subire il martirio del vedersi così diverso, del dover soffrire ogni qual volta che la luna piena incombeva su di lui.
Non avevano la certezza che sarebbe successo, ma preferivano evitare, dato che comunque un cinquanta percento di possibilitΓ c'era.
Eppure, nonostante tutte le accortezze del caso, Ryan ha deciso di venire al mondo comunque e alla fine la situazione Γ¨ stata accettata, parzialmente, da tutti. Alla fine i suoi genitori si conoscevano da molto tempo, erano cresciuti insieme, sarebbero riusciti a oltrepassare anche questo ostacolo. Kelsey conosceva il segreto del compagno e lui avrebbe insegnato al figlio come gestire la sua natura soprannaturale, nel caso in cui il piccolo l'avesse ereditata. Ma, come giΓ sappiamo, non tutto va come dovrebbe andare. Le caratteristiche da werecoyote di Ryan non si manifestarono subito, nΓ© tantomeno per i primi 6 anni di vita, ma una volta che lo fecero...a quel punto dell'uomo che avrebbe dovuto aiutarlo a gestirle non vi era piΓΉ traccia. Era sparito nel nulla, abbandonando il bambino e la madre.
Nessuno conosce le motivazioni di questo gesto, nessuno che possa esporle, e ormai Ryan ha anche smesso di cercarle. Probabilmente non era abbastanza responsabile per crescere un figlio con la donna che, a quanto pareva, aveva amato per tutta una vita. La sua scomparsa non ha però creato degli squilibri a livello emotivo nei due, ma andata anche a generare un enorme problema familiare: Kelsey era solo un'umana, poco informata riguardo al sovrannaturale, come avrebbe potuto contenere un bambino, poi ragazzino, così potente? D'altronde quello che era il padre del piccolo l'aveva sempre tenuta fuori da questioni del genere, durante le notti di luna piena l'allontanava, durante i suoi attacchi scappava via, e quel poco che le aveva raccontato non sarebbe di certo bastato per aiutare Ryan. Per un po' era riuscita a gestirlo nei periodi più pericolosi, ma solo fin quando era un bambino; arrivata l'adolescenza non c'è stato più nulla da fare. E man mano che i segni della sua situazione si facevano notare, i due erano sempre più in pericolo.
La sua infanzia, seppur particolare rispetto a quella dei suoi coetanei, Γ¨ volata, si Γ¨ divertito e nonostante tutto Γ¨ riuscito a farsi anche qualche amico. Ha ancora dei ricordi molto vividi dei momenti piΓΉ felici della sua infanzia e parecchi di questi li ha trascorsi al male. Per Kelsey crescere suo figlio completamente da sola non Γ¨ stato affatto una passeggiata, contando che nemmeno i suoi genitori c'erano piΓΉ; per questo capitava spesso, anzi quasi quotidianamente, che si portasse il bambino al lavoro. Per sua fortuna, lavorando come insegnante in una scuola di surf, Γ¨ sempre riuscita a trovare qualcuno di fidato che in spiaggia le tenesse Ryan e allo stesso tempo non lo facesse annoiare, anche grazie ai suoi colleghi in pausa. Con il passare degli anni, vedendo la madre destreggiarsi tra le onde, anche lui ha voluto provarci e alla fine si Γ¨ innamorato di quello sport.
Ad oggi infatti, avendo iniziato da piccolo ad appassionarsi al surf e a praticarlo, è quasi ai livelli di un professionista; nonostante ciò non lo pratica ormai da un paio d'anni, da quando ha abbandonato la famiglia ed è entrato nel branco di Rod. Gli porta alla mente molti pensieri che preferirebbe avere dimenticato. Quello che era un modo per sfogarsi, con il tempo è diventato solo un ricordo lontano di una vita che ormai è andata. Fu proprio il lavoro della madre, secondo lei stessa, ad averli portati a trasferirsi negli Stati Uniti d'America, in particolare a Los Angeles; riteneva che le avessero fatto un'offerta irrifiutabile, così che lei potesse insegnare sulle spiagge più importanti della metropoli. Ryan non è mai stato del tutto convinto che l'unica causa del trasferimento fosse quella -andare dall'altra parte del mondo solo per un contratto di lavoro che poteva avere benissimo dov'erano già ?- ma non le ha mai chiesto nulla a riguardo, si è tenuto le sue domande per sé.
