𝐂𝐀𝐑𝐈𝐍̃𝐎
pairing: taekook
tags: light angst, fluff, unrequited love,
childhood friends, colloquial prose, internal monologue, 100% feelings, 100% flow of consciousness, 0% geographic accuracy, this is not the story of a road trip, this is the story of a boy who's whipped for his best friend
nei media: cariño by the marias
Il disco che hai messo in loop nella roulotte scassata che abbiamo affittato per accompagnarci in questa follia mi fa schifo, ma non te l'ho detto, perché hai cantato a squarciagola per tutto il tragitto, ridendo a bocca aperta come un idiota e sbagliando la metà dei testi. Non ti sei accorto di come ti guardo, mentre stringi il cambio tutte le volte che scali le marce. Faccio pensieri che mi fanno arrossire fino alla punta delle orecchie e i cargo che indosso, adesso, sono troppo stretti. Mi sento a disagio a starti accanto. Mi sento sbagliato.
Ci eravamo promessi di partire per un viaggio, non appena diplomati, e dunque eccoci qui, coi soldi contati in tasca, i capelli sporchi di sale e i vestiti che si appiccicano addosso per il caldo. Hai scelto tu la meta. "Spagna", hai detto con un sorriso euforico stampato in faccia. A me onestamente non fregava proprio un cazzo di dove saremmo andati, quindi ti ho lasciato fare, anche se il mare non m'ha mai fatto impazzire. Ti ho sempre seguito come un'ombra, fin da quando eravamo bambini. Probabilmente mi piacevi già allora, quando giocavamo a pallone nel campetto del quartiere di merda in cui siamo cresciuti. Non me ne sono mai andato, anche se avrei potuto farlo, a differenza tua, soltanto perché c'eri tu e non t'avrei mai lasciato da solo. E chi se la immagina una vita senza di te, Taehyung? Come li separi due come noi? I nostri genitori ci hanno cresciuti come fratelli. Maledetti, ma quali fratelli? Per me non sei mai stato un fratello. Eravamo due bambini nella stessa culla, la strada, che ci ha fatto diventare grandi troppo in fretta, ci ha fatto combinare più guai del dovuto e ci ha macchiato l'innocenza. Ma, a parte questo, tu per me non sei mai stato un fratello.
A volte mi chiedo se le cose sarebbero potute andare diversamente tra noi, se le nostre famiglie non ci avessero imposto questa sorta di parentela inesistente, questa fratellanza che mi fa sentire un verme disgustoso ogni volta che ti guardo la bocca, vedo la saliva brillare sulle tue labbra, a causa dell'ipnotico vizio che hai di umettarle con la lingua, e sento il bisogno di leccarla via con la mia. Dio se ti vorrei baciare. Ti vorrei baciare per ore, per giorni, per l'eternità, fino a dimenticare come si respira, fino a quando l'unica aria che mi riempie in polmoni sia quella che tu stesso mi soffi nella bocca, aperta sulla mia.
Quanto suona stupido detto così, non è vero? Ma forse quello che provo per te un po' lo è. Stupido. Mi fa sentire un idiota. Mi mette in testa pensieri che mi fanno venir voglia di prendermi a schiaffi. Pensieri stupidi che mi fanno fluttuare a un metro da terra. Pensieri che farebbero inorridire mia madre, ma ancor di più la tua, che ti vede già all'altare con qualche bella ragazza che possa darle dei nipoti che assomigliano a te e soltanto a te, coi tuoi occhi di bragia e il tuo sorriso squadrato che fa sorridere sempre tutti. Che fa sorridere anche me, persino quando sono sull'orlo delle lacrime e tutto ciò che vorrei fare è piangere fino a non sentire più niente nel petto, fino a mettere a tacere questo cuore rumoroso che non vuole saperne di starsene buono ogni volta che sono di fronte a te. Vorrei tanto che la smettessi di farmi sorridere, Taehyung. Vorrei imparare a odiarti, anche soltanto un po', soltanto per sbarazzarmi di questi sentimenti ingombranti che minacciano di distruggere per sempre il legame che c'è tra noi, a cui non ho mai saputo dare un nome, ma che mi rifiuto di chiamare amicizia.
