🥀Le vittime🥀
Fai del tuo
lato più debole
il tuo punto forte.
~31~
"Okay, è più facile trovarlo, allora." Elia osservò il mio volto sconvolto, che si era trasformato in una tempesta di emozioni, e non proferì alcuna parola, lasciando un silenzio denso e carico di tensione nella stanza.
I suoi occhi, simili a quelli di un mare in tempesta, riflettevano una preoccupazione che echeggiava la mia, ma non offrivano alcun conforto.
"Quindi si è diretto a Charlie Krown, dove si trovava la Grace University, che lui stesso aveva frequentato." Continuai, strofinandomi il naso in un gesto nervoso, quasi come se volessi scacciare un pensiero sgradevole e persistente. "Però, è la prima città nella quale avremmo controllato."
La mia voce era impregnata di determinazione, ma un sottile filo di nervosismo serpeggiava tra le parole, come un serpente invisibile che si insinua nella calma apparente.
La cartina sul tavolo, con le sue pieghe e segni consumati dal tempo, sembrava raccontare una saga di migrazioni e segreti nascosti tra le sue linee, un racconto visivo di un viaggio complesso e intricato.
"Quindi l'unico posto vicino, nel quale potrebbe essersi nascosto, è Roll City..." Intervenne Damon, il suo sguardo penetrante fissato sulla cartina con la stessa intensità di un cacciatore che scruta il suo obiettivo.
Le sue parole risuonarono nella stanza come un colpo di tamburo, accentuando la gravità della situazione e vibrando nell'aria come una nota alta in un pezzo drammatico.
"Esatto. Anche perché ha dei bei ricordi lì, dato che ci era già stato." Conclusi, il mio sguardo vagando tra i cerchi tracciati con il pennarello rosso, come se ogni cerchio rappresentasse un pezzo cruciale del puzzle da risolvere.
Quella città, che avevo condiviso con lui, aveva ora un significato diverso, come una vecchia fotografia sbiadita che torna a emergere dai ricordi.
"E dista tre ore da Rosemary." Disse Elia, con una voce ferma e decisa come un faro che guida attraverso una nebbia fitta.
Era come se volesse gettare luce su un cammino oscuro e incerto, illuminando il sentiero tortuoso che avevamo davanti.
"Come fai a fissare una cartina e allo stesso tempo entrare nella testa di una persona?" Mi chiese Elia, il suo entusiasmo palpabile, come una scintilla che cercava di accendere una fiamma in un momento di oscurità.
I suoi occhi brillavano di curiosità, scintillando come stelle in una notte priva di luna.
"Perché lo conosco, siamo cresciuti assieme. Sei tu quello che non conosce sua sorella." Intervenni, il mio volto attraversato da un'espressione seria, simile a un cielo tempestoso prima di un temporale.
Le mie parole erano un richiamo alla realtà, un promemoria della connessione profonda che avevo con il passato e con il pericolo imminente.
"Damon, manda un messaggio agli altri, dicendo di venire subito!" La mia voce si alzò di un tono quasi implorante, mentre il panico e l'urgenza si riflettevano nei miei occhi, come onde tumultuose che minacciano di sommergere ogni cosa.
"Va bene," rispose lui, il volto teso e concentrato, mentre estraeva il cellulare e iniziava a digitare freneticamente, come se stesse cercando di tenere a bada un mostro invisibile che si muoveva nell'oscurità.
Mi diressi verso lo zaino di Ashley, la borsa nera e scomposta che giaceva sul divano.
Tirai fuori il suo tablet, il suo schermo lucido che rifletteva le mie mani tremanti, come uno specchio che restituiva la mia ansia.
Collegai il mio GPS al dispositivo con movimenti rapidi e incerti, come se stessi cercando di mettere in ordine i pezzi di un puzzle incompleto e confuso.
Non passarono più di cinque minuti quando i miei amici varcarono la soglia del salotto.
