🥀Un Personaggio Del Passato🥀
La vita
va avanti.
~27~
"Allison!" urlai, sentendo il panico travolgermi come un'onda impetuosa.
Allison giaceva priva di sensi tra le mie braccia, il suo corpo fragile e inerte sembrava quasi privo di vita.
Il mio cuore batteva furiosamente, come se stesse cercando disperatamente di compensare per quello che il suo aveva cessato di fare.
In quell'istante, la porta della camera si spalancò con un tonfo sordo, e Mike, Ashley, Sara e Chris irruppero nella stanza, i loro volti una maschera di puro terrore.
"Che diavolo è successo!?" urlò Mike, i suoi occhi azzurri spalancati dallo shock.
Era sempre stato il tipo da mantenere la calma in ogni situazione, ma adesso il suo solito contegno era stato spazzato via dall'ansia.
I suoi capelli biondi, solitamente ordinati, erano spettinati, come se avesse corso una maratona per arrivare qui.
Ashley non perse un secondo e si precipitò al mio fianco, cadendo in ginocchio accanto a me.
Le sue mani sottili tremavano leggermente mentre posava con delicatezza le dita sul collo esile di Allison, cercando di percepire un battito vitale.
I suoi lunghi capelli castani ondeggiavano mentre si chinava, la sua bellezza eterea contrastava con l'orrore della situazione.
"È svenuta..." sussurrò, la sua voce un filo di respiro mentre controllava il battito cardiaco della mia piccola.
Un lieve sollievo si rifletteva nei suoi occhi castani, ma era solo una flebile luce in mezzo all'oscurità che ci circondava.
"Secondo voi, ha saputo dei suoi poteri?" chiese Sara, la sua voce tremante come un ramo in balia del vento. I suoi occhi verdi, di solito pieni di vita e curiosità, erano ora pieni di paura.
Le sue mani nervose stringevano i lembi della sua maglia, come se cercasse conforto nel tessuto morbido.
"No. È impossibile." intervenne Chris, il suo volto una maschera di incredulità, gli occhi sbarrati dal terrore.
Di solito il più razionale e distaccato del gruppo, ora sembrava lottare per trovare una spiegazione logica a ciò che stava accadendo.
I suoi capelli scuri, quasi neri, incorniciavano il volto pallido, mentre le labbra sottili si serravano in una linea dura.
"E se fosse? Chi gliel'avrà mai detto?" mormorò Ashley, il suo tono una miscela di apprensione e sospetto.
Il suo sguardo si abbassò sul volto di Allison, cercando risposte che solo il destino conosceva.
All'improvviso, una voce fredda e inquietante rimbombò nella stanza, una voce che riconobbi all'istante, una voce che non avrei mai potuto dimenticare, nemmeno nei miei peggiori incubi.
"Gliel'ho detto io."
Ci voltammo tutti in quella direzione, i nostri corpi irrigiditi dal terrore, come se fossimo stati colpiti da un fulmine.
Nella penombra della stanza, un ragazzo si stagliava contro la parete, le braccia incrociate sul petto, un'ombra minacciosa che sembrava emanare un'oscurità palpabile.
Il cappotto nero che indossava avvolgeva la sua figura possente, e anche se i suoi abiti eleganti ne celavano i dettagli, i muscoli tesi delle sue braccia lasciavano trasparire una forza pronta a esplodere.
Il mio respiro si mozzò in gola, mentre un'ondata di oscurità si propagava in tutto il mio corpo, gelandomi il sangue nelle vene.
"Elia..." mormorò Ashley, rimettendosi in piedi con un movimento lento, come se il suo corpo fosse improvvisamente diventato pesante.
"In carne ed ossa." rispose Elia con un sorriso sprezzante, i suoi occhi grigi e penetranti scrutavano ognuno di noi, come un predatore che valuta le sue prede.
"Vi sono mancato, ragazzi?" aggiunse, il tono della sua voce era sarcastico, quasi giocoso, ma la minaccia sottostante era palpabile.
"Che cosa le hai detto?" sibilai, lottando contro l'impulso di scagliarmi contro di lui, mentre poggiavo delicatamente Allison sul suo letto, coprendola con una coperta come se volessi proteggerla dall'oscurità che Elia portava con sé.
"Quello che doveva sapere, ovvero la verità." rispose Elia, alzando lo sguardo su di noi con un'aria di superiorità che mi fece stringere i pugni fino a farmi male.
"Si può sapere perché l'hai fatto, eh?" chiesi, cercando di mantenere il controllo sulla mia voce, che minacciava di spezzarsi sotto il peso della rabbia.
