𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑 𝐎𝟐 〃𝐎𝐕𝐄𝐑 𝐇𝐄𝐑𝐄, 𝐃𝐄𝐀𝐑 - 𝐘𝐎𝐔 𝐂𝐀𝐍 𝐃𝐎 𝐈𝐓
tw: mentions of choking
"stai andando alla grande.."
..
cosa?
"resisti ancora un po'.."
no..
basta..
"so che è difficile, ma puoi farcela.."
non ce la faccio..
basta così, vi prego!
".. perché non riesci?"
..
mi dispiace..
"quanto altro tempo dovrò sopportare tutto questo?"
non lo sapeva nemmeno ləi.
era sia la risposta a quella domanda che xyr rimbombava nella testa, sia a cosa stesse succedendo in generale.
non sapeva come mai avesse pensato quelle cose, come mai fosse ancora in quel luogo sconosciuto e come mai il suo respiro fosse così affannato, in quel momento.
per quest'ultimo, forse, una spiegazione logica esisteva: si era svegliato di colpo - per qualche assurdo motivo di cui ancora non aveva compreso né l'origine né la causa - ed aveva iniziato ad andare in iperventilazione. il suo petto si era fatto pesante, e l'aria ələ stava lentamente venendo a mancare. ciò nonostante, non capiva il perché.
perché sentiva questa sensazione?
perché era ancora lì?
perché aveva pensato quelle cose?
non aveva senso, non aveva-
« yomi! »
fu il grido del suo nome da una voce familiare, a risvegliarlo da quella trance psico-fisica che lo stava torturando più del dovuto. ciò aiutò, inizialmente, ma al tocco della mano sulla sua spalla da parte della stessa persona che aveva parlato, l'ansia prese di nuovo il sopravvento.
non perché yomi odiasse il contatto fisico, anzi - era come se il suo corpo non fosse nemmeno cosciente di quello che stesse succedendo.. come se quelle reazioni non fossero volute, o riprese dalla sua mente per farle avviare dai suoi muscoli e le sue ossa.
non che potesse farci molto, onestamente.
ci vollero, infatti, alcuni secondi in più, per permettere che i suoi occhi riprendessero la capacità di mettere a fuoco i suoi dintorni e, con essi, il viso di ji-ho - quest'ultimo, in tutto questo, sembrava davvero preoccupato, cercando di tranquillizzare ələ giovane dai lunghi capelli scuri. mosse via la mano che aveva poggiato sulla spalla di xyr, ma tenendosi ad una distanza leggermente ravvicinata per stabilire un contatto visivo con ləi. « hey, hey, va tutto bene.. è stato solo un incubo »
un.. incubo?
ələ detective fissò l'ispettore sanitario attentamente, prima di abbassare lentamente lo sguardo, verso le sue stesse mani, che aprì per mostrare il palmo.
..
certo.
certo, doveva essere un incubo.
dopo tutto quello che era accaduto ieri, quelle assurdità su un killing game-
..
oppure no.
no, yomi non pensava che questo fosse un incubo.
non poteva esserlo stato, giusto?
era impossibile..
o forse no?
« ah, gli incubi.. »
furono le parole di penny, mentre prendeva l'ennesimo tiro dall'ennesima sigaretta di un pacco che sembrava ormai vuoto.
era lo stesso di ieri?
o forse era un altro ancora?
anche ji-ho aveva addosso quell'odore nauseante - non che yomi volesse stabilire cosa quei due potessero o non potessero fare, per quanto la sua opinione su una simile dipendenza potesse essere ben discordante da quella di loro.
comunque, sperava che almeno non avessero cercato di distruggersi i polmoni più velocemente del normale fumatore medio; nonostante nutrisse, in ogni caso, vari dubbi su take speranza, considerando quanto quella puzza fosse pungente e come qualche scatoletta giaceva, stropicciata, sul comodino della loro momentanea coinquilina - la quale prese nuovamente la parola per illuminare la loro mente ignorante su qualche incredibile verità filosofica.