La porta si aprì con uno scricchiolio, e, come una squadra ben allenata, entrarono con espressioni di determinazione e preoccupazione dipinte sui volti, come soldati pronti per una missione critica.
"Eccoci!" Mike esclamò, il suo sorriso abituale incorniciato da un'espressione di ansia, come se il suo sorriso cercasse di mascherare un senso di urgenza che permeava la stanza come un'ombra inquietante.
"Dobbiamo trovare quel maledetto Killer!" Chris intervenne con tono burbero, avvicinandosi lentamente verso di me con passi pesanti e decisi, come se ogni passo fosse un atto di sfida contro l'ignoto e il caos che si stava accumulando.
"Perché lo chiami Killer?" Gli chiesi, voltandomi verso di loro con uno sguardo carico di preoccupazione, mentre mi dirigevo con passo lento verso il centro della stanza.
"Non è bello leggere un libro dalla copertina," dissi, con una nota di sarcasmo nella voce, mentre mi posizionai dinanzi a Chris. I miei occhi si spostarono poi su Ashley e Sara, che mi rivolsero espressioni impassibili, fredde come la superficie di un lago ghiacciato in una gelida mattina d'inverno.
"Non dobbiamo?! Non dobbiamo leggere un libro dalla copertina?!" Ashley urlò, il suo naso arricciato e le dita che si piegarono a formare artigli, come se cercasse di graffiare la verità fuori dalla mia testa con una determinazione implacabile.
"Sì, proprio così, Ashley," confermai, mantenendo la mia postura eretta e il tono deciso come un capitano che guida la propria nave attraverso una tempesta.
"Secondo me, non è sano di mente. Ally..." Sara continuò, il suo tono carico di preoccupazione e disapprovazione, i suoi occhi scrutavano il mio volto con un'espressione di delusione profonda, come se avesse scoperto una crepa in una struttura solida e amata.
Rifiutai con un secco "No! Smettetela. Non sapete nulla voi!" La mia voce era ferma, ma il mio cuore palpitava di dubbio e frustrazione, mentre cercavo di non credere alle loro affermazioni.
Sentivo come se il terreno sotto di me stesse cedendo, mentre cercavo di mantenere il controllo della situazione, come una marionetta che cerca di stabilizzarsi su un filo sempre più teso.
"Non sappiamo nulla!?" Ashley si avvicinò, spostando Chris con uno spintone deciso, come se avesse preso in mano le redini della situazione, decisa a riprendere il controllo.
Mike iniziò a grattarsi il mento, il suo sguardo perso nel vuoto, mentre il suo volto esprimeva una miscela di preoccupazione e concentrazione, come un ingegnere intento a risolvere un complicato enigma.
Nel frattempo, la mia migliore amica afferrò il fascicolo che Sara aveva in mano e me lo lanciò con decisione.
Il fascicolo volò nell'aria e io lo afferrai al volo con una mano sola, le pagine frusciarono mentre lo sfogliavo, come foglie mosse dal vento di una tempesta.
Ogni pagina sembrava pesare come un macigno, carica di informazioni che dovevano essere assimilate rapidamente.
"È per questo motivo che ti abbiamo detto che è un serial killer!" Ashley intervenne, spostando qualche ciocca di capelli dal viso, con un'espressione di esasperazione e urgenza, come se la verità dovesse essere espressa senza ulteriori indugi.
Continuai a leggere il fascicolo, le parole scorrevano davanti ai miei occhi senza tregua, come una corrente impetuosa che trascina tutto nel suo cammino.
Un ragazzo di circa 20 anni aveva violentato una 14enne della scuola Sunnydale Middle School.
Il peso di quelle parole gravava su di me come un velo di piombo, mentre cercavo di focalizzare la mia mente su come salvare Hailey e fermare quel mostro, la consapevolezza del compito imminente come una nebbia densa che offuscava ogni pensiero.
