𝐈𝐕








| 𝗩𝗜𝗦𝗔𝗚𝗘 𝗠𝗔𝗦𝗤𝗨𝗘́ 𝗖𝗢𝗘𝗨𝗥 𝗢𝗨𝗩𝗘𝗥𝗧 |










Il piede sinistro, per primo, entrò in contatto con la superficie liscia chiamata pavimento. Si guardò intorno, mentre moriva di freddo. Le pareti erano molto neutre, il colore era tortora. Non era poi tanto cambiata la casa dall'ultima volta che vi era entrato, ma il freddo, che avvolgeva tutti i piccoli oggetti, era immensamente aumentato. Notò - se proprio doveva entrare nei minimi dettagli - tutte le fotografie della sua amata. Notò quella in cui riuscì a fare la giostra che tanto temeva, quella con lo zucchero filato, quella del suo primo - e ultimo - tatuaggio, quella con il suo primo bikini e quella del loro primo appuntamento.

"Vieni da questa parte." Disse con voce atona, Laurie. Percorse tutto l'immenso corridoio ed entrò nel salotto. Foto, foto, foto. Riuscì a distinguere solo quello. Gli sembrò di riaverla di nuovo, di guardare - per l'ennesima volta - quello sguardo vuoto che caratterizzava l'ultimo suo mese di vita. Si fece un giro per la stanza, come se fosse in un parco divertimenti e volesse capire quale giostra sia quella più spaventosa e la trovò. Nella parete che comunica con la vecchia camera di Maddalena, vi era appesa una fotografia in bianco e nero che scattò lui stesso il giorno prima della catastrofe. Era sul loro letto, con solo il reggiseno, e i capelli biondi che accarezzavano la schiena magra e, giusto giusto, qualche ciocca che adornava il viso candido. Gli occhi, però, i suoi occhi celestiali quanto spenti non guardavano l'obbiettivo, anzi, guardavano la sedia su cui voleva salire per impiccarsi.
Vicino a quella maledetta foto, una sua poesia - la prima che le dedicò, per l'esattezza - stava gridando di esser ricordata.

Essa recitava:

Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.
Maddalena arretra
con fretta
e con la voglia di tornare a casa
con chi l'ha persuasa.

Donna peccatrice
con passione vendicatrice,
O Maddalena
allatta con volontà
questa bocca piena di acidità.

Restò impassibile al dolore immenso che stava provando. Si girò solamente e vide la lacrima solitaria scavalcare il trucco di Laurie.

"Sono venuto per darti questa, in primis." Lei prese tra le sue mani la lettera. La capovolse e riconobbe la sua scrittura e riconobbe pure il suo contenuto. "Non riuscì a dartela di persona, perciò ho pensato di dovertela lasciare io." Pronunciò queste parole prima di veder crollare i sensi della sua vecchia migliore amica.

"Cara sorella mia,

quante cose ci sono da spiegare e quanto poche sono le righe per farlo. Sai la mia incapacità nello scrivere, non come quell'uomo che mi ritrovo tra le braccia. Sai anche che sono una semplice ragazza di un paese del sud Texas che non è capace di interpretare le sue voglie.
Sai, soprattutto, che oggi 12 luglio è il mio compleanno. E, sappiamo tutti, che è anche l'ultimo mio giorno. È inutile spiegare le motivazioni, è inutile scusarmi perché la colpa è, e resterà, sempre mia. Ricordati, però, che non è stato un suicidio, ma un omicidio di massa. Mi hanno ucciso i miei pensieri, la mia mano, la pistola ed io.

Ricordarti di sorridere, sorellina mia. Di vivere, per carità. Di smetterla di contare le perle, sono inutili, sorella mia.
È inutile dire che non riesco a trovare me stessa e, chissà, magari così riesco a trovarmi e, intanto, a voi lascio il ricordo di una Maddalena tutta vostra, di una Maddalena che esisterà solo nei vostri cuori.

P.s.: il mio boddah non ha fatto nulla. Apprezzalo come ho fatto io, curarlo più di quanto l'ho fatto io. E amati, sorella mia. Amati.

Maddalena Avyla"

Il cuore batteva forte, le lacrime scorrevano imperterrite sui visi dolci e feriti di entrambi. Il ricordo di una donna indipendente, semplice e coraggiosa vagabondava nella testa della sorella. Il ricordo delle labbra di Maddalena sulle sue, della sua voce incastrata in una immensa risata vagabondava nella mente di un grande uomo. Laurie non riuscì a trattenersi, dovette cavalcare il cavallo del coraggio e superare tutti quei pregiudizi, condanne e pensieri negativi su di lui, poiché dovette abbracciarlo, dovette lasciarsi andare e farsi curare. Nel frattempo le sue perle gelate toccavano con insistenza il suo collo e ricordava il giorno in cui Maddalena le fece vedere come aveva guadagnato quella piccola e luccicante perla.

"Perché ha dovuto uccidersi? Perché l'ha fatto davanti a te?" Il pianto bloccò quelle parole. Le disse a tratti, con fatica e altre in silenzio tra il fumo e il rinculo della pistola.

