XXII

"Ho seriamente bisogno di farmi una doccia" sospirò Yoongi una volta entrato in casa del minore; non che in ospedale non ne avesse avuto la possibilità, ma era pur sempre meglio una sana e calda doccia nel bagno di una casa.

"Non c'è problema hyung, questa ora è anche casa tua, puoi fare quello che vuoi" rispose Jimin girandosi verso di lui e sorridendogli con dolcezza, mentre si accingeva ad avvicinarsi alle scale. "Ti do gli asciugamani e vai a farti la doccia, okay?"

Yoongi annuì, seguendolo su per le scale mentre lasciava cadere il borsone dalla propria spalla.

Il minore si diresse verso una precisa porta ancora socchiusa, e spinse una mano contro di essa per farla aprire. "Questa sarà la tua stanza hyung, e per qualsiasi cosa, sai dov'è la mia" sorrise aiutandolo a poggiare la borsa sul letto. "Puoi darmi il pigiama che hai usato in ospedale così lo metto a lavare, e come mi hai detto, ti ho preso i vestiti puliti da casa tua, sono tutti dentro l'armadio. Resterai qui per un po', quindi ho preso un po' di felpe e beh, il resto uhm... le chiavi di casa tua le ho messe sulla scrivania, non mi pareva il caso di lasciarle lì dentro, dunque..." disse facendo spallucce e mordicchiandosi il labbro.

"Non c'era bisogno che sistemassi tutto tu, davvero...lo avrei fatto io" mormorò il verde menta arricciando il naso. "Grazie mille, sei sempre così gentile" aggiunse poi.

Jimin scosse la testa e gli sorrise ancora. "Va bene così, Yoongi hyung, lì ci sono gli asciugamani e tutto il resto, puoi usare il bagno in fondo al corridoio, e... ora ti lascio a farti una bella doccia mh? Ci vediamo tra un po'" salutò con la mano, per poi uscire dalla stanza e dirigersi nella propria. 

Yoongi rimase solo, dunque, e dopo aver studiato in modo piuttosto frettoloso la propria stanza, si avvicinò al letto dove il più piccolo aveva poggiato i vari asciugamani puliti e profumati, e li prese, recandosi poi nel bagno indicatogli poco prima. Era già stato in quella casa più volte, ma quel bagno gli era ancora sconosciuto; nonostante pensava fosse uno di quei piccoli bagni di servizio, di certo non era tale, anzi, era più o meno grande quanto due camere di casa sua.

Scosse la testa e si sfilò i pantaloni con lentezza, poggiandosi al mobile per tenersi in equilibrio; aveva poche forze in corpo a causa dei medicinali che gli avevano somministrato durante la settimana passata in ospedale, era debole e stanco. Nonostante ciò, decise di farsi forza e togliersi la larga felpa, spogliandosi del tutto ed infilandosi sotto la doccia, dalla quale usciva acqua tiepida, non troppo fredda ma neanche bollente.

Yoongi era così stanco di tutto, così stanco di continuare a vivere in una società che lo aveva sempre deriso, a cui non importava nulla di un'insignificante vita come la sua, la vita di un povero ragazzo che aveva perso ogni briciolo di felicità... voleva smettere di soffrire, e l'unico modo per farlo era morire.

Eppure forse qualcosa per cui valesse la pena continuare a vivere l'aveva trovato, e quel qualcosa era Jimin, colui che lo aveva salvato da morte certa, colui che lo stava aiutando così tanto, anche solo andando a trovarlo in ospedale ogni giorno.

Jimin era così gentile, nonostante Yoongi sentisse di non meritarsi tutte quelle attenzioni e quell'affetto.

Solo allora si accorse, una volta sciacquato lo shampoo dai propri capelli, di un bruciore alle braccia, al che abbassò lo sguardo ed imprecò. "Merda..." bisbigliò: si era completamente dimenticato di coprire i polsi con la fasciatura impermeabile datagli dai dottori, ed ora le garze erano fradice e sanguinanti.

"Merda" imprecò nuovamente, sbuffò e chiuse il getto d'acqua, uscendo velocemente dalla doccia e mordendosi il labbro inferiore con forza.

Doveva farsi aiutare, il dottore aveva chiesto a Jimin di prendersi cura delle sue ferite e cambiare le fasciature due volte al giorno, a Yoongi non andava di chiamarlo e disturbarlo, ma non poteva neppure stare fermo senza fare niente, e da solo non sarebbe riuscito a risistemarsi.

