🥀Nuovo Giorno🥀

Sono sempre gli occhi

a dire le cose più belle.

~14~

Mi svegliai alle cinque del mattino, intrappolata in un incubo che mi lasciò scossa, senza riuscire ad addormentarmi.

Il cuore martellava nel petto, come se volesse sfuggire a quella morsa di paura che ancora mi stringeva.

Decisi di alzarmi e scendere in cucina, sperando di trovare un po' di pace in una tazza di caffè.

Ad attendermi c'era mio padre, Alaric, seduto al tavolo con una tazza di tè fumante e un muffin al miele.

Aveva il giornale aperto davanti, e il suo volto, solitamente austero, era stranamente rilassato.

Era un uomo imponente, con spalle larghe e una presenza che si faceva notare in qualsiasi stanza.

I capelli mossi incorniciavano un viso segnato dal tempo, ma i suoi occhi, severi e gentili al contempo, erano lo specchio di una forza tranquilla.

Quel suo sorriso sincero mi colse di sorpresa, come se all'improvviso il leone si fosse trasformato in un gatto domestico, addolcito dal tepore del mattino.

"Buongiorno, Allison," mi salutò, la sua voce carica di un affettuosità che non gli era consueta.

Risposi con un brontolio ancora assonnato, "Buongiorno," mentre mi sedevo accanto a lui.

Affondai i denti in una brioche al cioccolato, cercando di placare la fame che mi attanagliava, e in quel momento, Alex e Hailey scesero dal piano di sopra.

Il mio fratellastro, Alex, era un ragazzo alto e atletico, con capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi come un'ombra.

La sua energia era contagiosa, come un raggio di sole che irrompe in una stanza buia, e il suo sorriso era una promessa di avventure e guai.

Hailey, la mia sorellina, aveva lunghi capelli castani che ondeggiavano leggeri ad ogni suo passo, e i suoi occhi azzurri brillavano come un cielo estivo.

Era la vita incarnata, sempre in movimento, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, come una farfalla che danza tra i fiori.

"Che energia di prima mattina," commentai, incapace di trattenere un sorriso di fronte a quella vitalità.

Entrambi mi guardarono sorpresi, ma poi risposero con un sorriso radioso.

Poco dopo, Kira fece la sua comparsa.

La mia sorellastra era una presenza distante, sempre persa nel mondo del suo cellulare, come una nave alla deriva nell'oceano.

Alta e snella, con capelli rossi lunghi e lisci, e occhi verdi che sembravano poter penetrare qualsiasi cosa, Kira sembrava annoiata da tutto ciò che non riguardasse il suo piccolo schermo.

Mio padre, vedendola, le rivolse un'occhiata severa ma paterna. "Kira, fai colazione e poi usa il cellulare," disse, indicandole una torta calda appena sfornata.

Era strano vederlo così premuroso con lei, quasi imbarazzante.

Kira alzò appena lo sguardo dal cellulare, domandando subito, "Ma la mamma dov'è?" La sua voce era piatta, priva di vera curiosità, ma rivolta comunque a mio padre, cercando di captare qualche informazione.

Proprio in quel momento, Damon entrò nella stanza e si sedette accanto a me, porgendomi un sorriso che mi scaldò il cuore.

Il mio ragazzo era alto e muscoloso, con capelli castani, brizzolati che gli incorniciavano il viso e dei occhi azzurri che sembravano scrutare la mia anima.

La sua presenza era imponente, ma al tempo stesso rassicurante, come un porto sicuro durante una tempesta.

"Buongiorno, piccola," mi disse, afferrandomi la mano e facendomi piccoli grattini, un gesto tenero che aveva sempre su di me un effetto calmante.

"Buongiorno," risposi, ricambiando il suo sorriso.

Alex, sempre attento a tutto, mi chiese con un'espressione preoccupata se avessi dormito bene.

Il suo tono era affettuoso, come quello di un fratello maggiore sempre pronto a proteggermi.

"Non ho dormito per nulla," confessai, cercando di non fare troppo caso alla mia voce stanca.

Kira, sempre attenta a captare qualsiasi cosa potesse essere interessante, alzò lo sguardo incuriosita.

"È per via di Noah, vero?" Alex iniziò a ridacchiare, sapendo quanto quella situazione mi desse sui nervi.

"Chissà chi sarà la fortunata," replicai con un pizzico di sarcasmo, mordendo un altro pezzo della mia brioche.

