Sangue
Dazai si muoveva avanti e indietro, inghiottendo con ampie falcate il lastricato di sampietrini rovinati che ricopriva il terreno del vicolo dove si trovava insieme al suo sottoposto. Il suo passo era però lento e la sua espressione rilassata. Stringeva i pugni, ma li teneva nascosti nelle tasche con fare indifferente.
Il suo intero essere era contraddittorio, e Akutagawa sapeva che stava reprimendo il nervosismo che provava mentre cercava la soluzione più veloce.
<<Cazzo>> bisbigliò.
<<Come cazzo hai fatto a farteli scappare? Come?>>
<<Erano in tanti>> rispose Akutagawa, evitando il suo sguardo.
<<Non è una giustificazione! Hai almeno visto dov'erano diretti?>>
Si fermò davanti a lui. Il ragazzo trovò la forza di alzare il mento in segno di rispetto e guardarlo negli occhi.
<<Ho perso i sensi. E appena mi sono svegliato ti ho chiamato>>
<<Merda. Merda, dobbiamo rintracciarli>>
Le parole che uscivano dalla sua bocca erano in forte contrasto con la calma con cui venivano pronunciate.
<<Dazai-san, ti chiedo scusa. Posso->>
Gli era arrivato uno schiaffo sul viso.
Uno di quelli forti.
La pelle bruciava, gli occhi lacrimavano e non riusciva ad aprire quello che era stato colpito, mentre l'altro era accecato dalla luce del sole che d'un tratto era spuntato da dietro le nuvole. Gli colava il naso: il liquido caldo gli arrivò sulle labbra, che leccò. Era sangue. La tempia gli pulsava come un martello e gli si era stirato il collo per via dello scatto al quale era stato costretto.
La violenza di quel gesto gli aveva fatto perdere l'equilibrio. Era caduto in ginocchio e aveva evitato di accasciarsi su un fianco appoggiando la mano sul pavimento.
<<Incapace>> disse Dazai con calma.
Akutagawa rimase fermo, immobile, senza neanche avere il coraggio di sollevare una mano per asciugarsi il sangue che gli sporcava la bocca e il mento. Le gocce rosse caddero per terra e sui suoi vestiti, macchiandogli la camicia bianca.
<<È incredibile quanto tu non sappia fare nulla>>
Akutagawa rabbrividì sentendo il disprezzo nella sua voce.
Dazai fece un passo avanti.
<<Una cosa dovevi fare e non ne sei stato in grado>>
Akutagawa si sentì afferrare per i capelli.
<<Chi diavolo risolverà ora questo casino?>>
<<Dazai-san, posso pensarci io>>
<<Per l'amor del cielo>>
Dazai mollò la presa, sbalzando la testa di Akutagawa all'indietro.
<<Hai già fatto abbastanza>>
Akutagawa diede un colpo di tosse, poi tirò su con il naso.
Dazai sospirò, sorridendo dopo. Era chiaramente un sorriso di scherno, e Akutagawa avvertì una fitta dolorosa al cuore.
<<Neanche ti sai asciugare il sangue da solo>>
Si inginocchiò accanto al ragazzo, che sobbalzò. Avvicinò la mano al suo viso e Akutagawa si ritrasse quasi impercettibilmente, strizzando gli occhi.
<<Sta' fermo>> lo rimproverò Dazai.
Passò il pollice sul suo arco di Cupido, tentando di pulirlo dal sangue. Aggrottò le sopracciglia e si morse il labbro inferiore.
<<Dannazione>> imprecò, guardandosi la mano rossa.
<<Dazai-san...>> mormorò Akutagawa.
Dazai si tirò la manica del cappotto sull'altra mano, fino a coprirla, poi si mise a tamponare il viso del ragazzo.
<<Datti una lavata e cambiati>> gli ordinò, dopo aver cancellato ogni traccia di sangue.
Akutagawa annuì, poi chinò il capo.
Perché Dazai si comportava così? Perché lo picchiava e lo umiliava sempre? Perché non era mai soddisfatto, anche quando faceva del proprio meglio?
Perché lui non era mai abbastanza?
Ma soprattutto, perché nonostante ciò lo trovava dannatamente attraente? Perché quando gli si era avvicinato, quando aveva sentito il suo fiato caldo sulla fronte, il suo cuore aveva preso a battere più velocemente e il suo stomaco si era girato sotto sopra?
In un moto di disperazione, Akutagawa afferrò il polso di Dazai. Gli prese la mano, chiuse gli occhi e poggiò le labbra sulle nocche delle sue dita. Corrugò la fronte e trattenne le lacrime.
