𝐢𝐢. capitan kim hongjoong
♱ 𝙱 𝙻 𝙾 𝙾 𝙳 𝚁 𝙴 𝚅 𝙴 𝙽 𝙶 𝙴 ♱
───── 𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙙𝙪𝙚 ─────
⸌ il racconto del passato ⸍
𝓗ongjoong parlò: « Tutto è cominciato quando avevo tre anni... O forse erano quattro?! — esclamò ridacchiando, levandosi il pesante cappello dal capo e passandosi una mano tra i capelli castano chiaro — Non è l'età la parte importante. Presta molta attenzione, San. » disse versando del rum in due bicchieri.
« Uno per te e uno per me. Bevi, San, bevi. » fece prima di iniziare il racconto.
FLASHBACK
24 / 05 / 1798
Era maggio e tra le onde faceva già un caldo tremendo: il vento non era più fresco, ma quasi afoso e l'acqua si stava scaldando di giorno in giorno. Quando l'estate era alle porte, ci si allontanava dalla terra ferma e si rimaneva tra qualche isola sperduta fino a quando il bottino invernale non finiva.
Una sera, però, anziché svegliarsi dal suo sonnellino pomeridiano ritrovandosi in mare aperto, Hongjoong aprì gli occhi e attorno a sé trovò solo un grande frastuono. Incuriosito da quell'insolito trambusto e dal rumore di passi frettolosi e pesanti, si affacciò all'oblò della cabina: erano approdati al molo della cittadina reale, Port Royale. Insomma, non un molo qualunque. Scattò in piedi e si vestì di fretta con l'intento di salire sul pontile, minuto come era, sarebbe passato inosservato e avrebbe potuto fare tutto ciò che voleva: per lui, essere un pirata — precisamente il figlio del Capitano Kim Doyoon — era la cosa più bella al mondo.
Quasi dimenticandosi del suo intento, perse tempo a guardarsi fieramente al vecchio specchio nella cabina: i suoi abiti gli stavano grandi, erano un po' trasandati e persino stracciati ma, lui, non poteva essere più felice. Mise i suoi piccoli pugni sui fianchi e gonfiò il petto all'infuori per sembrare più duro e spaventoso, abbassò la benda e poi mise sul capo un cappello più grosso di quattro taglie. « Manca qualcosa.. Ci sono! » esclamò girandosi e notando il pesante e dorato cannocchiale del padre. Lo prese tra le mani portandoselo all'unico occhio libero e scrutando l'orizzonte, sempre nella piccola stanza, proprio come faceva un buon capitano.
« Oh! » sussultò, quando trovò un'insolita persona di fronte a lui. Joong credeva che avesse il viso enorme e due occhi giganti, pensava fosse un mostro venuto per mangiarlo.
« Abbassa il cannocchiale! » rispose l'altro ridendo e guardandolo curiosamente.
Era un bambino, piccolo almeno quanto lui. Però, era completamente diverso: aveva il viso pulito, i capelli neri ordinati, i vestiti bianchi e candidi, profumava persino.
« Chi sei? » chiese il pirata.
« Seonghwa. Tu? »
« Hongjoong. »
« Sei un pirata? » domandò il corvino.
« Si! — esclamò contento — Tu però.. Non sembri molto un pirata.. Cosa sei? »
« Un Principe, il mio papà è il Re »
Hongjoong si levò il copricapo che gli copriva la vista e si avvicinò al suo nuovo amico: « Hai fame? Ho del cibo nascosto sotto al letto, però è un segreto non devi dirlo a nessuno. Li sai mantenere i segreti tu? Io sì, ne so un sacco! Non te li dirò, sono segreti.. » fece tutto d'un fiato, facendo ridacchiare l'altro.
« No grazie, io sto bene così. Ti.. Ti va di giocare con me? » chiese timidamente.
« Certo! Sai giocare a nascondino? »
Hwa annuì, « Conto io! »
Nessuna domanda, nessun sospetto.
