i. lasciare tutto e partire?
NINJAGO CITY
21:00, PERIFERIA
Di solito, quando il sangue ti scorre giù per il mento, le persone si preoccupano per te. Arrivano, ti chiedono cos'è successo, e magari, se sei fortunato, ti aiutano.
Per Rin, quello era il caso quando tornava a casa. Entrava, di solito con le labbra, il collo e la maglietta sporche e sua madre andava fuori di testa.
"Il sangue è difficile da lavare via, Rin!"
Già . . . il sangue.
Quante volta l'aveva visto nella sua vita? Quel color vermiglio che tinge inesorabilmente di rosso tutto ciò che incontra, un oceano di male, vivace e caldo come il fuoco della vita. Chi aveva avuto l'idea di rendere il sangue rosso? Perché una cosa così ripugnante doveva essere così bella?
A Rin piaceva il rosso. Era il colore dell'amore, della passione, della vitalità. Non passava giorno senza chiedersi perché anche quel grumo denso fosse accostato ad un colore così bello. Ogni volta che lo sentiva fra le mani ne era disgustata, non riusciva a sopportarlo.
Eppure ne voleva sempre di più.
Odiava sentire il calore accendersi nello stomaco, odiava la sensazione di potere e di benessere che esso le portava.
Rin odiava il rosso. No . . . molto meglio il blu o il giallo o il verde. Colori diversi, molto diversi dal rosso. Erano il cielo, il sole, la speranza. Tutto ciò che faceva stare bene Rin.
Un giorno, sua nonna le aveva raccontato di una leggenda di una terra lontana, molto lontana da Ninjago: raccontava di un vaso sigillato che racchiudeva tutti i mali del mondo, e che una bella ragazza era stata abbastanza stupida da aprirlo. Per questo motivo la fame, la malattia e la vecchiaia erano parte comune dell'essere umano. Però, la nonna aveva anche detto che il vaso non era rimasto vuoto; all'interno, debole e trasparente, era rimasta la speranza.
Era piccola e forse insignificante, ma era lì e non se ne sarebbe andata. Non fin quando qualcuno avrebbe deciso di abbandonarla.
Era la mattina del suo tredicesimo compleanno quando Rin aveva scelto di aprire il suo Vaso di Pandora.
Ricordava il momento come stesse guardando una cartolina: la notizia dell'ascesa di Lord Garmadon su Ninajgo alla TV, il fumo dalle case, un'armata di scheletri che marciava per le strade della sua città.
Le urla non erano una novità per lei. Ci era abituata. Eppure, quelle erano veramente troppe.
Non sapeva se per il panico generale o per il sangue di suo padre, morto, che si mescolava a quello delle decine di persone perite insieme a lui. Sta di fatto che Rin fu certa di aver lasciato andare tutto in quel momento.
Poteva quasi vederla. La speranza che volava via dal suo vaso, dal suo cuore, e che spariva nell'aria come la cosa più inutile di tutte.
Tre anni dal disastro. Tre anni da cui Rin ha perso la sua unica goccia di speranza e non si è preoccupata di ritrovarla. Tre anni in cui la sua vita non aveva fatto altro che peggiorare.
Come tutte le sere, la ragazza si trovava seduta al bancone delle "Fosse Scivolose", una birra scadente in una mano e un livido enorme sull'altra.
I lamenti degli altri lottatori erano diventati il sottofondo delle sue serate, e molto spesso si ritrovava a chiederne di più, incitando insieme alla folla.
Si portò il bicchiere alle labbra e bevve, sentendo subito come un piccolo fuoco si accendeva nello stomaco.
Fece una smorfia.
«Ed ecco il vincitore delle Fosse Sssscivolose! Il campione imbatutto! Kai, lo Sssshogun Fiammeggiante!».
«Lo Shogun Rosso . . . lo Shogun Rosso!».
Rin lanciò un'occhiata al ring dietro di lei. Uno scheletro era appena stato battuto a suon di sfere di fuoco in faccia, ed era impegnato a sistemare le sue ossa completamente fuori posto.
Gli occhi della ragazza si spostarono sul vincitore, che aveva preso atto del suo successo con scarsa felicità. Quel Kai era una novità per il club: era arrivato un paio di mesi prima e aveva fatto fuori tutti gli altri lottatori in meno di una settimana.
Rin lo aveva subito odiato.
Tutto quel rosso le faceva venire la nausea. Non riusciva a guardarlo senza che delle immagini orribili le risalissero in testa.
Per questo non gli prestò la minima attenzione quando lo sentì sedersi accanto a lei, ordinando un succo di uva bianca.
