Dopo una notte passata in bianco persa nei miei pensieri, decido di alzarmi per fare colazione. Dust non è in casa a quanto sembra. Vado in cucina e controllo il frigo senza troppo rimorso. Vuoto. Sospiro e apro ogni singola credenza presente. Tutto vuoto. Dannazione. Non usciamo molto ultimamente dopotutto. Sospiro di nuovo. Sto letteralmente morendo di fame. Decido di mettermi un po' sul divano, sperando di riuscire a prendere sonno per evitare di svenire dalla fame. Mi addormento quasi subito per la noia. Stare sola in casa era sempre una rottura di cazzo, non essendoci mai niente da fare.
Mi sveglio qualche minuto dopo, per mezzo di un forte sbattere. Scatto in piedi dallo spavento. Tiro un sospiro di sollievo appena noto che è solo tornato Dust.

«Dove sei stato? Sto morendo di fame...»
Dust: «Scusa bambolina.»

Mi dice, porgendomi delle patatine fritte e una bottiglia d'acqua, che ovviamente addento in due secondi - si, anche l'acqua.

Dust: «Non ho trovato altro. I ragazzi mangiano praticamente tutto.»
Ridacchio al pensiero. Non chiedendomi perché fosse uscito senza dirmi niente.
«Tranquillo, per ora mi bastano e avanzano.»

Si siede di fianco a me, mentre sono intenta a bere un sorso. Con la coda dell'occhio, noto che mi sta fissando. Poggio la bottiglia sul piccolo comodino al mio lato.

«Qualcosa non va?»
Dust: «Nulla di cui devi preoccuparti.»
Risponde quasi troppo immediatamente. Nel suo tono sembrava esserci urgenza nel dire quelle parole.
«È però qualcosa che dovrei sapere?»
Chiedo, scegliendo di non farglielo notare. Lui scuote la testa poco dopo, non troppo convinto.
«Sicuro?»

Lo fisso per qualche secondo, mentre lui evita di guardarmi negli occhi. Che era successo in così poco tempo esattamente? Un altro litigio? Anche se onestamente avrei seriamente dovuto smetterla di chiedermelo. Conoscendoli può succedere qualsiasi cosa. Anche vederli ubriachi fradici in meno di cinque minuti.

«Avete litigato di nuovo?»
Dust: «Co-no! Non c'entrano i ragazzi!»
«Allora cosa?»

Odio da morire la mia curiosità, ma non posso nemmeno fare a meno di preoccuparmi a vederlo in questo stato. Lui sospira rumorosamente. Anche se brava più frustrato che rassegnato. Decido di non darci peso.

Dust: «Va bene, hai vinto. È... Successa una cosa...»
Inizio a farmi prendere dall'ansia. Cosa poteva essere di così brutto? Aspetto che continui.
Dust: «...»
«Una cosa... Cosa?»

Lo incito a continuare appena vedo che non lo fa da solo, ma il silenzio regna sovrano per un po'. Alla fine, decide di riprendere il discorso.

Dust: «Una cosa di cui centri anche tu.»

I suoi occhi erano ormai scomparsi, lasciando spazio al nero assoluto. Qualcosa non va. Oh eccome se qualcosa non va. Ingoio un groppo enorme in gola e aspetto di sapere di cosa si tratti. Rimaniamo a fissarci per un po', ma non dice altro. L'ansia inizia a farsi strada nel mio animo. Ogni minuto sembrano tanti coltelli al petto. Non vorrà forse...

«Posso almeno sapere se è positiva o negativa?»
Gli chiedo, ormai in preda al panico.
Dust: «Negativa...»
«Capisco...»

Ora volevo saperlo ancora più di prima, ma allo stesso tempo avevo paura di sapere. Inoltre penso che non sia il caso di obbligarlo a parlare. Diventa molto irascibile altrimenti. Di certo non volevo farlo arrabbiare. Non dopo quello che mi aveva appena detto.

«Aspetterò fin quando non sarai pronto a dirmelo.»

Gli dico infine. La curiosità aveva preso il sopravvento sulla paura. Un'altra volta. Lui mi guarda soltanto, spostando poi lo sguardo di lato. Possibile che... Si fosse stancato di me? Cerco di togliermi questo assurdo pensiero dalla mente. Pensiero avuto anche qualche momento fa, alzandomi lentamente dal divano.