Così si passò un asciugamano tra i capelli, per poi fare lo stesso con il resto del corpo in modo da potersi vestire velocemente, prima di chiamare il più piccolo a voce non troppo alta.

Jimin arrivò in bagno dopo meno di trenta secondi, bussando per educazione ed aprendo la porta solo dopo aver avuto il consenso del maggiore, che abbassò lo sguardo. "Sono un coglione" disse infatti a bassa voce Yoongi, sentendosi estremamente stupido. "Mi sono scordato di avere le garze e mi sono fatto la doccia, quando me ne sono accorto era troppo tardi e uhm..."

"Aish, hyung..." mormorò l'altro, prendendo con delicatezza il braccio di Yoongi e arricciando un po' il naso. Rimosse la fascia bagnata che lo circondava, facendo lo stesso con l'altro braccio e mostrando il lungo e profondo taglio che solcava la pelle candida e delicata del più grande.

La ferita si stava lentamente cicatrizzando, ma era uscito nuovamente del sangue e sarebbe comunque rimasto un brutto segno, Jimin lo sapeva, ma ringraziava il cielo per avere dei genitori che facevano i chirurghi e dottori, così che alla vista di Yoongi quasi privo di sensi, nonostante il terrore lo avesse divorato vivo, non era stato con le mani in mano.

Con il pollice sfiorò delicatamente quella ferita riaperta, anche se di poco, come a cercare di dare sollievo al ragazzo che aveva davanti.

Trattenne il respiro, il silenzio nella stanza non era neanche più imbarazzante, ma Jimin sentiva un dolore atroce al petto, sentì i proprio occhi riempirsi di lacrime, ma sperò che l'altro non lo notasse, avendo la testa abbassata.

Comunque un'unica, calda lacrima cadde sul braccio dell'altro.

"Jimin..." mormorò allora il maggiore, piegando la testa. "Perché stai piangendo? Che succede?" continuò, cercando di capire cosa stesse succedendo.

Jimin volse lo sguardo verso di lui, ma se ne pentì non appena i loro occhi si incontrarono, perché le lacrime iniziarono a rigare il suo viso. "Non... i-io...mi dispiace" farfugliò poi, sviando subito lo sguardo dal suo.

"Per cosa, Jimin... di cosa ti stai scusando?" chiese Yoongi corrugando la fronte, confuso.

"Non... non sono riuscito a farti sentire bene come avrei dovuto, a farti sentire accettato, se non da tutti, almeno dai miei amici, e sei... sei quasi morto per questo" lo guardò.

"Ti stai... ti stai davvero dando la colpa per ciò che ho fatto?" lo guardò incredulo il maggiore, deglutendo e prendendo le sue mani. "Stammi a sentire. Non devi assolutamente pensare che sia tua la colpa del mio tentato suicidio, okay? Cazzo, Jimin sei forse l'unica persona per la quale vale la pena vivere in questo mondo. Sei stato tu a salvarmi, ricordi? Se non ci fossi stato tu in quel momento, so per certo che ora non staremmo avendo questa conversazione, quindi ora, per quale dannato motivo ti stai sentendo così male?"

"Io non... se non fossi arrivato, tu..." si morse il labbro con forza il minore.

"Ma l'hai fatto. Sei venuto da me, ci hai mai pensato? Hai mai pensato che magari era destino? Sono il primo a non credere a queste stronzate, ma santo Cielo, avrà dovuto significare qualcosa il fatto che tu sei arrivato proprio in quel momento, no? Sono io a dovermi scusare con te per essere stato un fottuto egoista e a non pensare che forse qualcuno a me ci tiene... ti prego Jimin, non piangere..." sussurrò poi.

"Non ce la faccio a vederti così distrutto, Yoongi. Devi giurarmi che non lo farai più, davvero stavolta" mormorò il più piccolo accarezzando suo polso e sospirando piano.

Yoongi prese il suo viso tra le mani e con i pollici asciugò le lacrime che lo solcavano, con dolcezza. "Jimin..." lo guardò, e pensò che non esistesse al mondo una creatura più meravigliosa di quella che aveva davanti.

"Promettimelo hyung... ho bisogno che tu me lo prometta, ti supplico" disse con un filo di voce il minore, abbassando lo sguardo, gli occhi pieni di lacrime.

"Guardami" ordinò, e così il più piccolo fece. "Te lo prometto, Jimin. Stavolta te lo prometto davvero" disse guardandolo dritto negli occhi. "Ora ti prego, non piangere, vederti in questo stato mi fa sentire male, sei tanto bello quando sorridi..." mormorò poi, accarezzandogli i capelli con dolcezza.

