𝐢𝐯. sette giorni di fiducia
♱ 𝙱 𝙻 𝙾 𝙾 𝙳 𝚁 𝙴 𝚅 𝙴 𝙽 𝙶 𝙴 ♱
──── 𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙘𝙞𝙣𝙦𝙪𝙚 ────
⸌ il mio diario parla solo di te ⸍
𝓓iario di bordo, giorno uno.
Sono seduto sul molo e ogni minuto che passa, lancio un sassolino. Lo faccio per far passare il tempo, ma tanto so che, tra meno di un'ora, oltre ai sassi sarà anche finito il mio interesse e tornerò ad annoiarmi fissandomi i piedi.
Il Principe Wooyoung ancora non è arrivato e oramai la notte è fonda, alzo lo sguardo e vedo la luna brillare alta in cielo. Penso che questa volta non verrà e io mi chiedo se lo rivedrò ancora prima o poi.
È sorto il sole, aldilà della collina le guardie notturne hanno terminato il loro turno ed io, ora, tornerò alla nave senza aver concluso un granché. Anzi, quelle appena trascorse sono state ore davvero, davvero interminabili.
Diario di bordo, giorno due.
Il tramonto è appena finito e il cielo si sta riempiendo di sfumature scure, vedo del viola, del blu e del nero in lontananza. Chissà cosa starà facendo il Principe, me lo chiedo spesso mentre lo aspetto, mi interrogo su come possa essere il nostro secondo incontro e mi immagino una conversazione ricca di battibecchi e bisticci.
Sono ancora speranzoso, magari questa notte arriverà con l'intento di voler attaccare i pirati e finirà con il parlare altezzosamente con me, trattandomi come se fossi un povero marinaio e non il più astuto tra i pirati.
Diario di bordo, giorno tre.
Ieri mi sono scordato di scrivere come è terminata la nottata, ma poco importa poiché è stato un fallimento come il giorno precedente. Mi chiedo dove sia finito Wooyoung.
Magari ha semplicemente deciso di non vendicare il padre.
Ho riletto le righe precedenti e mi sono accorto che è impossibile. Devo soltanto aspettare e arriverà, mi rimangono quattro giorni prima che il capitano ci faccia tornare al piano originale, spero si presenti almeno stasera.
Non è venuto ma non perdo la speranza, anche se mi hanno insegnato che chi di speranza vive, disperato muore.
Diario di bordo, giorno quattro.
Ancora nessuna novità per questa notte è io scrivo quando orami mancano pochi minuti al sorgere del sole. I primi raggi mi tengono compagnia scaldandomi il viso stanco e assonnato, se penso che ho sprecato importanti ore di sonno per un nulla, mi sale davvero una rabbia allucinante.
Non che io trepidi dalla voglia di vederlo, anzi, a dire il vero eviterei anche volentieri di sentire quella sua odiosa voce, però sono qua con un motivo preciso e dovrò perlomeno fingermi contento quando, e se, me lo troverò davanti.
Devo ricordarmi di portare qualcosa da fare per domani sera, altrimenti le ore non passeranno davvero più. Questa notte mi sono messo a parlare con un pesce, non è stata un'esperienza così emozionante.
Diario di bordo, giorno cinque.
Ho portato del rum. Sicuramente non mi tiene compagnia o non mi aiuta ad ammazzare il tempo, però mi consolerà quando anche questa sera il Principe non verrà. Mio caro amico, fai il tuo corso e annebbiami cervello e vista, cosi che per qualche momento possa distrarmi da questa noiosa e affliggente realtà.
Wooyoung non c'è nemmeno questa sera.
Mi rimangono due giorni soltanto e le mie ultime briciole di speranza stanno affogando nel mare. È tempo di togliere il tappo alla fiaschetta e sollevarmi il morale con il rum.
Aggiornamento: sono ubriaco!
Buonanotte.
Diario di bordo, giorno sei.
Portare il rum non è stata una grande idea, non ho ricordi prima dell'alba ma a quanto ho letto, il vanitoso biondino non si è fatto proprio vivo.
Una parte di me inizia quasi a preoccuparsi, magari è morto nel sonno o l'hanno rinchiuso da qualche parte... È praticamente impensabile che abbia messo da parte l'idea di una vendetta, ho visto nei suoi occhi troppa rabbia, tanta che reprimerla è impossibile.
Oggi conto le stelle, non ho di meglio da fare. Amo le stelle, mio padre mi ha sempre detto che c'è qualcosa di speciale nel loro brillare incessantemente. Chissà dove va una stella che si spegne, chissà al mattino dove se ne vanno, questi puntini luminosi.