« come disse albio tibullo, essi non sono altro che lievi sogni che, nella notte ingannevole, si prendono gioco di noi, e fammo trepidare di falsi terrori le nostre menti spaventate.. ma dopotutto, cosa è falso e cosa è giusto? cosa ci spaventa fino a farci tremare, e cosa si prende gioco di noi tanto da far ridere altri? »
e nuovamente, proprio come era accaduto ieri, ələ detective preferì rimanere nella sua beata ignoranza in materia, piuttosto che rischiare di farsi venire un aneurisma mentale.
tale pensiero non sembrò venir condiviso dal loro altro compagno di stanza, il quale sospirò sonoramente, scuotendo la testa e mostrando un chiaro sguardo di.. delusione? forse, ma con uno strano bagliore negli occhi che confondeva le idee dell'investigatore, su quali fossero le sensazioni che l'ispettore sanitario stesse provando.
« penny, quanto hai dormito ieri sera? » una semplice domanda, nulla di troppo complicato da porre, e neanche qualcosa che richiedesse chissà quale conoscenza per trovare una risposta.
questo, ovviamente, si annullava per la filosofa. a tale quesito, ella si sentì quasi attaccata, nonostante cercò di non darlo a vedere in maniera eccessiva.
seppur in parte, yomi poteva comprendere il disagio su un tema simile. fu gratə, infatti, che non fosse xe, a dover rendere conto e ragione al corvino. possibilmente, sarebbe rimasto bloccato in un silenzio glaciale e colpevole, proprio come stava accadendo con penny. tuttavia, bastò poco tempo perché la castana rispondesse, alzandosi dal letto su cui era stesa ed avvicinandosi ai due suoi..
compagni?
coinquilini?
..
forse per chiamarli amici era un po' presto - si erano conosciuti da un giorno, in fondo, no?
stranamente, però, non avevano alcun problema ad invadere il suo spazio personale, cosa che solo alcuni privilegiati come " degli amici " avrebbero dovuto fare. prima ji-ho con quei tocchi gentili, ed ora penny che si era accostata al suo fianco, guardando l'ispettore sanitario mentre continuava a fumare quella sigaretta. unica nota positiva? almeno non gli stava buttando il fumo addosso.
« il tempo è relativo, amico mio- e se ci preoccupiamo di quando chiudiamo gli occhi, perdiamo la capacità di curarci di quanto siamo svegli, con gli occhi aperti »
sapeva che, quella frase era solo l'ennesimo tentativo di nascondere un problema dietro grossi paroloni, ma ogni volta che questa sua coetanea se usciva con una frase del genere, si chiedeva se non ci fosse di più, dietro quegli occhi stanchi, ma vispi, e quella lingua dalla risposta sempre pronta.
l'altro, invece, non sembrava porsi tutti questi problemi, sicché scosse semplicemente il capo e sospirò, portando una mano chiusa a pugno su un fianco e l'altra a massaggiarsi in punto dove il naso e gli occhi si univano, proprio in mezzo alle sopracciglia. ed ora che ələ detective lo notava, anche ji-ho mostrava un bel paio di borse sotto le palpebre - una delle caratteristiche che li accomunavano, insomma.
« penny.. » mormorò l'ispettore sanitario, pronto a ricominciare con l'ennesima ramanzina della giornata. e durante quel breve tratto di tempo, yomi si rese conto di non aver ancora detto una parola, da quando si era svegliatə.
certo, non era costretto, ma..
« penso sia mattina, ad essere sincero »
un'affermazione tanto semplice, che non avrebbe sorpreso nessuno di loro, se non fosse stata pronunciata dall'investigatore. anche se ora, xyr cominciò a chiedersi se fosse stata una buona idea, introdurre quel punto: ovvio che era mattina, solo un'idiota non lo avrebbe capito.
o forse.. non era così scontato.
osservando le stanze dove erano, i muri violacei non davano spazio a finestre, per decretare se fosse arrivata l'alba o stesse cominciando un tramonto. c'era un orologio, da qualche parte?
..
eppure riusciva a capirlo.
sentiva di saperlo.
..
una cosa da brividi, davvero.