Mentre il pirata si intrufolava tra i piccoli spazi nelle stanze della stiva, udì suo padre discutere animatamente con la ciurma.
« Fino a quando non avremo ciò che ci spetta di diritto, Park Sejun non rivedrà il suo inutile figlio! » esclamava irato, mentre la moglie cercava di placare gli animi: « Ma caro, è solo un bambino.. » diceva fissandolo.
« Non mi interessa, Hyejin. Lo rinchiuderemo e lo terremo in vita fino a quando il re non sarà disposto a pagare! » replicò.
In meno di un'ora, la nave Utopia aveva lasciato la terra ferma e si stava dirigendo in mare aperto con un principe a bordo che, ancora, non si era reso conto dell'accaduto.
Hongjoong, che aveva ascoltato parte del discorso, quella notte scelse di mentire al suo nuovo amico non raccontandogli la verità.
« Ti va se rimani un po' qua con me? »
« Si, non ho mai avuto un amico »
« Io sono il tuo primo amico allora! » gioì il pirata, saltando sul letto e piombando addosso all'altro facendogli il solletico.
Il bello di essere bambini era questo: nessuno dei due si preoccupava del fatto che, pirati e reali, non potessero andare d'accordo; anzi, in realtà non potevano nemmeno rivolgersi la parola se non per farsi la guerra.
Loro, però, avevano imparato a non farsi scoprire da nessuno; durante le ore di buio dormivano insieme o giocavano senza far troppo rumore, durante il giorno, invece, era più difficile. A volte Joong spariva e nessuno lo cercava, quelli erano i momenti perfetti per stare con l'amico, quando invece il padre lo voleva al suo fianco, Seonghwa se ne stava tutto il tempo solo ad aspettare il suo arrivo.
I due erano diventati inseparabili, ogni giorno diventavano più uniti e avevano imparato a conoscersi meglio delle loro tasche. Avevano un linguaggio tutto loro con delle parole in codice e nessuno sapeva o sospettava.
Nessuno tranne uno, la madre. Da sempre una delle poche donne sulla nave, Hyejin doveva sopravvivere ad una ciurma di rozzi uomini senza cuore, per questo, quando scoprì dell'insolita amicizia tra il figlio e il Principe, mantenne il loro segreto solennemente.
Passarono mesi prima della catastrofe.
La catastrofe che segnò per sempre la vita di Kim Hongjoong, che lo fece diventare capitano di una nave pirata all'età di soli sei anni.
« Seonghwa! » esclamò il minore piangendo, quando delle guardie reali strapparono l'amico via dalle sue braccia. Il corvino non sapeva cosa stesse accadendo, ma con le lacrime agli occhi, nel profondo del suo cuore, sapeva che non avrebbe mai più rivisto Hongjoong. Allungò la mano per sfiorarlo un'ultima volta prima di venir portato via dall'esercito.
Ma l'incubo, per il castano, era appena cominciato. Stava già scendendo dalla nave per rincorrerlo e abbracciarlo di nuovo, quando si bloccò sentendo uno sparo. Rimase pietrificato in mezzo al pontile guardando il corpo senza vita di suo padre cadere nelle gelide acque e venir inghiottito dal mare; poi fu il turno della madre: un colpo dritto nel petto e scomparve dalla sua vista.
Aveva sei anni e aveva appena visto tutte le sue certezze sparire sotto un'arma da fuoco.
Aveva perso sua madre, suo padre e persino il suo migliore amico. Ci volle del tempo per tornare a stare bene, anzi, forse nemmeno tornò mai a stare bene del tutto; ma una cosa l'aveva imparata: il coraggio.
Hongjoong sapeva che il mondo, quel mondo pirata, gli apparteneva ed era tra le sue mani. Era solo un bambino ma aveva già chiaro il concetto di vendetta e, ogni sera, rivolgeva prima un pensiero ai suoi genitori defunti, e poi minacciava di morte il re Park Sejun.