Si agitò leggermente sul suo sgabello. Poteva quasi sentire il calore che emanava quel tizio, quasi egli stesso fosse fatto di fiamme, che gli scorrevano nelle vene a dargli energia. Tenne lo sguardo fisso davanti a lei, le guance che non poterono fare a meno di imporporarsi, come ogni volta che una persona le si avvicinava.
C'erano tante cose che Rin odiava. Ma i suoi poteri erano tra le prime cinque.
Perché era in grado di sentire le emozioni degli altri? Perché poteva percepire la malinconia, il senso di colpa e la stanchezza? Non era giusto, né per lei né per gli altri.
Eppure, per quanto si sforzasse, il suo corpo veniva percorso da quella stupida scarica elettrica, e quel giorno il suo potere l'avrebbe costretta ad essere triste o felice o arrabbiata. In particolare le emozioni di quel tizio erano molto più intense degli altri, come se anch'esse fossero fuoco puro, talmente ruggenti da bruciare ogni cosa.
Rin si spostò appena verso destra.
«Non dovresti bere troppo succo».
Quella nuova voce la fece sobbalzare e stringere più forte la sua bottiglia. Ignora tutto, guarda avanti e fregatene del resto. Era lei a decidere per se stessa e le sue emozioni, non gli altri.
«Ha più zucchero di quanto immagini».
Stupida curiosità. Anche da sola riusciva a tradirsi.
Con la coda dell'occhio cercò di capire di chi fossero quelle parole.
«Ah, sei tu . . .» fu la risposta di Kai. «Di pure al sensei che non torno, se è questo che sei venuto a fare. Non vedi? Questo posto è fantastico!».
Storse il naso. Già, davvero fantastico.
«La squadra ha bisogno di te». A parlare era stato un ragazzo della sua età, alto e atletico, con un folto ciuffo biondo cenere sulla testa. Era vestito di verde dalla testa ai piedi.
Ninja verde — pensò — Il figlio di Lord Garmadon.
Senza rendersene conto strinse i denti, allontanandosi ancora di più dai due.
Tuttavia, questa volta Kai lo notò.
«Guarda, persino le ragazze scappano da me! Ninja o meno, dopo quello che è successo non credo proprio di riuscire a fare qualcosa di decente».
Rin cercò di nascondersi dietro la parrucca di capelli viola, affondando ancora di più su se stessa. Non farti coinvolgere.
«Sono sicuro che non sia così, Kai. Hai salvato Ninjago qualcosa come . . . una decina di volte! Nessuno dovrebbe aver paura di te».
Infatti, io ho paura di te.
Un'ondata di scherno proveniente da Kai la colpì in faccia, e lei dovette ricorrere a tutte le sue forze per non scoppiare a ridere.
Passandosi una mano nella cresta di capelli castani, il Ninja rosso sospirò: «Si può sapere perché sei venuto qui? Sai già la mia risposta. E non ci credo che il potente Ninja verde non riesca a fare tutto da solo».
Qualcosa le diceva che non avrebbe dovuto ascoltare quella conversazione. Sembrava troppo personale.
Si alzò, prendendo un ultimo sorso di birra e buttandola in un cestino. Potè percepire sulla schiena il peso degli sguardi dei due ragazzi.
Uscì dal locale, rabbrividendo al vento freddo che l'aveva colpita in faccia. A quell'ora della notte le strade della città erano deserte, e a parte qualche club aperto fino a tardi, Rin riuscì quasi a immaginarsi di trovarsi da sola.
«Hai freddo?».
La domanda la spiazzò, ma riuscì a non sobbalzare. Era stato così silenzioso che non l'aveva sentito arrivare. Di nuovo il Ninja verde. E adesso stava parlando con lei.
Non lo guardò, scuotendo lentamente la testa.
«Sei sicura?» continuò, e Rin lo sentì avvicinarsi. «La temperatura continua ad abbassarsi. Ci saranno neanche due gradi».
«Non ho freddo» disse con un filo di voce, e facendo ancora un passo indietro.
Il silenzio che seguì venne interrotto dall'intensa scarica di determinazione proveniente dal ragazzo. «Ma potresti prenderti un raffreddore se—».
Un altro passo indietro, e questa volta fu sufficiente a zittire il Ninja, che richiuse la bocca e iniziò a grattarsi il collo. Una nuova emozione: imbarazzo.
«Scusami . . . È chiaro che non vuoi il mio aiuto, giusto?».
Rin annuì.
«O—Ok . . .»
Vai via. Ti prego. Vai via.
«Mi raccomando, però, la prossima volta porta con te—».
«Va bene».