« mh, bell'osservazione » ci volle penny, per calmare quei pensieri che ruotavano vorticosamente nel suo cervello complessato. non sapeva se essere d'accordo, sul fatto che la sua fosse un'osservazione.. bella? essere belli, che fosse dal punto di vista psicologico o fisico, era qualcosa da attribuire ad una persona. ma un'affermazione non rientrava, in questo insieme - quindi, era davvero " bella "? oppure, poteva definirsi come qualcosa di positivo, dare la propria impressione di un tempo di cui nemmeno xyr era sicurə?
ancora una volta, dovette fermarsi dal pensare tutto questo, monitorando con lo sguardo i movimenti della filosofa, la quale si allontanava per andare verso la porta di camera loro. « io avrei proprio bisogno di un caffè, a dirla tutta »
altra dichiarazione che portò l'ispettore sanitario a sospirare, senza però fargli dire nulla. forse perché si sentiva incapace di farlo, senza mostrarsi un ipocrita. fortunatamente, l'altrə aveva questo problema, mentre osservava con la coda degli occhi scuri la lunga carta contenente la nicotina.
« è un po' presto, per fumare » osservò, con una calma unica, che stupì per qualche secondo la compagna di stanza. per cosa fu sorpresa, yomi non era sicurə: non si aspettava un'affermazione così casuale, in quelle prime ore di veglia? o forse era semplicemente una novità sentirlo aprire bocca per la seconda volta di fila, in tutta quella vicenda?
fortunatamente, era la filosofa, quella a cui era stata rivolta quella frase dal tono quasi semplicistico e ovvio. perciò, fu poco il tempo che impiegò, prima di parlare nuovamente.
« forse è presto, o forse è tardi! forse per te è l'inizio della giornata, e per me è già partita la voglia che sia finita » ed eccola di nuovo, a parlare come uno dei personaggi dell'opera del paese delle meraviglie. solo che, invece di tazze di thè e carte colorate, quello che li avvolgeva erano nuvole di fumo e muri spenti, in netto contrasto con il riflesso degli occhiali di lei, che sembrò risplendere un attimo prima di dire un'altra cosa. « o forse, dovresti toglierti quella maschera e provarne una »
e sì, fu abbastanza sorprendente per l'investigatore, sentire una richiesta del genere, nonostante fosse leggermente velata. e tanta fu la confusione davanti a quelle parole, che yomi si prese un attimo di tempo per riflettere su di esse: effettivamente, non aveva ancora rimosso la sua maschera, dopo tutto questo tempo..
« non pensi che bastiamo noi due come fumatori, penny? »
ed eccolo, ji-ho, ad inserirsi in quella conversazione così surreale, nel piccolo ambiente distopico dove si trovavano. e la cosa che più dava da pensare, a quellə poverettə, fu come anche in quel posto così strano, i normali gesti di natura umana - come il sorriso di penny e la gentilezza di ji-ho - non fossero ancora scomparsi. una cosa davvero rara, persino per loro.. persino per quel momento.
« ah, ji-ho, non basarti sulle statistiche - dicono che una persona su 3 possa fumare accanitamente, ma chi dice che non possano essere tutti e tre? cosa lo impedisce? »
e tra la parlantina della castana ed i rimbecchi del ragazzo dal codino leggermente corto, la chioma dai capelli sciolti sospirò, seguendo quelle due figure.
d'altronde, non aveva nessun'altra scelta, no?
fu rassicurante, comunque, vedere che non erano gli unici ad essersi svegliati tutti interi, quella mattina; tutti e diciotto erano nella stanza che, possibilmente, avrebbero utilizzato per consumare i pasti. non per scelta personale, comunque - come i tre notarono, essendo stanti davanti all'entrata prima di varcarne la soglia, era stata disposta in maniera strategica: in fondo del corridoio di destra dopo aver lasciato la sezione delle camere, vi era un grande salone dove erano stati posti un cucinotto - con tanto di forno e piano cottura - ed un tavolo abbastanza lungo da contenere venti sedie.
sì, venti.
una tra queste, con il nome di hatsuko sopra, e tutte le altre con il nome del rispettivo partecipante - seguendo in senso orario, partendo da hatsuko, che era la sedia singola dalla parte vicina all'uscita, seguivano marija, tammie, gaelle, kalliope, gavriil, hasan, mitsuri, elisha ed april sul lato destro, e dopo la sedia del lato nord vi erano brynja, osvald, evak, ji-ho, yomi, penny, pio, esther ed erik.
