«Ehi mignon, saresti tu il mio cliente di stasera?»
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Stasera? Cliente? Mignon?
A quella voce fin troppo seduttiva, chiaramente femminile e dall'accento straniero, un brivido percorre la mia spina dorsale. Cosa diamine sta succedendo?
Non ho il tempo di rimuginare ulteriormente perché vedo i ragazzi tornare. Per un momento ho pensato fosse tutto frutto della mia immaginazione e, manco detto, si fa largo tra i miei amici una ragazza facendomi rizzare la schiena nel momento in cui la sua figura si trova nel mio campo visivo.
«Sarà lui il tuo cliente.» proclama Taehyung guardandomi con uno sguardo, oserei dire, perverso.
Con il passare dei secondi mi rendo conto della situazione e se pensano che tutto ciò mi sta bene, beh, si sbagliano di grosso.
«Ma io, veramente...» cerco invano di protestare.
«Beh è arrivato il momento, per noi, di togliere il disturbo. Ah! Mi raccomando, divertitevi!» si raccomanda RM-hyung salutando nel mentre che gli altri si rimettono le loro giacche.
«No, no! Aspettate!» non faccio in tempo a finire la frase che tutti i ragazzi sono usciti dall'appartamento.
La frustrazione iniziale si dissolve lasciando spazio all'imbarazzo più totale quando mi rendo conto che io e la sconosciuta siamo rimasti soli.
Un lungo cappotto nero la copre interamente nascondendo il suo corpo ben slanciato dovuto a i suoi vertiginosi tacchi a spillo. I suoi capelli biondo platino in un taglio a caschetto e i suoi occhi grandi color ghiaccio confermano il fatto che non sia coreana nonostante, da quel poco che ho sentito, conosca perfettamente la mia lingua. La sconosciuta non indossa molto trucco, tranne per un rossetto rosso fuoco per enfatizzare le sue labbra carnose.
La giovane ride rendendosi conto di quanto mi sia soffermato troppo a lungo a "scannerizzare" il suo viso, arrossisco distogliendo immediatamente lo sguardo trovando molto interessanti le cuciture in pelle del divano grigio sul quale sono seduto.
«Ciao mignon.» mi sorride da lontano senza muovere un muscolo.
«Buonasera.» balbetto nel momento in cui l'ennesimo brivido mi fa tremare sul posto.
Ho capito perfettamente per quale ragione sia qui, so perfettamente che lavoro faccia come so per certo che non voglio fare assolutamente nulla con lei ma non posso di certo buttarla fuori di casa a quest'ora di notte da sola. Aspetterò semplicemente che tornino i ragazzi e, dopo un incazzatura galattica, avremmo trovato una soluzione. Tutto quello che dovevo fare era intrattenerla fino al loro ritorno.
Come se mi fossi svegliato da un lungo sonno mi rendo conto che lei è ancora in piedi al centro della stanza. Preso dall'istinto la raggiungo notando che i tacchi la rendono più alta di me di qualche centimetro.
«Posso prenderti il cappotto?» chiedo già con le mani in avanti.
La giovane sorride gentilmente per poi darmi le spalle sbottonando il cappotto lasciandolo scivolare.
«Grazie mille, sei così gentile.»
L'aiuto a sfilarselo e un profumo dolce con una leggera nota di tabacco invade le mie narici inebriandomi. Faccio finta di niente e dopo essermi diretto all'ingresso appoggiando il cappotto all'appendiabiti e prendendo un paio di ciabattine per stare dentro casa, ritorno da lei.
Mi fermo sul posto quando la sua schiena appare davanti ai miei occhi facendomi rimpiangere di avergli fatto togliere il capo che la copriva totalmente.
Deglutisco rumorosamente non potendo fare a meno di osservare il suo corpo, calze nere con giarrettiera, gonna nera in pelle con uno spacco profondo che segue la linea del fondo schiena e una canottiera bianca che aderisce come una seconda pelle al suo fisico a clessidra.
Involontariamente il mio sguardo si posa nuovamente sul suo fondo schiena e deglutisco la poca saliva che ho in questo momento, perché inizio a sentire la gola secca?
Rendendomi conto di cosa effettivamente stia facendo sento un forte calore invadermi tutto il corpo, una sensazione del tutto sconosciuta.