Una volta arrivati in California era ormai giugno del 1999, in piena stagione estiva, e di lì a qualche mese Ryan avrebbe compiuto quindici anni. La nuova città non sembrava poi così male alla fine, aveva già iniziato ad ambientarsi nonostante il suo carattere piuttosto introverso. Quell'estate fu una delle più tranquille della sua vita, "la quiete prima della tempesta". Passò quei due mesi estivi sulla spiaggia, tutto il giorno, tutti i giorni, tra la sua passione e le lunghe passeggiate per il lungomare. Non riuscì subito a trovare qualcuno con cui passare le proprie giornate a chiacchierare, ma andava bene così, era abbastanza sereno. Si sentiva al sicuro. Alla fine Los Angeles era una città come un'altra, lo stesso posto che nel giro di un solo anno si trasformò da sogno americano a città dell'orrore.
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Dicevano che l'inverno del 2000 sarebbe stato uno dei meno freddi, ma al contempo facente parte dei più nevosi. Anche sopra uno degli Stati più caldi erano caduti 40 cm di neve. Non avevano però tenuto conto che tutta quella neve avrebbe potuto portare sì gioia per i bambini pronti a giocare, ma anche tanto dolore. E non tennero conto di quanto quella candida neve potesse macchiarsi facilmente. Quell'11 dicembre, due settimane prima di Natale, la neve si colorò di rosso. La luna piena stava ancora alta nel cielo notturno, nonostante la neve era più visibile che mai, e i suoi raggi colpivano proprio un boschetto, poco più piccolo di una foresta. Lì, inginocchiato tra i cespugli, vi era un ragazzino poco più che 14enne, ne avrebbe compiuti 15 meno di un mese dopo. Si osservava le mani, gli artigli sguainati, del tutto fuori controllo. Il sangue che gli colava sui vestiti, sopra il pigiama, si riversava sull'erba. Né la neve né le lacrime che gli solcavano il viso riuscivano a scioglierlo. Sembrava abbandonato a sé stesso. Era la prima volta che si sentiva così...potente, irrefrenabile, arrabbiato durante una notte di luna piena. Cos'aveva fatto? Era un mostro. L'unica cosa che riusciva a trapelare dalle sue labbra era un leggero singhiozzo. Cosa ne sarebbe stato di lui? Non poteva tornare a casa dopo un simile gesto, non poteva farsi trovare così...- Voleva solo scappare, correre fino a quando non gli sarebbero andati i piedi a fuoco, eppure non riusciva nemmeno a stare in piedi. Non riusciva a controllare un paio di zanne, figuriamoci le gambe. Aveva la mente completamente in balia dei pensieri, i sensi non rispondevano più, completamente ovattati da quel letale miscuglio di emozioni. La confusione era tale che non si era nemmeno reso conto di non essere più solo in quella piccola fetta di bosco. Solo due sentimenti molto probabilmente stavano influendo sulla sua trasformazione, forse quelli più forti che si possano mai provare, il panico e la rabbia. Il respiro si faceva sempre più affannoso, secondo dopo secondo, mentre stingeva i pugni, gli artigli nella carne. Eppure nulla sembrava funzionare. Era conscio della sua natura di coyote da quando era piccolo, dai primi segnali, dai racconti di sua madre, ma nonostante ciò non era mai riuscito a controllarsi del tutto. E con l'arrivo della pubertà tutto era andato peggiorando. Teneva lo sguardo basso, sulla neve sotto di sé. Sembrava quasi essere in un'altra dimensione, o così almeno si sentiva. Sperava di esserlo, così non avrebbe dovuto portare quel peso che nessuno, soprattutto nessun ragazzino avrebbe dovuto portare.
