🥀Una Violenza Indimenticabile🥀

Probabilmente
non sei più chi sei stata
ed è giusto che così sia.

~5~

"Scusate, sapete dove posso trovare una libreria nelle vicinanze?" chiesi con una punta d'imbarazzo, mentre abbassavo lo sguardo, cercando di nascondere il lieve rossore che mi affiorava sulle guance.

Alaric, un uomo alto e dalla presenza imponente, rispose prontamente con voce ferma, "La libreria più vicina era Mistery Spell Books, a circa quattro chilometri di distanza da qui. Si trovava in un quartiere diverso."

I suoi occhi, nascosti dietro occhiali dalla montatura spessa, riflettevano una saggezza che mi fece sentire al sicuro, sebbene fossi ancora nervosa.

Notai un sorriso apparire sul volto di Alex, un ragazzo dai capelli castani e dagli occhi di un azzurro intenso, che sembravano scrutare l'anima di chiunque lo guardasse.

Lui intervenne con un tono gentile, che contrastava con la sua figura atletica e slanciata, "Posso accompagnarti, se vuoi."

Mi sentii fortunata ad averlo incontrato, il suo volto era rassicurante, come quello di un vecchio amico. "Sì, grazie mille, accetto volentieri!" risposi con gratitudine, sentendo il cuore alleggerirsi un po' alla sua offerta.

Ci alzammo dalla tavola, i miei movimenti erano ancora un po' incerti, e salutammo gli altri con un cenno, mentre ci dirigevamo verso la porta.

Il suono dei nostri passi rimbombavano nel corridoio silenzioso, e mi resi conto che il mio senso dell'orientamento, già di per sé scarso, sarebbe stato una vera sfida in quella nuova città.

Mi perdevo facilmente, anche nei luoghi familiari, ma la presenza di Alex al mio fianco mi dava un senso di sicurezza che non provavo da tempo.

Durante il nostro tragitto, Alex mi chiese, con una curiosità che si rifletteva nei suoi occhi, "Perché hai scelto di fuggire?"

Esitai un attimo prima di rispondere, la domanda mi colse alla sprovvista, "Non sono fuggita," dissi, tentando di celare l'agitazione che mi stringeva lo stomaco.

Risi nervosamente, cercando di mascherare il mio disagio, e aggiunsi, "Avevo solo bisogno di prendermi una pausa e respirare un po' d'aria fresca."

La verità era che avevo bisogno di molto più di una semplice pausa, ma non era ancora il momento di dirlo.

Sapevo che Alex, con la sua capacità di leggere le persone come fossero libri aperti, avrebbe colto il non detto nelle mie parole.

Il suo sguardo era un misto di comprensione e attesa, e mi sentii pronta a confidarmi con lui, come se una diga si stesse per rompere.

Sì, insomma... Penso che sia giunto il momento di parlare e confidarmi con qualcuno, mi dissi, mentre un nodo si formava in gola.

"Nuova città, nuova casa, nuova famiglia, nuova università... Tutto mi spaventa," confessai ad Alex con sincerità, la mia voce tremolante tradiva l'insicurezza che cercavo di tenere nascosta.

Alex annuì, il suo volto si addolcì e il tono pacato con cui mi rispose mi trasmise un senso di tranquillità che mi avvolse come una coperta calda, "Capisco, non ti piacciono molto i cambiamenti."

Mentre camminavamo, l'aria fresca sollevava alcune ciocche dei miei capelli castani, facendole danzare intorno al mio viso.

Il suo sguardo si posò su di me con un'attenzione che mi fece sentire vista, davvero notata, per la prima volta da tanto tempo.

"Sei fidanzata? Se posso chiedere..." chiese improvvisamente, rompendo il silenzio che si era creato.

La domanda mi colse di sprovvista, e mi sentii come se avessi preso un colpo inaspettato.

"Sì, si chiama Christian ed è di Milano," risposi con tranquillità, cercando di mantenere la calma, anche se una lieve malinconia velava i miei occhi.

"Intrigante, da quanto tempo state insieme?" Alex approfondì l'argomento, la sua voce si fece più morbida, come se volesse esplorare quel ricordo senza farmi male.

"Dal liceo, quindi già da un bel po' di tempo," dissi sorridendo, ma il sorriso non raggiunse del tutto i miei occhi, che rimasero ancorati a un passato che faceva ancora male.