e la ventesima, quella di fronte ad hatsuko? beh, semplicemente, non aveva nessun nome.
un banale errore?
per la maggioranza, era una possibile risposta.
per yomi, forse c'era di più.
avrebbe indagato anche su questo, prima o poi. non che gli mancasse il tempo, in fondo-
« buongiorno a tutti »
e poi, giudicando dalla voce chiara di evak, non era nemmeno il momento, siccome tutti erano impegnati a cucinare - come il ragazzo di origini indiane, assieme alla chirurga, con cui sembrava avere una buonissima intesa - o consumare il pasto.
« buongiorno » seguì, appunto, osvald, tagliando le verdure per il piatto del giorno, presentato dal cuoco come " bataha poha ". essendo di origine giapponese, yomi non avrebbe avuto problemi a consumare un piatto a base di riso - peccato che non avesse fame, quella mattina.
« wow, evak, è davvero buono! » esclamò tammie, sorridendo, ricevendo qualche assenso dai più entusiasti. incredibile come alcuni riuscissero a mantenere un umore così alto, nonostante la situazione non sembrasse una delle migliori. comunque, era qualcosa che sembrava aiutare anche gli altri, come si notò dal sorriso che diede il ragazzo indiano, ai vari commenti positivi sul cibo che aveva preparato.
« grazie, ragazzi.. sono felice che vi piaccia »
e da quello che yomi notò, mentre si sedeva al suo posto e guardava il suo piatto con un po' di riso bianco già al centro e delle verdure grigliate di lato - per gentile cortesia di ji-ho e penny, entrambi già posizionati, rispettivamente, al suo fianco - gli sembrò che gli altri avessero già organizzato tutti i turni del mangiare e cucinare. da una parte, non aveva il dubbio che ciò potesse essere un problema: erano adulti, e diciotto, per giunta.. sarebbero stati capaci di cucinare qualcosa in quei giorni, no? dall'altra, però, c'era il timore che potesse succedere il peggio-
« ho detto che non la tocco, quella roba »
tipo, questo.
non era così grave, in fondo, vedere qualcuno fare i capricci. quello che però veniva difficile da accettare, per ələ giovane, era vedere questa gente buttare giù affermazioni fastidiose di questo tipo, proprio davanti alla sua faccia.
perché sì, avrebbe anche potuto sopportare quella chioma di capelli rossi perennemente incazzata, se quella visione non fosse stata esattamente di fronte ai suoi occhi. e la cosa peggiorava, visto che si ritrovava dinanzi la rappresentazione più patetica di un uomo quasi adulto che pregava il suo compagno di stanza e vicino al tavolo di consumare la sua porzione di colazione nell'esatto modo in cui un papà avrebbe voluto imboccare il suo piccolo di qualche mese.
« gavriil, per favore, devi mangiare qualcosa- »
« avanti, non mi crederete scemo, vero? chi mi dice che non lo abbiate avvelenato? »
quelle parole riuscirono a rimuovere anche l'ultimo briciolo di pazienza e sanità mentale che yomi poteva ancora racimolare dalla sua mente.. possibile che in una situazione del genere, la gente dovesse comportarsi in un modo simile? forse, era il clima generale, che stava portando tutti loro ad impazzire, tanto che al " signore, dacci pazienza " mormorato da pio - nonostante egli non avesse una connotazione religiosa forte - si trovò ad essere d'accordo con le parole di elisha, " amen, fratello ".
altre persone cominciarono a discutere su argomenti più o meno riguardanti la colazione - come tammie e gaelle, dove la prima sembrava parlare energicamente di un dolce, cercando di ottenere l'attenzione della giovane dai capelli blu ogni tanto, quando quest'ultima perdeva il senso del discorso - ed altri sembravano presi dai loro stessi problemi, o dalle persone che avevano catturato la loro attenzione.