Il cuore batteva all'impazzata, come quello di un leprotto, una piccola preda che sa già che da lì a poco verrà catturata e divorata. Si riprese un attimo solamente dopo aver sentito dei rumori nel bosco, era in stato di shock, ma nonostante ciò l'udito si era un attimo aguzzato. Sentì dei passi, qualcuno -o qualcosa- si stava avvicinando. Cercò quindi in qualche modo di trascinarsi dietro ad un albero, per trovare riparo e non farsi trovare. potevano essere quei cacciatori. Ma il battito cardiaco accelerato lo tradì...~ Quel qualcuno era Rod, l'alpha che lo avrebbe attirato a sé, ai tempi a lui sconosciuto. Rod aveva portato fuori Blake quella notte. Ormai erano due giorni che andava avanti così, l'influenza della luna piena si faceva sentire e la licantropia si complicava - nonostante fossero già diversi anni che il ragazzo era capace di trasformarsi, ripeteva il mantra e si allenava con lui, Blake ora era nella sua adolescenza e Rod lo sapeva benissimo, la licantropia si sarebbe sviluppata con lui. Quella notte la neve non avrebbe fermato i due; la luna piena gettava luce sui loro volti e sulla neve e sulle fronde bianche degli alberi del bosco. Rod aveva lasciato libero Blake, ormai il ragazzo era grande e poteva correre da solo per il bosco. Rod si era lasciato andare agli istinti animali e aveva corso per molto tempo, prima di fermarsi. Quando si fermò, continuò a camminare per altro tempo, girando tra gli alberi senza una meta. Poi, in lontananza, vide qualcosa. C'era qualcuno. A terra. Sentiva chiaramente l'odore del sangue. Un presentimento piombò su di lui come acqua gelida. Si avvicinò, temendo di vedere il volto di Blake. Ma poi rallentò, fermandosi ad osservare: era un ragazzo che non conosceva. L'aveva già capito. Ormai era abbastanza grande e saggio da riconoscere i licantropi - e quello non era un suo simile. No, quel ragazzino era diverso. Lo sentiva, lo percepiva. Non erano la stessa cosa. Ancora diversi metri lo separavano da quella creatura indifesa - perché in fin dei conti, questo era ciò che il ragazzino era davanti ai suoi occhi. La neve era tinta di rosso, dove stava lui: che avesse catturato e ucciso un animale? No, non poteva essere. Sentiva la sua paura, sentiva le sue emozioni: e non era l'emozione di uno che ha appena ucciso la propria preda. Rod si diede una rapida occhiata attorno: non poteva lasciarlo là , in balia del bosco e dei cacciatori. Già , anche a Los Angeles non lasciavano spazio al mondo sovrannaturale, erano ovunque. Aveva salvato Blake dalla strada, aveva preso altre persone sotto la sua custodia. Avrebbe portato in salvo anche il ragazzino. Si avvicinò a lui piano, cercando di non fare troppo rumore per non turbarlo i rumori troppo forti avrebbero dato fastidio anche al fanciullo. Il giovane quasi spaventato da sé stesso, doveva essere decisamente turbato. Forse sotto shock, che fosse stato colpito da qualche cacciatore poco prima dell'arrivo di Rod e Blake nel bosco? Ma strano, di solito i cacciatori non lasciano creature vive, dopo il loro passaggio. E allora, cos'era successo? Che avesse perso il controllo? Era giovane, non c'era nessuno con lui. Forse era un omega. O forse aveva perso il proprio branco. E c'erano molti modi per perdere un branco. Continuò ad avanzare verso lui: non era trasformato, il Five Fold l'aveva lasciato a Blake, ma per fortuna il mantra lo ricordava e tutto quanto...poteva farcela.
Lui era un Alpha, quel ragazzino poteva essere un Beta perso o un Omega. Niente di piΓΉ. Qualsiasi cosa fosse successa, lui avrebbe avuto il controllo e il comando della situazione.