"Ohhh. Che cosa sono tutte queste domande? Non siamo mica in un riformatorio," scherzai, cercando di allentare la tensione, ma la verità era che rispondere alle sue domande mi faceva sentire esposta e molto vulnerabile.

Tuttavia, Alex sembrava solo genuinamente curioso, il suo interesse era sincero e non mi sentivo giudicata.

"Da circa sei mesi, comunque," gli spiegai con calma, lasciando che le parole scivolassero fuori senza pensarci troppo, come se finalmente potessi accettare quella realtà.

Anche io volevo sapere di più su di lui, così gli chiesi con una certa timidezza, "E tu, hai una ragazza?" Speravo di non aver detto qualcosa di inopportuno, ma il bisogno di conoscerlo meglio superava la mia paura.

"Tempo fa, ho avuto una relazione seria con una ragazza di nome Yoraa," rispose Alex, e all'improvviso il suo volto, fino a quel momento disteso, si fece più serio, le spalle si incurvarono leggermente come se un peso invisibile fosse tornato a gravare su di lui.

"L'avevo conosciuta durante gli allenamenti di basket. Lei tifava per me e per la mia squadra, ed era persino presente in ogni mia partita," disse Alex, con un sorriso malinconico increspava le sue labbra mentre ripensava ai bei ricordi rimasti impressi nella sua mente.

"Era solita fotografare ogni momento, per poter memorizzare quei determinati giorni." Le sue parole erano impregnate di una dolcezza che contrastava con la tristezza che sembrava avvolgerlo come una nebbia.

La curiosità mi pervase, sentii il bisogno di sapere di più, "E come mai è finita tra voi?" chiesi, ma subito mi pentii della domanda, vedendo il cambiamento nel suo sguardo.

Il suo sguardo si rabbuiò immediatamente, diventando triste, e il mio cuore si strinse, come se avessi toccato una ferita ancora aperta.

Speravo veramente di non aver posto una domanda indiscreta.

"È stata uccisa dal mio ex migliore amico," rispose Alex con voce bassa, quasi sussurrata, e io sentii il mio cuore spezzarsi.

Il dolore nella sua voce era palpabile, un fiume di sofferenza che non riusciva a contenere.

"Nessun problema, deve essere stato davvero difficile per te," dissi, cercando di consolarlo, ma sapendo che le mie parole erano deboli di fronte a un dolore così grande.

"Era destinato a finire così, non ti deprimere." Le mie parole cercavano di essere un balsamo, ma sapevo che quel tipo di ferita richiedeva tempo per guarire.

La sua risposta mi fece capire che non voleva andare oltre, così cambiammo argomento.

Continuammo a chiacchierare, cercando di alleggerire l'atmosfera, e commentammo le vetrine dei negozi che incontravamo lungo la strada.

Mi sentii sempre più a mio agio con lui, come se ogni passo che facevamo insieme dissipasse un po' della tensione che avevo accumulato.

"Alex, sei una persona forte e sicuramente troverai un'altra persona per la quale daresti la tua stessa vita," gli dissi con convinzione, sorridendo con l'intenzione di infondergli un po' di speranza.

Volevo cambiare discorso, così gli chiesi, "Giochi ancora a basket?"

Alex sembrò apprezzare le mie parole, e mi sorrise, un sorriso che sembrava riscaldare l'aria intorno a noi, "Grazie, hai ragione. E sì, ci gioco ancora. Nonostante tutto, è una delle più grandi passioni della mia vita e non penso di poterne mai fare a meno."

Continuammo a parlare del suo sport preferito, di come lo avesse aiutato a superare i momenti difficili e di come lo facesse sentire vivo.

La sua passione e la sua determinazione mi colpirono profondamente, come un'onda che infrange contro la riva, impossibile da ignorare.

"Sei molto forte, Alex," dissi, sorpresa dalla sua resilienza. I miei occhi lo fissavano con ammirazione, quasi increduli che qualcuno potesse affrontare un dolore così grande con tanta compostezza. "Non so se sarei stata capace di reagire come te in una situazione simile."

Alex mi sorrise dolcemente, un sorriso che scioglieva il mio cuore e illuminava il suo viso come il sole dopo una lunga tempesta.