Credi che io sia un illuso? È davvero così sbagliato cercare in te un segnale, una manifestazione dello stesso desiderio bruciante che da sempre – da che ho memoria – io provo per te, e che non ha niente a che fare con le occhiate fraterne che tu rivolgi a me? È davvero così sbagliato continuare a sperare?
Spero di no, Taehyung. Non sono mai stato bravo con le parole, soprattutto quando si tratta di te, ma mi sono ripromesso che durante questi giorni lontano da casa, in questa piccola bolla dove esistiamo soltanto noi due, avrei provato a raccontarti l'amore che da anni provo per te.
«Jeonggukkie!» La tua voce profonda mi chiama da lontano. Mi guardi con un sorriso a trentadue denti dallo scoglio su cui ti sei arrampicato per farti scattare una foto. Ho la reflex in mano e mi tremano le dita. Spero che almeno una delle fotografie che ti ho scattato non sia venuta sfocata.
Sei bello da togliere il fiato, con quella camicia floreale spuntata sul petto e i capelli biondi ancora bagnati e arricciati sulla fronte. Brillano di sole e salsedine, come pagliuzze dorate. Il costume azzurro che indossi ti si appiccica alle cosce. Fa risaltare ancora di più la tua carnagione color miele.
«Come sono venute le foto?» gridi di nuovo. E vorrei dirti che non lo so, non so come sono venute, perché anche se sono sempre stato un bravo fotografo, l'unico soggetto che non riesco più a fotografare come si deve sei proprio tu. Provo invidia per chi riesce a immortalare in un'immagine, che sia su carta fotografica o meno, la persona che ama. A me sembra sempre che nessuno dei miei ritratti ti renda giustizia, perché in nessuna delle fotografie che ti ho scattato ritrovo ciò che i miei occhi vedono nell'obiettivo. La scintilla nel tuo sguardo quando vedi qualcosa che ti entusiasma. Il colore camaleontico dei tuoi occhi. Il fugace rossore che ti colora le guance quando sei in imbarazzo. Il piccolo neo sotto il tuo labbro inferiore, che da questa distanza non riesco a vedere, ma che riuscirei a individuare anche a occhi chiusi.
Alla fine, però, non ti dico niente di tutto questo. Ti faccio segno con la mano: OK. Sono venute bene.
Anche oggi non sono riuscito a dirti la verità, Taehyung. Ma dopotutto, la nostra vacanza è appena iniziata. Ci sarà un'altra occasione per farlo, vero? Troverò il coraggio, magari in un momento in cui non mi sorridi come stai facendo adesso. Se mi sorridi così, non riesco a dirti niente. Mi fai mancare il terreno sotto ai piedi e ho paura che anche da lontano tu riesca vedere le mie ginocchia tremare.
Viaggi in auto, brevi soste per fare benzina, cibo spazzatura degli autogrill e tanta, troppa musica indie. Un disco dopo l'altro, abbiamo ascoltato tutta la collezione che hai stipato nel cruscotto. Ho il mal d'auto e un dolore alla testa che mi farebbe imprecare contro di te, se solo non avessi quel maledetto sorriso stampato in faccia ogni volta che ti guardo.
Questo mare azzurro attorno a noi sembra non stancarti mai. Visitiamo soltanto spiagge, vaste distese sabbiose e piccole calette fra gli scogli, e qualche museo d'arte di tanto in tanto. Mi chiedi sempre il permesso prima di fermarti in un posto. Metti su un piccolo broncio, sporgendo il labbro inferiore in un modo che mi fa venir voglia di morderlo e baciarlo allo stesso tempo. In fondo, lo sai che non ti direi mai di no. Farei qualsiasi cosa per te, e la veridicità di queste parole mi fa paura.
Sono giorni frenetici, fatti di escursioni, bagni nell'acqua e tintarella sulla sabbia. È solo al tramonto che torniamo alla roulotte. Mi dici "Salta su", ingrani la marcia e ricominci la corsa. Sei instancabile, euforico come un bambino al parco giochi. Abbassi il finestrino e punti il dito verso il sole che gioca a nascondino con le montagne. Il vento ti scompiglia i capelli come spighe di grano in un campo infinito.
