𝐯𝐢𝐢𝐢. figli di vita e morte
♱ 𝙱 𝙻 𝙾 𝙾 𝙳 𝚁 𝙴 𝚅 𝙴 𝙽 𝙶 𝙴 ♱
───── 𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙤𝙩𝙩𝙤 ─────
⸌ perché mi hai abbandonato ⸍
« 𝓒e ne pentiremo sicuramente » ansimò Hongjoong, mentre le mani del suo amato si muovevano sul suo petto tra un bacio e l'altro, bramando ogni centimetro della sua pelle.
« Se vuoi che mi fermi, la smetto » lo informò Seonghwa, staccandosi dal suo capezzolo.
Il castano lo fissò esterrefatto, quasi incredulo alle sue parole: « Non ci provare. » sbottò prendendogli il volto e spingendolo con forza contro il suo torace.
Con un ghigno sul viso, il maggiore percorse il suo addome con la lingua fino ad arrivare all'orlo dei pantaloni e, subito dopo, alzò gli occhi incrociando le pupille dell'altro. Una scarica di adrenalina attraversò il corpo accaldato e eccitato del pirata che, alla vista delle sue iridi, non potè fare altro che trattenere il fiato per qualche istante e rilasciarlo gemendo lievemente.
« Sbrigati... Non voglio più aspettare... » si lamentò proprio Joong sospirando, ogni secondo di indugio del corvino, era per il primo motivo di patimento. Hwa, ridacchiando solo per il gusto di provocarlo e spingerlo al limite, iniziò a disegnare con l'indice dei piccoli cerchi sul suo membro.. A dividerlo da esso c'era soltanto un po' di stoffa, la quale non faceva altro che aumentare la sensibilità del Capitano, solleticandolo ed elettrizzandolo sempre più.
Dopo qualche istante le forti dita del Sovrano cominciarono a muoversi dall'alto verso il basso, portando allo sfinimento il minore.
« S.. Seonghwa.. Impazzirò a causa tua.. » sussurrò con i denti stretti, mentre le sue mani gli afferravano il volto e gli tiravano i capelli, poi, lo guardò. Sfiorandogli le labbra alzò il suo viso e, in quel momento, il suo sguardo valeva più di mille parole: agonizzante, voglioso, eccitato e supplichevole allo stesso tempo, sembrava quasi volesse dire "Ti prego, fallo. Fallo subito."
Capendo di essere riuscito nel suo intento di implorazione, il maggiore potè finalmente soddisfare entrambi. Con un secco colpo levò i pantaloni e in men che non si dica la lunghezza di Hongjoong si trovava già tra le sue labbra; gemendo sempre più forte, il pirata, accompagnava il movimento del ragazzo spingendogli su e giù il capo. Aiutandosi con la mano, la sua lingua assaporava ogni parte di lui e schioccava ogni volta che raggiungeva la punta. E mentre il corpo del minore sprofondava tra le lenzuola, l'altro ci metteva ancora più energia e aumentava la velocità fino a quando dopo minuti di piacere, questo esplose in una scarica di adrenalina che gli percorse ogni centimetro del corpo. Qualsiasi particella in lui desiderava questo momento, e, con un respiro pesante e ansimante, si lasciò andare riversando il suo liquido bianco tra le labbra di Seonghwa che, tutto soddisfatto e compiaciuto, lo leccò via provandone il sapore.
« Buon Dio, quanto ti odio » sussurrò il castano all'orecchio dell'altro. Lui, steso sul suo petto, accarezzava il suo viso lasciandogli violacei segni sul collo e sulle clavicole.
« Ti va? » bisbigliò Seonghwa con la bocca incollata a quella di Hongjoong, « Mi va cosa, esattamente » rispose confuso ma sorridente.
Il Re si tolse i pantaloni rimanendo completamente nudo e rivolgendo un'occhiata ammiccante alle sue parti intime.
« Se intendi se mi va di farmi scopare da te, si che mi va. Idiota. Pensavo fosse chiaro. »
« Volevo soltanto sentirtelo dire ad alta voce, mio Capitano » rispose contento, facendogli l'occhiolino e iniziando a prepararsi.
« Su, girati » disse qualche secondo dopo, mettendosi seduto sulle ginocchia e prendendolo per la vita.
Baci, carezze, graffi, gemiti, amore, lamenti e respiri spezzati si alternavano in quella stanza buia, illuminata soltanto dalla pallida luce della luna piena che rifletteva sul mare. Un miscuglio di profumi, sapori, emozioni e sensazioni che si univano per creare un'opera d'arte perfetta, un quadro pieno di colori e sfumature, fatto da rivalità e sentimento, da fuoco e ghiaccio, passione e proibizione.