Desiderava in una maniera malsana il contatto fisico con l'altro. Agognava di avere le sue mani sul corpo ad accarezzarlo, le sue unghie graffiarlo teneramente. Sognava che la sua bocca lo baciasse violentemente e lo mordesse con dolcezza.
In quel momento, quanto poteva avere di più simile alla propria brama era un bacio rubato e non autorizzato lasciato al volo sulla pelle dell'altro.
Dazai si rimise in piedi, sfilando con non-chalance le dita dalla presa del ragazzo. Akutagawa riportò le braccia lungo ai fianchi, fissando il pavimento. Si leccò le labbra: sapevano ancora di ferro.
<<Ti aspetto fra mezz'ora. Non fare tardi, abbiamo bisogno di rashomon>>
Akutagawa fece un cenno affermativo con il capo.
Dazai non aveva bisogno di Ryunosuke, ma del suo potere sovrannaturale. Però non poteva esserci rashomon senza Akutagawa; perciò, in un certo senso, lui si sentiva comunque importante. Era una consolazione completamente distruttiva e tossica, ma Akutagawa aveva la necessità di aggrapparsi a qualcosa per poter sopravvivere. Se quello era l'appiglio che Dazai gli stava offrendo, lui ci si sarebbe aggrappato con tutte le proprie forze.
<<Dazai>>
Chuuya sbuffò.
<<Mi spieghi perché mi hai chiamato quando non sono in servizio? Per rompermi i coglioni o per farti fare un bocchino?>>
Si guardava le unghie con fare annoiato mentre parlava, anche se erano coperte dai guanti neri.
<<O magari per commettere un suicidio di coppia insieme. Ti va?>>
Akutagawa si rialzò con fatica.
Ecco che Dazai tornava il solito Dazai scherzoso e sorridente che era con tutti, tranne che con lui.
<<Ma neanche se l'altra opzione è sposarti>> rispose Chuuya acido.
<<Dolce come sempre>>
Dazai allungò una mano verso il suo viso, pizzicandogli la guancia.
<<Sei proprio un cucciolo tenero, Chuuya-kun>>
<<Ti spezzo le ossa se non ti allontani nel giro di tre secondi>>
<<Non dire così, tesoro. Mi emoziono>>
Chuuya gli pestò un piede e Dazai sussultò, mollando la presa.
<<Secondo me sei tu quello che ha bisogno di un bocchino qui>> commentò Dazai.
Gli fece l'occhiolino e Chuuya lo fulminò con lo sguardo.
<<Coglione, non ti azzardare>>
<<Mmmh>>
Dazai lo squadrò, inclinando la testa di lato.
<<Ieri sera non eri di questa opinione, o sbaglio?>>
<<Se osi di nuovo dire una minchiata del genere->>
<<Che fai, mh?>>
<<Ti strangolo con queste mani>>
<<Aw>>
Dazai fece il labbruccio quando Chuuya lo prese il collo e lo fece abbassare di scatto.
<<Sei un tappetto>>
<<Dillo di nuovo e ti prendo a calci fino a farti inginocchiare>>
<<Tappetto nervoso>>
Dazai gli diede un bacio sulla fronte.
<<Scollati!>>
Il rosso lo spinse indietro e incrociò le braccia al petto. Dazai ridacchiò.
<<Tappetto nervoso e permalosetto>>
Di nuovo, fece per portare le dita vicino al suo viso e accarezzarlo, ma Chuuya gli afferrò il braccio.
<<Toccami e ti spedisco nello spazio>>
Si interruppe, guardandogli la mano, e all'improvviso si incupì. Akutagawa pensò che si stesse preoccupando.
<<Dazai, perché cazzo sanguini?>>
Passò delicatamente il pollice su tutta la sua mano, probabilmente alla ricerca di un possibile taglio.
<<Tranquillo, non è sangue mio>>
Dazai sorrise mentre Chuuya continuava a esaminare la sua pelle.
<<Però sei carino quando ti preoccupi>>
<<Carino sto cazzo>> gli rispose, senza più adottare il tono strafottente di qualche attimo prima.
<<Perché hai del sangue sulla mano se non è tuo?>> gli domandò, intanto che si frugava nella tasca del cappotto. Estrasse un fazzoletto bianco e si mise a pulire meticolosamente la mano del moro.
<<Perché Akutagawa si meritava la giusta ricompensa per ciò che ha combinato>>
<<Mmh>>
Chuuya arricciò il naso, sfregando con più convinzione una macchia che ormai si era seccata.
A giudicare da come discutevano, Akutagawa giunse alla conclusione che si fossero totalmente dimenticati che lui fosse a solo qualche passo da loro e a portata d'orecchio. Strinse le labbra, ferito nel profondo.