« wow, che putiferio che c'è qui.. o forse è solo un nuovo modo di interagire in maniera amichevole » la voce sempre molto delicata di penny si intromise nei pensieri della sua mente per la milionesima volta, quella giornata. sembre con argomenti molto interessanti da introdurre, oltretutto. « potremmo tentare, sembra divertente »
tentare? di fare cosa? perdere tempo in interazioni che non avrebbero portato a raggiungere nessun obiettivo producente? in nome di cosa, poi? di divertirsi? yomi non sembrava tanto convintə, e si sentì sollevato, quando vide che ji-ho sembrava condividere la sua stessa opinione - certo, con la sua stessa austera gentilezza, una qualità che si distaccava fermamente dall'insensibile serietà che mostrava ələ detective.
« forse un'altra volta, penny » mormorò il giovane coreano, osservando con la coda dell'occhio il gruppo di fronte a loro, puntando con un cenno del capo il ragazzo da cui stava partendo quella discussione senza senso. « non mi fido di quello lì » utilizzò un tono di voce talmente basso che, per poco, xe avrebbe potuto anche non sentirlo. « specialmente per come si è rivolto nei confronti miei e di yomi » sembrava proprio un papà, quando parlava in quel modo.. un padre estremamente protettivo dei suoi bambini. « meglio non interagirci »
peccato che, in questo caso, il bambino in questione fosse una persona cresciuta ed inserita nel mondo degli adulti da un pezzo, che avrebbe dovuto sapere come badare a sé stessa. e per quanto quest'ultimo punto fosse da rivedere, yomi non avrebbe certo lasciato che qualcuno dettasse legge, su come dovesse o non dovesse comportarsi. insomma, cosa poteva importargliene, poi, a ji-ho di come si atteggiava? perché tutta questa cautela nei suoi confronti?
e nel mentre che i suoi stessi occhi scuri come la pece, che alcuni avrebbero anche definito penetranti, veniva ad introdursi quella vocina per certi versi petulante e travolgente come una vigorosa cascata, per quanto il notono sembrasse più vicina alla lamentela di un lago di montagna.
« non so, ji-ho.. essere così di mente chiusa, non so quanto possa essere una buona idea »
e certo, avrebbe potuto stare lì ad ascoltare quei due punti di vista differenti, di persone che stavano cercando di stargli vicino, in una situazione di relativa calma, senza problemi..
« non voglio essere di mente chiusa, sto solo cercando di dire che- ..yomi? »
ma non sarebbe stato da lui.
per questo, il rumore della sedia che si mosse, permettendo all'investigatore provetto di alzarsi - sotto lo sguardo confuso di tutti, alcuni di essi più intensi ed attenti di altri - e fare il giro del tavolo, prendendo il cucchiaio dalle mani di hasan, prendendo un po' del riso dal piatto del giardiniere e portandolo alla bocca, ingerendone il contenuto sotto lo sguardo stupito di tutti e quello disgustato del rosso dagli occhi azzurri.
« .. »
« .. »
un silenzio di tomba venne sollevato in quella stanza, un momento pieno di disagio e confusione, dove solo la voce della persona che aveva dato inizio a quella glaciale quiete avrebbe potuto riprendere e rompere il ghiaccio.
« visto? non è avvelenato » una frase davvero troppo semplice, per riferirsi all'accusa mossa dal giovane australiano, ma sufficiente per andare avanti e spiegare l'unico motivo per cui aveva agito in quel modo. « non c'è bisogno di fare queste lamentele »
ed onestamente, dopo la scenata di ieri, cosa si ci poteva aspettare, dopo una cosa del genere?
se non fosse stato per la separazione di entrambe le parti da parte di hasan - il quale avrebbe dovuto pensare a come non veniva pagato abbastanza, per fare da mediatore part-time tra quei due - e di ji-ho - dopo che si era ripreso dallo schiaffo frontale che si era dato ed aveva fatto stare zitta penny, dall'incitare ed incoraggiare ulteriormente questo comportamento del detective - i due avrebbero potuto riprendere la lite di ieri a pugni e cazzotti, tanto era la tensione presente nel salone da pranzo.
