𝐯𝐢𝐢. lui era il cielo, l'altro il mare.
♱ 𝙱 𝙻 𝙾 𝙾 𝙳 𝚁 𝙴 𝚅 𝙴 𝙽 𝙶 𝙴 ♱
───── 𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙨𝙚𝙩𝙩𝙚 ─────
⸌ c'è la luna piena questa notte ⸍
LUNA PIENA: POV UNO
hongjoong e seonghwa
𝓛o stesso silenzio che solitamente regna sovrano nei cimiteri, quel giorno si era appropriato dell'Utopia. Tutta la ciurma era in posizione di attenti, nessuno fiatava o osava muovere un muscolo, tantomeno respirare rumorosamente.
« Chi stiamo aspettando? » chiese il più ignorante tra loro, un mozzo reclutato da poco.
Il piccolo della nave, il tesoriere Jongho, provò a rispondere ma, il diretto interessato, lo precedette fulminandoli con lo sguardo.
« Me. Aspettate me. » disse.
Con il tallone chiuse la porta dietro di sé e, a ogni suo passo, lo scricchiolio delle traballanti assi in legno riecheggiava ovunque.
Il tacchettio dei suoi stivali rimbombava nel cervello di ogni pirata e, a passo lento ma sicuro, raggiunse il pontile.
« Capitano. » salutò all'unisono l'equipaggio, abbozzando una sorta di inchino.
Hongjoong si guardò attorno cercando il suo secondo, San, ma di lui non c'era traccia. Rivolse un'occhiata interrogativa a Yunho che rispose sollevando leggermente le spalle facendogli capire che, lui, non aveva la più pallida idea di dove fosse il compagno.
Lasciando correre per via delle circostanze, il castano, fece un cenno con la testa e la ciurma si spezzò a metà.
Un varco si aprì al centro, liberando la vista sull'albero maestro e permettendo al capitano di osservare il suo bellissimo, ricchissimo e ambitissimo prigioniero.
« Guarda un po' chi si rivede.. » ridacchiò.
L'altro, che da quando aveva messo piede sull'imbarcazione non aveva ancora aperto bocca, sentì un vuoto nel petto nell'ascoltare la voce di Hongjoong. Il suo tono era pungente, severo e quasi freddo, ma non lo era nell'ultima frase pronunciata proprio per lui. Era caldo, ammiccante e quasi amichevole.
« ...Re Park Seonghwa. » continuò avanzando verso il suo corpo, legato da funi e corde spesse e con le mani ammanettate.
Solo allora il Sovrano alzò lo sguardo, consapevole che, di fronte a lui, c'era proprio il Capitano: Kim Hongjoong.
Quando i loro occhi si incrociarono per la prima volta dopo anni e anni passati lontani l'uno dall'altro, entrambi non avevano idea di come sentirsi. Una scarica di adrenalina pervase i loro corpi e non sapevano se abbracciarsi o prendersi a botte.
Il cuore di Seonghwa era fuori controllo. Batteva così forte che pensava sarebbe esploso da un secondo all'altro, sentiva le pulsazioni martellargli la mente e il suo respiro aumentava di conseguenza. Tum, tum, tum.
Era vivo, Kim Hongjoong era vivo.
Per tutta l'adolescenza aveva creduto che il padre l'avesse ucciso anche se, le sue speranze, non erano mai morte del tutto: una parte di lui, anche se minima, pensava che il piccoletto fosse troppo intelligente per lasciarsi prendere.
Solo la morte di Sejun aveva aumentato le sue speranze, che erano quasi svanite. Dentro sé, Hwa, sentiva che il colpevole fosse lui. Era una presentimento, una sensazione che avvertiva nello stomaco, come se avesse assistito a tutta la scena. Da qui nasceva la sua decisione di non agire, di non combattere i pirati poiché se ci fosse stata anche la minima possibilità che fosse vivo, lui per nulla al mondo l'avrebbe messo in pericolo. Avrebbe protetto Hongjoong a costo di dimenticare suo padre senza vendicarlo.
Incollato alle sue pupille come se staccarsi fosse un reato, nessuno dei due aveva intenzione di interrompere il contatto visivo, le loro menti erano collegate e pareva quasi parlassero con gli occhi... « Ne è passato di tempo, Hongjoong » disse poi il corvino, interrompendo quel silenzio che era quasi diventato insostenibile, senza però mai smettere di guardarlo.
