🥀Preoccupazione🥀

Per come ti guardo

ti ho gia detto troppo.

~13~

Astoria, che era rimasta dietro il bancone, mi osservava con un'espressione di sorpresa e rispetto, come se avesse appena assistito a una metamorfosi.

I suoi occhi castani brillavano di una luce calda, e il suo sorriso esprimeva un mix di ammirazione e orgoglio, quasi come se avesse visto un diamante grezzo trasformarsi in una gemma preziosa.

"Allora, Astoria," dissi con un sorriso che si mescolava con la stanchezza e l'orgoglio, "sono pronta a cominciare." Il mio tono era deciso e sicuro, ogni parola risuonava come una dichiarazione di svariate intenzioni.

Mi voltai verso Astoria, una donna con i capelli castani che scendevano morbidi sulle spalle come seta, e gli occhi verdi, brillanti come smeraldi.

Il suo viso, benché segnato da una leggera preoccupazione, tradiva anche una profonda ammirazione.

Le porsi un biglietto con un gesto deciso, le mani che tremavano leggermente per l'emozione.

"Tieni il mio numero, così poi mi mandi il modulo così lo compilo online," dissi, mentre mi dirigevo verso la porta d'uscita con un'andatura sicura e decisa, il mio passo energico come quello di una guerriera pronta per la battaglia.

"Ci sentiamo, Astoria!" le dissi con un cenno della mano, mentre uscivo attraverso la porta scorrevole che si chiuse alle mie spalle con un sibilo delicato, come se fosse stata una linea di demarcazione tra due mondi.

Una volta fuori, sentii una voce provenire dall'interno. "Vedi, io ti ho detto di startene buono!" intervenne Astoria, la sua voce vibrava di tensione, cercando di mantenere la calma mentre un brivido di preoccupazione le attraversava i tratti delicati del viso.

"Mhm. Sta' zitta, sorellina!" replicò Mike, il suo tono stizzito e infantile tradiva un rancore palpabile.

Il suo viso, ancora contratto dal dolore e dall'umiliazione, era un quadro di frustrazione e disappunto.

Mi diressi verso la mia macchina, una berlina nera che brillava come uno specchio lucido sotto i raggi del sole al tramonto.

Aprii la portiera con un movimento fluido e sicuro, lasciandomi alle spalle l'intero episodio.

Il rumore della portiera che si chiudeva dietro di me sembrava un ultimo colpo di scena, una chiusura elegante a una giornata intensa.

Sprofondai nei sedili morbidi della macchina, il profumo del cuoio e del tessuto mi avvolse in un abbraccio accogliente.

L'auto mi rifletteva, un'immagine di determinazione e resilienza.

Mentre accendevo il motore e la macchina si mise in movimento, il pensiero che mi restava era una mescolanza di soddisfazione e anticipazione.

La strada davanti a me era un cammino aperto verso nuove sfide e conquiste.

Appena varcai la soglia di casa, un'imponente figura apparve davanti ai miei occhi.

Damon, con i suoi capelli brizzolati che incorniciavano un volto segnato dal tempo e dalle sfide della vita, mi fissava con un'espressione decisamente furiosa.

I suoi occhi, freddi e penetranti come il ghiaccio dell'inverno più rigido, mi scrutavano con un'intensità tale da farmi venire i brividi.

Ogni linea del suo volto sembrava scolpita dalla durezza degli anni, e la sua presenza emanava una forza che riempiva la stanza.

"Dove sei stata!?" tuonò, la sua voce rimbombava nelle pareti come un tuono in una notte tempestosa.

Il suo sguardo, così intenso da sembrare un laser, perforava la mia anima, cercando risposte prima ancora che potessi parlare.

"Dovevo sbrigare una faccenda," risposi semplicemente, cercando di mantenere la calma.

Sentivo il cuore battere forte nel petto, ma il mio volto rimase impassibile, come una maschera scolpita nel marmo.

La mia voce era controllata, ma dentro di me, l'ansia pulsava come un tamburo.

"Ma lo sai quanto mi sono preoccupato, eh? Ti ho persino chiamata e inviato messaggi. Ma tu non hai risposto!" La sua voce si incrinò, e la frustrazione, simile a una tempesta in arrivo, era palpabile.

La tensione che lo aveva segnato aveva trasformato il suo volto da una maschera di compostezza a una maschera di ansia e stress.