"Piangi, piangi e piangi." Furono le sue uniche parole, furono le stesse di quando venne alla scoperta che la notte - di nascosto al suo pudore - vendeva la sua verginità, come una puttana da quattro soldi. Come quando scoprì che i suoi occhi erano soltanto una pozzanghera piena di follia mangiata insieme alla sua più totale amnesia.




Diner
cinque del pomeriggio






Era arrivato in anticipo. Aveva preso, perciò, il posto centrale di tutto il diner. Era il suo preferito perché poteva vedere tutto ciò che accedeva. La giornata era così fredda, così malinconica che dovette utilizzare per tutto il tempo il suo accendino gelato, come il suo cuore dopo quel che è successo la mattina stessa. La campanella lo avvisò dell'arrivo di Alena - puntuale come nessuno - e gli ricordò di posare il suo vizio di nuovo nel cappotto pesante.

"Giovane scrittore." Disse allegra mentre si sedeva di fronte a lui.

"Ciao, Alena." Affermò lui.

"Che musone! Iniziamo subito che sono curiosa di sapere." La sua allegria si trasmetteva tra le cucine, la cassa, i piatti e sulle labbra dello scrittore.

"Ricordati della regola." La sua voce era autoritaria. Non voleva parlare di niente, niente di suo.

"Allora." Iniziò, infischiandosene della raccomandazione. "Spiegami perché giochi sempre con quell'accendino." Silenzio, solo silenzio bevuto con un po' d'assenzio. La guardava negli occhi, quegli occhi così profondi e bisognosi di risposte fremevano. E lui, di riposta, restava fermo con una malandata espressione di debolezza sul viso.

"Era di mio padre." Lo disse per far tacere il silenzio assordante e la sua curiosità aberrante. Alena continuò a guardarlo, a soffermarsi sulle micro espressioni. Erano così piccole, irrazionali e in quel suo volto appassito parevano scomparire appena la ragione ritornava a casa. Gli occhi erano così grigi - andavano a spasso col meteo - e le sue labbra così poco spesse e secche. I capelli neri sparsi per tutto il suo viso - doveva continuamente portarli dietro le orecchie, eran fastidiosi -. E le sue braccia, piene di tatuaggi, portavan a delle mani piene di talento. E, Alena nel frattempo, si chiedeva come poteva mai fidarsi di uno scrittore, di un'artista come lui. Come poteva assaggiare il suo passato con così tanto azzardo. Come poteva sentirsi all'altezza della sua malinconia.

"Racconta altro, ti prego." Si mostrò debole con quell'affermazione. Egli se ne accorse, la continuò a guardare. Come puoi soltanto chiedere altro quando non hai mai avuto niente?

"Mio padre era un vero coglione. Vivevamo a sud del Texas durante la mia infanzia. L'aria era sempre abbastanza pesante, come le sue mani, sempre sul corpo di mia madre, di mia sorella, su di me. Ma non era poi così grave la situazione, eravamo anche noi suppongo. Fumava tanto, quel coglione, sempre. È morto per questo - cancro ai polmoni -, portava con sé sempre un accendino perché voleva passare tempo mentre fumava. Una volta mi disse: "Trovati sempre un vizio mentre scopi una donna. Non sempre possono soddisfarti, ma il vizio sì." Il suo vizio era piuttosto ovvio, ed era piuttosto ovvio che mia madre non lo soddisfava, però, ho sempre voluto evitare di coglierne uno, non mi piacevano. Ma lo vedevo sempre con quell'accendino, lo girava, lo accendeva, lo usava, era sempre perfetto quello. Fu inevitabile." Smise di parlare, bevve un po' di cioccolata calda presa prima che Alena entrasse e si sistemò la ciocca fastidiosa dietro l'orecchio. Ella, nel frattempo, teneva il suo viso appoggiato ad entrambe le mani e le braccia poste sopra il tavolo. Era affascinata dal suo modo di parlare, del suo accento del sud e del suo modo di essere elegante come i francesi che indossavano sempre quei dolcevita. Ah, che goduria, pensava.

"Non ho nessun vizio, io." Disse lei.

"Vuol dire che gli uomini che frequenti ti soddisfano abbastanza."

"No, in realtà no." Non c'erano segreti in quelle parole, eppure lui ne stava cercando, per farsela piacere forse, per trovare un po' di Maddalena in Alena. In realtà, però, non c'era nessuno che la potesse superare, non c'era nessuno che avesse un viso mascherato come il suo e un cuore aperto come il suo.

"Potremmo parlare dei vizi nel compito assegnato." La conversazione si spostò da un argomento all'altro. Da una riga vuota ad una ben piena. Da una voglia di giocherellare con l'accendino, dal voler suonare un altro accordo triste, dallo stropicciare un altro foglio, all'essere altamente soddisfatto.








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Ecco a voi. Era da tanto che non scrivevo un capitolo così triste, mi era mancato. Come vi è sembrata Maddalena da questa piccola apparizione? E, ovviamente, se avete altre domande/considerazioni, io sono sempre qui per rispondervi.
Spero vi sia piaciuto, al prossimo aggiornamento.

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