« È Capitan Hongjoong per esattezza, caro Seonghwa. » rispose alzando un sopracciglio.
« Se la metti su questo tono, è Re Seonghwa. » battibeccò con un sorrisetto sul volto.
Abbassando lo sguardo e ridacchiando il castano si avvicinò a pochi centimetri dal corpo del Sovrano che, istintivamente, abbassò il capo. Il capitano mise due dita sotto al suo mento per sollevargli il viso e tornare ad ammirare i suoi lucenti occhi che non aveva mai dimenticato per tutti questi anni.
« Vedo che ti tratti bene.. » ammiccò lui, alludendo ai ricchi vestiti di seta, quando le sue dita scesero lentamente percorrendogli petto e torace, causandogli un brivido.
« Non mi faccio mancare nulla » replicò lui, sporgendosi e cercando di smuovere le corde che lo tenevano incollato all'albero maestro.
« Andate. » disse freddamente Hongjoong, voltandosi verso la ciurma che aveva assistito alla scena.
« E ora? » chiese Seonghwa, non appena soli.
« E ora, cosa? »
« Che fai? Non mi liberi? »
« No, non credo lo farò. — sorrise provocatoriamente, camminando di fronte a lui avanti e indietro, senza sosta. — È più divertente se sono io ad avere il comando tra i due » insinuò presuntuoso.
« Sarebbe più divertente se mi liberassi. So essere piuttosto riconoscente. » rispose.
Il pirata sghignazzò, « Vuoi del rum? » chiese rivolgendogli uno sguardo accattivante.
« Preferisco il whisky. Hai dello scotch in questa catapecchia o è troppo sofisticato per voi pirati? » domandò provocandolo.
« Per chi mi hai preso, Seonghwa caro? Certo che ho del whisky, idiota. »
« Perché non me lo offri, allora? »
« Mh.. Lo scotch è solo per gli eventi speciali, non so se posso consumarlo per te. »
« Non ci vediamo da dieci anni. Penso che da bere tu me lo possa anche offrire, no? »
« Cosa ti fa pensare di essere così rilevante? » fece a denti stretti sottovoce, a dividere i loro volti c'era solamente lo spessore di una foglia.
« Sei stato tu ad ordinare il mio rapimento.
Un po' rilevante devo essere. » replicò sussurrando, assottigliando gli occhi e riducendo ancora di più la distanza.
Joong mise una mano sul suo petto e con l'altra gli circondò il collo, stringendo leggermente, poi disse: « Touché, Park Seonghwa. Touché. »
I loro volti avevano un'espressione divertita e, allo stesso tempo, affascinata dalla persone che avevano davanti. Entrambi si erano sciolti — anche se tra di loro non c'era mai stato imbarazzo, nonostante il tempo passato lontano — e si sentivano a proprio agio.
Il sole era ormai tramontato e il cielo si dipingeva di colori scuri, sempre più tendenti al nero e al blu, in lontananza si poteva scorgere la luna e sul mare, in quel momento, non rifletteva nemmeno una luce. L'atmosfera taciturna, l'infrangersi delle onde contro la barca, i loro respiri, le parole non dette.
La calma totale circondava le loro anime, destinate ad essere legate per il resto della vita.
« Va bene. Hai vinto. » sbottò il pirata innervosito, quando perse l'ennesima gara di sguardi con il Sovrano. « Adesso ti libero. »
In men che non si dica due mozzi corsero sul pontile, lo slegarono dalle funi, aprirono le manette liberandogli i polsi e gli tolsero la catena con la palla in ferro che teneva imprigionata la sua caviglia. « Oh! Carina quella, — fece Joong osservando l'ultimo aggeggio — non l'avevo vista! »
« Non te la consiglio, è piuttosto scomoda. » risposte infastidito il corvino, sbuffando.
« Non prendertela, ho ordinato loro di non farti scappare, non pensavo saresti stato cosi docile e obbediente, Seonghwa. »
« Pff. »
Il capitano si incamminò verso il suo stanzino ma, non sentendo il rumore delle costose scarpe dell'altro, si voltò a cercartelo.
« Che fai? Aspetti un invito reale per camminare o ce la fai anche senza? » sbottò.