Β«Hey, non avere paura...posso aiutartiΒ»
Non aveva freddo, eppure un po' tremava. Sarà stata tutta quella tensione, quel via vai di emozioni; si vedeva, era provato. Sentire quell'uomo avvicinarsi lo fece chiudere ancora di più in sè stesso, stretto nelle proprie spalle, ricurvo verso l'albero. Ecco, era finita...l'avevano trovato. Non sapeva chi fosse, magari un poliziotto, o ancor peggio un cacciatore. Che intenzioni aveva? L'avrebbe ucciso? Quasi ci sperava, sarebbe finito tutto più facilmente, ma allo stesso tempo solo l'idea gli metteva paura, anzi lo terrorizzava. Poi sentì il suo odore, non sapeva di umano, aveva un altro tipo di profumo, ma non era nemmeno un suo simile. Chi era? Cosa voleva da lui? E se fosse stato una creatura peggiore di un cacciatore? Cosa ne sarebbe stato di lui se...- Alla fine quell'uomo sembrava avere delle buone intenzioni, aveva anche un tolo abbastanza gentile, ma non si poteva mai sapere, non poteva fidarsi basandosi solo su un "Hey" e nient'altro. Anche il battito cardiaco dell'altro era stabile, nonostante la nottata di luna piena. Lasciò quindi che si avvicinasse, ma non troppo, era spaventato. Ad ogni minimo rumore della foresta il suo cuore sussultava, mancava un battito. Non riuscì però a dire nulla, anzi, provò anche a placare i singhiozzi che aveva lasciato andare poco prima. Se era in pericolo non poteva mostrarsi così debole, era un ragazzino, non stupido. Tenne stretti i pugni, cercando però questa volta di asciugarsi le lacrime; peggiorò la situazione, sporcandosi di sangue anche le guance, già bagnate. Dopo pochi secondi, dopo aver scrutato l'uomo, tornò nascosto dietro l'albero. Quella volta era seduto, con le ginocchia al petto e il respiro sempre più affannato. Rod aspettò la reazione del ragazzo prima di fare qualcos'altro. Lo guardò, aspettando pazientemente. Era diverso, questa volta: era un ragazzo che sicuramente ricordava quello che era successo, non era un bambino. Era una persona cosciente, piena di sangue. Una persona che, avvicinandosi, scoprì avere ancora gli artigli esposti. Per non parlare degli occhi. Gli occhi erano troppo azzurri per essere umani - no, erano occhi brillanti. Erano gli occhi di qualcuno che si era trasformato. E questo voleva dire solo una cosa. Unì i puntini nella sua mente, Rod ragionò velocemente mentre guardava il ragazzo: sangue, trasformazione ancora visibile, occhi che brillavano di azzurro. O l'aveva fatto per la prima volta, o era diventata una brutta abitudine. Gli occhi azzurri non erano un vanto, in entrambi i casi. Rod aspettò ancora, prima di fare altri piccoli passi verso di lui, alzando leggermente le mani per fargli capire che non era malintenzionato. Non voleva che il ragazzo si spaventasse troppo mentre lui si avvicinava, altrimenti poteva scappare e in quelle condizioni rischiava di non andare molto lontano. La puzza del sangue che aveva iniziato ad incrostarsi sulle sue mani, sul suo viso, sui vestiti...iniziava a recare al ragazzino parecchio fastidio e non solo per via del fatto che fosse quello di una persona cara. Si rinchiuse a riccio, la testa tra le gambe, con le braccia e le mani che gli facessero da scudo, come se potessero in qualche modo proteggerlo. Il battito del cuore di Ryan si faceva sempre più acceso, accelerava a vista d'occhio, soprattutto per chi aveva un udito soprannaturale. Chiuse velocemente gli occhi rimanendo in quella posizione, come se volesse proteggersi. Non gli avrebbe fatto del male, gli disse. Ma nonostante ciò non poteva fidarsi in quel modo di uno sconosciuto, per lo più conosciuto nella foresta nel bel mezzo della notte. Lo respinse come prima reazione, del tutto prevedibile aggiungerei. Aveva persino alzato la voce. Gli passavano mille pensieri per la testa, e nessuno di questi aveva una conclusione positiva. Alla fine era solo un ragazzino, poteva sembrare quasi indifeso, e sicuramente lo era dal punto di vista emotivo. Spaesato, confuso, indifeso, irraggiungibile, solo. Gli eventi di quella notte gli passavano davanti agli occhi, serrati, come se fossero delle scene di un film dell'orrore. Fotogramma per fotogramma.