«Non ho dormito molto sta notte, quindi vado a letto. Se hai bisogno, chiamami.»

Lui annuisce soltanto e io mi dirigo su per le scale, entrando nella stanza di Dust e buttandomi di peso sul letto. Speriamo di riprendere sonno... Tutta quest'ansia non aiutava di certo a farmelo venire. Dopo qualche minuto, a mia sorpresa, tutto ciò che riesco a vedere è il buio.
Mi sveglio qualche ora dopo, ancora leggermente stanca per la notte insonne. Mi alzo dal letto, scendendo silenziosamente al piano di sotto. Di Dust nemmeno l'ombra. Di nuovo. Mi guardo intorno non sapendo cosa fare. L'Underground è enorme e trovarlo richiederebbe molto tempo. Troppo tempo. Quindi decido di sedermi sul divano, per l'ennesima volta. Mi prendo un leggero infarto, quando uno scheletro vestito di bianco mi compare di fronte.

«Cazzo Blight! Stai cercando di uccidermi?!»
Lo scheletro ride di gusto.
Blight: «In realtà sto cercando Dust. Oggi non si è presentato alla riunione e senza di lui non possiamo iniziare.»
Lo guardo titubante. Allora dov'era sparito sta mattina? E dov'è ora?
«Mi spiace farti sapere che non è in casa. Non c'era nemmeno sta mattina, quindi pensavo fosse da voi.»
Blight scuote la testa, guardandomi e sedendosi poi al mio fianco.
Blight: «Nessuno di noi l'ha visto oggi.»

Il mio cuore perde un battito e posso sentire le guance accaldarsi. Sto per mettermi a piangere. Che quello che ho pensato, notando i suoi strani comportamenti, sia vero?

Blight: «L'hai visto, vero?»
Annuisco, cercando di trattenere le lacrime che minacciano di uscire.
«È tornato per portarmi delle patatine da mangiare. Mi ha detto che erano gli avanzi che avevate lasciato e poi... Abbiamo parlato di una cosa.»
Lo scheletro mi guarda incuriosito. Aspettando che io continui.
«Mi ha detto che gli era successa una cosa e che centravo anch'io con essa. Non mi ha voluto dire cosa fosse, però sono riuscita a farmi dire che è negativa.»

Lo scheletro si perde nei suoi pensieri. Mi guarda qualche minuto dopo. Che sia arrivato alla mia stessa conclusione?

Blight: «Per le patatine credo sia vero. Horror ci ha urlato contro dicendo che gli erano sparite - e sai come diventa quando gli rubano il cibo. Per l'altra cosa non... So dirti. Possibile che...»
Si blocca improvvisamente, il che mi mette in ansia e tristezza. Sapevo già a cosa stava pensando.
«Si sia stancato di me...?»

Continuo la sua frase. Sospira, annuendo subito dopo. Lo sapevo. Grandi menti pensano uguali. Faccio una risatina, cercando di non sembrare disperata.

«L'avevo già pensato, vedendo i suoi atteggiamenti...»

Non riesco a continuare la frase. Sto per perdere il controllo sulle mie emozioni. La porta si apre proprio in quel momento, svelando Dust sul ciglio, intento a fissarci. Sposta lo sguardo prima su di me e poi su Blight. Sembrava... Geloso?

«Dust! Dove diamine sei stato?! Blight mi ha detto che hai saltato la riunione di oggi. Perché non mi hai detto nulla?»
Lo scheletro non risponde. Continua semplicemente a fissarci.
Blight: «Forse vuole che me ne vada. Tolgo il disturbo, ma vedi di non saltare di nuovo la riunione.»

Blight scompare qualche minuto dopo, ancora scosso da tutto l'accaduto, lasciandoci soli. Dust non si muove di un millimetro dal ciglio della porta, intento ancora a fissarmi. Sembra arrabbiato, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato.

«È perché ero sola con un altro scheletro?»
Gli chiedo infine, titubante.
Dust: «Ti ha fatto qualcosa?»

Rimango spiazzata dalla sua domanda, ma scuoto lo stesso la testa. Si sposta a passo lento verso di me, chiudendo la porta dietro di sé.

Dust: «Perché eravate soli?»
Il suo sguardo è... Diverso... Fa quasi paura. Gli rispondo la cosa più ovvia.
«Non eri in casa magari?»