Non ci volle molto perché Hailey, che stava sorseggiando il suo latte, iniziasse a tossire, colta alla sprovvista dalla mia battuta.

Mi girai verso Damon, che cercava di trattenere una risata, e poi verso mia sorella, che intanto cercava di ricomporsi con l'aiuto di Alex.

La scena era quasi comica, ma decisi di lasciar perdere. "Okay, io non parlo più, giuro," dissi, scuotendo la testa con un'espressione divertita.

Mio padre ci osservava con un'aria perplessa, chiaramente estraneo a tutto quel baccano giovanile.

Dopo aver finito la mia brioche, iniziai a massaggiarmi le tempie, sentendo il mal di testa farsi sempre più intenso.

Proprio in quel momento, Lisa irruppe in cucina con la sua solita esuberanza.

"Buongiorno, ragazzi!" urlò, la sua voce acuta come un allarme improvviso, facendomi sobbalzare.

Lisa era minuta, con capelli rossi e occhi verdi vivaci.

Il suo entusiasmo era contagioso, ma di prima mattina poteva essere anche un po' troppo da gestire.

Senza pensarci troppo, imprecai sottovoce: "Porca miseria."

Damon, sempre attento a ogni mio piccolo gesto, si avvicinò sussurrandomi all'orecchio. "Stai bene?" La sua voce era bassa, quasi preoccupata.

"Sì, sto bene. Tranquillo," risposi dolcemente. Volevo rassicurarlo, ma sapevo che non sarebbe stato facile. Alaric si alzò dal tavolo, pronto per andare a lavoro, e fu seguito poco dopo da Alex, che corse al piano superiore per prepararsi e svegliare Noah.

Quando anche Kira e Lisa se ne andarono, io e Damon rimanemmo finalmente soli.

"Piccola, stai davvero bene?" mi chiese una seconda volta, la preoccupazione nel suo sguardo evidente.

"Ho solo un po' di mal di testa. Ma stai tranquillo, non è niente di grave," risposi alzandomi dalla sedia, sentendo la sua presenza rassicurante accanto a me.

Varcammo insieme la soglia del corridoio e ci infilammo le rispettive giacche. Durante il tragitto verso la scuola, parlammo di come si stava avvicinando Halloween e di quanto volesse festeggiarlo con me e i nostri amici.

Alex ci mandò un messaggio chiedendoci di aspettarlo insieme a Hailey nel parcheggio, così da poter entrare tutti e quattro insieme.

Arrivati davanti alla scuola, scendemmo dalla Audi R8 di Damon. L'auto era elegante e potente, un vero gioiello, e non passava inosservata. Appena usciti, sentii gli sguardi di tutti i ragazzi su di noi.

Non che mi importasse molto, ma era comunque fastidioso. Dopo qualche minuto, arrivarono anche Hailey e Alex, completando il nostro piccolo gruppo.

Ci dirigemmo insieme verso l'entrata, con Damon che mi prese per mano, il calore della sua stretta trasmettendomi sicurezza.

Tutti i ragazzi presenti ci fissavano, ma cercai di ignorarli, concentrandomi sui nostri passi. Avvicinandoci al gruppo di amici di Alex, notai un ragazzo moro che mi fissava con un'espressione sfacciata.

"Ehi, bellezza!" improvvisamente il ragazzo iniziò a provarci con me, la sua voce carica di un'inutile arroganza.

Aveva capelli neri scompigliati e occhi azzurri penetranti, un aspetto da ribelle che sembrava volesse sfidare il mondo.

"Placa gli ormoni, ragazzino," replicai con indifferenza, mentre sentivo Damon irrigidirsi accanto a me, i suoi occhi scuri che fulminavano il ragazzo.

"Uh, che carattere! Mi piace," continuò il moro, evidentemente divertito dalla mia reazione.

"Rowan, se fossi in te non farei certi commenti," intervenne Alex a un certo punto, passando lo sguardo da lui a Damon e viceversa.

Notai la tensione crescere tra Damon e Rowan, un ragazzo che si atteggiava a ribelle.

Ogni volta che Damon si avvicinava a me, gli occhi di Rowan si stringevano in fessure gelide, come quelli di un falco che scruta la sua preda dall'alto.

C'era qualcosa di velenoso nel modo in cui lo fissava, un rancore che non riusciva a nascondere.

"Ma stavo scherzando!" ghignò Rowan, rivolgendo uno sguardo sprezzante al ragazzo accanto a me, il suo sorriso sfrontato che mi irritava profondamente.