Non avevo idea che la sua reazione potesse essere così intensa. "Damon, calmati, sono qui adesso," cercai di rassicurarlo, accarezzandogli una spalla.

I suoi muscoli, inizialmente tesi come corde di violino pronte a spezzarsi, si rilassarono leggermente a contatto con la mia mano fredda.

Con una forza quasi sovrumana, mi attirò a sé, intrappolandomi in un abbraccio che non lasciava spazio ad alcuna resistenza.

Sentii il suo cuore palpitare all'impazzata contro il mio petto, mentre i suoi muscoli si scioglievano in quel contatto, come il ghiaccio che si scioglie al sole. "Non azzardarti a farlo mai più," mi sussurrò all'orecchio, la sua voce calda che contrastava con il suo atteggiamento iniziale.

Feci un cenno con la testa per fargli capire che non sarebbe più accaduto, e gli accarezzai il collo con dolcezza, cercando di trasmettere tutto il mio affetto e la mia gratitudine.

Con la coda dell'occhio, vidi mio padre, un uomo dalla presenza imponente e dal volto scolpito come una roccia, fissarci con un'espressione dispiaciuta.

Questo mi sconvolse, poiché non riuscivo a decifrare cosa gli stesse passando per la testa.

Era un uomo di poche parole, spesso impenetrabile come una fortificazione, e vederlo in quel momento mi fece vacillare.

Mi scansai con dolcezza da Damon e vidi Hailey, la mia sorellina dai riccioli castani che le incorniciavano il viso come un'aureola, e gli occhi azzurri come un cielo estivo, lanciarsi addosso a me. "Ehi, ehi, calma piccoletta," cercai di tranquillizzarla, ma il suo abbraccio era tanto stretto quanto sincero.

Il suo abbraccio, sebbene piccolo, era un rifugio accogliente.

"Non fare mai più certe cose. Mi sono preoccupata moltissimo!" disse con un filo di voce, ma abbastanza forte da trapassarmi il cuore come un dardo.

Le sue parole erano una miscela di preoccupazione e affetto, e sentii il peso della sua angoscia.

"Va bene, va bene," le risposi, accarezzandole la testa con tenerezza.

La strinsi forte a me, sentendo il suo piccolo corpo rilassarsi tra le mie braccia.

Volevo che sapesse che stavo bene, che non c'era più nulla di cui preoccuparsi.

Dopo esserci staccate dall'abbraccio, vidi Damon farmi segno di seguirlo al piano di sopra.

Senza esitare, lo seguii. Sentivo che c'era ancora qualcosa che voleva dirmi, un peso che desiderava condividere.

Arrivati nella mia stanza, Damon cominciò a passeggiare avanti e indietro come un leone in gabbia, ogni passo rimbombava nella mia mente.

Era come se stesse meditando su qualcosa di cruciale, qualcosa che avrebbe potuto cambiare il corso della mia vita scolastica.

Poi, si fermò davanti a me, le sue mani si contrassero in pugni mentre i suoi occhi, profondi e tempestosi, si fissavano nei miei.

"Sai, non mi piace molto l'idea che tu vada a scuola da sola," disse con un tono che tradiva una preoccupazione profonda.

"E quindi ho deciso di iscrivermi anch'io a questa scuola." Le sue parole mi colpirono come un fulmine a ciel sereno, scatenando una tempesta di emozioni dentro di me.

"Серьёзно?" chiesi, incredula e stupita. "Тебе что, нравится находиться всё время рядом со мной?"

("Davvero? Ti piace stare sempre vicino a me?")

"Не потому, что я люблю быть рядом с тобой," rispose Damon, il suo tono serio e carico di emozione. "Просто я не могу позволить, чтобы ты была одна в новом месте. Это слишком рискованно."

("Non perché mi piaccia stare vicino a te. Semplicemente, non posso permettere che tu sia sola in un posto nuovo. È troppo rischioso.")

"Certo, così pensi di risolvere tutto?" ribattei, cercando di mantenere la mia calma. "А как насчёт твоих собственных планов? У тебя есть что-то, что ты хочешь сделать, кроме того чтобы следить за мной?"

("E quindi pensi di risolvere tutto così? E riguardo ai tuoi piani? Hai qualcosa che desideri fare oltre a controllarmi?")

