𝐢. l'incontro con la morte
♱ 𝙱 𝙻 𝙾 𝙾 𝙳 𝚁 𝙴 𝚅 𝙴 𝙽 𝙶 𝙴 ♱
───── 𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙪𝙣𝙤 ─────
⸌ quando il sole incontra il mare ⸍
𝓢occhiuse gli occhi e sospirò.
Era stanco, stanco della vendetta, delle parole.
Si fermò a riflettere guardandosi allo specchio, persino la sua disarmante bellezza era vana in quel momento, tanto che nemmeno essa l'avrebbe confortato o allietato.
Era giunto il giorno e, lui, lo sapeva. Non dovette aspettare tanto prima di capire che quella sera non avrebbe avuto motivo per combattere.
Erano ore di tregua, le poche che i due opposti si concedevano, quando Wooyoung uscì dalla sua stanza a passo svelto mentre si legava il fodero della spada attorno alla vita.
Poco dopo lasciò il castello dirigendosi verso l'uscita dalle mura sotto la vista acuta delle sentinelle, intente a scrutare l'orizzonte e temendo una attacco improvviso.
« Cosa la porta qui, Principe? » domandò una guardia appostata al portone.
« Riposo. Ho bisogno d'aria. »
« Può respirare anche dalla finestra della sua stanza, signore. Così facendo — insinuò gettando un'occhiata alla realtà esterna — rischia di mettere a rischio la sua vita. »
« Non ho alcun motivo per rimanere. Ora, apra il portone e mi lasci andare, è un ordine. » replicò fermamente.
In quel silenzio ch'era quasi impossibile da immaginare durante il giorno, il biondo si diresse verso il suo posto preferito: un pontile.
Si sedette sulle traballanti e precarie travi di legno con i suoi migliori abiti, i più raffinati che il maggiordomo aveva trovato, e lì vi rimase.
« Ti aspetto, come ho sempre fatto » sussurrò guardandosi attorno e incupendosi.
« Ti aspetto, ma tu non arrivi » continuò.
« Sarai forse tu che aspetti me, ora? » chiese stringendo i pugni e fissando il mare.
« Lascia che io ascolti di nuovo la tua voce, ti prego mio dolce San.. Ti prego.. »
La luna piena rifletteva sulle creste dell'acqua calma e nel cielo non c'era nemmeno una nuvola, ogni stella poteva esser vista ad occhio nudo e così fece Wooyoung: guardò gli astri ad uno ad uno. Quando perse il conto, dedicò la sua attenzione preziosa alla lucente signora vestita di bianco in mezzo al blu e, nel fissarla, una lacrima rigò la sua guancia giovane.
Si stese sul molo, sconsolato, sperando nell'arrivo di qualcuno che però non si sarebbe presentato mai. In quel momento, qualsiasi sentimento sarebbe stato migliore di ciò che bruciava intensamente in lui. Era il rimorso.
Il peggiore tra gli stati d'animo.
Socchiuse le palpebre in cerca di un poco di pace a cui tanto ambiva; ascoltò le onde del mare infrangersi dolcemente contro gli scogli, poi raggiungere la sabbia a riva e tornare indietro come in un loop e pensò a quanto poco, in passato, gli piacesse il mare.
Poi cambiò, cambiò perché un giorno una persona, la stessa che aspettava pazientemente in quella notte fonda, era entrata nella sua vita e l'aveva messa sottosopra, così da far svanire nell'ignoto tutte le sue certezze.
A lui sarebbe piaciuto rimanere lì immobile, ma il silenzio assordante della sua mente era più fastidioso di quello del mondo attorno a lui e, questo, non lo riusciva a sopportare. La sua testa era offuscata e, se prima era colma di pensieri e rimpianti, ora era soltanto cupa.
Vuota, taciturna e sola.
Un po' come lui.
Senza dare tregua al suo irrequieto animo, si torturava rivivendo continuamente il momento in cui, guardandolo dormire, si rese conto di essersi perdutamente innamorato di quell'audace pirata accanto a lui.
Quella volta, Wooyoung capì anche che, di qualsiasi cosa fossero fatti i matti cuori umani, i loro si appartenevano l'un l'altro.
E se era vera l'esistenza del destino, il loro era sicuramente lo stesso.
Si dice sempre che il primo amore non si scorda mai. Ma l'ultimo, invece?
« San... »
« Perché non sei qua? »
« Perché hai rovinato tutto, San? »
UNDICI MESI PRIMA
« Il Re è morto! Lunga vita al Capitano! »
« Lunga vita al Capitano! »
Il tempo si fermò.
Tutti coloro che fino a pochi istanti prima urlavano, emettevano lamenti o gridi, si zittirono immediatamente rimanendo pietrificati. Fuori dalla camera reale alcuni pirati eseguivano gli ordini trattenendo con ingente forza le guardie che, nel mentre, si dimenavano e tentavano di raggiungere il corpo esanime del sovrano.