Jimin tirò su col naso e ricambiò sinceramente il sorriso, per poi portare le braccia al collo dell'altro e stringerlo a sé con quanta più forza poteva, come a non volerlo lasciar andare.

Si allontanò dopo svariati secondi, per poter curare le sue cicatrici, così aprì l'armadietto, prese due fasce pulite, dell'ovatta e la crema cicatrizzante.

Bagnò l'ovatta con dell'acqua ossigenata, per poi passarla sulle ferite, con il terrore di far del male al più grande, nonostante fosse estremamente delicato in tutto ciò che faceva: i suoi movimenti erano delicati, quando parlava, ballava o quando faceva qualunque altra cosa, la sua voce era delicata, era un piacere sentirlo cantare, e soprattutto era delicato nei modi, gentile, pronto ad aiutare e a non far del male.

Il mondo avrebbe avuto decisamente bisogno di più persone come lui, non c'erano dubbi.

Yoongi strinse gli occhi quando il più piccolo iniziò a passare la crema sulle ferite, mugolando contrariato... bruciava davvero tanto, anche più dell'acqua ossigenata.

"Scusa, scusa, scusa" ripeté Jimin, corrugando la fronte e accarezzando la zona dolorante, lasciando che la crema venisse assorbita prima di fasciare i suoi polsi con delle garze pulite..

"Metti la felpa ora" disse porgendogliela. "Vieni, ti asciugo i capelli prima che prenda freddo"

"Ma no, Jimin, posso asciugarli da solo" rispose il maggiore lasciandosi aiutare per indossare la felpa pulita, prima di tirare su la zip e stringersi in essa.

"Sì, ma sei stanco, quindi ora vieni con me, ti metti seduto sul letto e io ti asciugo i capelli" ribatté l'altro prendendo l'asciugacapelli, scosse la testa e prese la sua mano per portarlo nella sua stanza.

Il verde menta si lasciò trasportare dall'altro, sbuffando un po'. "Rischio di addormentarmi seduto" disse poi.

"E perché mai?" domandò incuriosito l'arancione, scostando le coperte dal letto per farvi sdraiare il più grande.

"Perché amo il rumore dell'asciugacapelli, e se lo fa qualcun altro mi rilasso troppo e mi addormento" spiegò dunque Yoongi sedendosi sul bordo del letto e togliendosi le ciabatte per infilarsi sotto le coperte a gambe incrociate.

"Beh, non hai dormito bene per una settimana no? Dai hyung, lasciami fare, e poi stai facendo ciò che ti dico quindi mi stai consentendo di asciugarti i capelli, no?" ridacchiò lui mentre attaccava la spina alla presa elettrica,

Yoongi sospirò osservando i movimenti del più piccolo e arricciò il naso. "Cavolo Jimin, sei così magro..."

Jimin deglutì piano e scosse la testa. "Che? No, ma cosa dici hyung, sono sempre lo stesso" fece spallucce, avvicinandosi a lui.

"No, sul serio, sembri ancora più magro del solito Chim, troppo magro, che hai?" insistette Yoongi assottigliando gli occhi, pensieroso.

"Non ho nulla, Yoongi, non sono troppo magro, tranquillo mh? Ora girati dai, così ti asciugo i capelli" distolse lo sguardo, incitando il maggiore a dargli le spalle per poter cominciare, e Yoongi fece come richiesto.

Il più piccolo si mise dietro di lui ed iniziò ad asciugare i suoi capelli verde menta.

Subito Yoongi chiuse gli occhi, beandosi del suo tocco leggero e del calore sulla sua pelle gelida.

Jimin adorava toccare i suoi capelli, di un colore così particolare e così bello su di lui; erano morbidi, nonostante avessero subito un processo di schiarimento decisamente aggressivo, e lui era adorabile. Si sedette sul letto anche lui, continuando ad asciugare i capelli dell'altro, che ormai era davvero prossimo a crollare nel sonno, così si avvicinò al suo orecchio per dirgli di stendersi, cosa che egli fece.

Continuò ad asciugare i suoi capelli, accarezzando la sua nuca con delicatezza anche quando essi furono asciutti, e spense il phon solo quando capì che Yoongi si era addormentato; allora lo coprì meglio, e lo lasciò riposare: dopo una settimana in ospedale, tra medici, cure e robe varie, doveva essere davvero stanchissimo.

Uscì dalla stanza e chiuse la porta con lentezza, per poi tornare in camera sua, aprire i libri, e tornare a studiare.

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