"Non sono affari tuoi, Damon." ribatté Elia, con una calma glaciale che mi fece venire voglia di urlare.
"Sì che lo sono!" ribattei, avanzando verso di lui. "Dato che si tratta della mia futura moglie."
"Oh, sapevo che eri fottutamente innamorato di lei nel passato e..." iniziò Elia, il suo sguardo si fece più intenso, come se stesse cercando di scavare nei miei pensieri. Poi, improvvisamente, si fermò. "Va beh, lasciamo stare."
"No, no. Adesso continui quel tuo dannato discorso." insistetti, il mio tono era carico di una rabbia trattenuta a stento.
"E sei andato a chiederle la mano dopo la morte di Loan, inventando parecchie cose." insinuò Elia, con un sorrisetto beffardo che mi fece ribollire il sangue.
"Che vuoi insinuare con questo?" replicai, stringendo i denti per non urlargli contro.
"Che sei una persona spregevole!" rispose Elia, il suo tono tagliente come una lama affilata.
"Io?" ribattei, incredulo. "Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Tu cosa hai fatto, invece? Eh?" continuai, alzando la voce, mentre la mia rabbia esplodeva. "Le hai cancellato la memoria sia a lei che a tutta la tua famiglia!"
"Non azzardarti a..." iniziò Elia, ma lo interruppi bruscamente.
"A cosa, eh?" lo incalzai. "A dire che è tutta colpa tua se lei è in questo stato adesso?!"
Elia rimase in silenzio per un attimo, poi con un tono pacato che mi irritò ancora di più, disse: "Un camion l'ha investita ed è morta per qualche secondo o qualche minuto."
"Cosa?! A noi non ha detto nulla." intervenne Ashley, i suoi occhi si spalancarono per lo shock, la sua mano tremante coprì la bocca come se volesse trattenere un grido.
"E poi si è svegliata come se fosse resuscitata, senza alcun graffio, solo con i vestiti mal ridotti." continuò Elia, la sua voce era calma, ma i suoi occhi tradivano un'emozione profonda, forse colpa, forse altro.
"Non ci ha detto nulla per non farci preoccupare..." intervenne Sara, la sua voce tremante mentre lottava per trattenere le lacrime.
"Tu non puoi presentarti nella sua vita come se nulla fosse. Sei come tuo padre, anche lui ha fatto la stessa tua mossa." aggiunse Chris, fissando Elia con un misto di odio e paura.
"Aveva bisogno del mio aiuto, anzi, ha bisogno del mio aiuto." ribatté Elia, alzando leggermente il mento, come se fosse sicuro che la sua fosse l'unica via giusta.
"Potevamo aiutarla anche noi!" urlò Mike, la sua voce si incrinò, mentre il suo volto si contorceva in un'espressione di rabbia impotente.
"E come?! Dicendole che è una strega?!" rispose Elia, la sua voce era tagliente, sicura di sé, come se avesse già vinto la discussione.
"Non è solo una strega, e lo sai bene anche tu." intervenne Ashley, il suo tono era neutrale, ma la sua espressione tradiva una tempesta di emozioni.
Poi, dopo un momento di silenzio, continuò con voce tremante, cercando di mantenere la calma: "Una domanda... Voglio solo una risposta adeguata e sincera, Elia."
Elia la guardò con attenzione, il suo volto per un attimo si fece più serio, come se stesse valutando le sue parole con estrema cautela.
"Dimmi, di che domanda si tratta?" domandò Elia, con voce calma.
"Non è solo una strega, e lo sai bene anche tu," intervenne Ashley, il suo tono neutrale nascondeva a malapena la tensione che le scorreva sotto la pelle.
La sua voce, solitamente calma e rassicurante, tremava leggermente, riflettendo l'intensità del momento.
Fece un respiro profondo, cercando di mantenere la compostezza mentre un'ondata di incertezza la pervadeva.
"Una domanda... Voglio solo una risposta adeguata e sincera, Elia." Ashley incrociò le braccia, cercando di trattenere il tremore che minacciava di tradire il suo autocontrollo.
Si spostò leggermente in avanti, come se volesse avvicinarsi alla verità che tanto temeva.
Elia la osservò per un istante, il suo volto scolpito come quello di una statua, ma i suoi occhi grigi, freddi come l'acciaio, rivelavano un lampo di sorpresa.
Per un attimo, sembrò spiazzato, come se la domanda avesse toccato una corda che preferiva non fosse stata sfiorata.
Poi, con un tono di voce che tradiva una calma innaturale, rispose: "Dimmi, di che domanda si tratta?"