« Buon Dio, non hai davvero un briciolo di pazienza tu! — esclamò lui, che si era semplicemente fermato ad osservare il mare — Ora arrivo, non riesci proprio a stare qualche secondo senza di me a quanto vedo. »
« È buono » disse semplicemente il re, quando le sue labbra si inumidirono di scotch.
« Certo che è buono, scemo. Cosa pensavi? »
« Sai com'è, non ci si aspetta molto da rozzi uomini che girano sempre con una bottiglia di rum tra le dita. » bofonchiò.
« Hai qualcosa contro il rum? »
« È una bevanda ignobile. E poi, questo è decisamente più gustoso. » fece alzando il bicchierino che teneva in mano e, in un solo sorso, bevendo il contenuto restante.
Con un paio di shot di troppo, i due tornarono a fissarsi senza dire una parola per circa dieci minuti. Da un lato della scrivania c'era il Capitan Hongjoong, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le gambe divaricate, dall'altro lato c'era il Re Seonghwa, con le gambe accavallate e le braccia conserte. « Mi raccomando, non parlare troppo. » disse sarcastico il secondo.
« Potrei dire lo stesso di te. » replicò.
« Tsk. Se sono qua significa che qualcosa dovrai pur dirmi, o sbaglio? »
« Si, ma non lo farò ora, altrimenti finiremo subito gli argomenti interessanti. » fece appoggiando la schiena alla sedia e finendo di bere il suo whiskey.
« Comunque io pensavo fossi morto »
« Ho la pelle dura. Non ci si libera tanto facilmente di uno come me. »
« L'hai ucciso tu, vero? »
« Ho ucciso tante persone, non so a chi ti riferisci. »
« Idiota. Sto parlando di mio padre, ovviamente. »
« Ah si, lui l'ho ucciso io. Devo ammetterlo, tutte le mie vittime lui è stata la mia preferita e la più soddisfacente. »
Seonghwa stette zitto a guardare il vuoto attorno a lui, « Non dirmi che ora ce l'hai con me. Hai intenzione di non parlarmi perché ho ucciso il tuo dolce papino? »
Il corvino tornò con le iridi puntate su di lui, poi si alzò in piedi e spostò qualche oggetto dal tavolo per sedercisi sopra.
« In realtà volevo dirti che mi hai fatto un grandissimo favore, sai, la notizia "Principe primogenito uccide il padre per ereditare il titolo" avrebbe fatto troppo scalpore. »
« Scendi dalla mia scrivania, non ti ho dato il permesso di sederti. » si lamentò Joong.
« Rilassati. C'è anche un'altra cosa che non mi hai dato il permesso di fare, ma che farò lo stesso. » insinuò con un sorrisetto sul volto.
Sotto lo sguardo confuso del capitano, l'altro afferrò con forza il colletto della sua vecchia camicia tutta stropicciata e lo tirò a sé. Da quel momento successe tutto molto in fretta e in men che non si dica le loro labbra erano diventate una sola cosa.
Quelle di Seonghwa erano davvero morbide e delicate, erano l'unione del sapore dolce del miele e dello zucchero, mischiato alla gustosa sensazione del proibito che si impadroniva del suo corpo ogni volta che le loro bocche si scontravano con più forza.
Hongjoong, invece, le aveva amarognole come l'alcol e sapeva di sbagliato, sapeva di illecito. Erano piene e calde, come se aspettassero solo che quelle dell'altro le completasse creando una composizione dolce amara.
Quando il maggiore si staccò, lasciando l'altro senza fiato e sbalordito, si alzò avvicinandosi alla finestrella della stanza che dava direttamente verso l'orizzonte. Faceva buio ormai e, cielo e mare, si erano uniti in una sola composizione, in un solo pezzo di arte. Un po' come loro due: Seonghwa era il cielo, ricco di stelle luminose ma a volte coperto di nuvole che non ti permettono di vederle; Hongjoong era il mare, profondo, scuro e raramente calmo, quasi sempre in tempesta.
Incrociò le braccia, poi disse: « C'è la luna piena stanotte. Attento a non cadere in mare altrimenti da impertinente pirata diventerai un'innocua sirenetta. »
Il castano tornò in sé scuotendo il capo e riprendendosi dell'enfasi: « Come siamo simpatici questa sera. »
Cambiando nuovamente argomento per l'ennesima volta in un paio d'ore, il Re si risedette alla scrivania, « Mi farai dormire sul pavimento come faceva tuo padre o questa volta ho diritto ad una stanza? » domandò sorridendo, quasi con aria gentile.