Ogni volta che Joong sentiva la presenza dell'altro, non era mai sazio e ne voleva sempre di più, lo voleva sentire ancora più vicino al suo corpo, ancora più suo per qualche ora prima che il crudele mondo lo strappasse dalle sue braccia alla luce di un nuovo giorno.
E per quanto si possa non credere nel destino, esso portava il loro nome.
Il loro amore era nato da bambini, l'amore più sincero e più vero che due persone possano sperimentare. Figli di vita e morte contemporaneamente, Seonghwa e Hongjoong si erano aspettati, si erano pensati, si erano sfiorati e amati ancor prima di ritrovarsi nello stesso letto con le lenzuola tutte sfatte di una stanza accaldata piena di ormoni.
« Ce ne pentiremo, Hwa » ammise il castano, « Questo l'hai già detto prima, avresti potuto fermarmi anziché supplicarmi di farlo ancora e ancora. » sbottò il corvino, incrociando le braccia sotto la testa e mettendo in tensione tutti i muscoli del sui addome.
« Ma non volevo che tu smettessi »
« Allora non pensare che te ne pentirai, pensa a quanto sia stato bello. »
« Bellissimo. »
« Oh, lo so. Solo, non rovinare tutto dicendo frasi del genere. Non te ne penti se non pensi che sia stato un errore. »
« Potrà anche essere stato un errore, ma è sicuramente un errore che rifarei. »
« Non impari mai dai tuoi sbagli, non è cosi? »
« Ho solo supposto che questo sia stato uno sbaglio, mio dolce Re, non ho mai ammesso di crederlo però. » informò mettendosi di lato e osservando il perfetto profilo del ragazzo.
« Ora va molto meglio »
C'era una tale pace attorno a loro che il maggiore iniziò a pensare che non sarebbe stato poi così male vivere su una nave pirata. Ma, ovviamente, questa non era un'opzione accettabile. Non avrebbe potuto lasciare il regno nelle mani di Wooyoung: lui non era pronto. Non ne sapeva nulla della vita da reali, non ne sapeva nulla del galateo o della gestione di un palazzo. No, non ne era assolutamente capace. Nella testa di Seonghwa, il suo fratellastro era un imbecille. Un completo disastro. Gli voleva bene, a dire la verità, ma lo reputava comunque al di sotto del suo livello. Ciò che lui non sapeva, però, era che il Principe era più astuto di quanto potesse pensare chiunque al palazzo.
« A cosa pensi? » domandò il Capitano dell'Utopia, sollevando la testa dal suo petto.
« Uhm.. A niente » rispose.
« Tu menti. A cosa pensi? »
« Perché sono finito qua? Perché hai mandato i tuoi uomini a prendermi? Quale è il tuo tornaconto, Hongjoong? »
« Aspettavo queste tue domande, mi chiedevo quanto ancora avresti resistito »
« Tsk. Sono curioso anche io. »
« Volevo vederti. »
« Non dirmi cazzate, Joongie. Non facevi mai nulla per caso nemmeno quando avevi cinque anni, figuriamoci ora. »
« Il tesoro. Ecco il motivo. »
« Il tesoro.. Ora si spiega tutto. »
« Non volevo parlartene adesso, o almeno non dopo quello che abbiamo fatto.. — disse il pirata, addolcendo il suo tono di voce — Perché beh.. Magari pensi che.. »
« Pff, mi prendi per stupido? — fece Seonghwa, con un ghigno sul viso — Lo so che non abbiamo fatto sesso perché volevi avere informazioni, idiota. Te lo leggevo in faccia quanto volevi farlo. »
Un sorriso spontaneo, che però cercò di nascondere, spuntò sul viso del minore.
« Temevo che fraintendessi »
« Ouch.. Tu, Kim Hongjoong, temi qualcosa? »
Lui rise, mentre un'espressione buffa compariva sul volto del sovrano, « Non temo nulla, mio Sovrano, era solo un'insignificante preoccupazione. » si giustificò.
« Mh, fingerò di crederti. » bisbigliò Hwa.
In quella notte, l'affetto che il pirata aveva conservato nel suo corpo per anni e anni, si riversava sul suo rivale attraverso umidi baci, carezze sfuggenti o semplice contatto fisico. Intrecciava i suoi capelli tra le dita creando dei piccoli ricciolini e lo guardava sognante, così preso da lui che persino osservare il suo petto alzarsi e abbassarsi era il rimedio a ogni male.