"Che cosa le hai detto quando è resuscitata?" chiese Ashley, il suo sguardo non lasciava quello di Elia, come se cercasse di scrutare attraverso il velo di mistero che lo avvolgeva.
La sua domanda pesava nell'aria come un macigno, e per un attimo, nella stanza calò un silenzio che sembrava assordante.
Elia rimase in silenzio, il suo sguardo si fece distante, come se stesse cercando di rievocare i dettagli di un ricordo sepolto nella sua mente.
Il suo volto, solitamente impassibile, tradiva una lieve esitazione, una crepa nella sua maschera di sicurezza.
Finalmente, dopo un lungo momento, le parole uscirono dalle sue labbra con un tono quasi meccanico: "Che... sono un demone."
"Tu sei... cosa?!" esclamò Sara, la sua voce alta e incredula risuonò nella stanza come un tuono improvviso.
I suoi occhi verdi si spalancarono per la sorpresa, la sua pelle d'avorio si fece ancora più pallida.
La notizia la colpì come un pugno allo stomaco, lasciandola senza fiato, incapace di processare quello che aveva appena sentito.
"PUAHAHAHA!" Mike esplose in una risata sconcertata, come se le parole di Elia fossero state una battuta incredibilmente assurda.
"Ma l'avete sentito?!" aggiunse con un sorriso sghembo sul viso, i suoi occhi azzurri scintillanti di incredulità.
Era un tipo che di solito prendeva tutto con leggerezza, ma questa volta il suo sorriso sembrava più un riflesso nervoso che un'espressione di vero divertimento.
Chris, invece, non sembrava affatto divertito. Posò la mano sulla fronte con un gesto rassegnato, chiudendo gli occhi come se volesse allontanare la tensione crescente.
I suoi lineamenti, solitamente composti, erano adesso contratti in un'espressione di profonda preoccupazione.
I capelli scuri gli ricadevano sugli occhi, mentre tratteneva a stento un sospiro frustrato.
Ashley, che fino a quel momento aveva mantenuto una certa calma, dovette fare uno sforzo visibile per non saltare addosso a Elia.
La tensione nel suo corpo era palpabile, le mani strette a pugno lungo i fianchi tremavano leggermente, come un felino pronto a scattare.
Ma sapeva che doveva trattenersi, per il bene di Allison.
Io, invece, mi sentivo come un vulcano sul punto di esplodere.
Ogni fibra del mio essere urlava di rabbia, e solo il pensiero di Allison, distesa sul letto e vulnerabile, mi impediva di lanciarmi contro Elia e urlargli contro tutte le peggiori maledizioni che mi venivano in mente.
Sentivo il mio respiro accelerare, e dovetti fare un enorme sforzo per controllarmi, per non perdere la testa.
"Scendiamo al piano di sotto, che è meglio, va," dissi, sospirando profondamente mentre cercavo di calmare il tumulto interiore.
Le parole mi uscirono con fatica, come se ogni sillaba pesasse una tonnellata, ma sapevo che restare lì avrebbe solo peggiorato la situazione.
Il gruppo esitò per un attimo, poi uno dopo l'altro iniziarono a muoversi verso la porta.
Mentre ci avviavamo verso il piano inferiore, il peso della verità appena scoperta ci seguiva come un'ombra scura, pronta a divorare qualsiasi barlume di speranza potessimo ancora nutrire.
Dopo essere arrivati tutti al piano di sotto, il gruppo si radunò nel salotto.
L'atmosfera era tesa, come l'aria prima di un temporale.
Le ombre danzavano sulle pareti, riflesse dalla luce soffusa delle lampade, amplificando l'inquietudine che aleggiava tra di noi.
Le parole cominciarono a volare, con più ardore, come scintille in una polveriera pronta a esplodere.
"Ma ti rendi conto della gravità della situazione!? Eh!?" intervenni con forza, la mia voce risuonava come un colpo di frusta nel silenzio della stanza.
Cercavo disperatamente di placare gli animi, di far ragionare quel ragazzo che sembrava completamente disconnesso dalla realtà.
Ashley mi appoggiò subito, il suo sguardo penetrante puntato su Elia. "Lo sai anche tu che non sei un demone," disse, con la voce ferma, ma la preoccupazione che traspariva nei suoi occhi era palpabile.
I suoi capelli biondi, disordinati, incorniciavano un volto teso, solcato da linee di tensione.
Elia, con un sorrisetto enigmatico che non lasciava intendere nulla di buono, rispose: "Certo che so quanto è grave la situazione." Il tono beffardo che usava mi faceva infuriare ancora di più.