La ragazza, di cui ignoro ancora il nome, deve aver notato la mia presenza perché volta leggermente lo sguardo verso di me mostrando un mezzo sorriso.
Dopo esserci guardati negli occhi per una manciata di secondi distolgo nuovamente lo sguardo per poi raggiungerla e, in fine, sorpassarla trovandomi a qualche passo di distanza da lei.
«Prego accomodati.» le suggerisco facendo un gesto semi plateale.
Lei ammicca in segno di ringraziamento e, con due falcate, è nuovamente al mio fianco. Io mi siedo nuovamente sul divano più grande nello stesso punto cioè al centro di esso.
Pregai in tutte le lingue esistenti, pregai che la giovane dal corpo perfetto si mettesse in uno degli altri divani più piccoli il più lontano possibile da me ma, ironia della sorte, decise di sedersi sulla mio stesso divano.
Seduta alla fine di esso, alla mia destra, si guarda attorno scrutando il grande salone stile moderno del mio appartamento di Seoul.
Le luci soffuse rendono l'atmosfera strana e indecifrabile per me, non ho la più pallida idea su come farle passare il tempo senza fare niente.
Come intrattieni una prostituta?
Mi maledico da solo, nella mia mente mi schiaffeggio almeno una ventina di volte, non sono mai stato una persona che ha pregiudizi e sicuramente non inizierò oggi.
Però, seriamente, questo sarebbe un regalo? Cosa hanno i miei hyung al posto del cervello? Le noccioline?
Dove sono finiti i regali, quelli normali? Mi sarebbe piaciuta anche una macchinina telecomandata.
I miei pensieri, particolarmente stupidi, si volatilizzano quando sento di essere osservato e poi la presenza della ragazza farsi sempre più vicina fino a trovarsi a qualche millimetro di distanza.
Il mio corpo sembra muoversi da solo nel momento in cui mi piego in avanti, verso il tavolino basso, recuperando il mio bicchiere di birra per poi buttare giù tutto il liquido rimanente in preda a una seta che non pensavo di avere. O forse perché sto cercando in tutti i modi di ignorarla.
Sobbalzo lasciando uscire un verso di stupore quando una mano della ragazza sfiora la mia guancia con il dorso in una delicata carezza.
Con la coda dell'occhio noto che dopo avermi sorriso, quasi teneramente, si piega per poter slacciare i suoi tacchi vertiginosi in modo da indossare le ciabatte che gli ho portato in precedenza.
La osservo per tutto il tempo e una strana curiosità si insinua nella mia mente ma, soprattutto, nel mio corpo che sembra reagire a qualsiasi cosa lei faccia. Sta di fatto che non posso fare a meno di posare lo sguardo su di lei.
Tossisco leggermente come a voler scacciare quei pensieri diretti alla sconosciuta.
Mi vergogno quasi della mia poca confidenza con le donne, sono troppo timido per flertare o altre cose del genere, questa è la giustificazione che mi sono sempre dato.
Una mano smaltata di rosso si posa sul mio ginocchio riportando tutta la mia attenzione sulla giovane donna al mio fianco, mi scruta con i suoi grandi occhi chiari in attesa di una mia qualsiasi mossa ma non so realmente cosa fare.
Mi schiarisco la gola con un ennesimo colpo di tosse per poi mettermi dritto completamente con la schiena rotando leggermente il busto verso di lei.
«Piacere, mi chiamo Jungkook.» riesco a dire quasi strozzandomi per l'improvvisa ansia.
La reazione che ottengo è una leggera risata e una piccola stretta sul mio ginocchio che mi fa rabbrividire, lei si lecca le labbra colorate di rosso inumidendole e i miei occhi si posano inevitabilmente su di esse.
«Per te sarò Jaune, chèri.» risponde con un mezzo sorriso.
L'ennesimo brivido invade la mia schiena e distolgo lo sguardo arrossendo, il suo accento straniero così dolce mi fa uno strano effetto ma sembra che la conversazione non sia finita.
«Ho sentito i tuoi amici chiamarti Kookie, posso chiamarti così?» mi domanda innocentemente.
Ancora brividi, ancora una strana sensazione nel sentire il mio soprannome pronunciato dalle sue labbra.
«Certo.» balbetto non riuscendo a controllarmi.
