~15~

Quella notte non riuscii a prendere sonno, mi giravo e rigiravo nel letto con mille pensieri per la testa, come sarebbe stata la vita con un gruppo K-pop? E se avessero fatto una scelta solo per fini personali e di diversa natura? Dovevo proteggermi da sola contro a sei individui maschi, o mi avrebbero difeso loro in quanto colleghi e ormai amici? Mi misi a pancia in su e guardai il soffitto, mi venne in mente il messaggio non letto del giorno prima da parte di St.Van e recuperai il cellulare dalla sua carica. Lo sbloccai e notai con mi somma delusione una chiamata senza risposta, andai sull'app delle chiamate per capire chi mi avesse chiamato per un paio di volte, e quello che vidi non sapevo come tradurlo, il mittente era Jacob.  Lessi l'ora dallo schermo, le 3:37, ormai era troppo tardi per richiamare, aprii i messaggi e sopra a quello di St.Van stava una notifica con il pallino blu, segno del nuovo messaggio, guardai l'ora dell'arrivo, 11:45, speravo a quel punto che non si fosse preoccupato se non gli avessi risposto, da introversa ero una che stava molto al cellulare e da quel che sapevo e ricordavo da video che avevo visto, anche Cobi era uno che rimaneva anche ore sullo schermo dell'apparecchio. Sospirai, nel buio della stanza che era illuminata solo dalla mia flebile luce del cellulare, e aprii il messaggio, leggendo con calma le parole che mi aveva scritto, 'Non rispondi, quindi non voglio disturbarti ancora una volta con una chiamata, domani mattina ti veniamo a prendere e facciamo il tour dell'appartamento, mi raccomando dormi bene o non ricorderai la tua stanza. Buonanotte Zana!', mi buttai a peso morto sul cuscino e rilessi il messaggio, ero cotta, decisamente innamorata persa. Riguardai la chat tra me e lui, parlavamo poco per messaggio ma di persona riuscivamo a tenere delle conversazioni anche se brevi e a volte inconcludenti. Il cellulare fece un 'Tin' e tra le notifiche a tendina notai un messaggio da parte di Ziu, lo aprii, 'Noona va a dormire!', risi e risposi, 'Oppa, vacci anche tu!', mi rimisi seduta e notai il visualizzato, bloccai il telefono e lo rimisi a caricare; speravo che dopo quello mi sarei un po' ripresa e mi sarei addormentata, ma solo verso le 4:45 riuscii a prendere sonno.