« Ti farò pentire di non aver ucciso anche me. Sogno il momento in cui trafiggerò il tuo petto con una lama e ascolterò le tue futili suppliche per risparmiarti la vita. Io ti ammazzerò. »
FINE FLASHBACK
San si ammutolì fissando le biancastre creste delle onde e cercando di organizzare in un palazzo mentale tutte le sue domande. Per la cronaca, ne aveva più di prima e non sarebbe bastato un intero giorno per rispondere a tutte; nonostante ciò, quello che gli premeva di più era sapere del principe: Park Seonghwa.
« L'ha più rivisto lui, capitano? »
« Lo controllo da lontano, diciamo. Mi preoccupo ancora per Seonghwa, è un rapporto strano il nostro: io vedo lui, ma lui non vede me. Insomma, non ci parliamo e non sa nemmeno che, di tanto in tanto, lo spio per sapere se è al sicuro. »
« Le deve volere molto bene, non è così? »
« Oh, San.. I miei ricordi più felici sono con lui. Custodisco nel profondo del mio cuore i momenti trascorsi, ma non so se i miei sentimenti siano ricambiati. »
Una malinconia straziante si poteva udire nella voce di Hongjoong ma, il fidato quartiermastro, aveva ancora tante domande su quel ragazzo e — detto sinceramente — non aveva intenzione di placare il suo animo.
« Ora diventerà Re suppongo. » insinuò il corvino, poggiandosi sui palmi delle mani.
« Supponi bene. Penso che ci sarà un incontro tra me e il Sovrano, tra non molto. Quella famiglia ha ancora qualcosa che mi appartiene e per il tesoro che era stato rubato a mio padre, è arrivato il momento di tornare a casa. » concluse fieramente.
Il capitano riempì nuovamente i bicchieri, ormai vuoti, e rimase a fissare l'immenso vuoto attorno a lui condividendo per la prima volta il dolore che si era portato appresso per anni.
« Come pensa di fare? Se si avvicinerà al castello lo ammazzeranno. »
« Tempo al tempo, San. Tempo al tempo. »
...
« Manca una sola settimana all'incoronazione di suo fratello, Principe. È proprio sicuro di stare bene? » domandò un ragazzo vestito elegantemente, piombando nella stanza.
« Ah! Yeosang! Quante volte te lo devo dire? Anzi, quante volte ti devo dire le stesse cose?! Punto primo, tu ed io siamo amici. Se mi darai ancora una volta del 'lei' ti sfiderò a duello. » bofonchiò il principe Wooyoung, sistemandosi la giacca e osservandosi allo specchio.
« Lo sai che vincerei io a mani basse, vero? Non so se te lo ricordi, amico, ma ti rammento che sono il comandante dell'esercito! » replicò lui, sistemandosi i lucenti capelli scuri.
Il biondo non rispose, si limitò ad emettere qualche lamento per poi venir interrotto dall'altro: « Quale è il punto secondo? »
« Ah, si, il punto secondo! Innanzitutto è fratellastro, non fratello. E poi sto bene. Non c'è bisogno di chiederlo ogni giorno. »
« Mi assicuravo soltanto »
« Mh, sarà. — disse alzando un sopracciglio e dirigendosi verso l'uscita della stanza — Stanno già iniziando ad allestire tutto.. Sarà una lunga cerimonia di una noia mortale! »
Quel giorno, che non si stava rivelando affatto buono per il Principe, prese una svolta inaspettata: il prossimo sovrano di Port Royale aveva convocato d'urgenza un'assemblea per discutere sul futuro del regno.
O per meglio dire, sul futuro dei pirati.
Le persone più influenti del castello erano sedute ad un imponente e pregiato tavolo circolare. Al centro di esso c'erano una cartina, una clessidra, una bussola e qualche inutile foglio scritto con una pessima calligrafia.