L'altro scosse il capo abbozzando il leggero riso, andò ad aprire la porta e lo accompagnò in una stanza vuota: « È la migliore stanza dell'Utopia. Dopo la mia, ovviamente. Puoi dormire qua stanotte. » disse.
« Di chi è? Dubito fortemente che qui abbiate una stanza riservata agli ospiti. »
« La stanza per gli ospiti l'abbiamo, è una prigione nella stiva. Questa è la camera da letto del mio secondo, stanotte dorme da un'altra parte. » rispose facendolo entrare.
Al molo, ecco dove avrebbe dormito.
Come se fosse sua, Seonghwa si sedette sul letto iniziando a togliere i suoi pesanti stivali, si sentiva perfettamente a suo agio nonostante, appoggiato allo stipite della porta, c'era ancora Hongjoong intento ad osservarlo. Si levò poi lo stretto corsetto dalla vita e la luccicante camicia bianca; rimase a petto nudo mentre l'altro deglutì rumorosamente mentre, incantato e ammaliato, era rapito dalla sua disarmante bellezza.
« Hai intenzione di stare a fissarmi mentre mi spoglio? » chiese ridendo di gusto.
« Tsk. È la mia nave, faccio quello che voglio »
« Io sono il Re e ti ordino di uscire »
« Sarai pure il Re, ma non sulla mia nave. »
Il corvino sorrise scuotendo il capo e si avvicinò pericolosamente a lui, l'altro, pensando di ottenere un altro bacio si sporse in avanti ma, al contrario di come aveva sperato, non si sfiorò nuovamente le sue labbra. Il maggiore gli mise una mano sul petto e lo spinse via, chiudendo la porta davanti al suo viso. « Buonanotte Capitano e ricorda che io sono il Re, sempre. » disse.
Erano le tre di notte quando l'effetto dell'alcol iniziò a svanire del tutto e un buco nello stomaco fece capolino nel corpo di Hwa. « Che fame, cazzo. » bisbigliò compendiosi la fronte con il palmo della mano. Per rimediare a questo problema decise di fare una rapida ispezione ma, al posto di aprire la porta della cucina, aprì quella della camera del pirata.
Fu in quel momento che pensò di saziarsi in qualche altro modo.
« Sai, Hongjoong... — disse entrando nella stanza e trovandolo sveglio — Pensavo che per una notte posso fare un'eccezione e non essere il Re sulla tua nave. »
« A cosa si deve questo delizioso cambio di programma? » domandò il castano, mette dosi seduto sul materasso e facendogli cenno con il capo di mettersi accanto a lui.
« Non lo so di preciso, ho solo voglia di seguire qualche tuo ordine. » rispose.
« Qualche? »
« I più intriganti »
Istintivamente Hongjoong si leccò le labbra mordendosi ls parte inferiore e rimanendo perso nei suoi occhi, « Ho un nuovo ordine per te. » disse poggiando il pollice sulle sue labbra.
« Dimmi, Capitano. »
« Baciami. Baciami Park Seonghwa. »
« Questo è uno di quegli ordini a cui voglio obbedire. Fanculo, ora si ragiona. »
Dopo quest'ultima affermazione, il corvino si tolse la maglia — una di quelle che aveva preso in prestito da San per la notte — e si mise a cavalcioni sopra il corpo di Hongjoong, baciando ogni centimetro delle sue labbra rosse e togliendogli il poco fiato che gli era rimasto nei polmoni.
...
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꒱࿐ MY SPACE 𓂃୭̥
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ciao amici <33
questo capitolo mi piace un sacco sono fiera di me, l'ho scritto effettivamente un po' di tempo fa MA nonostante sia passato tempo stranamente lo amo ancora :))
fatemi sapere se piace anche a voi hihi
comunque benvenuti nello sportello della seongjoong, Army_230506 siccome so che ti piacciono tanto ti dedico il capitolo❤️❤️ily
altre comunicazioni? uhm ho finito di scrivere tutto il primo atto di questa storia sono troppo presa bene HAHAHA
basta spero che stiate bene, love u❤️
giulia
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