"Non lo sai mai finché non lo provi sulla tua pelle," rispose, la sua voce era calma e profonda, piena di una saggezza che andava oltre la sua giovane età.

"Ognuno di noi ha la propria forza interiore, anche se a volte è difficile trovarla." Quelle parole, dette con tale serenità, risuonarono in me come un promemoria, come se stesse cercando di insegnarmi qualcosa di importante sulla vita.

Mentre camminavamo, i miei occhi vagavano attorno come quelli di una turista in una città sconosciuta, curiosi e un po' disorientati.

Le strade si allungavano davanti a noi, e la città sembrava pulsare di vita, con ogni angolo che rivelava una nuova sorpresa.

Parlammo del più e del meno, con la conversazione che scorreva senza sforzo, come un ruscello in discesa.

La sua voce, calda e rassicurante, faceva sembrare il tempo più breve, anche se camminammo per circa mezz'ora senza accorgerci di quanto ancora mancasse alla nostra meta.

Improvvisamente, un leggero brontolio nello stomaco mi ricordò che avevo fame, e istintivamente mi accarezzai il ventre, un gesto che non sfuggì al mio fratellastro.

"Hai fame?" chiese Alex con il suo solito tono sereno, i suoi occhi azzurri mi scrutavano con quella dolcezza che mi faceva sentire protetta.

"Un pochino, ahaha," risposi, ridendo un po' imbarazzata. Sentii il calore salire alle guance, mentre cercavo di nascondere il leggero disagio per essere stata così trasparente.

"Potremmo fermarci al McDonald's," replicò Alex, un sorriso divertito che si allargava sul suo volto, rendendo i suoi lineamenti ancora più gentili.

La sua proposta fu accompagnata da uno sguardo complice, come se stesse cercando di rendere la situazione leggera e spensierata.

"Perché no?" risposi con un sorriso che mi illuminò il viso. "Mi piace guardare le persone mentre mangiano, ahaha."

Era la verità, osservare la vita che si svolgeva intorno a me, anche nei momenti più semplici, mi affascinava.

Mi sembrava di scoprire nuove storie in ogni sguardo, in ogni gesto, come se il mondo fosse un grande libro aperto tutto da leggere.

Alex annuì, il suo sorriso si fece più ampio e ci avviammo verso il ristorante.

La sua figura slanciata, con quelle spalle larghe e i movimenti agili, mi faceva sentire sicura accanto a lui.

I suoi capelli castani brillavano sotto la luce del sole che ormai era alto nel cielo, mentre la sua presenza accanto a me era come un'ancora in un mare di incertezze.

Sentii una calma nuova dentro di me, come se con lui ogni problema fosse più facile da affrontare, ogni paura più leggera da sopportare.

Camminammo fianco a fianco, mentre le vetrine dei negozi scorrevano accanto a noi, riflettendo i nostri volti nei loro vetri lucidi.

La città ci avvolgeva con il suo brusio, ma nel nostro piccolo mondo fatto di sguardi e sorrisi, c'era solo una tranquilla complicità, come se nulla potesse turbare quel momento.

Alex si avvicinò con passo deciso alla porta del McDonald's e con un sorriso complice, mi disse, "Vai allora, vediamo cosa ordineremo."

Entrammo nel locale, accolti dal profumo invitante di patatine fritte e panini appena grigliati.

La luce calda degli interni illuminava i tavoli occupati da famiglie e gruppi di amici, creando un'atmosfera accogliente.

Ci mettemmo in fila per ordinare e, mentre aspettavamo il nostro turno, la mia mente vagò tra svariati pensieri e riflessioni.

Nonostante non fossi ancora completamente ristabilita, decisi di ordinare una piccola scatola di patatine e un'insalata di pollo.

Mi sentii ancora un po' fragile, come se avessi bisogno di nutrirmi con qualcosa di leggero.

Alex, invece, optò per un seitan burger, un panino ricco e colorato, composto da soia, verdure fresche e salse speziate.


Notai come la sua scelta rifletteva la sua attenzione per il benessere e la cura di sé, un tratto che lo rese ancora più affascinante ai miei occhi.

Aspettando il nostro ordine in piedi vicino al bancone, cominciammo a parlare dei nostri hobby, dei nostri interessi e di ciò che ci piaceva fare per rilassarci.