Di nuovo quel forte imbarazzo, e Rin non riuscì ad impedire al suo volto di infiammarsi. Non era lei a provare quelle cose. Ma allora perché erano così reali?
Finalmente, si decise a guardare il Ninja. Ora che lo vedeva da più vicino, si rese conto di quanto effettivamente fosse alto. Era sicura che se si fosse avvicinato ancora, sarebbe sembrata una bambina.
«Forse . . . Forse dovrei andare»
Questa volta, Rin non rispose in alcun modo. Invece era rimasta incantata ad osservare gli occhi del ragazzo.
Erano di una accesissima sfumatura di verde, così satura che sembrava quasi brillare nel buio della notte. Surreali, ecco come li definì Rin. Non potevano essere veri.
«Hai degli occhi molto belli» mormorò.
Quasi si stupì di se stessa.
Di solito non parlava molto. Non le piaceva aprire la bocca ed era un'incredibile imbranata quando si trattava di mettere in ordine una frase di senso compiuto. Ma quella volta non era riuscita a trattenersi. Quel verde era il colore più particolare che avesse mai visto, lo stesso colore che lei aveva associato, tanti anni prima, alla sua speranza.
In un certo senso, vederla riflessa in quegli occhi verdi la fece rilassare. Magari lei poteva averla persa, ma di sicuro il ragazzo di fronte a lei no. E il suo sguardo, così luminoso e brillante, ne era la prova.
«Oh» commentò il Ninja. «Oh, ehm, grazie. Anche i tuoi sono, ecco, carini».
Un'altra ondata di imbarazzo, più forte della precedente. Era ovvio che avesse detto quella frase solo per educazione. Idiota — si disse — Come ti viene in mente di dire una cosa del genere? Stupida.
Annuì ancora, come un robot, mettendo le mani in tasca. Una folata di vento fece agitare i capelli viola del suo costume, e gli occhi le lacrimarono. Era certa che il trucco le si fosse sciolto.
«Ciao» borbottò, voltandosi e iniziando a camminare. Il Ninja, però, non perse tempo a raggiungerla, le spalliere di metallo che tintinnavano ad ogni suo passo.
Mentre lei era chiaramente vestita in modo da attirare l'attenzione, pantaloncini corti, top nero, giacca da biker viola e trucco appariscente, come facevano tutti i membri del club, lui aveva indosso solo un gi verde e dorato.
Giusto, il potere d'oro. Sua nonna ripeteva sempre quella stupida leggenda, come se fosse la sua preferita. Il Ninja verde che sbloccata il suo massimo potenziale e diventava il Ninja dorato. Quel ragazzo aveva salvato Ninjago più volte di quante lei potesse contare, eppure era solo quello: un ragazzo.
«Perché mi segui?» chiese, il volto nascosto dal berretto bianco e blu che teneva sulla testa.
«Non lo so» rispose lui, cosa che fece aggrottare le sopracciglia a Rin. «Chiamala "sensazione interiore", ma qualcosa mi dice che non devi essere lasciata sola».
Smise di camminare.
Cosa voleva dire? Era la prima volta che lo vedeva, e non erano neanche passati dieci minuti. Lo guardò di nuovo, come stesse cercando di leggere al di là della sua espressione, gli occhi strizzati. Non stava mentendo, lo sentiva. Ed era confuso almeno quanto credeva di esserlo lei.
Poi, però, le risalirono in mente le vecchie storie. Quel librone nella biblioteca di sua nonna, con la copertina rovinata e dagli inserti d'oro. Secondo la leggenda, il Ninja verde conteneva in sé il potere di tutti gli elementi. Egli stesso era chiamato il Maestro del Potere.
Ecco spiegato tutto.
Sospirò, riprendendo a camminare. Stessa cosa fece il Ninja.
«Posso sapere il tuo nome?».
Un no sussurrato.
«Come preferisci».
Quella sua determinazione era così frustrante. E poterla sentire in quella che sua madre avrebbe chiamato "alta definizone" non aiutava.
La serata andò avanti così, fin a quando, di fronte casa sua, Rin, senza aggiungere altro, aprì la porta e se la richiuse alle spalle.
—— angolo autrice!
ho scritto questo capitolo a tempo record. mi sono messa stamattina e boom! 2000 parole tutte insieme.
che bello non avere il blocco dello scrittore.
come vi è sembrato il capitolo? per chi legge anche le mie altre storie avrà notato che Rin è molto diversa :) e poi c'è questa piccola scena iniziale con Lloyd che è tipo super imbarazzante ma cute allo stesso tempo lol.
detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo al prossimo!
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