Poi Seonghwa parlò: « Lo so che è della tua famiglia, il tesoro intendo. Quel bastardo di mio padre diceva che una volta compiuti 18 anni sarebbe stato mio, ma, quel forziere non arrivò mai tra le mie mani. L'aveva promesso, però come suo solito non ha mantenuto la parola data. D'altronde, era uno stronzo. E anche un assassino, un bugiardo e un pessimo padre. Solo che quella volta era diverso, quella volta mi importava davvero della promessa perché volevo, dovevo avere quel tesoro. Diceva che non ero abbastanza pronto per una cosa cosi preziosa e di valore, come se fossi uno scemo che non sa quanto vale l'oro.. E poi, sapendo che apparteneva a te, volevo custodirlo io stesso. — disse fissando il vuoto, il suo battito accelerava ad ogni parola a causa della rabbia, del fastidio che provava verso il padre e le sue continue menzogne. — Ho fatto ciò che era da fare: me lo sono preso da solo. Ho sostituito la cassa con un'altra praticamente uguale, riempita però di falsi e qualche sasso per dare peso.. É un anno che, il tesoro originale, abita sotto al mio letto senza che nessuno se ne accorga. »
« Mio Dio! — imprecò ad alta voce Hongjoong, sbalordito da quelle parole — Seonghwa, sei un fottuto genio! » esclamò.
« Questo lo so, non c'è bisogno che me lo dici. Però grazie. » replicò abbozzando un sorriso.
« E comunque — riprese a parlare, questa volta spostandosi di lato per guardarlo in viso — quel tesoro ti aspetta, quando vorrai venire a prenderlo. »
« Penso che lascerò passare un po' di tempo, ora che so esserlo tra le tue mani. Così avrò una scusa per vederti di nuovo. » rispose.
« Non hai bisogno di scuse, Capitano, ti ho aspettato per tutti questi anni, vaffanculo alle scuse. » fece seriamente.
...
Passarono le ore e le prime luci dell'alba facevano capolino illuminando le pareti della stanza, nessuno dei due riusciva a prendere sonno perché i loro pensieri erano impossibili da sovrastare o mettere a tacere.
« Lo odiavi? » chiese ad un certo punto il minore, riferendosi al genitore defunto.
« Si, decisamente. »
« Ti va di parlarmene? »
« Mi ha lasciato così tanti traumi, Joongie. Nella sua cazzo di esistenza non ha mai fatto una cosa giusta, mai. — disse con la voce spezzata. — Ha ucciso la sua prima moglie. Non lo sapevi, vero? È la prima volta che lo dico a qualcuno. L'ha uccisa strangolandola con le sue mani e gettandola nel mare, me l'ha raccontato il padre del guardiano Mingi, l'aveva aiutato a sgomberare il cadavere.. »
« Pensavo che avesse ucciso lui stesso soltanto i miei genitori, solitamente i sovrani non fanno il lavoro sporco » sottolineò l'altro.
« Ti sbagli. » puntualizzò secco.
« Sai.. Io ricordo perfettamente la scintilla nei suoi occhi quando sparava da quel maledetto fucile. Ricordo anche il viso rassegnato di ogni persona senza via di scampo, morta sotto il mio sguardo attonito e la mia totale incapacità di aiutarli o semplicemente di muovermi. Le lacrime nemmeno riuscivano a scendere, si formava un nodo nella mia gola e le gambe tremavano. A volte pensavo di svenire. Almeno una volta al mese capitava di dover assistere al patibolo.. Poi sangue ovunque, sangue che avrei dovuto pulire con le mie mani da ragazzino perché secondo lui mi avrebbe fortificato assistere a queste brutalità, capisci? Arrivato ad un certo punto però, certe cose nemmeno ti toccano più. Passano gli anni e capisci che sei costretto a convivere con un pazzo, ci vollero mesi e mesi per smettere di soffrire a quelle scene, ma poi diventai impassibile. Non provavo più emozioni, non sentivo più nulla. Aspettavo solo che un giorno sparasse a me, cosi da porre fine a quel senso di vuoto che era nato in me a causa sua. »
Aveva la gola secca, gli occhi lucidi e le guance arrossate, Hongjoong sentiva il battito del suo cuore distrutto e privato di qualsiasi forma di gioia. Gli stette accanto, o almeno ci provava. Gli mise una mano sul petto accarezzandogli la pelle con il pollice e incastrando il capo nell'incavo tra il collo e la spalla. Non parlò, non respirò nemmeno troppo rumorosamente a dire il vero, se ne stette a coccolarlo cercando di calmarlo come meglio credeva.