Il suo viso, incorniciato dai suoi capelli castani spettinati era illuminato da due occhi curiosi e altrettanto vivaci, esprimeva una genuina attenzione per ogni parola che pronunciavo.

"A me personalmente piace molto leggere," gli confidai, sperando di trovare un terreno comune.

"Davvero? Anche a me piace molto," rispose con un sorriso che si allargò lentamente sul suo viso.

"Qual è il tuo libro preferito?" mi chiese, con un tono che tradì una certa aspettativa.

"'Il Principe Crudele' di Holly Black," risposi, un sorriso involontario che era spuntato sulle mie labbra mentre lo dicevo.

Quel libro aveva sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, e sperai di trovare in lui un altro lettore appassionato.

"Ah," esclamò Alex, il suo volto illuminato da una luce di riconoscimento. "Io l'ho appena finito di leggere, è uno dei miei preferiti, infatti mi è piaciuto molto."

"Io l'adoro," dissi subito, sentendo una connessione ancora più forte tra di noi.

"Mi piace come l'autrice esplora il tema del potere, della politica e della rivalità tra fratelli. E poi, il personaggio di Jude è così intrigante, che non puoi fare a meno di adorarla!" Jude, con la sua determinazione feroce e la sua vulnerabilità nascosta, era sempre stata un'eroina con cui mi identificavo.

"Esatto," concordò Alex, il suo entusiasmo riecheggiante nel tono della sua voce.

"Mi piace come l'autrice costruisce un mondo fantastico e complesso, facendo emergere questioni importanti che riguardano anche il nostro mondo reale.

Penso che questo romanzo sia un grande esempio di come la letteratura per giovani adulti possa trascendere dall'essere solo intrattenimento per diventare una piattaforma per esplorare temi importanti."

Mi piaceva molto come Alex parlava dei libri, le sue parole esprimevano una vera passione per la lettura.

Era incredibile come ci potessero essere cose in comune tra noi, specialmente quando si trattava di libri che entrambi amavamo.

Ogni sua frase rivelava un'intelligenza acuta e una profonda sensibilità, qualità che resero le nostre conversazioni sempre più piacevoli.

Continuammo a parlare dei nostri autori preferiti e delle nostre opinioni sulla letteratura e sulla percezione della realtà.

Alex sorrise di tanto in tanto, come se improvvisamente si distraesse dalle sue stesse parole, ma poi riprese subito la discussione con entusiasmo.

Era come se ogni nostro dialogo fosse un filo che ci legava sempre di più, tessendo una rete di comprensione e affinità.

Mi sembrò di riuscire a leggere nella sua mente, poiché avevamo molte cose in comune e apprezzavamo le stesse passioni.

Era bello avere qualcuno con cui confrontarsi su libri e film, e sentii che il nostro legame stava crescendo a ogni minuto che passava.

C'era una sintonia rara tra di noi, un'intesa che mi fece sentire a mio agio e compresa.

Mi sentii grata di aver conosciuto una persona così interessante e speciale come Alex.

Ogni suo gesto, ogni parola pronunciata con cura, rafforzò la mia convinzione che quella fosse un'amicizia destinata a crescere.

Dopo aver finito di pranzare, ci alzammo dal tavolo e uscimmo dal McDonald's. Nonostante fosse solo il primo giorno a Rosemary, sentii di aver guadagnato molto.

Avevo trovato qualcuno con cui condividere le mie passioni, ed era bello poter discutere di libri e film con qualcuno che comprendeva ciò che dicevo.

Con ogni minuto che passava in compagnia di Alex, il nostro legame crebbe sempre di più, come un fiume che scorre impetuoso ma con una direzione ben precisa.

Mentre camminavamo per le strade di Mistery Spell, con le luci dei negozi che iniziavano a brillare nel crepuscolo, sentii di aver trovato un amico speciale che mi avrebbe accompagnato in questa nuova avventura.

Arrivata davanti alla libreria, mi avvicinai a una delle vetrine con lo sguardo sognante, come una bambina affascinata dai colori di un nuovo giocattolo.

Mi attaccai al vetro con entrambe le mani, i palmi appoggiati come se volessi abbracciare quel mondo di libri.