Mi svegliai di soprassalto, sentendo bussare freneticamente contro la mia porta, mi alzai di scatto e corsi ad aprire, ero talmente assonnata che i miei movimenti erano pari a quelli di un bradipo, venni scaraventata a terra per la foga del soggetto che stava entrando, sentii la porta chiudersi bruscamente e un attimo dopo una mano mi si mise davanti, senza esitare la presi e mi venne un deja vu, il giorno del mio arrivo in Corea. Alzai lo sguardo per vederlo in faccia ma Jacob stava con lo sguardo rivolto verso la finestra e una mano dietro la nuca, era imbarazzato si vedeva bene, e io che ero in pigiama manco mi ero resa conto, mi guardai e ebbi un brivido lungo la spina dorsale, ora ero in imbarazzo anche io, mi avrebbero visto tutti e sei prima o poi, ma farsi vedere fuori dal loro appartamento e per lo più da ragazzo che mi piaceva faceva tutt'altro effetto. Mi precipitai di corsa in bagno, dimenticandomi il cambio di quel giorno sul tavolino affianco al bollitore, mi guardai allo specchio ancora in pigiama con la faccia piena di goccioline che mi scendevano dalle ciglia, dalla punta del naso e dal mento, «Jacob...» tentai di urlare per farmi sentire dal bagno, «Si?» mi arrivò all'orecchio, era appena fuori dalla porta, «...mi faresti il favore di...» titubante cercai di mandare avanti la frase, «...prendermi i vestiti sul tavolino dietro al divano?» finii la mia frase tamponandomi la faccia per asciugarla, due sonori 'toc' risuonarono nella mia testa, aprii leggermente la porta, il giusto per farmi passare i miei indumenti, e richiudermela dietro con un vago 'grazie'. Mi preparai e uscii dal bagno della stanza dell'hotel, Jacob stava seduto sul lato disfatto del letto, «Allora andiamo?» sorrisi aspettando che si alzasse, mi guardò con così tanta intensità che iniziai a sentire le guance accaldate, mi misi le mani sopra per nascondere il rossore, avanzando verso la sua direzione, si alzò non appena la  vicinanza tra me e lui diminuì, «Mi sento inutile, bassa e insignificante così...» risi, alzando gli occhi verso di lui, feci un passo in dietro per evitare di prendermi il torcicollo, era proprio bello, il suo sorriso mi dava sempre coraggio e senso di pace. Sistemai le ultime cose nella borsa che avevo usato come bagaglio a mano e in un attimo ero davanti alla porta, Jacob mi dava le spalle, «Spero che quelle se ne siano andate...» io ero confusa, con 'quelle' chi intendeva? «Stai parlando delle Sasaeng?» si girò verso di me e annui, poi mi prese la mano, «Se ci dovesse essere calca almeno non ti perdo!» alzo la sua mano che cingeva la mia, accennai un 'sì' con la testa e aprì per l'ultima volta la porta di quella stanza. Il corridoio era libero, tranne per il carrello della cameriera, che uscì proprio da una delle stanze, ci fece un leggero inchino e noi di conseguenza le rispondemmo con lo stesso gesto, con calma arrivò l'ascensore, e senza troppo casino eravamo nella hall, consegnai le chiavi alla receptionist e salutai cordialmente ringraziando del servizio; Jacob mi riprese la mano e per quel breve tratto dall'atrio all'uscita fece uno scatto strattonandomi un po', si formò un'accerchiamento di una ventina di ragazze e ragazzi che cercavano di levare la mano di Jacob dalla mia, ma lui aveva una stretta salda su di me, come se fossi la cosa più preziosa su tutta la terra, mi trascino faticosamente a se e mi prese anche per il fianco per cercare di sfondare un lato di quei VAMPZ esaltati e infuriati, con successo iniziammo a correre verso una macchina, ci salii in fretta e furia, io dalla parte del passeggero dal lato del marciapiede e Jacob dal lato della strada; sull'auto alla guida stava Lou, che mise in moto non appena le porte si fossero chiuse, bloccandole per sicurezza. «Oggi sono più furiose che mai, ci daranno un po' d'aria?» mise la marcia e per un paio di metri ci seguirono, Lou continuava a dare occhiate allo specchietto retrovisore e finalmente un po' di pace, «Forse un giorno...» disse Jacob guardandosi dietro e poi fissando davanti a lui; il rumore della freccia indicava un garage, tipo quelli dei supermercati, era il parcheggio privato dell'appartamento, segno che eravamo arrivati, scesi dall'auto e insieme ai due che mi facevano strada, entrammo nell'edifico, era in stile moderno, fresco di ristrutturazione, sentivo ancora l'odore della vernice che era stata stesa sui muri, coprendomi il naso, odiavo l'odore della vernice; arrivati davanti a una porta si fermarono e suonarono il campanello, «Perché le chiavi non le avete?» mi guardarono male anche se sapevo che non era per quello che avevo detto, la porta si spalancò e al mio ingresso venni ricoperta da coriandoli d'orati e argentati, «Benvenuta nel VAV Apartment!» esclamarono i quattro all'interno dell'abitazione, «Mi volete far prendere un'infarto?» domandai io ridendo, li ringrazia e gli abbracciai uno ad uno dimenticandomi dei due che mi avevano scortata fino a lì. Mi portarono davanti alla porta della mia stanza, aprendola notai le mie valige messe in un lato della stanza, ero così felice e la casa era in ordine e pulita, pensavo che lo avessero fatto solo per il mio arrivo ma non lo pensai così tanto a lungo, guardai ogni angolo della stanza e la porta che portava al mio bagno privato, era davvero diverso dalla camera dell'albergo, era la mia nuova camera, era finalmente la mia nuova casa. 

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