« Posso dirti un'altra cosa? » domandò il corvino, incrociando le dita con quelle del pirata. « Aha. Tutto quello che vuoi. »
« Io ho paura di diventare come lui. »
Il sangue gelò nelle vene di Hongjoong. Era un'opzione impossibile, nel vero senso della parola. Non c'era al mondo nemmeno una minima possibilità che una cosa tanto assurda potesse accadere: Park Seonghwa, per quanto irascibile e complicato poteva essere, da qualche parte aveva una bontà immensa. La stessa bontà che aveva da bambino ma che era stata persa nel corso degli anni, non se n'era andata, si era semplicemente nascosta in qualche angolo remoto del suo corpo ed era compito del Capitano farla riaffiorare.
Quest'ultimo, sentendo quelle parole, rabbrividì mettendosi seduto a cavalcioni sulle sue cosce e prendendogli il viso tra le mani.
Lo fissò, quasi lo fulminò con quello sguardo, poi lo rimproverò: « Ritira subito quello che hai detto, scemo. »
« Non posso farlo »
« Ti senti quando parli? Io ti conosco e so per certo, per certo che non diventerai mai come lui. Non sarai mai un bastardo senza cuore, un codardo che scappa dalle proprie responsabilità e, soprattutto, un assassino. »
Il re accarezzò le gambe del ragazzo distogliendo la vista e mettendosi a fissare il mondo fuori dal lucernario, « Guardami. — sputò il minore — Guardami, porca puttana. Non puoi essere serio, Hwa. »
« Tu non mi conosci. »
« Ti conosco meglio di quanto credi. »
« Non sei stato con me per questi anni. »
« Non per mia volontà. »
« Ah no? Che risposta pessima »
« Dico sul serio »
« Te l'ho già detto: capisco quando menti »
« Seonghwa, stai cambiando discorso. »
« Non mi interessa »
« Stavamo parlando di te e Sejun. »
« Io devo sapere perché mi hai abbandonato »
« Non ti ho abbandonato, cazzo »
« L'hai fatto invece. L'hai fatto eccome. »
Nella voce del corvino c'era una tristezza indescrivibile, nessuno dei due avrebbe voluto affrontare questo argomento, eppure ci avevano girato attorno per tutta la notte.
Seonghwa era l'unica persona al mondo che importasse a Hongjoong, mentre Hongjoong era l'unica persona per la quale Seonghwa abbassasse la guardia, ma, in quel momento, erano ad un punto morto.
« Mi dispiace. »
« Non mi servono le tue scuse. »
« Lo so, ma mi dispiace davvero. »
« Come potrebbe questo ridarmi indietro gli anni in cui ti sei dimenticato di me? »
« Credi davvero che ti avessi dimenticato? »
« Si. Guarda quanto tempo è passato. »
« Sei uno stupido. Mai, mai è passato giorno senza che io ti pensassi. Mai è passato mese senza che io scrivessi una lettera per te. Mai è passato anno senza che io venissi sulla terra ferma solo per vederti da lontano. »
« Cosa? » domandò confuso.
« Mi occupavo di te, da lontano. Corrompevo le guardie per farti rimanere più a lungo in giardino e guardare che non fossi in pericolo, che stessi bene.. »
« Come potevo stare bene senza te? »
« Eravamo talmente piccoli che non pensavo ti saresti ricordato, capiscimi Seonghwa »
Lui non rispose. Lo guardò amareggiato, deluso, forse triste ma probabilmente innamorato con quel sentimento che non se n'era mai andato. Immobile a guardarlo come se in una sola ora avesse ricucino il suo cuore e poi strappatolo di nuovo. Il minore, accortosi della bomba appena scoppiata tra loro, si stese sul suo corpo abbracciandolo e intrecciando le gambe alle sue, si avvicinò al suo orecchio tra una carezza e l'altra sussurrando: « Scusami, scusami, scusami.. Ti supplico, scusami. »
...
╔═.✵.══════════╗
꒱࿐ MY SPACE 𓂃୭̥
╚══════════.✵.═╝
CIAOOOO
scusate se vi ho fatto aspettare una vita, non era mia intenzione ma mi dimenticavo di postare💪🏻🙄👍🏻potete insultarmi si
comunque questo capitolo❤️
mi piace un sacco davvero mi è uscito proprio bene sono contenta :))
vabbe niente spero vi piaccia
love u
giulia
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top