« Ha un piano, Sire? » chiese con la sua voce roca il più coraggioso tra loro, Mingi.
« Si che ce l'ho. In qualità di nuovo sovrano, mi pare scontato aver ben presente uno schema. » rispose lui, con tono quasi saccente.
« Vuoi illustrarcelo questo schema o deve rimanere un segreto? » sbottò il biondo, roteando gli occhi. Diciamo che, effettivamente, lui nemmeno ci provava a rispettare l'etica regale e rimanere composto.
« Quello che faremo, è non fare niente. »
Wooyoung deglutì. I suoi occhi si ingigantirono e il suo viso sbiancò d'improvviso, si alzò di scatto gettando a terra la sedia, i suoi palmi erano ben saldi sul legno del tavolo e, nel frattempo, cercava di non imprecare a voce alta: « Cosa vorrebbe dire che non faremo niente?! Ma sei completamente matto?! » sbraitò arrabbiato, perdendo quasi il completo controllo di sé.
« Fidati, fratello. So molte più informazioni di te. Non attaccare è la decisione più saggia. »
« Hanno ucciso nostro padre.. — ringhiò stringendo i denti e le dita in un pugno — Non puoi fingere che non sia successo solo perché sei un ignobile codardo! »
« Scusate l'intromissione ma, il Principe non ha torto. Pare quasi che non crediate nelle mie doti e nella capacità che il mio esercito ha di sconfiggere una banda di rozzi esseri. » replicò Yeosang, prendendo le parti del biondo che, dopo il suo intervento, si limitò a ringraziarlo con uno sguardo complice.
« Io credo e confido delle nostre armi e nella vostra astuzia, comandante, quello che voi tutti non capite è che, per il bene del regno, è meglio non agire e rimanere passivi. »
« Come osi non vendicare nostro padre! »
Quello che Hwa avrebbe voluto dire a Woo era: "Oh, fratello mio, non ti rendi conto di quante cose non sai su nostro padre. Persino sulla tua nascita ha mentito spudoratamente: t'ha fatto credere d'averti salvato dalla strada, invece ti ha strappato dalle braccia di una povera inserviente che ha incontrato la morte pochi giorni dopo per depressione.
Non era un brav'uomo, ed io conservo tutte le sue cattiverie nella mia memoria."
Ciò che, al contrario, uscì dalle sue labbra fu solo un cattivo e aspro: « Io sono il Re, io decido. Non voglio storie, né da Wooyoung né da altri in questa stanza. Portate rispetto al vostro nuovo sovrano. »
Il minore digrignò i denti e strinse le dita della mano in un pugno, le sue nocche divennero bianche e i suoi palmi si arrossarono completamente. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma stette zitto e a passo pesante e carico di rabbia lasciò quel locale dirigendosi all'esterno per prendere una boccata d'aria.
Camminò senza meta tra l'erba verde e gli alberi in fiore, il vento scompigliava i suoi perfetti capelli biondi e i rumori che lo circondavano non facevano altro che aumentare il suo nervoso: aveva bisogno di silenzio. Di silenzio, o di sfogarsi combattendo con le affilate spade in un duello.
Siccome, in quel momento, nessuna delle due cose gli era concessa, continuò la sua passeggiata sperando che i suoi nervi si calmassero magicamente d'improvviso.
« Ce l'ho io un piano. » ringhiò in cima ad una collina, osservando il mare aperto.
...
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꒱࿐ MY SPACE 𓂃୭̥
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CIAOOO
scusate se vi ho fatto aspettare tipo una vita per il secondo capitolo ma ops🧍🏻♀️
comunque spero vi piaccia !! l'inizio mi serve più per raccontare quello che è successo, ecco perché questo capitolo è incentrato su joong :)
COMUNQUEEEE basta fine delle comunicazioni fatemi sapere cosa ne pensate!! ora sto a lezione di scuola guida senza capire niente buona serata love u sm 🥲❤️
giulia
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