« ripeti quello che hai detto, brutto stronzo- »
« woah, okay, calmiamoci ora.. »
« lasciami stare, hasan! voglio strappargli quel sorrisetto dalla faccia! »
« ma non ho manco sorriso, che cazzo dici- »
« solo perché non lo vediamo, per colpa di quella maschera di merda, non significa che tu non l'abbia fatto! »
« gavriil, ora cerca di calmarti- »
« MA BUONGIORNO! »
la lite in cui erano inserite le due parti, assieme ai loro rispettivi "avvocati", venne interrotta dalla presenza di due codini marrone scuro che avevano messo in riga tutti i presenti, più di quanto avessero potuto intimorire quelle grida. perché sì, bastò un annuncio semplice e banale come quello dell'augurio di una buona giornata, dall'inizio di essa, a scuotere la "serenità" di quella colazione, facendoli momentaneamente smettere di discutere, e tornando in uno stato di mutismo totale, seppur creando sensazioni diverse da prima. e tutto per la presenza di quella piccoletta, ormai divenuta un simbolo di incertezze e timore per quei giovani adulti.
« attivi di prima mattina, bene, molto bene » persino la sua voce, mentre si limitava ad assaggiare un poco di frutta e scrutare ogni singolo spazio ed individuo inserito in quell'area concepita per momenti sereni e tranquilli, recava nel cuore di ognuno un tonfo di paura. doveva trovarli patetici, quando iniziò a sorridere in maniera sprezzante della sensazione di pelle d'oca in quelle persone, fisicamente più grandi di lei. « finite in fretta, avremo la prima prova a breve »
ed ecco che riotteneva, così, la sua ennesima rivincita nei loro confronti - davanti a quei grandi ragazzi, decisamente maggiori su vari punti di vista, aveva il coltello dalla parte del manico, ed affondava ogni singola volta un po' di più nella loro sicurezza, con anche solo una parola.
« prova? »
la stessa parola che venne ripetuta, con una voce timorosa, da esther, una delle personalità più solari, là dentro. ma si sa, che anche le stelle più brillanti, potevano morire in un battito di ciglia, se l'universo decretava che fosse arrivata la loro ora.
e chi era il loro universo, in questo caso?
per ora, dandogli un nome, un viso ed una forma fisica, rispondeva alla figura di hatsuko pain, con quel suo sorrisetto da sadica costantemente dipinto in volto.
« ma ovvio! sù, muoversi! sarà divertente, vedrete! »
e stranamente - ma nemmeno tanto, per ovvi motivi - yomi pensava che il loro universo gli stesse dicendo una grandissima cazzata.
infatti, fu vedere una di quelle enormi porte dall'aspetto poco rassicurante aprirsi, che fece scattare la preoccupazione in molti. quella che non aveva ricevuto alcuna sensazione destabilizzante, era probabilmente solo la bimbetta dai codini legati da un nastro rosso cremisi.. un colore azzeccato, per i suoi occhi e per sete di una sostanza liquida, che desiderava vedere sgorgare il prima possibile.
« beh, che state aspettando? un invito elegante? »
e proprio questa sua impazienza costante riaffiorava nelle sue parole, condendo il tutto con un pizzico di sarcasmo tagliente al punto giusto. decisamente ciò di cui i ragazzi non avevano bisogno, nella situazione difficile in cui si trovavano. però, come una dea senza cuore, hatsuko non aveva alcuna intenzione di inzuccherare i suoi ordini, e come gli umani più stereotipati, i ragazzi erano pronti a ribellarsi.
« non penserai veramente che entreremo per quella porta, senza sapere cosa ci sia » cominciò a parlare, inizialmente, brynja, incrociando le braccia al petto con aria saccente. avrebbe anche potuto provare, nella sua tipica compassione per i bambini, un poco di affetto per la figura infantile della giovane coi capelli legati in un'acconciatura dall'aria decisamente poco adulta - ma come si riusciva a mostrare affetto, ad una creatura che gioiva nel causare sofferenze, e ridacchiava di fronte alla disperazione?
« .. »
« esatto! non puoi costringerci, se ci rifiutiamo » nonostante il silenzio di hatsuko e le sopracciglia corrucciate di quest'ultima, si lanciò nell'improvvisata "rivoluzione" orale anche april, la cosiddetta "paladina della giustizia". chissà quali manie di giustizia nutriva, nella sua testa.. eppure, quali speranze avevano, contro una hatsuko a dir poco incazzata?