Tu guardi il panorama, e io guardo te. Hai gli occhi spalancati, le labbra un po' dischiuse e un'espressione assorta. Sai, a volte ti piace scherzare dicendo che questa è la tua prima vita, ma io sto iniziando a crederci sul serio. Non ho mai incontrato nessuno che sappia meravigliarsi del mondo tanto quanto te, Taehyung. Vivi la vita come se fosse un romanzo, come se dovessi raccontarla a qualcuno. Anch'io vorrei guardare il mondo attraverso i tuoi occhi curiosi di eterno bambino, e meravigliarmi ogni giorno di tutto e di niente, soltanto per poterlo condividere con te.
Me lo permetteresti, TaeTae? C'è posto per me nel tuo romanzo? E che tipo di romanzo sarebbe il nostro? La storia di due amici inseparabili, la storia di un amore non corrisposto, o la storia di due che si amano, ma che hanno troppa paura per dirselo?
Ma non ci voglio pensare adesso. Adesso voglio solo guardarti. Voglio stare qui accanto a te, in silenzio, a godermi questo attimo come se fosse scritto da qualcun altro, sulle pagine del mio romanzo. A raccogliere frammenti di noi due come conchiglie sulla sabbia.
Sei sempre stato un tipo da discoteca, un animale da festa. Eri l'ospite più atteso ai compleanni dei nostri compagni di classe, il primo a essere invitato, e ovviamente non mancavi mai. Io ti seguivo come un'ombra, ero l'amico timido e introverso che ti portavi sempre dietro, dovunque andassi. Ma tu non me l'hai mai fatto pesare. Mi hai sempre detto che la nostra diversità è stata il collante che ci ha tenuti insieme per tutti questi anni. Inseparabili, inscindibili, come le due facce di una medaglia. Non ho mai capito davvero che cosa intendessi dire fino a questo momento. Senza di te niente sarebbe lo stesso. Senza di te tutto perde colore.
«Si lo miras así, tu cariño entenderá todo.» La ragazza dai lunghi capelli scuri dietro il bancone mi sta preparando il terzo cocktail. Mi guarda con un'aria divertita e un po' compassionevole. È la bar tender del locale dove mi hai trascinato e sembra in vena di chiacchierare con me. Non posso dire lo stesso. L'alcol è già entrato in circolo, ma non mi sento affatto più allegro. Al massimo confuso, e anche un po' nervoso. Non sono sicuro di aver capito quello che mi ha appena detto. Sono troppo impegnato a guardare te al centro della pista, circondato da belle ragazze che ti mangiano con gli occhi e pendono dalle tue labbra.
La ragazza mi porge il bicchiere, dentro c'è un liquido bluastro. Appoggio un gomito al bancone e mi sporgo verso di lei, cercando di sovrastare la musica e ripetere una parola che non ho mai sentito prima. «Cariño?»
La ragazza annuisce, i suoi occhi scintillano. «Tu amigo. Los ojos no mienten» continua lei, con un sorrisetto sulle labbra. Mi fa l'occhiolino e io mi chiedo se abbia capito che non parlo lo spagnolo. Proprio quando sto per dirglielo, lei m'interrompe: «Your friend.» Con un cenno del capo indica Taehyung e poi torna a fissarmi, con l'aria di chi ha capito tutto. «Eyes don't lie.»
Ci guardiamo negli occhi, in silenzio. Ho capito stavolta, lo sa anche lei. Butto giù metà bicchiere, mentre il suo sguardo mi buca la pelle. Sento la testa girare, ma va bene così.
«What do you mean?» le chiedo in un inglese stentato e con la voce che trema.
«Cariño es una persona por la que sientes afecto, a que la amas.» La ragazza parla in fretta, e poi sospira. Osserva la mia espressione confusa, rendendosi conto solo allora di aver parlato di nuovo in spagnolo. Ci riprova. «Affection. You love him, mucho. He is your beloved one... tu cariño.»
E la verità delle sue parole mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso. Deglutisco. Mi volto e ti vedo ballare con quella ragazza bionda. Hai le mani sui suoi fianchi e lei si sta strusciando contro di te. Sensuale, bellissima.