Mi sto innervosendo. Dove è il Principe? Domani è la mia ultima possibilità. Non voglio deludere il Capitano, ha riposto tanta fiducia in me e devo ripagarlo in qualche modo, per esempio con il tesoro che tanto brama.
Diario di bordo, giorno sette.
È l'ora del crepuscolo, ho più dubbi che certezze e sono quasi sicuro che non —
« Cosa scrivi? »
San si bloccò d'improvviso, era lui: era Jung Wooyoung. Avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille, poiché essa aveva risuonato nella sua testa ogni minuto negli ultimi sette giorni. Chiuse il suo quaderno in pelle nera e posò penna e inchiostro accanto a lui. « Che? »
« Ti ho chiesto cosa scrivi »
Si alzò in piedi, tirò qualche pacca sui suoi pantaloni così da scacciare la polvere e alzò lo sguardo incrociando finalmente quello del principe. « Hai perso la voce, marinaio? »
« Che memoria ferrea che hai per ricordarti di me, Wooyoung. E no, non ho perso la voce. A dire la verità, contavo le stelle in cielo. »
« Non mi scordo tanto facilmente una persona tanto invadente quanto sfacciata come te, sai? » pronunciò alzando un sopracciglio.
« Quale onore è per me sentire queste parole, principe! » rispose sarcastico.
« Ah! Ora non fare il simpatico, non ti riesce. E poi cosa ci trovi in quelle stelle? Anzi no, non lo voglio nemmeno sapere. Fammi strada che devo passare, al contrario di te ho qualcosa di importante da sbrigare. »
Più confuso che mai, il moro corrugò fronte e sopracciglia e si scansò leggermente, « Aspetta, eh? » fece abbozzando un sorriso nervoso.
« Quanto sei lento a capire! Ora dimmi, cosa non ti è chiaro? » replicò a tono.
« Tutto..? Hai cambiato tre argomenti in una sola frase. Dammi almeno il tempo per rispondere ad ogni cosa! »
« Chi ha detto che io voglio una tua risposta? »
« Nessuno ha detto che non la vuoi, però. »
« Te lo dico io, ora »
« Ora è troppo tardi. Allora, prima di tutto io sono simpatico, sei tu che sei troppo altezzoso per capirmi. Poi, le stelle sono affascinanti ma non sprecherò fiato per spiegarti il motivo, dato che nemmeno ti interessa. Terzo punto, cosa devi fare con tanta fretta? »
« Non mi sembra siano affari tuoi »
« Stai andando dai pirati, non è così? »
« Ti sbagli »
« Tu vuoi vendetta, principino. Te lo leggo negli occhi illuminati dalla luna. »
« E perché mi fai tante domande, se già sai la risposta a tutte? » sbottò Wooyoung.
« Non ho un motivo, le faccio e basta »
« Lo fai per infastidirmi, non è così? »
« Può darsi »
« Beh, San, ti dirò che tutto di te mi fa innervosire particolarmente, però, io sono superiore a certe cose. Ma ora, lasciami passare che una scialuppa mi aspetta » finì.
San, che l'altro credeva essere un semplice marinaio, si spostò per lasciarlo passare e, proprio mentre stava preparando la sua scialuppa disse: « Pensi di poterli uccidere tutti, vero? Sei tanto presuntuoso e pieno di te da pensare di poterli battere. Tu. Da solo. »
« Sei tu che credi che io non lo possa fare. Io so di per certo di poterli ammazzare, sono il Principe di Port Royal, ricordatelo. »
« Se credi che a loro importi il tuo titolo, sei lontano dalla realtà, Wooyoung. »
Finalmente attirata la sua attenzione, il moro si incamminò verso la terra ferma allontanandosi da lui. Proprio come aveva previsto, l'altro si bloccò e chiese: « Ora dove te ne vai? »
« Dimmi, come mai ti interessa? » replicò alle sue spalle con un ghigno, poi girò il capo fissandolo negli occhi.
Il Principe, chiaramente in soggezione da quello sguardo, fece spallucce e per non sembrare troppo curioso tornò a fissare il mare. « Comunque non vado da nessuna parte. Rimango a farti compagnia. » fece.
Wooyoung rise toccandosi la pancia con la mano sinistra, « Farmi compagnia? Tu? E perché? » domandò sarcastico, fissandolo.
