ii. quale consiglio seguire?

NINJAGO CITY
20:00 CHEN NOODLES

TW :: leggeri pensieri suicidi.
leggero attacco di panico.

A stomaco pieno si ragiona sempre meglio.

Se c'era una cosa che Rin sapeva per certo, era che il cibo rendeva il mondo un posto migliore. E anche lei, quando poteva, adorava mangiare piatti normali. I noodles erano i suoi preferiti.

Quella sera aveva detto a sua madre che sarebbe tornata prima: non sapeva dello street club e avrebbe continuato a non farlo. Si preoccupava già abbastanza per il resto, dirle che sua figlia passava le serate a prendere a cazzotti altre persone non avrebbe giovato alla sua salute.

Ding.

La campanella del locale tintinnò quando la ragazza fece il suo ingresso nella tavola calda. I "Chen Noodles" erano i migliori di tutta Ninjago, e i suoi locali colorati e moderni erano tra i più gettonati in circolazione.

Prese posto ad un tavolo vicino al bancone pieno di leccornie, iniziando a smanettare con il tablet per le ordinazioni.

Rin non aveva amici.
O meglio, una volta li aveva. La sua migliore amica era colei che rendeva le sue giornate migliori, la persona con cui aveva programmato il suo futuro: i loro diciott'anni, poi il college, e addirittura i loro matrimoni. Avevano immaginato tutto nei minimi dettagli. Erano sorelle. O almeno era quello che Rin aveva creduto per sette lunghi anni della sua vita.

Cliccò l'icona dei noodles con patate e rosmarino, passando a vedere i dolci.

Cercava di non pensarci più, sebbene fosse recente e incredibilmente doloroso, aperto come una ferita fresca.

Dopo aver selezionato dei pezzi di mochi alla fragola, mise giù il dispositivo.

Respirò a pieni polmoni, in maniera profonda, come sapeva fare solo lei, poggiando la testa sul separè in legno dietro alle sue spalle. Quella sera era solo Rin. Il trucco pesante era sparito, così come la parrucca e i vestiti eccentrici.

Solo Rin . . .

Non che fosse chissà cosa. Capelli scuri, occhi scuri, pelle pallida come un cadavere, e perenni occhiaie sotto gli occhi. Ogni volta che suo cugino veniva a visitarla la chiamava "Bella Swan". Inutile dire che Rin odiava anche quello.

Il suo ordine arrivò, noodles fumanti e profumati. Con un leggero sorriso, ne afferrò alcuni con le bacchette.

«Il motivo per cui vi ho portati qui . . . è che forse dovremmo aggiungere un nuovo membro alla squadra».

Di nuovo quella voce.

La ragazza ingoiò un altro paio di noodles.

«Un nuovo ninja?!» sentì urlare da un ragazzo, che riconobbe essere Kai.

No. Basta. Perché ovunque andava c'era anche lui? Loro?

«Sei impazzito?!». Sta volta a parlare non era stato nè il Ninja verde nè Kai. La nuova voce era più stridula e acuta, ma pur sempre maschile. Rin era silenziosa, però sapeva ascoltare bene. Oltre ad essere acuta era anche leggermente roca, come se chiunque fosse il proprietario avesse passato la vita in officina e inalato maree di fumo.

Non l'aveva mai sentita prima.

«Andiamo!». Rin strinse i denti e per poco morse anche la bacchette. Un'altra ancora, un'altra voce. Di nuovo maschile, ma più profonda e dura.

Perché ce n'erano così tante?

«Zane non è rimpiazzabile!» continuò quest'ultima, in modo fermo e convinto, quasi stesse proclamando una legge.

Non voltarti. Non provarci neanche.

Rabbia, odio, tristezza, amarezza, malinconia, speranza . . . tutte mischiate in un groviglio di intense ondate, ognuna diretta e assorbita da lei, che dovette aggrapparsi al tavolo con tutte le sue forze. Non urlare, non urlare, non urlare.

I quattro ragazzi continuarono a gridare e a discutere, tanto che presto ebbero addosso l'intera attenzione del ristorante. Ancora più occhi, più sguardi, più giudizi.

