🥀Occhi Color Sangue🥀

Mi capirai quando


ti farà male l'anima

come a me.

~26~

Odiavo me stessa.

Odiavo il mio corpo, quei miei occhi vuoti e privi di vita.

Odiavo il mio maledetto sorriso, l'apparenza ingannevole che mostravo al mondo, e odiavo il mio volto, intriso di una stanchezza che neanche il tempo riusciva a cancellare.

Ogni volta che mi guardavo allo specchio, mi sentivo come se stessi fissando un'estranea, una creatura spettrale e sconosciuta, con lineamenti che non mi appartenevano più.

La mia immagine riflessa era fragile, come il vetro di una finestra esposta alle intemperie, e l'idea di essere debole mi penetrava l'anima come un'onda che si infrangeva contro una scogliera, erodendo lentamente la mia sicurezza.

Ogni momento di debolezza amplificava il mio senso di rabbia e impotenza, come una tempesta che scuoteva le profondità turbolente della mia psiche.

Con un gesto brusco, liberai il mio corpo dagli ultimi indumenti intimi, lanciandoli via con una furia quasi sovrumana, simile a un rapace in preda al panico che sbatte le ali cercando una via di fuga.

Mi girai di nuovo verso lo specchio e desiderai di non aver mai visto i miei occhi in quello stato.

Erano iniettati di sangue, un rosso intenso come il sangue appena versato, e allo stesso tempo, vuoti come l'oscurità che avvolgeva il mio cuore, un abisso insondabile di disperazione.

"Ma cosa..." mormorai, sfiorando con le dita il contorno dei miei occhi.

Li vidi illuminarsi, come se un debole lume avesse acceso una scintilla nell'oscurità profonda.

Indietreggiai, tenendo lo sguardo fisso su quello specchio traditore, mentre la paura mi avvolgeva come una nebbia densa e opprimente.

Chiusi gli occhi e poi li riaprii, sperando di svegliarmi da un incubo, e quando li posai di nuovo sullo specchio, tutto il timore svanì come un sogno al sorgere del sole. "I miei occhi sono tornati normali..."

Inspirai ed espirai profondamente, cercando di calmare il battito accelerato del mio cuore.

Poi mi diressi verso il box doccia, aprendo il getto d'acqua bollente.

L'acqua scottava, come se le sue gocce ardenti volessero punirmi per ciò che ero diventata, per quello che avevo dovuto sopportare e per essermi trasformata in un mostro, una creatura emersa dalle tenebre.

Ero un mostro!

Sollevai il viso verso l'acqua calda, socchiudendo gli occhi mentre il vapore si sollevava come una nebbia di perdono, avvolgendomi.

L'acqua scorreva incessante, senza opporre resistenza, come se comprendesse il mio dolore.

Quando immersi la mano nell'acqua, fu come ricevere una carezza gentile da un amante che tenta di consolare.

Non c'era nulla che potesse fermarla, proprio come l'acqua che, con pazienza e determinazione, trova sempre una via per superare ogni ostacolo, scivolando oltre le barriere come un fiume che si dirige verso il mare.

Io, invece, non avevo alcuna pazienza.

Se non potevo superare un ostacolo, dovevo girargli intorno, proprio come l'acqua che trova sempre il suo percorso.

Dopo aver finito di lavarmi, uscii dalla doccia e mi avvolsi nell'accappatoio, sentendo il peso dell'umidità sulla pelle, come una seconda pelle intrisa di sconforto.

Il mio cuore cominciava a tremare, agitato da emozioni contrastanti e spasmi che non riuscivo a controllare.

Mi sedetti sul letto, cercando di mettere ordine nei miei pensieri, come un puzzle complesso e scomposto.

Poi, con un profondo sospiro, mi alzai e tirai fuori dal cassetto l'intimo pulito.

Mi vestii in fretta, gettando l'accappatoio umido sul pavimento come se fosse un segno visibile del tumulto che ribolliva dentro di me.

I miei capelli erano ancora bagnati e gocciolavano, come fili d'acqua che segnavano il mio stato d'animo inquieto.

Non avevo voglia di asciugarli o di pettinarli.

Il mio sguardo era fisso sulle mani tremanti, mentre il mio corpo intero sembrava attraversato da una crescente agitazione, come una tempesta sul punto di esplodere.

"Allison... tutto bene?" La voce calma e profonda di Damon risuonò nella stanza, mentre entrava e chiudeva la porta dietro di sé, come una barriera contro il mondo esterno.

Non risposi subito, ma alzai lo sguardo verso di lui, voltandomi lentamente.

Damon era alto e robusto, con spalle larghe e un viso dai tratti decisi, che ispirava sicurezza.

I suoi occhi, di un azzurro profondo, erano come il cielo di un mattino sereno, capaci di penetrare nella mia anima con una calma disarmante.

La sua presenza era un rifugio, un porto sicuro in mezzo al caos che infuriava dentro di me.

"Siediti," mi ordinò con tono deciso, indicando la sedia girevole accanto alla toeletta, come se volesse impormi una pausa nella mia crisi.

"No," ribattei rigida, sentendo un'ondata di irritazione crescere dentro di me.

Il tono imperativo di Damon mi colpì come una frustata improvvisa, accendendo una scintilla di ribellione.

Non mi era mai piaciuto quando qualcuno cercava di dirmi cosa fare.

Avevo sempre detestato chi tentava di darmi ordini, perché non ero un giocattolo, né la serva di nessuno, nemmeno una bambola vudù da manipolare a piacimento.