Tutte quelle emozioni erano troppo per lui, erano troppo forti e amplificate, tanto che tornΓ² ad abbandonare le lacrime.
Β« Ci so abbastanza fare con queste
faccende, lascia che ti aiutiΒ»
All'alzata di voce del ragazzo, Rod restΓ² fermo, calmo: questa reazione era la conferma che qualsiasi cosa fosse accaduta, non era stato un evento positivo. Percepiva il battito del giovane crescere sempre di piΓΉ, era pericoloso continuare in quel modo - si sarebbe potuto sentir male per i troppi battiti al minuto, o la trasformazione e gli istinti animali rischiavano di uscire da sotto il suo controllo. AppoggiΓ² una mano nella neve fresca e guardΓ² il ragazzo: fece brillare i propri occhi di rosso. Sapeva gestire i ragazzini con le loro trasformazioni, il sovrannaturale era la sua seconda casa. Quello che era davanti a lui non era un licantropo, ancora non sapeva dire con certezza cosa fosse - ma gli occhi rossi, forse, avrebbero avuto qualche effetto su di lui. I suoi occhi non dovevano incutere timore, Rod non l'aveva mai desiderato ciΓ². Dovevano solo sembrare autoritari quando serviva, altrimenti dovevano infondere fiducia. Ma forse con quel ragazzino la questione sarebbe stata molto piΓΉ lunga del previsto
Β« Se ti lasci aiutare, tra qualche giorno sarΓ tutto passato. E se non tutto, qualcosa inizierΓ ad andare via. Non ti chiederΓ² cosa sia successo, non sei nelle condizioni per potermelo raccontare Β»
Ancora tremava, come un leprotto che stava andando in contro alle fauci del lupo, non era pronto per niente. Non gli rispose, semplicemente rimase ad ascoltare quello che aveva da dire, cercando di concentrarsi sulla sua voce piuttosto che lasciarsi perdere tra i rumori oscuri della foresta, i quali non lo aiutavano per niente. Quegli occhi...non ne aveva mai visti di così, rossi, brillanti, avevano un non so che di autoritario e anche, sotto certi aspetti, di tranquillizzante. Aveva alzato lo sguardo, su Rod, giusto per controllare cosa stesse facendo o cosa avesse intenzione di fargli. Ne era attratto, da quel rossore, ma allo stesso tempo ne era anche spaventato. Come faceva a fare tutto quello? Era come lui? O qualcos'altro? Di solito il rosso non era un colore positivo. Pian piano abbassò le braccia, nel modo in cui aveva fatto l'uomo e seguì il proprio istinto. Gli rivolse una sorta di ringhio, quasi una serie, ma il gesto non durò a lungo, tanto che poi andò a trasformarsi in un guaito, un lamento. Rod restò accovacciato, appoggiò anche il ginocchio a terra. Non poteva lasciarlo là , non lo avrebbe mai lasciato in quelle condizioni. Nel sentire il ringhio, i suoi occhi si riaccesero di rosso: era naturale l'istinto da Alpha che lo portava a riprendere il comando della situazione quando qualcuno alzava la voce contro di lui. Ma gli occhi non brillarono a molto, si spensero subito quando avvertirono il cambiamento di tono nel verso dell'altro - stava provando dolore e non lo voleva dare a vedere? Probabile. Ma con Rod, il ragazzo non doveva vergognarsi di provare dolore e piangere. Dopo qualche minuto di silenzio, allungò una mano verso di lui - non di molto. Non voleva spaventarlo, si mosse con cautela e senza insistere. «Io mi chiamo Rod. E voglio aiutarti» ripeté ancora una volta le sue intenzioni, dopo aver svelato il suo nome al ragazzo. La neve tornava a cadere. Probabilmente da lì all'alba sarebbe nevicato molto, se avesse lasciato il ragazzino da solo, lo avrebbero ritrovato in stato di ipotermia. Avrebbe fatto di tutto, pur di aiutarlo e portarlo a casa con sé.