Ad un tratto, mi resi conto che era proprio quella la libreria che cercavo, il luogo dei miei sogni letterari.

"Ah, vedo che l'hai trovata! Sembri proprio una bambina," commentò Alex, ridendo. La sua risata era calda e sincera, e i suoi occhi brillavano con una luce giocosa, come se condividesse la mia eccitazione.

Appena entrai attraverso le porte automatiche della libreria, fui accolta da un vero paradiso per gli amanti della lettura.

Il locale si estendeva su cinque piani, ognuno dei quali era un regno di libri e scaffali.

Il profumo delle pagine vecchie e di carta stampata mi avvolse immediatamente, trasportandomi in una dimensione magica.

Era come se ogni angolo dell'edificio fosse una stanza segreta di meraviglie, pronta a svelare nuovi mondi.

Avrei voluto passare l'intera giornata lì dentro, immersa in quella marea di storie e silenzio, dimenticandomi del resto del mondo.

"La biblioteca è bellissima, è strabiliante," dissi entusiasta, la mia voce vibrante di gioia. "Sinceramente, penso di poter passare tutta la giornata qui dentro."

"Immagino, guarda," disse Alex sorridendo, il suo sorriso largo come un raggio di sole che illumina una giornata grigia.

Mi incamminai, seguita da Alex, cercando di tenere sotto controllo il mio entusiasmo. Non riuscivo a trattenermi dalla gioia, e gli chiesi dove avrei potuto trovare la sezione dei Romanzi.

"Ehm... scusa, sai dirmi dove si trova la sezione dei Romanzi?" Chiesi, girandomi verso di lui con un immenso imbarazzo, i miei occhi cercando una risposta nei suoi.

"Ah! Seguimi," disse Alex, con un tono rassegnato ma affettuoso, mentre mi faceva strada tra i corridoi della libreria.

Camminava con sicurezza, e la sua figura alta e snella si muoveva agilmente tra le file di libri.

Improvvisamente ci fermammo davanti a una scala che portava fino al quinto piano. "Non mi dire che faremo tutte queste scale?" chiesi, già pronta ad arrendermi.

La vista delle scale mi fece sentire un po' intimidita, come se avessi davanti una montagna da scalare.

"Tranquilla, scansafatiche. Prendiamo l'ascensore," rispose Alex ridendo sotto i baffi, il suo umorismo alleviando la mia ansia.

Proseguimmo per il corridoio e mi ritrovai davanti all'ascensore. "Ehi! A chi hai dato della scansafatiche?" lo rincorsi, mentre lui entrava nell'ascensore. La mia voce era piena di un misto di irritazione e divertimento.

Ad un tratto, inciampai sui miei stessi passi e sentii due braccia robuste avvolgermi i fianchi.

Sollevai lo sguardo e rimasi incantata dalla bellezza di Alex, il suo volto vicino al mio, i suoi occhi caldi e rassicuranti che sembravano leggere nel profondo del mio cuore.

Mi ricomposi subito, arrossendo per l'imbarazzo, quando sentii la sua voce roca e sensuale, "Attenta, piccola stellina. Potresti farti molto male." Alex disse queste parole non appena le porte dell'ascensore si chiusero, e la sua voce creò una vibrazione che mi fece sentire un calore improvviso.

Iniziai ad avere caldo, molto caldo, come se il mio corpo fosse stato avvolto da una calda coperta.

Pensai che sarei potuta svenire.

Che cos'era questa sensazione?

Avevo un nodo in gola e non riuscivo nemmeno a formulare una frase sensata. Il mio cuore batteva forte e una scossa mi attraversò il corpo, come una scarica elettrica che percorreva le mie vene.

Quando le porte dell'ascensore si aprirono, il cambio di scena mi fece capire che eravamo arrivati.

Risi imbarazzata, seguendo Alex mentre si incamminava verso la sezione dei Romanzi.

Era incredibile l'atmosfera rilassante e accogliente che si respirava nella libreria, tra scaffali di libri che sembravano toccare il soffitto e clienti assortiti e pacifici, come una tela di quiete e tranquillità.

"Questa è la sezione dei Romanzi," mi disse Alex, indicandomi una zona dove c'erano un sacco di libri.

I volumi, ordinati con cura, sembravano un mare di pagine in attesa di essere esplorate.