"Ah-ah, mamma mia, quanto sei divertente," risposi con un tono tagliente, cercando di far capire quanto poco m'importasse del suo atteggiamento. La mia voce aveva un tono aspro, un manto di ghiaccio che avvolgeva ogni parola, mentre dentro di me ribolliva il fastidio.

In quel momento, una ragazza bionda intervenne, attirando l'attenzione di tutti.

Mirabella era alta e slanciata, con lineamenti scolpiti e un fisico da modella, quasi come se fosse stata cesellata da un abile scultore.

Ogni suo movimento era armonioso, come una statua greca che prende vita.

I suoi occhi chiari scintillavano di intelligenza e determinazione.

"Rowan, smettila di fare il coglione," disse, il suo tono imperioso che non lasciava spazio a repliche.

"E perché dovrei, Mirabella? È troppo divertente," rispose Rowan, senza perdere il suo sorriso arrogante. Ma sotto quella facciata di spavalderia, c'era un'ombra di insicurezza, come se non fosse del tutto sicuro di sé quando Mirabella era nei paraggi.

Proprio in quel momento, il caos scoppiò in un urlo acuto. Una ragazza mora, Christina, iniziò a urlare come una pazza, facendomi sobbalzare.

Aveva lunghi capelli scuri e occhi castani, che brillavano di un'adorazione quasi maniacale.

Era notoriamente innamorata di Noah, e ogni volta che lui si avvicinava, il suo comportamento diventava ancora più eclatante, come una fiamma che si alimenta alla vista della sua fonte di calore.

"Uh, arriva Noah!" gridò con entusiasmo incontrollato, attirando l'attenzione su di sé.

"Christina, non ti è ancora passata la cotta?!" intervenne Alex, trattenendo a stento una risata. Conosceva bene quell'infatuazione e quanto fosse destinata a non essere corrisposta.

"Nooo!" piagnucolò la ragazza, la sua voce che si spezzava quasi in un lamento, mentre continuava a fissare la direzione in cui presumibilmente sarebbe apparso Noah.

Mentre tutta questa commedia si svolgeva, due ragazzi si avvicinarono, chiaramente interessati a mia sorella Hailey.

Uno di loro era un biondo atletico, con un sorriso malizioso che suggeriva intenzioni tutt'altro che innocenti.

I suoi occhi azzurri erano freddi, come un ghiaccio sottile pronto a rompersi. L'altro era di origini asiatiche, con occhi scuri e profondi che sembravano scrutare l'anima delle persone, cercando di decifrare i loro segreti.

"Oh, che bella ragazza abbiamo qui! Ti andrebbe di venire con noi a fare un giretto, dolcezza?" disse il biondo, la sua voce piena di una falsa cortesia che non riusciva a nascondere le vere intenzioni.

"Ehm, no grazie. Non sono interessata," affermò mia sorella con voce tremolante, il tono che tradiva un misto di paura e determinazione. La sua risposta era gentile, ma c'era una rigidità nelle sue spalle che mi mise immediatamente in allarme.

Osservai la scena con attenzione, pronta a intervenire se quei due avessero fatto un solo passo di troppo.

L'amico del biondo mi fissava, i suoi occhi erano uno specchio opaco che non lasciava trasparire nulla, come se cercasse di comprendere qualcosa che gli sfuggiva.

Poi, notai una mano muoversi verso Hailey, e senza pensarci due volte, afferrai il braccio del biondo con decisione.

"Cos'hai intenzione di fare?" chiesi, la mia voce divenuta una lama affilata. Strattonai il suo braccio, obbligandolo a guardarmi negli occhi, e in quel momento, tutto il mio essere era pronto a difendere mia sorella da qualsiasi pericolo.

Sentivo il sangue pulsare nelle tempie, e la mia presa era ferma, come una morsa che non avrebbe mai ceduto.

Damon, al mio fianco, si irrigidì ulteriormente, la sua presenza divenne una minaccia silenziosa, pronta a scattare al minimo segnale.

Rowan, d'altro canto, sembrava godersi la scena, il suo ghigno sardonico che aumentava il mio disprezzo nei suoi confronti.

Ma niente avrebbe distolto la mia attenzione da Hailey, che cercava di mantenere la calma nonostante la situazione.

La tensione nell'aria era palpabile, come un temporale imminente, e sapevo che bastava un gesto, una parola sbagliata, per far scoppiare il caos.

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