Erano le quattro spaccate del pomeriggio e Merelyn stava aspettando impaziente l'arrivo di Allen nella sua stanza. Già stava rischiando grosso a raccontargli tutto, perché se la prendeva per degenerata era la fine, ma allo stesso tempo non voleva abbassare la fiducia nei suoi confronti. Sentì il campanello di casa sua suonare, Allen era finalmente arrivato e non poteva lasciarlo fuori casa. Andò ad aprire e si ritrovò il ragazzo davanti a lei ancora in uniforme scolastica come se dovesse andare a qualche consiglio di classe e non a casa di un amica.
«Ciao Allen.»
Lo salutò lei invitandolo ad entrare, lui ricambiò il gesto ed entrò nella casa facendosi accompagnare da Merelyn nella sua stanza, accomodandosi poi assieme a lei sulle sedie attaccate alla scrivania della ragazza. Rimasero qualche minuto in silenzio a fissarsi, nessuno aveva il coraggio di dire una parola. Merelyn continuava a torturare in modo nervoso una ciocca di capelli, mentre che Allen era preso ad esaminare la stanza velocemente pur di non incrociare lo sguardo di lei.
«Quindi sei davvero interessato a sapere?»
Interrogò Allen decisa Merelyn, ed il ragazzo, sistemandosi la cravatta dell'uniforme, si ricompose in fretta per risponderle.
«Si certamente!»
«Se proprio insisti te la faccio breve : ho iniziato a vedere questa ragazza uguale a me tutte le volte che vado in piscina. Lei mi ha portato in posti strani mostrandomi ricordi che non pensavo di avere...Sono più confusa che altro su questa storia ma posso giurare che è vero.»
Merelyn iniziò a sudare freddo pensando già in che reparto psichiatrico sarebbe finita, mentre che l'altro la guardava quasi meravigliato dalle sue parole.
«Sicuramente è un fantasma! Da piccolo ero ossessionato da queste cose, ora un po' meno ma hey parliamoci chiaro : hai fatto una scoperta assurda!»
Sapere che il suo amico era fanatico di queste cose era rassicurante per Merelyn, forse aveva cose utili da dirle anche se lei non pensava la ragazza come qualcuno di morto, sennò non si sarebbe spiegata la loro somiglianza.
«Ma se è un fantasma perché mi assomiglia, è letteralmente la mia copia!»
Chiese decisa e con foga l'altro rispose.
«Ci sono due opzioni : ho è qualcuno che è la tua esatta copia o è la te di un altro universo!»
Un universo alternativo era una cosa troppo strana, ma la prima opzione per Merelyn era completamente insensata, così provò a convincersi della vericità della prima.
Passò un abbondante mezz'ora a farsi una cultura su fantasmi e multiversi con Allen, una cosa che non si sarebbe aspettata mai di fare con uno dei più bravi della classe. Dopo una certa però Allen dovette rincasare, lasciando Merelyn da sola a ripensare a tutto quello di cui avevano parlato. Almeno adesso era più pronta psicologicamente per la prossima avventura che avrebbe avuto con quella.
*
«Stavolta sarà un viaggio calmo!» Esclamò la ragazza mentre che Merelyn veniva sottoposta al cambio improvviso di stanza ed abiti. Dalla premessa fatta dalla sua copia Merelyn si aspettava di vedere le peggio cose, ma in realtà vide nuovamente la sua versione bambina, se così si poteva definire, in quella stanza sudicia. La bambina stava disegnando sul pavimento, sentendosi in ginocchio sul suo esile corpo cosparso di lividi e tagli. Merelyn si distaccò dalla ragazza proprio per vedere cosa stava disegnando la piccola : il disegno rappresenta una famiglia felice sotto un arcobaleno, qualcosa che ogni bambino avrebbe fatto di norma.
Il disegno però non era normale per quella situazione. Merelyn sapeva che i suoi genitori in queste seguenze erano abusivi nei confronti di loro figlia, tenendola in una stanza pietosa, facendola mangiare a malapena dato che la piccola era l'equivalente di uno stecchino, picchiandola e maltrattandola in ogni modo possibile come visto con i suoi occhi o dedotto da tutti quei lividi. Ma lei continuava ad amare quelle persone, disegnandole felici assieme a lei. Non era neanche l'unico : si guardò un po' attorno e la bambina aveva accanto a se un paio di disegni simili di lei allegra con i suoi genitori. Ovviamente qualcosa che la rendeva ancora più stranita.
«Se ti chiedi il perché, era convinta che tutto ciò fosse amore! Che cosa stupida!»
Rispose l'altra ai suoi dubbi mentali spassandosela poco più indietro di loro. Merelyn, ancora sorpresa da come quella aveva capito i suoi dubbi, decise di provare finalmente a capire se la sua teoria formata con Allen era corretta.
«Tutto questo è perché sono io in un altro universo vero?»
Chiese con decisione e l'altra si sbellicò dalle risate.
«Altro universo? Scherzi! Tutto questo proviene dal nostro mondo Merelyn.»
Le si gelò il sangue. Se era tutto proveniente dal suo mondo chi era quella ragazza? Cos'erano questi ricordi? Che cosa le avevano fatto i suoi genitori? E soprattutto perché non aveva il minimo ricordo di tutto ciò che le veniva mostrato? Era paralizzata dai pensieri che non ebbe neanche il tempo di accorgersi che era di nuovo tornata in acqua. Sola e senza nessuno a torno.
*
La testa di Merelyn era così colma di dubbi che non riusciva a fare nulla, apparte tenera la testa incollata al banco per tutta la lezione. Allen aveva evitato di parlarle per ben due ore ma anche lui stava iniziando a preoccuparsi per come mal ridotta era Merelyn quel giorno. Prendendo coraggio la chiamò qualche volta, fin quando ella non si girò con la testa verso di lui. Aveva la faccia di qualcuno che non dormiva da decenni o che aveva subito un qualche trauma irremovibile dal subconscio. Allen iniziò a preoccuparsi ancora di più mentre che la guardava in faccia e decise prontamente di sapere perché era ridotta in quello stato penoso.
«Senti Merelyn...Posso sapere perché sei in questo stato questa mattina? Sono abbastanza preoccupato per te...»
Domandò gentilmente e Merelyn, sforzandosi, riuscì a fare uscire dalla sua bocca una frase corta e sensata senza sprofondare in un attacco improvviso di panico o una crisi di identità.
«Ti sbagliavi. Non è nessun multiverso...È reale...»
Ad Allen mancò il fiato, quella notizia aveva sconvolto pure lui e non voleva sapere in che modo oscuro poteva essere connessa tutta la situazione, ma allo stesso tempo doveva per la sua amica.
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