Mentre esploravamo la libreria, Alex mi fermò improvvisamente di fronte a uno scaffale pieno di libri di poesia.

"Guarda qui, Hailey," disse, con un sorriso giocoso, i suoi occhi scintillanti di un'intensa curiosità. "Trovo che la poesia è incredibilmente romantica, non trovi?"

Abbassai lo sguardo sui titoli dei libri e notai una raccolta di poesie di Pablo Neruda. "Sì, è vero," risposi, sentendomi un po' imbarazzata per il suo improvviso interesse per la poesia. "La poesia può essere molto romantica e toccante."

Senza dire una parola, Alex prese uno dei libri di Neruda e iniziò a leggere ad alta voce una delle sue poesie preferite.

La sua voce era calda e coinvolgente, e ogni parola sembrava danzare nell'aria intorno a noi, creando un'atmosfera intima e romantica.

Era come se le parole di Neruda fluttuassero tra di noi, avvolgendoci in un abbraccio silenzioso e profondo.

Mi sentii attratta da lui in quel momento, catturata dalla sua passione per la poesia e dalla sua gentilezza nel condividerla con me.

Ci guardammo negli occhi per un istante, e in quel breve momento sembrò che il tempo si fermasse, lasciandoci solo noi due immersi nel mondo incantato delle parole di Neruda.

Poi, con un sorriso malizioso, Alex chiuse il libro e lo ripose nello scaffale. "Che ne dici se continuiamo a esplorare la libreria?" suggerì, con un accenno di sfida nei suoi occhi, come se mi invitasse a una nuova avventura.

Risposi con un sorriso timido, sentendo il mio cuore battere più forte nel petto. Quel breve momento di romanticismo aveva acceso qualcosa dentro di me, qualcosa che speravo di esplorare ancora di più insieme a lui.

Improvvisamente una copertina di un libro mi attirò, lo accarezzai con delicatezza e lo presi dallo scaffale.

Aprii la prima pagina, assaporando l'odore fresco e inebriante di quel libro. Una frase su un foglietto posizionato fra la prima e la seconda pagina mi colpì all'istante:

♤ Un giorno bacerai un uomo senza il quale non potrai respirare e scoprirai che il respiro ha poche conseguenze ♧.

Mi resi conto di essere rimasta lì, ferma in piedi, ad ammirare quella frase per qualche attimo, come se fosse un segreto svelato solo a me.

Poi, mi sentii pervasa da una sensazione strana, come se quel foglietto avesse svelato un piccolo segreto che solo io potevo comprendere.

Cominciai a sfogliarlo e Alex mi si avvicinò sussurrandomi, "Questo appartiene alla stessa serie del libro che hai preso. Ne vale la pena prenderlo! Ti piacerà."
Sorrisi, mettendo il libro da parte.

Continuai così per un po', scegliendo libri e chiedendo consigli a Alex di tanto in tanto. La nostra esplorazione divenne un viaggio piacevole, tra risate e scoperte letterarie.

"Questo è il mio preferito," mi consigliò poi Alex, indicandomi un libro con una copertina molto interessante. "È un giallo molto emozionante e pieno di suspense."

"Uhh! Mi piacciono un sacco i gialli," dissi con un sorriso entusiasta. "Lo prenderò sicuramente!"

Così riempii il mio braccio di vari volumi, alcuni che conoscevo già e altri che mi erano stati consigliati dal mio nuovo amico.

Quando chiesi al bibliotecario dove potessi trovare una copia di un libro in particolare, Alex mi diede un'occhiata soddisfatta, il suo sorriso riflettendo un misto di orgoglio e complicità.

"Sai, mi piace molto stare in una libreria come questa," mi confessò Alex mentre ci avvicinavamo alla cassa per pagare.

La sua voce era calda e riflessiva, come se ogni parola fosse una carezza dolce e sincera.

I suoi occhi, profondi e luminosi, brillavano di un'intensa passione per il mondo dei libri. "Ci si sente proprio bene. C'è così tanta speranza in ogni libro, così tanta conoscenza e potenziale. Mi rende felice sapere che ci sono tanti scrittori talentuosi che offrono così tanto attraverso le loro parole."

Annuii, sorridendo.
La mia anima era avvolta da una sensazione di pienezza e gratitudine.

