XIX
Jimin arrivò davanti la porta di casa di Yoongi quasi con il fiatone, tanto aveva corso per arrivare, ma non fece in tempo a controllare che quello fosse il campanello giusto che quest'ultima si aprì con violenza, mostrando un ragazzo, probabilmente il fratello, poco più alto di Yoongi e con i capelli scuri.
Puzzava di alcol, era completamente ubriaco, a stento si teneva in piedi ed aveva gli occhi iniettati di sangue, ma quando vide il giovane si bloccò a guardarlo.
"Chi diavolo sei?" disse con voce roca e scorbutica, facendo sussultare il povero Jimin.
"Sono... un amico di Yoongi, posso... posso entrare?" chiese timidamente, giocando con le proprie dita nervosamente.
"Fai come cazzo ti pare, sai che me ne fotte?!" esclamò l'altro, uscendo dalla casa e barcollando nel corridoio, per poi sparire sulle scale.
Jimin fece in tempo a fermare la porta prima che si chiudesse, osservando i movimenti sconnessi del fratello di Yoongi, per poi permettersi di entrare in casa.
Come poteva qualcuno resistere con un fratello del genere? Così violento, lo aveva picchiato a sangue proprio pochi giorni prima.
Se solo Jimin avesse avuto la forza per farlo, lo avrebbe ammazzato di botte.
Come poteva permettersi di trattare Yoongi così male? Come riuscire a farlo? Era suo fratello, e dopo tutto quello che avevano passato avrebbero dovuto essere vicini, più forti insieme, e invece quel ragazzo non faceva altro che picchiare il fratello, ubriacarsi e drogarsi.
"Hyung? Sono venuto a trovarti" disse allora il giovane schiarendosi la voce e guardandosi attorno, chiudendo la porta alle sue spalle.
Yoongi non andava a scuola da vari giorni, e Jimin aveva deciso di andare da lui per fargli compagnia; si erano scritti qualche volta per i compiti, o per la curiosità di Jimin di sapere come stesse il maggiore.
Diceva di avere la febbre, di aver preso il raffreddore quando era corso da lui sotto la pioggia, ma a Jimin la cosa puzzava, e poi gli mancava.
"Yoongi?" lo chiamò nuovamente, senza ricevere risposta, mentre si affacciava nella sala da pranzo vuota.
Così pensò bene di guardare nella sua stanza, trovando anch'essa vuota; al che cominciò a farsi spazio in lui una brutta sensazione, che crebbe non appena il suo sguardo finì sulla porta del bagno.
Si avvicinò ad essa con ampie falcate e bussò piano, sperando di ricevere una risposta, che però non vi fu.
Solo allora si permise di aprire la porta, sentendo il cuore perdere almeno tre battiti a quella vista.
"Oh mio Dio hyung" mormorò in preda al panico.
Yoongi era seduto a terra, contro la lavatrice, una lametta in mano e il sangue che scorreva fuori dal taglio che lacerava la pelle chiara del suo braccio sinistro estrema rapidità.
Nonostante il terrore dei primi attimi, Jimin cercò subito di reagire come i suoi genitori gli avevano insegnato: prese il primo asciugamano che trovò e lo strinse attorno al suo braccio, per poi prendere il cellulare con le mani sporche del sangue del più grande e chiamare un'ambulanza con le mani che tremavano.
"Pronto? Sì è... il mio amico sta perdendo molto sangue ed ha un lungo taglio sul braccio sinistro, ora ho fasciato il braccio con un asciugamano ma non so- per favore venite al più presto" cercò di dire bagnando la sua fronte con dell'acqua fresca mentre la segretaria appuntava l'indirizzo, per poi chiudere la chiamata.
"Yoongi...hyung, ti prego resta con me, ti prego ti prego" fece prendendo il suo viso tra le mani ed accarezzandolo, scostandogli i capelli dalla fronte.
La sua vista era offuscata, aveva iniziato a piangere e non riusciva a respirare, tanti erano i singhiozzi; aveva paura, non voleva perderlo, non voleva vederlo in quella situazione.