Ho la vista annebbiata per l'alcol, è troppo buio qui dentro e le luci stroboscopiche illuminano il tuo volto solo per brevi frazioni di secondo, ma riesco a vederlo. Il tuo sorriso.
Ho lo stomaco contorto, annodato. Le dita tremano attorno al bicchiere. Mi scivola dalle mani e va in frantumi sul pavimento. Non fa alcun rumore, la musica è troppo alta e nessuno si volta a guardarmi. Nemmeno tu, Taehyung. Il mio cuore è appena andato in frantumi e tu non ti sei voltato a guardarmi.
«Pensavo che non ti piacesse quella tipa.» La tua voce alle mie spalle mi fa rabbrividire più dell'aria fredda della notte. Ci siamo solo noi due nella stradina a ridosso del locale. Non volevo che mi seguissi fin qui. Volevo che mi lasciassi da solo, che ti portassi a letto una di quelle ragazze e poi te ne vantassi con me. Perché mi hai seguito, Taehyung? Perché devi mettermi in testa pensieri che non fanno altro che darmi speranza? Perché hai ballato con quella ragazza se poi l'hai lasciata sola lì dentro per venire da me?
Non mi volto, ho paura che tu possa notare le lacrime ancora secche sulle mie guance. Mi porto una sigaretta alla bocca e faccio scattare l'accendino. È solo una scusa per strofinare il dorso della mano sulla faccia e cancellarne le tracce.
«Che fai? Non rispondi?» Ti avvicini. Sento il calore del tuo corpo dietro di me prima ancora che tu possa poggiare un braccio intorno alle mie spalle. Carne contro carne, il tuo braccio caldo mi sfiora la nuca. Il cuore perde un battito, vorrei prenderlo a pugni e dirgli di smetterla. Sono stanco di desiderare così tanto le tue mani addosso, la tua pelle di sole che bacia la mia pelle di luna. Mi fa sentire come un bambino in cerca delle attenzioni di un genitore assente. Vulnerabile. Disperato.
«Di chi parli, Tae?» La voce mi trema già. È bastato sentire i tuoi fianchi che per un attimo toccano i miei, mentre ti volti verso di me per incontrare il mio sguardo. La odio per questo. Mi odio per questo.
«Della morenita dietro il bancone. Vi ho visti chiacchierare, sembravate affiatati.»
Sento la rabbia ribollire nelle vene. Mi fai rabbia, Taehyung. La tua cecità nei miei confronti mi fa incazzare a tal punto che in questo momento non saprei dirti se ti amo o ti odio.
Ti amo perché non posso farne a meno.
Ti odio perché non lo vedi.
Mi volto, ti guardo negli occhi. La mano con cui tengo la sigaretta trema, per poco non mi scivola dalle dita. «Pensavo fossi impegnato a fare il coglione in pista, ma se hai trovato il tempo di farti i cazzi miei non deve esserti andata tanto bene con la biondina.» La mia voce è inutilmente tagliente.
Aggrotti la fronte in un'espressione confusa. «Oh, Jeongguk. Che ti prende? Hai le palle girate?»
Mi prende la voglia di baciarti, Taehyung. La voglia di non nascondermi più, di mandare tutto a puttane e farla finita con questa tortura. Ti vedo rabbrividire di freddo e incrociare le braccia al petto, e vorrei solo infilarmi nel tuo abbraccio e stringerti fino a farti mancare il respiro. L'ennesimo pensiero stupido si fa largo nella mia mente: se ci fosse qualcosa di più che una semplice amicizia fra me e te, forse nessuno dei due avrebbe più freddo, forse conosceremmo finalmente quel calore che fin da bambini ci è sempre mancato. Sono stupido e innamorato. Ecco cosa mi prende, Taehyung.
«Sono brillo. Almeno io sono stronzo solo quando bevo. Tu ci sei nato stronzo.» La butto sul ridere. La butto sempre sul ridere, ma la mia risata non ha niente di vero, niente di credibile. Il suono che mi esce dalla bocca sembra un rantolo di dolore solo alle mie orecchie, perché ti vedo sollevare gli angoli della bocca. Stai sorridendo.