Non risponde, forse nota l'ovvietà alla sua domanda assurda. Non riesco a trattenere la tristezza. Vedere il suo sguardo freddo su di me, mi mette in soggezione.

«Posso farti una domanda?»
Gli chiedo infine. Non risponde, quindi lo prendo per un si, decidendo di fargliela.
«Ti sei... Per caso stancato di me?»
Noto le sue pupille tornare e tremare leggermente, come se si sentisse preso in giro.
Dust: «Dovrei chiederlo io a te... Ti ho trovata con un altro.»

Rido alla sua affermazione. Sembrava come se mi stesse accusando di tradimento. La tensione se ne stava andando, fortunatamente.

«No idiota! Blight ed io siamo solo amici. Dovresti saperlo.»
Non risponde. Il che mi fa tornare leggermente in ansia
«Dust?»
Di nuovo silenzio.
«Dust... Oggi sei abbastanza strano...»

Dico infine, ancora scossa. Mi prende per il polso, portandomi su per le scale. Decido di non contrastarlo, anche se non ho la minima idea di che gli stia passando per la testa. Sposto lo sguardo sulla sua mano. La sua presa è talmente forte che sento le ossa scricchiolare. Mi sta facendo male.

«Dust così mi fai male!»

Non risponde. La sua unica reazione è quella dell'aprire con forza la porta della sua stanza e buttarmi "delicatamente" sul letto. Cosa diamine gli sta prendendo? Si mette subito a cavalcioni su di me, togliendomi ogni via di fuga. Non riesco a fare a meno di arrossire. Mi tiene i polsi con le mani sopra la testa. Il mio volto, ormai, potrebbe sembrare un pomodoro, se messo a confronto. Non aveva mai fatto una cosa del genere fin ora.

Dust: «Giuramelo.»
Annuisco piano, cercando di non peggiorare le cose. Anche volendo, non era una bugia.
Dust: «Voglio sentirtelo dire.»
«Te lo giuro.»

Perché si sta comportando così? Non l'ha mai fatto prima. Lo sento fare un respiro profondo, che mi solletica leggermente il collo.

Dust: «Ci ho riflettuto. Te lo dirò.»
Ingoio un groppo in gola, aspettando che continui la frase.
Dust: «Ti... Ho detto che è negativa, ma...»
Mi lascia un polso per mettere la mano nella tasca della felpa e uscire una piccola scatolina.
Dust: «Sposami.»

Non so cosa dire. Non riesco a connettere i neuroni tra loro. Le lacrime iniziano a rigarmi il viso, copiose. Sento la sua presa farsi leggermente più debole. No! Devo rispondere prima di pentirmene. Le parole non escono però.

Dust: «Capisco...»
Si alza dal letto, dirigendosi alla porta.
Dust: «Non avrei dovuto ascoltare il consiglio di B-»
«S-si.»

Lo vedo bloccarsi a metà strada, girandosi di scatto. Nel mentre che lui si allontana, mi sono messa a sedere. I miei occhi lo fissano silenziosi, ancora pieni di lacrime. Le lacrime ancora agli occhi. Mi si avvicina piano, come se non fosse sicuro di avermi udita.

Dust: «A... Allora perché piangi?»
«Io pensavo che... Che tu non mi volessi più... Sono... Sono solo Felice...»

Cerco di formulare tra i singhiozzi. Mi copro il volto con le mani, tentando di asciugarmi le lacrime che scendono copiose dai miei occhi. Sento improvvisamente un paio di braccia stringermi. Affondo, senza alcuna esitazione, il viso nell'incavo del suo collo.

Dust: «Volevo aspettare a dirtelo però... Quando ho visto che eri da sola con Blight... Io...»

Mi accarezza piano i capelli, prendendo delicatamente il polso che, fino a poco prima, stringeva forte per potermi trascinare in camera. Si è già formato un livido.

Dust: «Non volevo farti male... Scusa.»
Scuoto la testa, ancora tra i singhiozzi.
«Mi basta sapere che la mia deduzione era sbagliata.»

Rimanemmo in silenzio. Silenzio che mi permise di rilassarmi e smettere di piangere. L'ultima cosa che ricordo, però, ero io tra le sue braccia. Poi completamente buio. A quanto sembra mi sono addormentata. Beh, almeno finalmente avrei dormito per bene.