La vedo annuire mentre fa salire leggermente la sua mano sulla mia coscia fino a fermarsi rimanendo immobile.
«E senti Kookie, quanti anni hai?» chiede curiosa.
Deglutisco a malapena e in preda all'imbarazzo.
«Ventidue oggi.»
«Oh allora qui ci vuole la canzoncina.» sussurra e vedo il suo viso sempre più vicino.
Io distolgo subito lo sguardo puntandolo sul tavolo ma ciò non sembra fermarla perché si avvicina pericolosamente al mio orecchio
«Joyeux anniversaire...» inizia a intonare con voce sottile e io potrei svenire da un momento all'altro.
Francese, dio mio, potrei sentirmi male.
«Joyeux anniversaire...» ripete ancora sbuffando una risata al mio imbarazzo.
Disegna dei cerchi immaginari sulla mia coscia coperta dai pantaloni neri mentre sento le sue labbra a pochi millimetri dal mio orecchio.
«Joyeux anniversaire petit Kookie〜...» cantilena creando un leggero sfregamento delle sue labbra sotto l'orecchio destro.
La mia gola è nuovamente secca e un respiro tremante abbandona la mia bocca semi aperta senza che lo potessi controllare, l'atmosfera è sempre più strana.
«Joyeux anniversaire.» conclude lasciando un bacio fin troppo leggero poco sotto il lobo del mio orecchio.
Un rumore osceno esce spontaneamente dalle mie labbra e mi affretto a coprirmi la bocca con la mano sgranando gli occhi, non sono abituato a questo genere di attenzioni, soprattutto da una donna. E' la prima volta che mi trovo in una situazione del genere e non so minimamente come comportarmi, il mio corpo sembra che faccia tutto per conto suo, non ho più il controllo di me stesso.
La bionda si allontana e sembra di ritornare a respirare, sono rigido come una pietra e la ragazza sembra accorgersene perché ridacchia divertita.
Vengo contagiata dalla sua dolce risata ma la mia, al contrario suo, è di puro imbarazzo.
«Grazie.» sussurro completamente rosso in viso.
«Sei adorabile chèri.»
Le sue risposte così dirette mi spiazzano ogni volta, non so se queste cose le dice perché lo pensa davvero o se sono battute "da copione", so solamente che mi lascia senza parole il suo modo di essere così diretta.
Inizio a sentire caldo e il mio maglione giallo, nonostante sia largo, inizia a sembrare di troppo. Con un movimento mi allontano di qualche palmo dal suo corpo per poi alzarmi con uno scatto e dal suo sguardo posso notare la sua curiosità.
«Posso offrirti qualcosa da bere?» chiedo non riuscendo a no balbettare insicuro.
Lo sguardo di Jaune dapprima confuso si apre in un sorriso gentile.
«Di solito non bevo sul luogo di lavoro, ma...» si alza aiutandosi con le braccia.
«Dato che è il tuo compleanno farò un eccezione.» continua sorridendo mostrando i suoi denti bianchi abbaglianti.
Ora posso appurare la sua reale altezza, senza i tacchi, e ad occhio e croce sarà alta quanto Jimin-ssi. Mi sono soffermato nuovamente troppo sul suo corpo così distolgo repentinamente lo sguardo.
«Cosa posso offrirti?» chiedo ancora.
«Per caso hai del Makgeolli?» i suoi occhi sembrano essersi fatti più grandi, come se cercasse di farmi tenerezza.
Annuisco iniziando a dirigermi verso la cucina a passi ben distesi.
«Liscio?»
«Si, grazie.»
Riprendo il passo andando a cercare l'alcolico scappando letteralmente dal salone, la situazione si sta facendo fin troppo calda.
Mi rifugio in cucina e, una volta fuori dal raggio visivo della ragazza, poggio i gomiti sul piano in marmo dell'isolotto mettendomi le mani tra i capelli.
E ora cosa dovrei fare?
Non ho la più pallida idea su come intrattenerla e mi rendo conto di essere letteralmente fottuto.
Lasciandomi andare allo sbuffo più lungo e tremolante della mia vita vado a recuperare il liquore e un bicchiere adatto.
Sono talmente concentrato su quello che vorrei dire e sul non far cadere una singola goccia del liquido sul ripiano che non mi rendo conto di una presenza alle mie spalle.