«Vero.» E adesso ridi anche tu, ma la tua risata è diversa. È il suono più bello che abbia mai sentito in tutta la mia vita.
Tu ridi, e io non riesco più a guardarti, non riesco più a dirti niente. Ti do le spalle e aspiro un'altra boccata di fumo. «Che coglione che sei.»
Lo dico a me stesso, ma forse pensi che sia rivolto a te, perché ridacchi e mi dai un lieve pugno sul braccio, per gioco. E sembra un gesto così innocente, così comune, così amichevole da farmi venire la nausea. Quante volte abbiamo fatto a pugni per gioco, le lotte coi cuscini sul tuo letto striminzito, col materasso che cigolava sotto di noi e le stelle fluorescenti sopra le nostre teste, appiccicate al soffitto come il promemoria di un'infanzia che ci stavamo già lasciando alle spalle. È da tanto che non lo facciamo più e a me mancano quei tempi, ma so che non torneranno. Sono ricordi impressi nella mente, sbiaditi dal tempo come l'innocenza che non ci appartiene più.
«Ce ne andiamo a dormire?» mi chiedi con una voce strana.
«Cazzo. Ti è andata davvero male con quella tipa, allora.» Non riesco a frenare la lingua. Non so se è per la voglia di ferire te, o di ferire me stesso.
«In realtà no. Mi ha invitato da lei, ma non mi va di scoparci. Domani voglio svegliarmi presto e andare al mare.»
Sento la bile risalire su per la gola. «Wow. Kim Taehyung che dice di no a una scopata. Devo preoccuparmi?»
Ti appoggi con le spalle al muro. Mi fai un mezzo sorriso, guardandomi negli occhi. «Se è per questo, neanche tu scoperai con la morenita stasera.»
Vorrei tanto strapparti quel sorriso dalla faccia. Con un pugno. O con un bacio. «Vuoi vedere che invece ci vado?» ti chiedo con un tono di sfida che non convince neppure me.
Mi fissi con un'espressione indecifrabile. «E a me che me ne importa?»
Non riesco più a sostenere il tuo sguardo. Se lo faccio, so che riuscirai a mettermi a nudo stavolta, a leggere la verità tra le lacrime che ancora mi brillano negli occhi. E allora cosa mi dirai, Taehyung?
«Non lo so. Dimmelo tu. Che te ne importa?» non riesco a nascondere la rabbia nel mio tono di voce, la stessa che mi fa stringere le mani a pugno fino a farmi sbiancare le nocche, mentre mi allontano a passi svelti da te.
«Dove cazzo vai?» mi urli dietro.
«A scoparmi la morenita. Che c'è? Ti vuoi unire?» Continuo a camminare verso l'ingresso del locale, ma tu mi blocchi, afferrandomi per il polso.
«Smettila di fare il coglione, manco ti piace quella.»
Mi giro verso di te e strattono via la mano. «Non sai un cazzo di cosa mi piace, Taehyung» ti sputo in faccia con tutta la rabbia che ho.
Vedo il tuo corpo irrigidirsi. Hai il respiro accelerato, e non mi stai più guardando. I tuoi occhi vagano intorno a te, osservando la gente che ci passa accanto, mentre rispondi a bassa voce: «No, infatti. Ma so cosa piace a me. Mi piacciono le ragazze.»
Sei riuscito in qualche modo a spezzarmi il cuore due volte in una sera, dicendo ciò che in fondo ho sempre saputo. Mi ronzano le orecchie. Ho caldo, ma tremo come se fossi nudo tra la neve. Mi manca il respiro, ma l'aria intorno a me è troppa. È asfissiante. Sono arrabbiato con te, e non ne ho alcun diritto.
«Mi sono sempre piaciute le ragazze. Ho sempre baciato le ragazze, toccato le ragazze, scopato con le ragazze, ma da quando... da quando siamo arrivati qui non ci capisco più un cazzo.» Non ho mai sentito la tua voce tremare così tanto mentre parli con me.
Il cuore mi batte ovunque meno che al suo posto. Mi rimbomba nelle orecchie. «Cosa?» sussurro.
