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Uscita dalle porte scorrevoli davanti a me, mi pervase l'aria di Incheon, anche se non era proprio l'odore che mi aspettavo; le mie valige si materializzarono affianco a me come per magia, mi ripresi da quella mezza trance e mi accorsi che Jacob stava ancora lì, ecco come quelle simpatiche amiche con le ruote mi erano arrivate così vicino. Risi, non sapendo che lingua usare, il cinese non lo sapevo, a parte per quelle quattro parole imparate dai C-drama, il coreano, che avevo studiato a metà da autodidatta e l'altra metà grazie ai K-drama e alla musica, non l'avevo assimilato con così tanta convinzione, l'italiano? Mi avrebbe guardato storto, anche se c'era stato almeno una volta con il gruppo in tour, l'inglese era l'ultima spiaggia, ma odiavo quella lingua quasi più del francese; me ne uscii con un semplice «Hi, I'm...» non finii neanche di pronunciare quelle tre parole in un inglese pietoso, che una marea di rumori tra clacson e motori coprirono la mia voce, lasciando un'espressione infastidita sul viso di Jacob. Un suono insistente di una macchina alle mie spalle si faceva sempre più forte, chiusi gli occhi e mi massaggiai la tempia, lo trovavo così fastidioso che da italiana che ero mi girai sull'orlo di una crisi di nervi, bloccandomi subito dopo vedendo il soggetto che causava quel frastuono. Un faccia rotonda con al centro un sorriso a trentadue denti faceva capolino dal finestrino, era inconfondibile, e non mi sarei mai sbagliata, era Geumhyuk nonché St.Van, amico e collega di Jacob e cosa più importante leader dei VAV; a fianco a lui, sul lato del guidatore un Hosung abbastanza irritato, il che mi faceva strano, considerando la mia ammirazione verso i suoi video di ASMR. Sbattei le palpebre un paio di volte prima di realizzare che era tutto vero e di non essermi presa davvero una commozione cerebrale, no, era fuori discussione, il mio arrivo in Corea era stato aperto e inaugurato proprio dalla metà del mio gruppo k-pop preferito, anche se mi avevano fatto andare in depressione quando il loro contratto con la A Team terminò. Jacob scatto verso la macchina salutandomi prima con un gesto del capo e poi con una mano, senza mai togliersi quel sorriso dalle labbra, feci un leggero cenno anche io con aria un po' assente, il rumore della portiera mi riportò con i piedi a terra, poi Lou ripartì.

Seduta su una panchina all'esterno del terminal, stavo con gli occhi attaccati allo schermo del cellulare sulla mappa di Seoul, in cerca di un taxi o un autobus che da lì mi avrebbe portato verso il centro della città. Decisi così di prendere un taxi, sarebbe stato sicuramente più sicuro e avrei potuto avere informazioni senza dovermi preoccupare a quale fermata sarei dovuta scendere. Il taxista era gentile, alle mie domande rispondeva con un inglese di base che avrebbe capito benissimo anche un bambino delle elementari; mi lasciò davanti all'albergo dove sarei stata almeno per due mesi, poco più o poco meno per darmi il tempo di cercare un lavoro e poi avrei così potuto cercarmi anche un'appartamento, e forse anche il visto per la permanenza in Corea, essendo principalmente una cittadina italiana. Tirai fuori cellulare e passaporto per fare il check-in nell'hotel. Entrata notai la grandezza immensa di quella hall che non faceva sicuramente testo a quella di Land the King, ma lo sfarzo era molto simile; mi avvicinai al bancone e diedi la conferma della mia prenotazione, mi diedero le chiavi, mentre un ragazzo dai lineamenti dolci mi fece gesto di seguirlo e di lasciargli le valige, prese l'ascensore dandomi la precedenza, non mi sarei stancata mai della gentilezza dei coreani, forse mi sarei anche abituata abbastanza presto. La stanza era praticamente una suite, non troppo elegante e neanche troppo scadente; cercai di ringraziare in coreano, ovviamente le basi le avevo imparate bene, e si congedò con un inchino per poi uscire dalla camera. Mi buttai a peso morto sul letto, ero stanca anche se avevo dormito per ben più di otto ore in aereo, forse trovarmi faccia a faccia con non uno ma ben tre persone considerate quasi VIP mi aveva devastato mentalmente. Mi misi sdraiata sulla schiena e contemplai il soffitto per qualche minuto per poi alzarmi e iniziare a smontare i mie i bagagli. Sistemato il necessario decisi di uscire per cercare un kombini, a poco dall'hotel si intravvedeva il logo del 7-eleven, era da sempre uno dei posti che volevo vedere anche se visto in mille k-drama. Finalmente iniziavo i miei primi passi e acquisti in quel della capitale Seoul.

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