~18~
Stavamo guardando k-drama da tipo tre ore e mezza, senza alzarci o fare pause di qualsiasi genere, verso l'ora di pranzo la porta dello studio, accanto alla mia stanza, si aprì, facendoci staccare gli occhi dallo schermo, girandoci verso un St.Van che si stava stiracchiando, «Hyung, fai del ramyon...?» chiesero i due ai miei lati, un po' stizzito dalla richiesta annui, e visto che avevo fame anche io misi in pausa Netflix per andare ad aiutarlo, ero una coinquilina e quindi era anche mio dovere provvedere a cucinare e aiutare nelle faccende domestiche, sostai davanti a St.Van osservandolo e aspettando un suo ordine, «Vuoi una mano?» gli chiesi, guardandomi in giro, non conoscevo ancora per niente bene quella cucina, aprii un'anta a caso, ritrovandomi davanti a una valanga di ramen coreano istantaneo, rimasi davvero sconvolta, mangiavano sempre fuori o prodotti confezionati, a quel punto mi venne l'idea di preparare qualcosa per quella sera, ma che avrei dovuto mettermi a fare nel pomeriggio tardi. «Stasera cucino io!» esclamai mentre lasciavo preparare quella triste pietanza per pranzo, Jacob si girò non appena sentii la mia frase con un espressione interessata, «E cosa ci preparerai?» disse, e mentre tornavo alla mia postazione sul divano lo osservavo con un sorrisino di sfida, «Sorpresa!» mi sedetti a gambe incrociate sulla mia parte di cuscino e ripresi la puntata messa in pausa, attendendo che St.Van ci finisse di preparare il pranzo, come un padre premuroso prepara il pranzo ai suoi figli adorati. Mangiammo seduti sul divano, si aggiunse anche St.Van alla visione del drama, anche se mi chiedevo se ci avesse capito qualcosa considerando che lo avevamo iniziato ed eravamo già al quarto episodio. Avendo passato quasi un quarto del pomeriggio attaccati alla televisione, con ACE che si era addormentato, Jacob che iniziava a tormentarmi chiedendomi della cena e St.Van che non capiva più niente della serie; poi pensai, la cena, Jacob non aveva tutti i torti a darmi tutto quel fastidio, in quella casa ci stavano sì prodotti freschi ma non quelli che avevo bisogno io, stoppai il drama e spensi la TV, «Devo fare la spesa...» mi alzai dal divano e con me anche Cobi, «Ti accompagno?» mi chiese, perché domandarlo quando era ovvio che poteva venire con me, annui e andai a cambiarmi per uscire.
Jacob mi aspettava davanti all'ingresso pronto per uscire, indossai le scarpe il più veloce possibile e uscimmo. La calca di sasaeng non si era ancora mostrata, il kombini più vicino era raggiungibile a piedi, quindi lasciammo stare la macchina, senza farci caso, mentre camminavo Cobi mi prese per mano senza dire una parola, lo sentivo un gesto naturale e non mi tirai indietro anzi strinsi di più la mia attorno alla sua, facendo spuntare un sorriso soddisfatto sulle mie labbra. Arrivati al kombini speravo di trovare tutti gli ingredienti di cui avevo bisogno, il riso c'era, non le varietà che c'erano in Italia ma mi accontentai, cercavo formaggio spalmabile che non trovai ma andai sull'idea di usare il burro anche se non mi piaceva, il grana, lo zafferano e dei funghi, che a dire la verità erano diversi in Corea, teneva tutto il mio aiutante Cob, in un cestino, che se lo avessi tenuto io sarei caduta dal troppo peso, risi prendendolo per mano e trascinandolo verso la cassa, pagai scegliendo di offrire io tutto il pasto della serata, fermai la cassiera e corsi a prendere delle bottiglie di vino rosso, «Non c'è risotto senza vino!» esclamai dandole alla ragazza che segno il prezzo per poi mettere tutto in una borsa di stoffa con il marchio del kombini, girandomi verso Jacob per porgergli una delle borse ma lo vidi un po' perso, si rivolse verso di me, «Sai fare il risotto?» mi fissò decisamente sorpreso, annui con un sorriso a labbra serate, lui mi si avvicinò all'orecchio, «Sei una donna da sposare...» mi bisbigliò lasciandomi poi un bacio sulla guancia, facendomi arrossire; usciti dal negozio lascia andare avanti da solo Jacob, ero ancora troppo incredula da quella cosa che mi aveva detto, ero proprio imbarazzata. Lo raggiunsi e tornammo a casa senza neanche parlarci, tranne quando eravamo quasi arrivati al portone dell'appartamento, non sapevo quale era il nome del citofono, siccome le chiavi al momento io non le avevo e per il fatto che c'erano a casa ancora due persone, Cobi non aveva preso le sue, lessi i vari nomi sui campanelli; mi salto all'occhio uno con una lista di nomi: Lee -Jang - Noh - Peng - Kim - Park - ..... ; lo schiaccia e la porta fece 'clack', rimasi un'attimo ferma davanti al citofono e notai uno spazi vuoto dopo il cognome di Ziu, era per il mio recapito? Mi avrebbero aggiunto davvero sul campanello? «Stai li ancora per molto?» mi svegliai fuori, richiamata dalla voce di Jacob che teneva la porta e con se le borse della spesa, mi velocizzai ad entrare e chiusi la porta con cautela, raggiungendo la porta del VAV Apart; entrata mi lanciarono un grembiule, in quella casa non si poteva neanche respirare un attimo che dovevi già iniziare un altra attività, a essere sincera, non avevo fatto un gran che quel giorno, ma almeno un giorno di pausa non ce lo toglieva nessuno, loro erano i capi di se stessi, mi infilai il grembiule, dopo il ballo e il canto, la cucina era un a delle attività che amavo di più quindi non mi fermai neanche un'istante, mi lavai le mani e iniziai a preparare gli ingredienti; la mia postazione dava sul lato opposto all'isola, quindi davo di spalle al soggiorno, l'insistente sensazione di essere circondata si faceva sempre più convinta in me, cercai il coltello in mezzo a tutti gli utensili da cucina che c'erano nel cassetto, ero talmente concentrata che non capii chi mi passò alla fine quello che avevo bisogno ma per ringraziare mi girai leggermente, notando così l'accerchiamento di ragazzi su di me che mi fissava minuziosamente tutti i miei passaggi, «Non sapete tritare una cipolla?» chiesi, spostandomi sull'isola per evitare di averli tutti addosso, era una cucina grande quindi forse, se volevano diventare tutti cuochi provetti come chef Geumhyuk, mi sarei dovuta allargare per farmi osservare, appoggiai il coltello, e andai a recuperare la bottiglia di Valpolicella, nonché il mio vino rosso preferito, prendendo un calice, anzi, sette calici, che mi fecero portare via dieci minuti buoni, stappai e versai il liquido rosso rubino in ogni bicchiere, «Non si cucina senza un buon vino!» alzai il calice per fare un brindisi, «Al mio risotto, che non venga una schifezza unica!» scoppiai a ridere mentre i sette bicchieri si scontrarono facendo dei sonori 'tin', lo bevvi tutto d'un sorso, per poi riprendere il mio lavoro, sminuzzare la cipolla, mentre imitavo un trita tutto, chiesi di mettere della musica, una delle cose che non riuscivo a fare senza la musica era cucinare; erano poche le cose che facevo senza musica, leggere e dormire, la mia vita andava avanti con la musica, 'Dance With Me' riecheggiava tra le pareti del soggiorno e della cucina così da farmi prendere bene e continuare il procedimento della mia ricetta.
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