« Perché stanotte non partirai. Sei titubante e hai paura, te lo leggo in faccia. Ti ho convinto con un paio di parole, sono piuttosto bravo a farlo. Avresti semplicemente sperato che ti rispondessi 'me ne vado a casa' e poi saresti rimasto tutta notte qua per non considerare la tua uscita completamente fallimentare. »
In poche frasi, San aveva smontato il gonfio ego di Wooyoung. Quest'ultimo non rispose, anzi, se ne stette tutto zitto con lo sguardo basso. « Non mi dirai che ho ragione, giusto? » insinuò il pirata, « Giusto. » disse l'altro. « Quindi? Accetti la mia compagnia o torni al castello da codardo? » lo stuzzicò alzando un sopracciglio e camminando a braccia conserte fino a quando si trovò a pochi centimetri da lui.
« Non credo di avere scelta. Ma questo non significa che tu ed io siamo amici, intesi? »
San rise sedendosi con le gambe a penzoloni: « Quando avrei detto di volere la tua amicizia, esattamente? » fece beffeggiandolo.
Il Principe scosse il capo e gli si sedette accanto capendo che, per una volta, era soltanto un ragazzo e avrebbe dovuto dimenticare il suo tirolo. Non parlò inizialmente, questo perché si fermò a riflettere sulla risposta dell'altro: in realtà il suo unico amico era Yeosang quindi, a volere l'amicizia di San, era lui. Tuttavia.. Il suo orgoglio non gli avrebbe mai, mai permesso di ammetterlo. E poi lui era povero, un semplice marinaio. Non si poteva fare, assolutamente no.
« Perché rimani qua di notte, tu? » domandò proprio il più ricco, mettendo a tacere la presunzione che parlava nella sua testa.
« Te l'ho detto l'altra volta, perché devo sistemare le reti e all'alba uscire a pescare »
« Sì, ma non mi sembra che tu stessi sistemando le reti quando sono arrivato, o ora. » insinuò curioso.
« Come siamo loquaci questa sera, Wooyoung.
Comunque, non sempre mi va di farlo. Mi ricorda i miei genitori, questo posto. » e per la cronaca, queste erano le prime verità che uscivano dalla bocca di San.
« Uffa, che noia » sbuffò lui.
« Forse per te che sei abituato a tutto lo sfarzo, apprezzare ciò che ti circonda è noioso »
« Lo è, mi pareva di avertelo appena detto »
« Guarda la realtà con occhi diversi »
« I miei occhi sono questi, non li posso mica cambiare. Lo sai? »
« Mh, come sei simpatico »
« Me lo dicono in molti »
« Non ci credo »
« Fai male »
Scuotendo il capo, San ridacchiò.
Si chiedeva cosa passasse nella sua testa per avere tutta questa sicurezza e vanità che, però, poteva essere spodestata in fretta. Insomma, si domandava quante insicurezze si potessero celare detto quella sua esuberanza e sfrontatezza. « Quindi? Come si ammazza il tempo da queste parti? », il moro non rispose.
Egli era talmente immerso nei suoi pensieri da ovattare tutto il mondo attorno a sé. Lo faceva spesso: si chiudeva e non permetteva a nessuno di irrompere nella sua bolla disturbando la quiete della sua mente; era un modo per stare da soli anche in mezzo alle persone.
Non ci mise tanto a capire che, però, la persona accanto a lui sarebbe stata l'unica in grado di entrare nella sua bolla senza distruggerla.
« Non parlare troppo, mi raccomando! » esclamò roteando gli occhi spazientito.
« Cosa? »
« Niente »
« Non stavo ascoltando, che hai detto? »
« Niente »
« Dai, ti sei seriamente offeso perché non ti ho dedicato la mia più completa attenzione? »
« No »
« E allora che c'è? »
« Niente »
« Oh mio dio, Wooyoung! »
Abituato ad avere tutti gli occhi puntati addosso, il biondo non sapeva come comportarsi con lui. Persino Yeosang, nonostante il legame che li univa, lo trattava diversamente rispetto a tutti gli altri, rispettava comunque la sua superiorità. Ma con San, con San era diverso perché lui se ne fregava del fatto che fosse o non fosse un Principe. Per lui era solo un ragazzino presuntuoso che giaceva nel lusso e nell'ozio, qualcuno di insopportabile che non valeva nemmeno la pena di ascoltare.
Il maggiore sospirò nel vederlo così agitato e comprese che, se voleva davvero portare a termine il suo piano, doveva essere il primo ad abbassare la guardia tra i due.
« Scusami — disse picchiandogli nel braccio — Ogni tanto mi disconnetto dalla realtà e sto nei miei pensieri, non è colpa tua. » ammise.
L'altro fece spallucce.
« Dico sul serio, mi interessa sapere quello che avevi detto e, se non me lo dici, ti infastidirò per tutta notte. Sappilo. » aggiunse, cercando di essere cordiale e amichevole.