Kim Hongjoong, Capitano dell'Utopia, aveva le mani poggiate sui fianchi e osservava compiaciuto il cadavere. L'accenno di un sorriso soddisfatto e uno sguardo penetrante costituivano la sua espressione strafottente.
Il sangue caldo che sgorgava dall'unica ferita mortale inflittagli nel petto, macchiava di rosso scuro le bianche lenzuola pregiate.
Il comandante afferrò l'impugnatura della spada forgiata a mano e socchiuse gli occhi riempiendosi i polmoni di quell'aria viziata ma, anziché toglierla dalla sua carne, la spinse ancora più in profondità.
« Lasciatemi solo. E vedete bene di non far avvicinare nessuno a questa stanza. » ordinò.
Con queste parole i pochi uomini che avevano avuto l'onore di rimanere con lui nel momento dell'assassinio — il quartiermastro Choi San, l'avventuriere Jeon Yunho e il tesorirere Choi Jongho — abbandonarono la stanza e si diressero nell'atrio radunando in un solo luogo tutti i civili presenti al castello. Qualche custode armato venne annientato dai pirati più abili nel combattere mentre, altri di loro, erano posizionati fuori dalle camere da letto dei due principi, in modo tale da non farli uscire.
« La vita è tanto facile da dare, quanto da togliere. Tu non credi? — iniziò a parlare Hongjoong, camminando avanti e indietro ai piedi del letto — Aspettavo questo momento da anni e magari, da stolto, credevi che non sarebbe mai arrivato. Ma ora ti dirò una cosa, caro Sejun.. — annunciò avvicinandosi al volto del cadavere e abbassandogli le palpebre con le dita — Il tuo destino lo hai deciso tu diciassette anni fa e forse, vedendo come sono finite le cose, quella motte avresti dovuto uccidere anche me. » concluse estraendo la lama e pulendola tra le coperte ormai infangate.
« Occhio per occhio, dente per dente.
All'età di sei anni ho giurato sul corpo dei miei genitori che ti avrei ammazzato e così ho fatto. Un pirata mantiene sempre la sua parola. Ci rivedremo all'inferno, Park Sejun. » finì spuntando sul busto e allontanandosi.
In quel giorno d'aprile, quando la stella più grande aveva lasciato il posto alla luna e la luce all'imbrunire, la ciurma più pericolosa e potente dell'ultimo secolo aveva fatto irruzione nel castello di Port Royale. Era l'ora del crepuscolo, il timido sole dei giorni primaverili incontrava il mare calmo e gelido, quando essa approdò sulla terra ferma. Attesero ore segregati e, solo con il buio che li circondava, i pirati si mossero per raggiungere la reggia e portare a termine la vendetta di Hongjoong.
« Capitano, possiamo andarcene? »
« Si, il nostro lavoro qui è finito. »
« Raggruppo la ciurma e vi raggiungerò a riva tra qualche minuto » annunciò San.
Affascinante, astuto e sempre un passo avanti.
Fece uscire tutti dal castello mentre lui, ben nascosto dagli occhi indesiderati dei reali, osservava lo scompiglio che si stava nuovamente creando. I figli del sovrano, a porte ormai sbloccate, si gettarono verso il corpo del padre trovandolo senza vita.
Aguzzò lo sguardo e, cambiando visuale, notò come i due fossero uno l'opposto dell'altro.
Il maggiore pareva non essere minimamente scosso dall'accaduto: teneva le braccia conserte e manteneva il suo solito portamento regale rivolgendo, di tanto in tanto, qualche occhiataccia al fratello. Non versò nemmeno una lacrima e non spiccicò parola fino all'arrivo della guardia reale, Song Mingi, la quale prese il controllo della situazione. Il minore, invece, dimenticò completamente tutta l'etica del castello e si inginocchiò a terra, finendo per sporcarsi i pregiati vestiti di sangue. Non pianse, o almeno non troppo, però guardava l'altro con disprezzo e amarezza, chiedendosi come facesse a rimanere impassibile dinanzi a tale orrore, dinanzi al cadavere di loro padre.
E proprio così, San, trovò l'anello debole della famiglia: il piccolo, vanitoso e impulsivo principe Jung Wooyoung.
Tutti sanno che nessun reale dovrebbe far prevalere le emozioni o l'istinto, questa è la prima regola e, lui, l'aveva appena infranta.
Un sorriso intrinseco di malizia nacque sul viso del pirata quando realizzò che avrebbe potuto sfruttare tale debolezza a suo vantaggio.
Tra disperazioni e respiri soffocanti lasciò il castello correndo verso il mare, arrivando appena in tempo per salire sulla scialuppa che conduceva all'Utopia.
« Più veloci, cazzo! » imprecava Yunho, voltandosi costantemente verso riva timoroso che la marina reale potesse raggiungerli da un momento all'altro.
Una volta al sicuro sulla nave, essi sparirono tra gli scogli nell'acqua e la notte si fece sempre più profonda; scomparvero dalla vista dell'esercito del castello che rimase in balia delle onde a vagare senza una meta e solo dopo qualche ora si arrese tornando sulla terra ferma. « Li avete trovati?! » gridò il principe dai lucenti capelli biondi, con i piedi nell'acqua.