Β« Rilassati. AndrΓ tutto bene, ci sono
io a proteggerti, posso aiutarti Β»
Ryan tenne lo sguardo fisso sull'uomo, questa volta quasi per scrutarlo, osservare cosa facesse o cosa avesse intenzione di fare, ecco. Cercò quasi di fare uno scatto per scappare da lui, ma qualcosa non andò secondo i piani. Forse c'era un motivo per il quale ancora non si era alzato in piedi? Forse anche quel piccolo lamento non era causato solamente da un disagio mentale. Tornò subito seduto, un tonfo, posandosi una mano sul fianco sinistro. Nient'altro, cercò comunque di lasciar perdere la cosa, di ignorarla. Non gli dava poi così fastidio, all'apparenza. Sarà stata l'adrenalina o? Non voleva ascoltarlo, ma quello sconosciuto probabilmente aveva ragione, ma solo in quel caso, riguardo a tutto il resto invece no. Nel frattempo era riuscito ad asciugarsi le lacrime, nonostante queste avessero già creato da tempo dei solchi insormontabili. Da quanto sarà stato fermo lì? Un'ora? Aveva corso fin quando le ginocchia e le gambe non gli avevano ceduto. Ormai aveva squadrato Rod da testa a piedi, l'aveva scansionato fino alle ossa. Eppure ancora qualcosa non gli tornava. Cosa ci avrebbe guadagnato con quella conversazione, con gestire il suo problema? Perchè tutto quell'altruismo? Era un coyote mannaro rapitore di bambini? O era qualche altro tipo di bestia che lui non conosceva? Come faceva a stare così tranquillo in una notte di luna piena? E perchè i suoi occhi erano così rossi? Aveva così tante domande che quasi lo distrassero dalla restante situazione. Rod aveva altrettante domande per quel ragazzo, ma non ne porse neanche mezza. Non in quel momento, non era il caso. Forse la ferita si era già risanata, ma non del tutto. Forse era una ferita troppo grande per curarsi da sola in poco tempo. Avrebbe potuto prendere un po' del suo dolore e aiutare la guarigione, ma senza il contatto con il ragazzo ciò non sarebbe potuto accadere.
Β« Ce la fai ad alzarti e camminare? Β»
Β« Non preoccuparti, nel caso ti aiuto ioΒ»
A quanto pareva l'uomo ci vedeva lungo, era abbastanza perspicace. Ryan rimase con la schiena appoggiata al tronco dell'albero, tenendosi la mano sul fianco apparentemente ferito. Sarà stato vero quello che diceva? Era colpa sua anche quel dolore, si stava sabotando anche nella guarigione? Di quello il giovane non ne era certo, ma nemmeno stupito, non più di tanto. Teneva talmente tanto salda la presa su di sé, per tenere a bada quel perenne fastidio, da non essersi nemmeno accorto di avere ancora gli artigli sguainati e di esserseli infilzati nella carne, già abbastanza provata. Improvvisamente sentì una sorta di fruscio provenire in lontananza. Potevano benissimo essere le foglie degli alberi, smosse dal vento, ma il suo sesto senso gli suggeriva altro. Era più probabile che fossero sì foglie, ma già cadute sul terreno. Si guardò velocemente intorno. O forse era qualcos'altro, qualcun altro? Ryan sembrava essere completamente allo scuro di come funzionasse il mondo sovrannaturale. Un altro problema che andava a vantaggio dei cacciatori. Ma quindi, date le avvertenze di Rod, anche lì c'erano dei cacciatori? Era ancora in pericolo nonostante tutti gli sforzi. E di certo dopo l'accaduto di quella sera, lo avrebbero preso di mira e non soltanto i cacciatori, anche la polizia. Quella situazione non gli piaceva affatto. Era tutto un mondo nuovo per quel