« Mh. Ti avevo chiesto cosa potessimo fare, solo questo. » replicò freddo.
« Beh, potresti iniziare con il dirmi perché ce l'hai tanto a morte con i pirati. No? »
« E poi tu potresti dirmi perché sai cosi tanto su di loro. Non credi? »
« Va bene. — rispose secco, senza nemmeno preoccuparsi di cosa avrebbe detto dopo, insomma, si sarebbe inventato qualcosa. — Una risposa a testa, fino a quando non abbiamo più domande. Ci stai? »
« Ci sto. »
Si ammutolì per qualche istante, afferrò un sasso e lo scaraventò tra le onde con tutta la forza che aveva in corpo, spostandosi persino d'un paio di centimetri.
« Quanta rabbia » commentò San.
« Hanno ucciso mio padre. Lo hanno ammazzato e nessuno potrà ridarmelo indietro. Ecco perché li odio, per questo e per altri motivi ma soprattutto per questo. »
« Ci eri tanto legato? » domandò.
Qualcosa nella voce di entrambi era spezzato. Da una parte c'era il dolore per una perdita, dall'altra c'era quello di aver contribuito, a questa perdita. Nessun rimorso, questa era una regola fondamentale della nave Utopia. Si uccide quando è necessario, senza emozioni, senza pentimenti. Eppure, forse, San si era un poco pentito quella volta.
« Più o meno. Sejun mi ha raccolto dalla strada appena nato, mia madre mi ha abbandonato; ecco la verità. » che verità poi non era, perché di certo non corrispondeva alla realtà dei fatti.
« Quindi ecco spiegato perché vuoi vendetta »
« Devo tanto a lui, sarei morto altrimenti »
« E gli altri motivi? »
« Hanno rapito Seonwgha quando era un bambino, lo hanno tenuto prigioniero per anni. Non so quale sia la tua età, ma sicuramente eri troppo piccolo per sapere del rapimento del Principe. Io so solo che una mattina ero solo e la mattina dopo ecco arrivare mio fratello maggiore. Fratellastro. »
I sensi di colpa dal petto di San sparirono all'istante. Rammentò che il Re aveva ucciso la famiglia di Hongjoong, quindi se era morto la colpa era solo sua. "Fingiti sorpreso, San"
« Oh! Aspetta, cosa? »
« Hai sentito bene. Non mi hanno mai detto molto, però. Tutte le cose che so riguardanti la mia famiglia le ho scoperte da solo. »
« Ho come la sensazione che non ti dicano molto al castello. O sbaglio? »
Wooyoung fece spallucce. « Lo fanno per proteggermi, sono il più piccolo lì. »
« Quanti anni hai? »
« Diciannove. Tu, San? »
« Venti »
« Tocca a te »
« Quale era la domanda? »
« Perché conosci cosi tante informazioni sui pirati? Sono curioso di sentire la risposta »
In realtà, al biondo, non era nemmeno mai venuta in mente l'idea che San potesse essere uno di loro. Visti i suoi modi tribali, i suoi vestiti stracciati e il suo viso stanco, credeva davvero che fosse un semplice marinaio.
« Noi pescatori sappiamo tanto su di loro, cerchiamo di stargli alla larga il più possibile prima che si impossessino del nostro cibo o, peggio, delle barche. Li studiamo, in ogni loro mossa e comportamento. »
Wooyoung corrugò la fronte zittendosi, forse, più che dell'esercito aveva bisogno di lui per sconfiggere la ciurma.
« Sai, San.. Forse tu ed io potremmo davvero diventare amici. Potresti dimostrarti più utile del previsto. » fece sghignazzando.
Tutta la notte.
Trascorsero tutta la notte a parlare.
Cose interessanti, cose noiose.
Un po' di ogni argomento.
Per tutta, tutta la notte.
...
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꒱࿐ MY SPACE 𓂃୭̥
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ciao !!
comunicazione di servizio numero1
ho deciso che una volta ogni due settimane aggiorno questa storia anche se potrebbe cambiare questa cosa con la fine di forsythia
comunicazione di servizio numero2
ho scritto tipo altri sei capitoli di questa storia e vi giuro mi sta piacendo tantissimo stranamente son fiera di me e posso dire che sta uscendo una figata (per ora)
fine delle comunicazioni di servizio ora si torna a copiare gli appunti di filosofia aspettando che mi passi questo mal di testa allucinante che mi segue da due giorni TOP RAGA
buona serata love u all❤️❤️
dedicazione capitolo a TheLightIsMe cosi ti miglioro la serata, tvb bestie <3
giulia
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