"Ti prego... apri gli occhi, ti scongiuro Yoongi, non lasciarmi, non andartene via" singhiozzò, con le mani tremanti che accarezzavano i capelli del più grande, mentre lo cullava dolcemente. "Hyung, per favore, fai un cenno se riesci a sentirmi, ti supplico"
"Chim..." uscì flebilmente la voce di Yoongi, che aprì piano gli occhi. "Sembri...sembri un angelo, sai...? Il mio angelo custode..." mormorò piano.
Jimin tirò un sospiro di sollievo e portò le labbra sulla sua fronte per baciarla con dolcezza, stringendolo a sé.
"Un angelo venuto a salvarmi..." continuò il maggiore chiudendo gli occhi mentre sentiva la testa girare.
"Sh... non sprecare fiato, per favore" disse poggiando la fronte sulla sua e portando la sua piccola mano sulla bocca dell'altro, tirando su con il naso. "Riposati"
"Mi dispiace..." mormorò lui, la sua voce era ormai un sussurrò, e Jimin quasi stentò a sentirlo.
"L'ambulanza sta arrivando hyung, resisti, fallo per me... okay? Ti prego..."
L'altro mugugnò qualcosa e chiuse gli occhi.
Jimin ebbe paura.
Terrore.
Sentiva il respiro di Yoongi farsi sempre più debole, aveva perso troppo sangue, e sperava con tutto se stesso che quella dannata ambulanza arrivasse il prima possibile.
"Per favore, Yoongi" sussurrò, per poi lasciare un lieve bacio sulle sue labbra, istintivamente, senza pensarci, e non se ne pentì, anzi, sperava lo sentisse, ma molto probabilmente aveva già perso i sensi.
"Ti prego, so che puoi farcela" continuò stringendo la sua mano, finché finalmente sentì qualcuno citofonare.
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Yoongi sentiva la testa scoppiare, e quando aprì lentamente gli occhi la luce lo accecò, tanto era forte.
Gli ci vollero vari istanti prima di ricollegare tutto ciò che era successo, e capire che fosse sdraiato su un letto in una stanza di ospedale.
Jimin, prima seduto affianco a lui, ora era scattato in piedi, gli occhi gonfi di lacrime.
Vide i propri polsi fasciati da garze macchiate di sangue, ed un ago ficcato nella sua pelle, collegato ad una flebo.
Alzò lo sguardo su Jimin, con poco coraggio, e si alzò a sedere lentamente.
Jimin sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime e non poté fare a meno di avvicinarsi a Yoongi, che gli buttò le braccia al collo e lo strinse a sé.
"Ero così preoccupato Yoongi, ero terrorizzato" disse piano Jimin, avvolgendo le braccia ai suoi fianchi e accarezzandogli la schiena.
"Scusa..." sussurrò il maggiore, stringendolo a sé e sentendo una lacrima scendere sulla sua guancia. mentre portava il viso contro il suo collo.
"Ho creduto di... pensavo che-"
"Ssh... Mi hai salvato la vita, Jimin, non piangere" disse a bassa voce il verde menta, per poi sciogliersi dall'abbraccio.
Poggiò la fronte sulla sua e tolse via le lacrime dai suoi occhi con delicatezza, sorridendo lievemente. "Mi hai salvato..." ripeté ancora.
Jimin scosse la testa e puntò lo sguardo nel suo. "Come ti senti?" mormorò poi.
"Freddo. Ho tanto... tanto freddo" rispose lui sciogliendosi dall'abbraccio ed incrociando le gambe.
"È a causa di tutto il sangue che hai perso" spiegò il minore passandosi una mano tra i capelli. "Fortunatamente non c'è stato bisogno di una trasfusione, ma ora devi riposare ed aspettare un po'"
Yoongi annuì piano e si mordicchiò il labbro. "Che ore sono?" chiese poi, guardandosi attorno in cerca di un orologio.
"Le ventuno, sei rimasto svenuto per tanto tempo, anche mentre ti fasciavano i polsi" rispose Jimin. "Devi mangiare"
"Sì, ho fame" ammise il maggiore.