« No, signore. Non c'è nessuno là fuori. » replicò uno di loro a testa bassa.
« Impossibile! » si arrabbiò.
« Yeosang! — sbraitò voltandosi, in cerca del comandante dell'esercito — Kang Yeosang! »
« Mi dica, Principe » rispose in modo pacato, avvicinandosi a lui cautamente.
« Trova quei maledetti pirati e uccidili. Dal primo all'ultimo, non voglio esclusioni. Donne, bambini, vecchi, giovani, non mi importa. Tutti loro devono fare la fine di mio padre. »
« Non sarebbe meglio parlare con suo fratello? Egli diventerà sovrano a breve, io credo che dovremmo consultarlo prima di prendere qualche decisone affrettata.. » si intromise il fedele e leale guardiano.
« Invece credi male, Mingi. Lui potrà anche essere il futuro sovrano, ma fino a prova contraria, qua e ora, per vendicare nostro padre ci sono io e non lui. E sapete ciò che io voglio: i loro cadaveri. Sono stato abbastanza chiaro? » ordinò fulminandolo con lo sguardo, « Si, mi scusi. » disse.
In mezzo al mare, nel frattempo, i pirati innalzavano al chiaro di luna un bicchiere di rum per festeggiare la fine di un'era.
« Ha visto Capitano? C'è un sempre un lieto fine! » esclamò il moro, non conoscendo però parte della storia.
« Lieto lo è stato sicuramente, mio caro San, ma fine ancora non credo. » ammise.
« Cosa intende dire? »
« Non ora, non è il momento. Festeggiamo adesso, alla luce del giorno te ne parlerò. »
« Lunga vita al Capitano! » esclamò un mozzo, sollevando la bottiglia d'alcol, « Lunga vita al Capitano! » ripeté tutta la ciurma all'unisono.
Solo i primi timidi raggi solari che riflettevano sulle creste delle onde riuscirono a restituire un minimo di dignità a quegli uomini che, nella notte precedente, si erano abbandonati a piaceri vani e fisici. Si misero in piedi, disturbati dalla luce del dì e si diressero nella stiva per rimettersi in sesto.
Soltanto uno tra loro, Choi San, rimase fuori. Camminava guardandosi attorno e ascoltando il tacchettio dei suoi stivali in pelle ogni volta che toccavano il legnoso pontile. Poi, dopo aver controllato che ogni corda e ogni nodo fossero al posto giusto, si diresse sulla prua. Mise il suo cappello nero e tolse la benda dall'occhio destro, si sedette a gambe penzolanti e stette silenzioso ad ascoltare il rumore della vita. Sentiva il vento sul viso che, di tanto in tanto, si faceva più forte e passava tra i suoi vestiti; il profumo della salsedine gli solleticava le narici e lo sciabordio delle onde fra gli scogli allietava il suo animo solitario.
Immerso nei suoi pensieri, socchiuse gli occhi rivivendo l'immagine del giovane viso del principe. Principe di cui lui, ancora, non conosceva il nome.
« Che ci fai qua, San? »
« Capitano! — esclamò, quasi sussultando — Non l'avevo sentita arrivare. Sto riflettendo, confidando che il mare mi porti chiarezza. »
« Chiarezza su cosa? » replicò Hongjoong, corrugando la fronte e sedendosi accanto a lui.
« Sulla famiglia reale, Capitano. »
« Cosa vuoi sapere? So molte più informazioni degli stessi membri familiari, a dire il vero. »
« Per cominciare... Posso sapere il motivo dell'uccisione del Re? »
« Proprio questo è il motivo per il quale tu sei il mio secondo, San. Vedi, tu non sapevi niente eppure hai obbedito impeccabilmente ai miei comandi e per questo ti sono grato. »
« Lo sa, Capitano. Mi fido ciecamente di lei. »
« Ma comunque, è giunto il momento che ti spieghi il mio legame con quella gentaglia. Ho sempre pensato che la verità sarebbe stata sepolta nella tomba con me soltanto, ma a quanto pare non sarà così. E se mai dovessi morir giovane, San, racconterai tu questa storia. » spiegò guardando avanti a sé.
« Sarà un immenso onore per me, capitano. »
« Tutto è cominciato quando io avevo soltanto tre anni... »
...
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꒱࿐ MY SPACE 𓂃୭̥
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OOOH CIAO !!!
COSI, DE BOTTO
finalmente posto il primo capitolo sono cosi felice😫😫spero vi piaccia il modo di scrivere idk è la prima volta che lo imposto cosi, poi ci sta la prima parte che >>> vabb capirete dopo perché la storia è praticamente tutto il flashback e la spiegazione che porta poi alla prima parte, che sarà l'ultima della storia
btw spero davvero che vi possa piacere se trovate errori ditemelo <3
have a nice day
forza italia viva matteo pessina❤️
(metto il nome cosi potete mettere il vostro come in forsythia love u all)
giulia
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