Emozioni su emozioni, sensazioni su pensieri, su attimi, su sentimenti, su—

Uno scatto, la poltrona su cui era seduta che strideva sul pavimento, una ciotola di cibo per terra, e una massa di capelli neri che fuggiva dalla sala.

«Ehi, signorina! Deve pagare!».

Non lo sentì neanche. Un secondo dopo si trovava nel retro locale, vicino ai sacchi della spazzatura, le braccia tese e le mani poggiate sul muro.

Respira. Devi respirare.
Inspira, espira. Inspira, espira.

Un grido frustrato le scappò dalle labbra, mentre le unghie corte si infilzavano nei mattoni. E prima che potesse farci qualcosa, esse erano artigli affilati, coltelli che affondavano nel cemento, quasi fosse burro.

Inspira, espira.

Sentiva le zanne sulla lingua, le lacrime agli occhi e una gran voglia di scoppiare a piangere. E la cosa peggiore era non sapere se fossero le sue emozioni o no. Era lei ad essere frustrata? Era lei ad essere arrabbiata? Era lei a voler solo crollare a terra e non alzarsi più? Era lei a voler sparire da quella Terra?

Inspira, espira. Era questo ciò che sua madre e sua nonna le avevano insegnato: concentrati sui dettagli, non sulle emozioni, nè sui pensieri. Solo su cose insignificanti e scontate, tipo il respiro e il battito del cuore. L'hai fatto altre volte. È difficile, ma non impossibile. Concentrati.

Tum, tum, tum. Battiti.

Aria dentro, aria fuori. Respiri.

Iniziava a percepire gli artigli e le zanne ritrarsi, la postura rilassarsi. Strizzò gli occhi. Ci sei quasi.

Per poco non saltò in aria al rumore della porta di ferro alle sue spalle che si apriva. Si voltò, le mani nascoste dietro la schiena e la bocca serrata. Pensava di trovarsi davanti uno dei quattro ninja, invece, al loro posto vi era un uomo sulla quarantina, i lunghi capelli corvini e unti legati in un piccolo codino.

Aveva stampato in faccia un sorriso che a Rin diede i brividi, i suoi baffetti perfettamente curati e il volto privo di imperfezioni. Sembrava finto, una di quelle bambole di porcellana che compravi in un negozio di antiquariato, e che poi ti osservavano immobili e inquietanti da uno scaffale.

«La signorina Lancaster?».

Lei non rispose, facendo un passo indietro. Un'altra cosa che odiava? Essere debole. Non usava artigli e zanne perché troppo imprevedibili, e il resto dei suoi poteri era inutile. Per questo, si limitava a tenera la bocca chiusa e far finta di non capire.

L'uomo non sembrò sorpreso dal suo comportamento, perché non fece altro che aggiustarsi una manica del completo di seta viola e rossa che indossava. A Rin ricordò un illusionista che da piccola aveva incontrato al luna park.

«Mi scuso per il poco preavviso, ma temo che il signor Chen non apprezzi molto l'attesa».

Le sue parole confonderono ancora di più la ragazza. Chen? Il proprietario della catena di ristoranti?

Come potesse leggerle nella mente, lo sconosciuto tirò fuori da una tasca un biglietto ripiegato, che le porse. Fece un piccolo inchino: «Il signor Chen la invita sulla sua isola, signorina Lancaster. Presto vi terrà un evento . . . unico nel suo genere. Spera vivamente nella sua presenza».

Rin fece appena in tempo ad afferrare il pezzo di carta che il tipo era già sparito, un'ombra tra le ombre. E ora che teneva il foglietto tra le mani, sembrava di piombo.

Lo guardò accigliata. Quella settimana era di sicuro dedicata agli incontri strani.

—— angolo autrice!

i know, i know, capitolo extra small, ma perché è solo di passaggio.

vi assicuro che il prossimo sarà ENORME, e dico sul serio. ci sarà un casino di roba, come piace a me :D

beh, ma a parte questo, per ora la storia vi incuriosisce? giuro che poi migliora, perché sono cosciente che per adesso non sia un granché lol.

ci vediamo alla prossima!

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