Mi afferri di nuovo il polso e mi trascini lontano dalla folla, nella stradina sul retro del locale. Ti guardo con gli occhi grandi e la bocca semiaperta, incapace di dire niente.
Ti avvicini di nuovo a me, esitante, senza smettere di guardarmi. Mi accorgo di aver fatto un passo indietro solo quando sento il muro freddo premere contro la schiena. «Ggukkie...» Quel nomignolo è poco più che un sussurro sulle tue labbra che tremano.
Sei vicino, troppo vicino. Sento il tuo fiato caldo sulla faccia. Odora di alcol.
Volto la testa, con le guance in fiamme. «Andiamocene di qui. Sei ubriaco.»
Cerco di sgattaiolare via, ma tu non me lo permetti. Ti spingi ancora di più contro di me, fino a quando i nostri petti si toccano. Percepisco il calore del tuo corpo contro il mio. «Hai ragione. Sono ubriaco. Da sobrio non avrei mai trovato il coraggio.»
Trattengo il respiro. «Di fare cosa?»
«Questo.» Un sussurro. Soltanto una parola sussurrata bocca contro bocca, e un attimo dopo, le tue labbra sono sulle mie.
Le tue labbra, che per anni ho guardato schiudersi in una parola, in un sorriso, in una risata, ora si muovono sulle mie, estranee, sconosciute. Fameliche. Schiudi la bocca e la tua lingua cerca la mia. Quando sento il tuo fiato mescolarsi col mio, mi tiro indietro di scatto, poggiando una mano sul tuo petto.
«Fermati» ti dico con voce roca, ma tu non mi lasci neppure finire che mi baci di nuovo. Hai le labbra ancora umide, arrossate, roventi. Sento le tue guance bruciare contro le mie, mentre inclini la testa per approfondire il bacio. E mi convinco che è soltanto perché sei ubriaco. Sei ubriaco, Taehyung, e devo fermarti.
Volto la faccia e ti spingo via con più forza. «Fermati, Taehyung.»
I tuoi occhi sono scuri, un po' sgranati, le pupille dilatate. Dalla bocca dischiusa fuoriescono i tuoi respiri, in piccoli sbuffi. «Perché? Non vuoi?» La tua voce tranquilla e profonda ora è roca e tremante. Chiudo gli occhi, per imprimere quel suono nella mia mente. Per imprimere questo attimo sotto le palpebre e ricordarlo per il resto della mia vita.
«Sì che voglio» sussurro senza rendermene conto.
Quando riapro gli occhi, ti trovo già vicino a me. A un soffio dal mio viso. «Allora perché mi allontani?» chiedi senza fiato, fissandomi negli occhi. Per un secondo, mi pare di vedere un'espressione ferita sul tuo volto.
Mi tremano le gambe, e se non fossi appoggiato al muro, probabilmente sarei già crollato in ginocchio sull'asfalto. Non ti dico niente, mentre ti vedo perlustrare ogni angolo, ogni curva del mio viso con lo sguardo.
I tuoi occhi si fermano sulla mia bocca, quando mi chiedi: «Ti piaccio, Jeongguk?»
Il cuore mi martella nel petto tanto forte da far male. Ho paura che tu possa sentirne il rumore. «Se ti dicessi di sì... se ti dicessi di sì, cosa succederebbe?» La mia voce è poco più che un sussurro.
Ti guardo anch'io la bocca, la saliva che brilla sul tuo labbro inferiore, e capisco che ho perso. Ho perso, Taehyung, perché pendo anch'io dalle tue labbra, proprio come le ragazze di questo maledetto locale.
«Non lo so», rispondi. La tua voce sembra provenire da un'altra galassia. È lontana, lontanissima da me, ma mi risveglia dal mio stato di torpore.
Sbatto le palpebre una, due volte, e un attimo dopo sto scappando via da te. Corro come un pazzo verso la nostra roulotte.
Sento i tuoi passi dietro di me che mi seguono e la tua voce che grida: «Jeongguk! Fermati!»
«Vaffanculo, Taehyung!» Stavolta urlo anch'io, con tutto il fiato che ho. La gente si gira verso di noi, ci guarda come se fossimo matti.