Quegli occhi grigi, freddi e distanti, non mostravano un briciolo di rimorso, quasi come se tutto fosse solo un gioco per lui.
"E ti sembra il caso di fare questi giochetti stupidi? Sei veramente un attore nato, l'abbiamo capito da tempo.
Ecco perché ti sei allontanato da tutti noi!" ribattei con veemenza, sentendo crescere la frustrazione.
Le mie parole tagliavano l'aria come lame affilate, cariche di una verità che bruciava dentro di me.
Elia non si scompose, ma il suo sorriso svanì. "Non potevo di certo dirle quello che sono e chi sono così, dal nulla. Non potevo dirle quello che mi hanno fatto... quello che hanno fatto ad entrambi!" urlò, aggrottando la fronte.
La sua voce era carica di un'amarezza che sembrava scavare dentro di lui come un veleno, e per la prima volta il suo viso lasciava trasparire una profonda ferita interiore.
Ashley, cercando di mantenere la calma, replicò: "Sì, ma non puoi andare in giro a dire di essere un demone a una persona che non sa nemmeno dell'esistenza di quelle creature."
Il suo tono era calmo, ma si vedeva quanto la situazione la stesse logorando. Le sue mani tremavano leggermente mentre le incrociava sul petto, come se cercasse di proteggersi dall'assurdità di tutto ciò.
Elia scrollò le spalle, quasi con noncuranza. "Beh, un po' di gioco non fa mai male. Scherzo ragazzi, comunque c'è una ragione per cui le ho detto di essere un demone."
"E quale sarebbe? Ti sembra il caso di fare questo genere di cose? Hai l'età giusta per renderti conto che non dovresti comportarti così, di ragionare. Perché lei è l'unica tua famiglia oltre a Hailey," dissi, la mia voce era carica di una sincerità disarmante, come se stessi cercando di perforare quella corazza di indifferenza che Elia si era costruito attorno.
Le mie parole colpirono nel segno, e per un attimo Elia ci guardò, privo di emozioni sul volto, come una statua di marmo.
Chris, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, fece un passo avanti.
"Secondo te perché tua sorella adesso sta male?! Perché tua sorella, in questo preciso momento, è svenuta e noi non sappiamo nemmeno quando si sveglierà?!" La sua voce era intrisa di una rabbia contenuta, ma i suoi occhi, normalmente così calmi, bruciavano di frustrazione e dolore.
I capelli scuri, spettinati, gli ricadevano sulla fronte, accentuando il suo sguardo severo.
Elia alzò le spalle, indifferente. "Non lo so. Ditemelo voi," commentò con un tono che sembrava voler minimizzare tutto, come se nulla potesse davvero toccarlo.
Mike si fece avanti, i suoi occhi azzurri scintillanti di rabbia.
"Hailey è scomparsa ed è stata rapita. Allison è stata investita, e non una, ma ben due volte. Quindi è come se avesse visto la morte per due volte!" La sua voce si spezzò per un attimo, mentre la realtà delle sue parole affondava come un coltello nella carne.
Sara, che fino a quel momento aveva cercato di trattenere le lacrime, finalmente cedette. "Ha perso due persone e di sicuro non vuole perderne un'altra. Ha letteralmente vissuto senza un padre. Okay, è stata cresciuta da suo zio, ma non è la stessa cosa del proprio padre. E sai quanto questo le ha provocato dolore?! Vedere le altre bambine con il papà andare a mangiare al ristorante, andare ai luna park... sai quanto è doloroso per una bambina così piccola e indifesa?! Che non sa nulla del mondo in cui viviamo?!" Le sue parole erano intrise di disperazione, il suo viso bagnato di lacrime che scendevano senza controllo.
"E sua madre... sua madre non è riuscita a starle vicino perché ha dovuto trasferirsi da suo zio, per motivi che ben conosci," intervenni, stringendo i pugni con una rabbia che mi divorava dall'interno.
Ogni parola era un colpo al cuore, ogni ricordo una lama affilata che affondava sempre più profondamente.
Poi, con una calma gelida che contrastava con il tumulto interiore che provavo, continuai: "Quel giorno in cui hai cancellato la memoria a loro, solo per i tuoi stupidi giochetti... quel dannato giorno è successo di tutto. È successo un putiferio!" Le parole mi uscirono come un sibilo, i miei occhi fissi nei suoi, due pozze nere di rabbia e disperazione.
Sentivo il sangue pulsare nelle vene, il cuore battere forte nel petto, e dentro di me, l'oscurità cresceva, pronta a travolgermi.
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