ragazzino. Sentiva tutti i muscoli tesi, quasi paralizzati, forse più dalla paura che dal freddo; non riusciva a muoversi. La trasformazione gli stava dando qualche problema anche nel movimento, non riusciva a controllarsi. "fallo smettere" ripeté ancora Ryan, quasi in un tono di supplica; nonostante la voce roca e rabbiosa era ancora molto spaventato. Fu un'impresa ardua, ma alla fine il giovane, seppur non del tutto convinto, riuscì almeno ad alzarsi in piedi con le sue gambe, ed un piccolo aiuto da parte dell'uomo. Non sembrava tranquillo, era fin troppo premuroso. Per quanto difficilmente, le sue parole erano riuscito a calmarlo, con i dovuti tempi. Ancora non era del tutto stabile, ma almeno la sua trasformazione era sempre meno evidente. Alla fine acconsentì anche a seguirlo nel suo appartamento, anche se Rod fosse stato un malintenzionato, lui non aveva più nulla da perdere. Quella fu la notte di luna piena più brutta di tutta la sua vita, però rimase una di tante; anche se, alla fine, quell'uomo sembrava davvero volerlo aiutare. Rimase con lui, giorno e notte, ad aiutarlo. E così faceva anche con gli altri componenti del suo branco, che più che tale sembrava una famiglia allargata. Capitava, di notte, che Ryan si svegliasse nel cuore della notte in preda alle palpitazioni, incubi. Nonostante lo conoscesse a stento, quell'alpha era il suo unico appiglio. Con il tempo il loro rapporto è andato a costruirsi, sempre più saldo, e alla fine dopo due anni si può appurarlo: Rod è riuscito nell'impresa, finalmente è riuscito a conquistare la piena fiducia di quel ragazzino trovato solo nel bosco.
Grazie al sostegno di Rod e a quello del proprio branco, il quale con il passare dei mesi èdiventato la sua nuova famiglia, Ryan ha raggiunto diversi obbiettivi ed èmigliorato molto, non solo come werecoyote, ma anche come persona, a livelloumano soprattutto. Ciò nonostante per essere umani bisogna avere anche deidifetti, no? A quanto pare però il caratteraccio non gli bastava, infatti ilgiovane ha anche altre tendenze poco equilibrate ed una di queste è giocare conil fuoco; non è da vedersi in modo letterale, Ryan ama le sfide e allo stessotempo adora sfidare le regole imposte dal suo alpha, pur sapendo che così facendopotrebbe giocarsi a sua volta la sua fiducia. Ma lui era troppo buono percacciarlo, giusto? Questa era diventata la sua filosofia.
Certo, non esagerava,sapeva imporsi dei limiti, ma qualche piccolo vizio ce l'aveva anche ilragazzo, era normale averne.
Il primo tra questi era il fumo, severamente vietatoper i componenti del suo branco, in quanto essi devono tenere la menteconcentrata e soprattutto il corpo in ottime condizioni. Ma in qualche mododoveva pur sfogare le proprie frustrazioni, non poteva mica rilasciarle tuttesu Blake. Più che altro è uno sfizio che si concede, ormai quasiquotidianamente; non si ricorda nemmeno quando abbia iniziato, forse verso metà delle scuole superiori, quando ancora si trovava a Los Angeles. Non è ancoradiventata una vera e propria dipendenza, così dice. Per adesso Ryan si èlimitato solamente al tabacco, gli altri tipi di fumo non gli interessano piùdi tanto, ci tiene ancora alla poca materia grigia che si ritrova.
CiΓ² non vuol dire che non abbia mai provato altro, anzi, forse ad un paio di feste gliavevano offerto qualcosa che decisamente, nΓ© dall'odore nΓ© dal sapore, non era tabacco.