« avete fatto finta di niente, quando ho parlato ieri? » chiese, in maniera completamente retorica, la ragazza dalle fattezze più giovani, osservando uno ad uno quelle ombre ben più grandi di lei. dato il silenzio quasi inquietante ed il fatto che nessuno seguì l'indicazione di seguirla, cercò una seconda volta di fare in modo che tutto andasse, a modo suo. « sul fatto che sarebbe meglio per voi fare le prove correttamente, senza fiatare? »
in fondo, lei era la dea, in mezzo a quei mortali..
lei era quella che aveva il controllo..
« io non ci sto, consideratemi fuori- »
come si permettevano, questi miseri stronzi, a mettere in dubbio il suo potere?
..
proprio una cosa strana, il modo in cui gli esseri umani si comportavano.
il modo in cui si fingevano capaci di mantenere il sangue freddo, e quasi sempre facevano cadere le loro mura di sicurezza e resistenza, lasciando spazio ai loro istinti più animaleschi.
e così, eccola lì, a permettere che gli istinti di questi bastardi si manifestassero.
e se loro dovevano dare una manifestazione, chi era lei, per non dare una dimostrazione tutta sua, per contro?
avanzò velocemente verso l'ingegnera robotica, che nonostante avesse detto quell'ultima frase totalmente ubriaca, non sembrava assolutamente pronta a quello che stava accadendo.
infatti, mai avrebbe potuto prevedere una dolce carezza da parte della piccola, sotto tutti gli occhi esterrefatti dei presenti. le sembrò, per un attimo, di sentire le dolci mani di sua nonna, che la coccolavano nei momenti più difficile.. ed in uno stato di ebbrezza come il suo, era difficile non commuoversi, o mostrare un minimo di riflesso nelle iridi, causato dalla trasparenza delle lacrime che minacciavano di lasciare le sue palpebre.
come mai avrebbe potuto prevedere, lei come gli altri, le mani di hatsuko che premettero sul suo collo, per poi girarlo velocemente e romperlo senza alcuna pietà o difficoltà.
e tanto fu la pressione, che il colpo fu letale, per la giovane marija kairys, che cadde a terra senza proferire una parola.
solo una lacrima cadde dall'occhio, scendendo per le guance che stavano già perdendo il loro colorito tipicamente vivo.
« .. »
« .. »
« .. »
« .. »
quella morte sconvolse tutti, ma nessuno fiatò, finché non fu proprio l'assassina in questione a sgranchirsi le dita delle mani e camminare lontano dal cadavere, sdraiato sul pavimento di quel corridoio violaceo. « bene. » affermò, con una durezza unica, voltandosi verso gli altri, e tornando con quel sorrisetto malefico. « ci sono altre persone, che non vogliono fare la prova? »
« .. »
che dire, difficilmente qualcuno avrebbe voluto seguire l'esempio della loro defunta amica.. yomi, poi, non sapeva davvero cosa dire - era così facile, spezzare una vita umana, per una persona come quella? per un viso apparentemente così innocente? poteva anche tollerare l'innata sadicità, e la voglia di omicidio.. ma erano talmente forti da concenderle un atto simile, senza provare alcun rimorso, d'altronde?
« grandioso! » evidentemente, questo era proprio il caso. « siete davvero dei testardi, ma mi fa piacere che poi siate di mente aperta » un caso unico, ma era sempre quella, la realtà a cui erano posti dinanzi, in quella situazione. « anche se alcuni hanno bisogno di una piccola spin- »
peccato che per alcuni era difficile anche solo accettare, una cosa simile. essere impossibilitati nel concepirla, tanto da andare contro a quella verità e cercare di combatterla. e come prima, anche qui ci fu qualcuno a fermare il giovane cecchino, il quale era pronto a colpire in faccia quella ragazzina completamente folle.
« EVAK, FERMO, PER FAVORE- »
« TU L'HAI UCCISA! BASTARDA, L'HAI AMMAZZATA! »
osvald, nel tentativo disperato di fermare il compagno di stanza, si fece aiutare anche da qualcun altro di buon cuore, che tenne fermo quel ragazzone, simile ad un cane rabbioso che abbaiava contro quei due codini, che ormai avrebbero seguito quei ragazzi nei loro peggiori incubi.