Mi si mozza il fiato in gola quando la mano di Jaune si posa sulla parte bassa della mia schiena facendola risalire lentamente a palmo aperto lungo la mia spina dorsale.
Le mie mani iniziano a tremare e sono costretto ad appoggiare la bottiglia di Makgeolli provocando un tonfo sordo non troppo forte.
La bottiglia mi viene tolta dalle mani insieme al bicchiere e il mio sguardo, dapprima perso nel vuoto, si posa sulla figura della ragazza che ammicca facendomi un cenno con la testa invitandomi a seguirla.
Questa storia non porterà a nulla di buono, penso mentre la seguo a qualche passo di distanza fuori dalla cucina.
Mi fermo sulla soglia del salone mentre osservo i fianchi della ragazza muoversi sinuosamente fino a sedersi al limite del divano mentre finisce di versarsi il liquore biancastro.
I miei piedi si muovono da soli fino a guardarla dall'alto, lei distoglie l'attenzione da quello che sta facendo alzandosi in piedi portando con se il bicchiere.
Continuiamo a guardarci negli occhi e lei inizia a sorseggiare il liquore continuando a mantenere il contatto visivo.
Come allontana il bicchiere dalle labbra una goccia biancastra scende lungo il suo mento e, senza alcun pudore, essa viene raccolta col pollice per poi essere succhiato.
Sono completamente paralizzato per la situazione alquanto imbarazzante e scomoda ma, non so per quale ragione, non riesco a non guardarla.
Pochi istanti dopo vengo trascinato dalla ragazza e mi ritrovo seduto nuovamente sul divano con le nostre ginocchia che si toccano e la mia mano racchiusa nella sua più piccola.
Non posso fare a meno di notare quanto sia bella, una bellezza sconosciuta qui.
Sento che sto per cedere e, paradossalmente, sto riconsiderando l'idea di prendere a sassate gli hyungs.
«Lo sai che sei veramente carino?» dà voce ai suoi pensieri Jaune.
Inutile dire che arrossisco come non mai distogliendo lo sguardo da lei.
«Poi il tuo maglione è giallo, il mio colore preferito, l'hai messo perché sapevi che sarei venuta da te?» continua e sembra quasi che si stia avvicinando sempre di più.
«No io non... ecco io-»
Provo a dare una spiegazione ma le parole muoiono in gola nel momento in cui lei si mette a cavalcioni sulle mie gambe mantenendo comunque una certa distanza da me.
«Sembri un piccolo poussin.» mi pizzica una guancia giocosamente.
«P-Poussin? Cosa significa?» domando confuso.
Lei sorride divertita e con un colpo di bacino si avvicina a me facendo sollevare la gonna, dire che sono diventato un tronco di legno è un eufemismo.
«E' francese, significa pulcino.» inizia a spiegare avvicinando progressivamente il viso al mio.
«E tu sei piccolo.» appoggia una mano sulla guancia.
«Giallo.» i nostri visi sono a pochi centimetri e sento di star andando a fuoco.
«E innocente.» ora le sue labbra sono talmente vicine che poso sentire il peso di ogni sua singola parola sulla pelle.
«Proprio come un pulcino.»
Posa un bacio fin troppo delicato all'angolo della mia bocca facendomi sfuggire un verso gutturale trattenuto.
Nonostante l'imbarazzo e la mia poca esperienza ho capito una cosa, voglio di più.
Non la guardo neanche negli occhi nel momento in cui circondo la sua vita con un braccio attirandola a me, ora i nostri busti sono in contatto e lei rilascia un verso sorpreso che mi fa fremere.
Jaune ridacchia mentre accarezza la mia guancia convincendomi a guardarla.
Il sorriso ammiccante di poco prima ha lasciato spazio a uno più rassicurante, quasi comprensivo.
Posa anche l'altra mano sul mio viso e si avvicina nuovamente a me posando un bacio prolungato sulla mia fronte, mi lascio andare a un sospiro tremante mentre muovo impercettibilmente le mie mani, posate su ambedue i fianchi, accarezzandola.
«Ho una domanda per te Kookie.» interrompe il silenzio la ragazza seduta sulle mie gambe.
«Dimmi.» non so perché ma il mio nervosismo sta aumentando con il passare dei secondi.