Avevo trascorso un tempo incredibile con Alex, e questo mi aveva fatto capire che non avevo bisogno di una famiglia convenzionale per essere felice.

La sua presenza e la nostra connessione erano sufficienti per colmare il mio cuore.

"E hai ragione, Alex," risposi, guardandolo negli occhi. I suoi occhi, ricchi di espressione e comprensione, riflettevano la luce soffusa della libreria, rendendoli ancora più affascinanti.

"Non si tratta solo di trovare un libro da leggere, ma anche di scoprire te stesso attraverso le storie che leggi.
L

a lettura ti insegna tanto, ti fa crescere e ti fa vedere il mondo in modo diverso." Le parole fluirono come un fiume tranquillo, scorrendo dalle labbra e rivelando un pensiero profondo e sincero.


Alex mi rivolse un sorriso affettuoso, il suo volto illuminato da una luce calda e rassicurante, simile al sole che baciava i prati verdi in una giornata di primavera.

Poi, spostò il suo sguardo verso il banco della cassa, il suo atteggiamento rilassato e sereno rifletteva una sensazione di soddisfazione e pace interiore.

Mentre ci avvicinavamo al banco, il movimento dei suoi passi era elegante e misurato, come quello di qualcuno che si muove con la sicurezza di chi è completamente a suo agio.

La libreria, con le sue scaffalature imponenti e il profumo inebriante dei libri, sembrava un santuario di tranquillità e riflessione.

La connessione che avevo instaurato con Alex, attraverso i libri e le conversazioni, era come una fiamma gentile che ardeva nel mio cuore, riscaldandolo con una luce che mi faceva sentire viva e compresa.

In quel momento, la nostra amicizia sembrava tessere un legame invisibile e profondo, come un arazzo di affetto e comprensione che si stava delicatamente intrecciando tra di noi.

Usciti dalla libreria immensa, cercammo di evitare i vicoli bui che si snodavano come serpenti nel crepuscolo.

Tuttavia, sembrava inevitabile attraversarli.

"Non c'è un'altra strada, vero?" sussurrai ad Alex, cercando di mantenere la calma.

Il mio cuore accelerava mentre i pensieri più oscuri si affacciavano alla mente, come ombre minacciose che danzavano nell'oscurità.

"Mi dispiace, ma questa è l'unica strada che ci permetterà di impiegare meno tempo," rispose lui con tranquillità, il suo tono rassicurante non riuscendo completamente a dissipare il mio disagio.

Feci un gesto automatico e presi il cellulare dalla borsa per chiamare mia sorella, ma con un brivido di terrore, scoprii che era scarico. "No, non può essere!" esclamai, la frustrazione tingendo le mie parole con un accento di disperazione.

"Cosa è successo?" chiese Alex, il suo volto mostrando un misto di preoccupazione e curiosità.

"Il mio cellulare è morto," dissi, con una delusione evidentemente presente nella mia voce.

"Che volevi fare?"

"Chiamare Allison," risposi, sperando che mia sorella potesse salvarci da questa situazione incerta.

"Tieni il mio telefono," disse Alex, allungandomelo con un gesto di generosità. I suoi occhi, che in precedenza erano stati sereni e sorridenti, ora esprimevano una preoccupazione palpabile.

"Grazie," risposi sollevata mentre afferravo il suo telefono con mani tremanti.

Con un tocco incerto, selezionai il contatto di mia sorella, sentendo il cuore stringersi in gola, pregando che non fosse troppo tardi.

Ma proprio in quel momento, una voce roca e sgradevole mi paralizzò sul posto.

"Ehi, ehi. Chi abbiamo qui!" Il suono era come il crepitio di un fuoco infernale, e mi sentii come se avessi camminato direttamente in una trappola infernale.

Un ragazzo, dall'aspetto minaccioso e vestito di nero, si avventò sul cellulare di Alex con uno strattone brusco, strappandolo dalle mie mani.

La sua risata, agghiacciante e crudele, echeggiava nell'aria. Passò il cellulare a un altro ragazzo dai capelli biondi, che lo fece cadere a terra e lo calpestò con una forza distruttiva, riducendolo in mille pezzi.