E noi siamo due matti. Due matti che si rincorrono nel parcheggio di una discoteca con le guance rigate di lacrime e la bocca ancora gonfia di baci.
Tremo da capo a piedi, quando mi fermo davanti alla roulotte. «Dammi le chiavi» dico perentorio, senza guardarti in faccia.
Hai il fiatone. Ti appoggi una mano sul petto, come se provassi dolore. «No.»
«Dammi le chiavi, Taehyung!»
«No!» gridi, afferrandomi i polsi e inclinando la testa per incontrare lo sguardo che ti sto negando. «Ti prego, Jeongguk. Ascoltami. Sono confuso. Ci sono tante cose che non capisco in questo momento. Non riesco a pensare. Siamo praticamente fratelli—»
«Ma non lo siamo, Taehyung!» ti grido in faccia, tremando febbrilmente.
«Non sono tuo fratello! Un fratello non ti guarda come ti guardo io, un fratello non trema come tremo io quando mi sfiori per sbaglio, un fratello non sente quello che sento io tutte le volte che—» Mi blocco.
Le tue mani sono sulle mie guance e la tua bocca preme sulla mia. Mi baci sulla bocca con forza, quasi con rabbia, tante, tantissime volte. Poi mi baci con più tenerezza, come se avessi paura di farmi male, sfiorando con le labbra la punta del mio naso, la fronte, e le lacrime che non smetto di piangere.
«Mi piaci, Jeongguk. Mi piaci tantissimo. Non so spiegarmelo, non so come sia successo, né quando sia successo. Ho cercato di ignorarlo, ho cercato di convincermi che fosse una cosa passeggera, ma non ci riesco. Non voglio più vederti soffrire per me, per qualcosa che desidero anch'io, con tutto me stesso. Nessun altro riesce a farmi battere il cuore come fai tu. Senti.» Mi prendi la mano e te la porti sul petto. Sento il tuo cuore battere all'impazzata contro il palmo. Come il mio. Più del mio.
Sorrido. Devo sembrarti proprio stupido in questo momento, mentre ti guardo e piango, come se tu fossi l'alba e io un cieco che ti vede per la prima volta.
Non ho mai saputo leggerti, Taehyung, ma il modo in cui mi guardi in questo momento mi fa credere che sia lo stesso anche per te. Che siamo davvero la cosa migliore che ci sia mai capitata.
Saliamo in macchina, ma non allacciamo le cinture. Infili di fretta la chiave nel quadro solo per accendere la radio. Non scegli neppure il disco, lasci partire quello che hai messo stamattina.
Ci guardiamo per un istante, e quello dopo ci stiamo già baciando. Ci divoriamo a vicenda le labbra, ridacchiando quando, nel fervore del momento, battiamo i denti. E ci baciamo a lungo, le nostre lingue si intrecciano, le mani affondano fra i capelli.
E niente sembra sbagliato. Nessuna delle nostre paure sembra avere un senso, ora che i nostri cuori battono all'unisono.
Nell'aria riecheggiano una voce di donna che canta in spagnolo e gli schiocchi dei baci che non mi stancherei mai di darti.
Quiero
Tanto devorarte
Esta vez, besarte
Si es que soy capaz
Quando mi tiro indietro per riprendere fiato, i vetri della roulotte sono appannati. Il tuo sorriso al buio risplende come milioni di stelle.
Cariño
Eres un amor
a/n
wow, non ho molte cose da dire e non so neppure da dove iniziare. la verità è che non avrei mai pensato che scrivere questa one shot mi avrebbe emozionata così tanto. mi sento quasi svuotata, drenata, in questo momento. ma sono anche fiera del risultato, perché credo sia la mia opera più sincera. la sento molto mia, davvero tanto. e sono anche fiera di come è venuta fuori, stranamente. magari domani mi sveglio e odio ogni singola parola, però per adesso è così. ci terrei a ricevere un vostro feedback, e soprattutto spero che abbiate sentito la miriade di emozioni che ho cercato di trasmettere in queste righe. così tante che ora mi tremano le mani.
leave your thoughts here, please 💌
è importante per me
vi abbraccio,
Maddie
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top