"Я думаю, что это тоже важно," disse Damon, con un tono che rifletteva la sua preoccupazione sincera. "Твои планы и мои должны пересекаться. Это не просто о тебе, это о нас."

("Penso che anche questo sia importante. I tuoi piani e i miei devono intrecciarsi. Non si tratta solo di te, ma di noi.")

Il peso delle sue parole mi colpì profondamente. Sentivo il desiderio di comprenderlo e al tempo stesso la necessità di trovare il mio spazio. "Ладно," dissi infine, con un sospiro che sembrava sollevare il peso della discussione. "Но помни, что я тоже должна иметь возможность принимать свои собственные решения."

("Va bene," dissi infine, con un sospiro che sembrava sollevare il peso della discussione. "Ma ricorda, devo anche avere la possibilità di prendere le mie decisioni.")

Damon annuì lentamente, il suo volto si distese in un'espressione che miscelava preoccupazione e accettazione. "Обещаю, что буду стараться."

("Prometto che cercherò di fare del mio meglio.")

Ci guardammo per un momento, le nostre espressioni riflettendo un misto di comprensione e sfida. Avevamo trovato un equilibrio fragile, ma era un inizio.

"Ma avevi detto che..." Non riuscii a finire la frase, perché mi interruppe bruscamente, il suo tono era deciso, quasi autoritario.

"He переживай, я уже всё продумал, Завтра утром я заеду за тобой," disse, e un sorriso lieve curvò le sue labbra.

("Non preoccuparti, ho già pensato a tutto, Domani mattina ti verrò a prendere.")

Rimasi immobile per qualche istante. "Riesco a cavarmela anche da sola, eh. Non dirmi... non dirmi che è per il fatto che non ti ho avvisato stamattina." Damon si posizionò dinanzi alla finestra senza rispondere alla mia domanda.

"Ты обиделся, не так ли? Дэймон, я сказала тебе, что больше не повторю это!" risposi incrociando le braccia al petto, ancora ferita dalla sua reazione precedente,

("Ti sei offeso, vero? Damon, ti ho detto che non lo farò una seconda volta!")

"Не верю тебе. Я знаю, что ты снова это сделаешь, Эллисон!" intervenne, girandosi e avanzando a passo felino nella mia direzione.

("Non ti credo, So che lo farai di nuovo, Allison!")

Ero spaventata dalla sua reazione aggressiva e mi trattenni dal rispondere immediatamente. "Почему ты мне не веришь, а? Почему я всегда была рядом с тобой? Почему я открылась тебе?" chiesi, fissandolo negli occhi, ma Damon continuava ad avvicinarsi sempre di più, fino a far sfiorare i nostri nasi.

("Perché non mi credi, eh? Perché ti sono sempre stata accanto? Perché mi sono aperta con te?")

"Ответь мне, Дэймон!" gli gridai.

("Rispondimi, Damon!")

Sentii la sua presa sui miei fianchi e il suo sguardo penetrante che mi scombussolava il cervello, "Почему ты всегда вызываешь у меня такие эмоции?" continuò a domandare, mentre mi posava le mani sulla nuca e mi accarezzava il labbro inferiore con il pollice, con fare seduttivo.

("Perché ogni volta mi fai questo effetto?")

Mi sfiorò la punta del naso con il suo e la sua bocca si avventò sulla mia, sentii il mio cuore iniziare a palpitare sempre più forte e mugolai contro le sue labbra mentre la sua lingua calda si muoveva in sincronia con la mia.

Avvicinò ancora di più il naso al mio collo e inspirò il mio profumo, facendomi aggrappare alla sua spalla mentre cercavo di ragionare. lucidamente.

Mi sfiorò la punta del naso con il suo e la sua bocca si avvento sulla mia,

"Прости за моё истерическое поведение," mi disse con un tono deciso.

("Mi dispiace per il mio momento di sfogo")

Lui mi baciò delicatamente la fronte e si allontanò dalla stanza senza dire una parola.

Gli dedicai un lieve sorriso. "Tranquillo, l'avevo intuito," poi gli diedi un bacio casto e gli avvolsi le braccia attorno al collo, stringendolo in un abbraccio pieno d'affetto.

La tensione si dissolse e rimanemmo lì, abbracciati, mentre il tempo sembrava fermarsi intorno a noi.

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