"Posso dichiarare morto il suo cellulare," disse quest'ultimo, la sua voce priva di emozione mentre osservava il disastro con un cinico compiacimento.

"Ragazzi, voi sapete cosa fare!" ordinò l'incappucciato, il suo sguardo deciso e minaccioso fissandomi.

I suoi occhi, scuri e impenetrabili, sembravano scavare nei miei, portando alla luce ogni mio timore nascosto.

Tutto dentro di me vibrò per la paura. Non sapevo se scappare o affrontare la situazione, e il mio corpo sembrava paralizzato, come se fosse incatenato dalle sue parole inquietanti.

"Allora, signorina Hailey, le va di venire con me?" chiese l'incappucciato con un tono che tradiva una minaccia velata. "Oppure dovrò usare la forza?"

La sua conoscenza del mio nome mi colpì come una freccia avvelenata.

I suoi occhi neri erano come abissi di oscurità, e il sorriso arrogante che si disegnava sul suo volto sembrava nascondere un pericolo imminente.

"Però, prima che ne dici di divertirci un po'?" aggiunse lui, il suo tono sadico e infido facendo rabbrividire ogni fibra del mio essere.

Sobbalzai per le sue parole, e il nodo in gola si fece più stretto.

Mentre Alex veniva picchiato dai quattro ragazzi che lo circondavano, io ero imprigionata dalle possenti braccia di due uomini, le cui mani rude e inamovibili perlustavano il mio corpo esile con un'energia brutale.

La paura mi avvolse come una coperta gelida, e le lacrime iniziarono a rigare le mie guance rosse e gonfie per gli schiaffi. "Non farà male. Tranquilla, bambolina," disse uno degli uomini con un tono che avrebbe dovuto rassicurarmi, ma che invece accentuava solo il mio terrore.

Iniziai a dimenarmi con tutte le mie forze, ma la fortuna sembrava avermi abbandonata.

"Shh. Non piangere," sussurrò l'uomo, accarezzandomi la guancia con una tenerezza falsa e inquietante, asciugandomi una lacrima solitaria.

"Lasciami!" Urlai, dimenandomi furiosamente, ma la mia voce era debole e disperata. "Mi dispiace dolcezza ma sono gli ordini," rispose lui con un tono roco, mentre cercava di sbottonarmi la camicia.

Mi sentii vulnerabile e nuda sotto il suo sguardo penetrante, che era come due pozze nere di inquietudine.

"C-Cosa?!?" Rimasi scioccata, incapace di comprendere completamente la gravità della situazione.

Con uno strattone violento, cercai di liberarmi e tirai un calcio allo stomaco dell'uomo, facendolo volare a terra.

Il mio cuore batteva all'impazzata, e un senso di paura crescente si impossessava di me.

Oh no, penso di averlo fatto arrabbiare...

L'uomo si rialzò dolorante e in pochi secondi lo vidi di fronte a me, la sua espressione furiosa e determinata.

Non esitò nemmeno un secondo a scagliarsi contro la mia esile figura. Iniziò a ringhiare, alzando una mano per tirarmi uno schiaffo.

Chiusi gli occhi d'impulso, terrorizzata dalla paura che mi opprimeva come una morsa di ferro. Adesso sì che l'ho combinata grossa...

Quando una voce familiare e potente fermò il suo movimento, spalancai gli occhi. "Ehi! Pezzo di merda! Lasciala subito!" urlò, la mia sorellona.

È qui! pensai, un misto di sollievo e gratitudine inondandomi. Mi venne da piangere, ma mi trattenni, la mia risolutezza rinvigorita dalla presenza protettiva di Allison.

Alzai lo sguardo verso il ragazzo incappucciato e vidi che il suo volto era coperto da una mascherina nera.

Ma quando... se l'è messa? mi chiesi, la confusione aggiungendo un ulteriore strato di angoscia.

"Oh. Chi abbiamo qui! La famosa Bad Girl dei Monster, la figlia dell'Angelo Diabolico!" disse il ragazzo incappucciato con un tono di scherno e sorpresa.

Sfruttando l'opportunità, corsi verso Allison e mi misi dietro di lei, stremata dalla paura ma sollevata dalla sua presenza protettiva.

La sua figura solida e rassicurante era come un faro di luce in mezzo alla tempesta, promettendo sicurezza e rifugio.

◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇

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