La vedo che va indietro con il busto compiendo una leggera rotazione allungandosi per recuperare il mio bicchiere vuoto e la bottiglia di Makgeolli iniziando a riempirlo e, una volta fatto, me lo porge. Lo prendo tra le mani e aspetto che lei rimetta a posto la bottiglia per poi recuperare il suo bicchiere facendoli scontrare sorridendo, porta il bordo alla bocca bevendo tutto il liquido rimasto e io la seguo sorseggiandolo visto il grado alcolico molto forte al quale non sono affatto abituato.
«Non hai mai fatto niente con una ragazza, vero?»
Mi va letteralmente di traverso il liquore facendomi tossire in cerca d'aria, lei è fin troppo schietta ed è decisamente diversa da una qualsiasi ragazza coreana.
Una volta che riesco a controllare i colpi di tosse scuoto la testa in segno di negazione arrossendo imbarazzato.
Lei continua ad accarezzare la mia guancia e poi la mano va a finire nei miei capelli massaggiandomi la nuca.
«L'avevo notato.» confessa accennando un sorriso.
L'unica cosa che riesco a fare è annuire, ora come ora le mie emozioni sono in netto contrasto, prima volevo solo stancarla per destarla da quello per cui è stata pagata ma ora non sono più convinto di niente. Senza volerlo, forse, mi sta convincendo a fare certe cose con lei e ho una paura fottuta.
Sono tremendamente insicuro e inizio a tremare come una foglia cercando di guardare tutto tranne che Jaune ancora seduta sulle mie cosce.
Deve averlo notato perché prende il mio viso tra le mani facendo in modo che la guardassi.
«Non faremo niente che tu non voglia. So che sei spaventato, è la tua prima volta dopotutto.» mi accarezza dolcemente e a me viene quasi da piangere, mi sento un'incapace in questo momento.
«Possiamo anche non fare niente, sta a te la scelta poussin, io non sono qui per costringerti a fare qualcosa che non vuoi. Meriti di farlo con la persona giusta e non con una qualsiasi come me, sei così dolce.»
Una lacrima e poi un'altra ancora sfuggono al mio controllo e scivolano lungo le mie guance, la ragazza mi sorride dolcemente e scaccia le goccioline con le dita.
«Ehi, non piangere, non è successo niente.» tenta di consolarmi.
«Sei stato il primo che non mi ha trattato come per quello per cui vengo pagata. Ho passato una bellissima serata con te, grazie per questo.» finisce di asciugarmi le lacrime e si dà lo slancio per alzarsi.
Una volta in piedi inizio a sentire freddo e quella sensazione di calore per quanto strana stava iniziando a piacermi e, ora che l'ho scoperta, non voglio privarmene proprio adesso.
«Ora sarà meglio che vada.» dice abbassando la sua gonna cercando di stirarla con dei movimenti secchi.
«Grazie ancora per la bella serata, è stato un piacere conoscerti Kookie.» si inchina in segno di gratitudine.
Mi sento uno schifo in questo momento e altre lacrime scendono lungo le mie guance nel momento in cui mi rendo conto che se ne sta andando per davvero.
«A-Aspetta.» riesco ad afferrarle un polso e la riporta sulle mie gambe facendola sedere su di esse.
Il mio braccio destro circonda la sua vita e il mio viso finisce nell'incavo del suo collo, i nostri capelli con colori così diversi di intrecciano tra loro.
«Aspetta.» ripeto più sicuro riuscendo a guardarla negli occhi nuovamente.
Jaune sorride tornando ad accarezzarmi la guancia e io, quasi come un gattino in cerca di coccole, vado incontro alle sue carezze.
«Io ho paura.» riesco finalmente a dire come mi sento e sembra che un peso si sia appena dissolto.
«Lo so, è normale averne, devi solo sentirtela.» mi spiega la ragazza dai capelli platino mentre porta una ciocca dietro l'orecchio mettendo in mostra gli orecchini con le perle.
In quel momento una sensazione del tutto nuova prende possesso di me, quasi come se si fosse acceso un interruttore dentro di me ed è proprio in questo momento che ho capito.
«Jaune?» la richiamo.
«Si Kookie.»
Deglutisco per poi prendere coraggio.
«M-Mi insegni come si fa? Per favore.»
Continua...
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