Gli altri tipi di sostanze non fanno per lui, anche se, quando gli vengonoofferte -magari da persone che conosce e in circostanze particolari, in periodispecifici- non è che le rifiuti esplicitamente. Alle volte, per rilassarsi, lesigarette non bastano. Chissà se, avendo cambiato aria, dopo il trasferimento aBeacon Hills questo suo sfizio andrà migliorando oppure peggiorando. Aproposito di ciò, in realtà non ha nessun tipo di aspettativa a riguardo, nonvuole farsene, vorrebbe solamente continuare a fare la sua vita, relativamente tranquilla, in santa pace. Non crede che legherà a breve con qualcuno, propriocom'è successo l'ultima volta, in particolare a scuola. Alla fin fine però questoè il "problema" minore. Non è mai eccelso a scuola, soprattutto nelle materieumanistiche, date alcune sue difficoltà personali, ma non è nemmeno mai andatotroppo male; è nella media, diciamo. Trovandosi in una scuola completamente nuova e non conoscendo nessun al di fuori dei suoi coinquilini, non ha potuto essere influenzato nella scelta delle classi da seguire; il che può essere un benecome può essere un male, non fa differenza.
Ha deciso di frequentare quante piΓΉ classi di lingua possibile, sfidando il suo DSA; Γ¨ sempre andato bene con lelingue, soprattutto nel parlato, ma per via della dislessia spesso fatica moltonella lettura e quindi ha piΓΉ difficoltΓ anche nelle comprensioni scritte. Ryan perΓ² non si lascia limitare da ciΓ², ama poter parlare in altre lingue che non siano l'inglese, sia per farsi comprendere dagli altri, sia per non farsicomprendere da chi non le conosce.
E c'Γ¨ da ammettere che sia anche abbastanza bravo. Frequentando il quarto anno non ha potuto scegliere tutte le materie che avrebbe desiderato, perciΓ² ha deciso di privilegiarne poche, ma studiarle bene. Sembrerebbe un nullafacente, uno scansafatiche, ma si impegna per le cose che gli interessano di piΓΉ.
Alla fine ha scelto solo tre lingue, europee, il francese, il tedesco e lo spagnolo, due delle quali aveva giΓ iniziato a studiare, un po' per conto proprio e un po' grazie alla sua vecchia scuola.
Spesso nel caso dei disturbi specifici dell'apprendimento la dislessia e la discalculia vanno dipari passo, ma nel suo caso non è stato così, infatti -anche se può nonsembrare a primo impatto- Ryan ha il massimo dei voti in matematica; nonostanteancora non abbia imparato a fare le divisioni a due cifre, ha scelto di frequentare il corso avanzato di matematica, sia per curiosità personale siaper via del fatto che sia una delle poche materie che può permettersi di non studiare troppo. La sua ultima scelta è ricaduta sul corso di storia europea;come già accennato, l'Europa lo ha sempre affascinato molto, tanto che un giornogli piacerebbe andare ad abitarci, se possibile. In particolare è interessato alla storia del folclore e alle leggende che riguardano la cultura occidentalee il mondo sovrannaturale. Non lo si può biasimare. Ci sono poi altri due corsi che vorrebbe frequentare, per i quali però dovrà superare le selezioni prima di accedervi: la squadra di lacrosse e il gruppo di teatro.
La sua passione per il lacrosse è abbastanza recente, risale forse al suo primo anno negli Stati Uniti, ed in certo senso nell'ultimo periodo è andata a chiudere il foro di proiettile lasciatogli al surfing. Non crede che potrà mai sostituirlo del tutto, ma gli sembrauno sport interessante da praticare, come valvola di sfogo, ma anche peracquisire crediti scolastici in più. Ci ha giocato solo per un anno nellascuola che frequentava, ma tutto sommato -anche grazie a qualche piccolo trucco-non è scarso. Il gruppo di teatro invece è stata una vera e propria coperta,non avrebbe mai immaginato di iscriversi, ma l'ha fatto, per provare nuove esperienze, ma anche perché anni addietro gli era stato consigliato come "terapia" dallo psicologodella scuola, consiglio che Ryan decise bellamente di ignorare. Ha deciso di rivalutarela teatro-terapia e di provarci, di tentare il più ampio numero di esperienze possibili in attesa di quel maledetto diploma che tanto agonia, così da poter finiredefinitivamente il suo percorso scolastico semi-soddisfatto di sé stesso. Non è sicuro di voler poi frequentare il college, o l'università , ma era certo di unacosa: quello sarebbe stato il suo anno.
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