<<Sei davvero... incredibile>>
Chuuya sbuffò, portando il fazzoletto alla bocca. Lo leccò un paio di volte e, quando fu bagnato, tornò a pulire l'altro.
Ad Akutagawa non sfuggì l'occhiata che Dazai rivolse al rosso quando questo aveva la lingua fuori. Credette anche che il gesto di Chuuya fosse stato fatto apposta per provocarlo.
<<Ecco, pulito>>
Chuuya rimise il pezzetto di stoffa nella tasca.
<<È un sorriso quello?>>
Dazai alzò un sopracciglio e si morse il labbro. Chuuya guardò altrove.
<<No>> disse, anche se in realtà stava sorridendo sul serio.
<<No?>>
Dazai gli mise le mani sui fianchi, facendolo indietreggiare fino ad avere la schiena al muro.
<<Dì la verità>>
Il moro sfregò il naso su quello dell'altro.
<<Non mi piacciono le bugie>>
<<Credevo ti eccitassero>>
La voce di Chuuya si era fatta così roca che ad Akutagawa era venuto un brivido lungo la spina dorsale. Stava iniziando a chiedersi se tutte quelle frecciatine che il proprio mentore e il suo partner si tiravano a vicenda non fossero semplici scherzi, ma qualcosa di più. Soprattutto per il modo in cui Dazai stava insinuando una mano nel pantaloni di Chuuya per toccargli il sedere e per come quello, invece che ritrarsi, mugolava come un gattino.
<<Mi eccita punire i bugiardi>> sussurrò Dazai sulle labbra del rosso. Aveva abbassato la voce; era diventato difficile capire cosa dicesse.
Infilò un dito sotto al choker di Chuuya, tirandolo a sé.
<<Vuoi essere punito?>>
Chuuya mise la propria mano sopra a quella dell'altro e si alzò in punta di piedi.
<<Solo se me lo merito>>
Dazai sorrise maliziosamente, tirandolo ancora più vicino a sé.
E fu allora che il mondo crollò addosso ad Akutagawa e che i suoi peggiori incubi si realizzarono.
Chuuya socchiuse gli occhi e Dazai si chinò su di lui, baciandolo sulle labbra. La sua mano scivolò attorno al collo dell'altro, poi sulla nuca. Il rosso schiuse la bocca e il più alto sfiorò la sua lingua con la propria. Poi gli prese il labbro fra i denti e lo tirò, facendolo gemere.
Akutagawa per poco non cadde a terra.
Era ovvio, diamine. Ovvio che Dazai e Chuuya, che si punzecchiavano continuamente ma erano sempre incollati, fossero una coppia. Ovvio che quelle battutine che si scambiavano anche in pubblico rispecchiassero la realtà, ovvio che l'apprensione che poco prima aveva visto sul volto di Chuuya era sincera preoccupazione nei confronti del proprio amato.
Ma la cosa che faceva più male era come fosse ovvio che Dazai non avrebbe mai potuto amare uno come lui.
I suoi occhi si riempirono di lacrime e le gambe divennero molli. Vide i due allegri fidanzatini andarsene e darsi piccole spinte giocose, dopodiché cadde in ginocchio.
Dazai non si sarebbe mai potuto innamorare di un ragazzino debole com'era lui, di uno stupido che si illudeva di valere qualcosa solo perché aveva un potere un po' più forte rispetto a quello di altri. Non avrebbe mai potuto amare un buono a nulla che non era capace di portare a termine una singola missione senza causare ulteriori danni o di incassare un colpo senza mettersi a gattoni sputando sangue.
Forse urlò, forse immaginò di farlo, ma di certo la gola gli bruciava terribilmente per quel cocktail di lacrime e sangue che la stavano bagnando. Poggiò la fronte a terra, singhiozzando. Si strinse in un abbraccio, tirando fino agli spasmi la stoffa del proprio cappotto.
Dazai non lo avrebbe mai amato, era quella la realtà. Perché lui non era Chuuya, lui non era abbastanza neanche per ricevere un "bravo", figuriamoci per avere l'amore di quell'uomo.
Pianse per qualche minuto, o forse per giorni: non avrebbe saputo dirlo con esattezza. L'unica cosa di cui aveva la certezza, mentre si alzava con fatica e si trascinava verso il luogo dell'incontro prevedendo un'altra lavata di capo per non essersi cambiato, era che quelle mani, quel viso, quelle labbra avrebbero finito per ucciderlo. Sarebbe morto se non fosse riuscito a trovare la forza di soffocare quell'amore.
O forse erano due le cose di cui era sicuro.
In effetti, se era certo che quel sentimento lo avrebbe ucciso, c'era anche un'altra cosa di cui lo era.
Era certo che non sarebbe mai stato in grado di spegnerlo.
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