Sostenni il suo sguardo, facendo capire che non avrei ceduto facilmente, come una guerriera pronta a difendere il proprio territorio.

"Principessa, voglio solo asciugarti i capelli," disse, sospirando con un tono più dolce mentre si avvicinava lentamente, come un timido salvatore.

Mi afferrò delicatamente il polso, il suo tocco caldo e rassicurante contrastava con la mia tensione. "Non devi per forza dirmi cosa hai. Ma almeno permettimi di prendermi cura di te e asciugarti i capelli."

Mi sedetti sulla sedia, incapace di contraddirlo una seconda volta.

Mi sentivo esausta, come se tutta la mia forza mi avesse abbandonata, e il suo gesto gentile sembrava l'unico appiglio a cui aggrapparmi.

Damon accese il phon e iniziò ad asciugare i miei capelli con movimenti lenti e delicati, come un pittore che sfiora una tela preziosa con pennellate di cura infinita.

"Sai..." iniziai a parlare come se fossi in trance, osservandolo dallo specchio.

Le sue mani grandi e forti, che avrebbero potuto spezzare, si muovevano con una delicatezza sorprendente, come se stesse maneggiando qualcosa di estremamente fragile.

"Penso che in questo mondo, la maggior parte delle persone sia spregevole."

"Perché pensi così?" mi chiese, fermando il phon e posandolo sulla toeletta, mentre prendeva una spazzola.

Continuò a sistemare i miei capelli con una pazienza infinita, come se stesse cercando di rimettere insieme i pezzi di un vaso rotto, ricomponendo qualcosa che solo lui poteva vedere.

"Non lo penso, è così e basta," mormorai, stringendo le mani nel tentativo di controllare il tremore che continuava a scuotermi, come se stessi lottando per mantenere la calma in mezzo a una tempesta interiore che minacciava di travolgermi.

"Ally, che ti sta succedendo?" domandò Damon, con voce preoccupata, dopo aver finito di spazzolare le ultime ciocche dei miei capelli.

Si chinò verso di me, accarezzandomi le guance con le dita fredde, come un medico che cerca di lenire una ferita invisibile.

Il suo tocco era leggero, quasi impercettibile, ma il calore che emanava riusciva a calmare, almeno in parte, il mio tumulto interiore.

Solo in quel momento mi accorsi che stavo piangendo.

Le sue dita, fresche come il ghiaccio, asciugarono una lacrima solitaria, ma subito dopo un'infinita cascata di lacrime iniziò a scorrere dai miei occhi, come un fiume in piena che rompeva gli argini.

"Не могу больше это держать в себе..." (Non riesco più a tenermelo dentro...) dissi, mentre le parole si spezzavano tra singhiozzi laceranti, simili a un urlo soffocato che finalmente trovava la sua voce.

Il dolore esplose dentro di me, come una diga che crolla sotto la pressione di un fiume in piena, riversandosi in un pianto irrefrenabile, carico di tutta la sofferenza che avevo cercato di nascondere.

"Эй, эй. Моя маленькая Иси, я здесь, чтобы тебя выслушать. Скажи, что тебя мучает," (Ei, ei. Mia piccola Icy, io sono qui per ascoltarti. Dimmi cosa ti tormenta) disse Damon con una dolcezza disarmante, mentre le sue mani grandi e forti stringevano con delicatezza la mia, come se fosse un tesoro fragile da proteggere.

Sentii il calore del suo tocco scorrere attraverso la mia pelle, un calore che contrastava con il gelo che sembrava avvolgere il mio cuore.

Era come un rifugio sicuro, una piccola oasi di pace in mezzo a una tormenta di neve, dove ogni fiocco sembrava essere un pensiero angoscioso, ogni soffio di vento un grido di disperazione.

Damon, con il suo fisico possente, quasi imponente, e i suoi occhi verdi che scintillavano di preoccupazione e affetto, mi osservava attentamente.

La sua mascella, di solito così decisa, era ora leggermente serrata, mentre cercava di capire cosa mi stesse succedendo.

I suoi capelli castani cadevano morbidi sulla fronte, dando al suo volto un'aria ancora più dolce, quasi vulnerabile, mentre i muscoli delle sue braccia si tendevano impercettibilmente, pronti a sostenermi in qualsiasi momento.

Stavo per confidargli tutto, per liberare finalmente il peso che mi schiacciava l'anima, ma improvvisamente sentii la mia vista farsi offuscata, come se un velo scuro si fosse abbassato davanti ai miei occhi.

"Эллисон..." (Allison...) mormorò Damon, la sua voce piena di allarme e preoccupazione.

Sentii il mio corpo vacillare, le forze abbandonarmi lentamente, come sabbia che scivola tra le dita.

Fu in quel momento che le possenti braccia di Damon mi afferrarono, avvolgendomi con una protezione disperata, come una coperta calda che ti avvolge in una notte d'inverno.

Mi strinse a sé con forza, ma anche con una dolcezza infinita, come se temesse di potermi rompere, mentre il mio mondo cadeva a pezzi intorno a me.

"ЭЛЛИСОН!" (ALLISON!) gridò con una voce carica di paura, come un uomo che cerca di salvare qualcuno che sta per annegare.

Il suo tono era forte, disperato, un'ancora in un mare in tempesta, che cercava di riportarmi a riva, mentre io sprofondavo sempre più nel buio.

Le urla dei miei amici si mescolavano al caos che imperversava nella mia mente, un turbinio di voci e immagini che non riuscivo più a distinguere, fino a quando l'oscurità non mi avvolse completamente, come un manto nero che copre tutto, nascondendo ogni cosa alla vista, soffocando ogni suono.

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