"L'ospedale ti ha portato questa roba, ci sono uhm...carote lesse, e questa...credo sia carne ma-"
"Che schifo, cristo" si lamentò Yoongi sbuffando ed alzando gli occhi al cielo.
"Ho pensato di portarti qualcosa io" fece l'arancione aprendo lo zainetto per tirare fuori ciò che aveva preparato. "Ti ho fatto tre panini con hamburger, hai bisogno di proteine, e di zuccheri quindi ti ho fatto anche la torta di mele che ti era tanto piaciuta, non è di Myung ma ho fatto quello che pot-"
"Jimin" lo bloccò allora il più grande. "Non dovevi, sei stato gentilissimo, grazie"
Jimin annuì arrossendo lievemente, poi gli porse un panino.
"Tu non mangi?" domandò il maggiore prendendolo e cominciando a scartarlo.
"Ho già mangiato poco prima che ti svegliassi, non preoccuparti" sorrise Jimin con delicatezza, baciandogli la guancia e lasciando che mangiasse per recuperare forze.
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Erano le undici di sera, e ormai Yoongi si era addormentato, subito dopo che gli furono cambiate le garze sui polsi doloranti e martoriati.
Jimin continuò a guardarlo mentre dormiva, con il volto finalmente rilassato, e sentì la tristezza farsi spazio dentro di sé.
L'unico che era stato al suo fianco quel giorno, era proprio lui.
L'unica persona che aveva Yoongi era suo fratello, colui che lo aveva picchiato.
Jimin non riusciva a capire perché quel ragazzo dovesse soffrire così tanto: cosa aveva fatto di male per meritarsi tutta quella cattiveria che il mondo gli riserbava?
Gli accarezzò i capelli delicatamente, per farlo rilassare ulteriormente nel sonno e continuando a guardarlo.
Era così bello...
E così distrutto.
Jimin poggiò la testa sul materasso, accanto alla mano del maggiore, che strinse delicatamente, sentì occhi diventare pesanti, ed in pochi istanti cedette, addormentandosi.
Yoongi si svegliò nel pieno della notte, non seppe neanche lui il perché, forse per il fastidio che sentiva al polso, e vide la testa di Jimin poggiata sulle braccia, e al lato del letto.
Gli toccò un braccio e si girò leggermente verso di lui. "Jimin, svegliati" sussurrò piano, piegando la testa per guardarlo.
Era buio, ma riuscì a vedere l'altro che apriva gli occhi con lentezza, alzando la testa verso di lui con fare confuso e frastornato.
"Che stai facendo?" chiese allora il maggiore con gentilezza.
"Mi sono addormentato, scusami io..." fece Jimin passandosi una mano sugli occhi e alzando piano la schiena dolorante a causa della scomoda posizione assunta.
"Avrai la schiena a pezzi per esserti addormentato così... dai, vieni qui" scosse la testa Yoongi spostandosi verso il bordo del letto e picchiettando la mano sul materasso. "Il letto è abbastanza grande, e noi non siamo di certo due giganti, entreremo" propose. "Non mi va di farti dormire in quello stato"
"Ma hyung..." arrossì leggermente Jimin, arricciando il naso.
"Vieni qui, avanti, non farmi insistere"
Jimin sospirò, si tolse le scarpe e salì sul letto con lentezza, affiancandosi al maggiore che tirò le coperte sopra di lui.
"Sei così freddo..." sussurrò Jimin, toccandogli un braccio e abbassando lo sguardo.
"Tu sembri un termosifone, invece" ridacchiò piano Yoongi, avvicinandosi a lui. "Quindi ora abbracciami e riscaldami"
L'arancione rimase stupito dall'affermazione del maggiore, ma si avvicinò a lui e lo abbracciò stretto, come richiesto, rabbrividendo al contato con la sua pelle gelida e poggiando la testa sul cuscino, vicino alla sua. "Riposati hyung" sussurrò dolcemente, accarezzando la sua schiena e lasciando un piccolo bacio sulla sua fronte.
In breve tempo percepì il respiro di Yoongi farsi pesante, e dopo pochi minuti lo seguì, addormentandosi abbracciato a lui.
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