1 Vittima
Sienna Smith, con la delicatezza di chi offre un rifugio a un'anima smarrita, invitò Damian a pernottare nel suo appartamento.
Quella sera, il giovane, con lo sguardo terrorizzato e il volto pallido come un lenzuolo di luna, era stato sorpreso dalla polizia mentre cercava di nascondere furtivamente un sacchetto di cocaina e ketamina nei pantaloni.
La realtà sembrava schiacciarlo, e il ritorno a casa avrebbe significato un confronto inevitabile con i genitori, ombre minacciose che aleggiavano sulla sua mente come spettri inquietanti.
Quando Damian entrò nell'appartamento di Sienna, sembrava un cieco che si avventurava nel buio, ignaro delle terribili conseguenze che lo attendevano.
Sienna, con il suo volto giovane e il corpo esile come quello di una bambola di porcellana, divenne vittima di una violenza crudele e inumana.
Il killer, implacabile e mascherato come un mostro che emerge dall'oscurità, la assassinò con nove pugnalate, infliggendole un dolore straziante che la portò a una morte lenta e tormentata.
Il corpo della giovane fu trovato da un vicino, riverso tra le lenzuola macchiate di sangue, come una margherita appassita in un campo di battaglia, il suo sangue disseminato come petali su una terra devastata.
2 Vittima
L'omicidio di Amelie Johnson, una prostituta diciannovenne, colpì Marriway con la forza di un temporale improvviso e devastante.
Amelie, una giovane donna dalle speranze fragili e dal destino beffardo, era nota per il suo lavoro precario e pericoloso sulle strade della città, un simbolo di vulnerabilità e disperazione.
La denuncia della sua scomparsa, fatta dalle due amiche con cui viveva, sembrava una chiamata disperata in una notte senza luna, un urlo di angoscia nell'oscurità.
Le amiche raccontarono di un cliente occasionale, un uomo che l'aveva prelevata a bordo di un'auto scura, come un predatore che cattura la sua preda con astuzia e malvagità.
Il corpo di Amelie fu scoperto dopo sedici giorni, seminudo e in avanzato stato di decomposizione, abbandonato in un avvallamento vicino a via dei Slytherin.
La scena era agghiacciante, con la giovane giacente in una posa macabra, come un fiore appassito in un campo dimenticato, il suo corpo ormai irriconoscibile, avvolto in un'ombra di morte e solitudine.
3 Vittima
Melione Sanchez arrivò al motel di Rosewood dopo la mezzanotte, fresca e vibrante nel suo abitino rosso, che contrastava fortemente con la sua età di diciotto anni, donandole un'aria innocente e giovanile.
Alla reception, esibì il documento con il suo vero nome, quello che usava a Dark City, come una cicatrice indelebile che non poteva nascondere.
Si avviò lungo il corridoio con passi leggeri e nervosi, come un cervo che avanza in un bosco oscuro, mentre il suo cuore batteva al ritmo del destino imminente, palpabile e inesorabile.
Quando bussò timidamente alla porta della stanza 18, l'uomo dall'altra parte sembrava una figura oscura e imponente, con capelli biondo cenere e tatuaggi che ricoprivano il suo corpo come cicatrici della sua natura violenta e inquietante.
Era un uomo la cui idea di divertimento serale prevedeva fruste e giocattoli sessuali, un regista crudele del suo macabro spettacolo.
Melione, con il suo viso giovane e il corpo tremante come una foglia al vento, si accomodò sul letto, ignara della crudeltà che l'attendeva.
L'indomani, quando la luce del giorno cominciò a filtrare attraverso le tende del motel, la receptionist trovò il corpo nudo della ragazza.
Il viso era coperto da una tovaglietta bianca, un asciugamano che sembrava una pallida vela su un mare di sangue.
La gola, cerchiata da un segno rosso e viola, era una traccia visibile di una morte orrenda, come una cicatrice indelebile che raccontava una storia di violenza e disperazione, un segno perpetuo di un destino crudele e inesorabile.
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