« .. » ma era questo, quello che lei voleva. voleva che tutti capissero che lei non scherzava, e che tutti dovevano cominciare a rigare dritto, di fronte a lei. « vuoi unirti a lei, per caso? »
« .. »
e così, anche persone dal sangue freddo come yomi, decisero che fosse meglio evitare di ribattere, o anche solo rispondere, a quella ragazzina. per il loro bene, come aveva precedentemente intimato, era meglio seguire le sue istruzioni.
« come pensavo! su, abbiamo perso abbastanza tempo, e chi ha tempo non perda tempo »
ma ora, la vera domanda era una: chi cazzo era veramente, hatsuko pain?
evidentemente non fu quello il momento di pensarci, siccome c'erano questioni più importanti che andavano risolte, almeno per allora. come il fatto che ci fossero ben diciotto porte, tutte davanti a loro, chiuse a chiave - secondo il tavolino accanto a ciascuna di esse, con sopra una chiave da cui passava un filo trasparente.
« benvenuti alla nostra prima prova! » la voce squillante della piccola killer - nuovo soprannome usato da yomi, giusto per ricordarsi del delitto di cui si erano macchiate quelle mani - avrebbe perforato qualsiasi timpano ancora funzionante, essendo che la stanza che separava il salotto di prima e quello che c'era oltre era più stretta, rispetto alle altre, di forma abbondante in qualsiasi dimensione. « vi prego di prestare attenzione alle istruzioni, per permettere che tutto fili liscio come l'olio! »
e da quello che sembrava essere successo, nessuno prese quell'avvertimento alla leggera. e xe avrebbe giurato di aver visto dipinto, anche solo per un attimo, un breve sorrisetto compiaciuto sulle labbra di quella piccoletta, che presto si avvicinò ad una delle porte - quella di marija, ormai l'ennesima memoria della scomparsa della loro amica, che li aveva lasciati per..
per dove, non lo sapeva.
come precisato prima, yomi non era sicurə se esistesse un aldilà, qualcosa che dovesse portarti in un punto pieno di cori dalle voci eteree o da fiamme che avrebbero divampato come pochi. sicuramente, le anime della gente dovevano andare da qualche parte, no? oppure, al contrario, doveva la morte essere la fine di ogni cosa? che fosse immortale o prima o poi dovesse terminare, l'anima era qualcosa che li accomunava, in un modo o nell'altro.
e qualsiasi fosse la credenza di ciascuno, là dentro, in quel momento marija non sarebbe passata per quella porta.
non li avrebbe accompagnati in quella prova.
non avrebbe preso la chiave dal suo tavolino.
quest'ultima, specialmente, diventò quasi una certezza nel momento in cui hatsuko prese quella collanina poco appropriata ad una figura giovanile come la sua, i bordi della chiave quasi rovinati. come quelli di tutte le loro chiave, il che provocava non poco disgusto, in mezzo ai presenti. certo, non più di quanto non avessero già provato alla vista di un cadavere.
« come vedete, ad ognuno di voi è stata assegnata una porta, che vi condurrà verso un percorso ad ostacoli - eccolo illustrato » e come per magia, dietro di loro apparì una specie di mappa, come quella che avevano visto nella primissima stanza, da quando erano arrivati in quel.. luogo di dubbia residenza, ecco.
e nemmeno il percorso sembrava suscitare fiducia, secondo il xi giudizio - era un lungo corridoio, essenzialmente segnato da pochissime luci dall'aspetto cremisi e dalle dimensioni ristrette - non come le altre stanze, che possedevano luci di colore bianco o giallo, e ricoprivano una buona porzione dell'area che dovevano illuminare - che avrebbero dovuto guidarli, per evitare di andare a sbattere contro muri, posti in varie posizioni. fortunatamente, non era nemmeno troppo stretto, come spazio, così nessuno si sarebbe dovuto sentire a disagio in quello spazio angusto. chi temeva il buio, invece, avrebbe fatto bene a pregare di superare la propria paura.
però, chissà.. magari se si potevano in qualche modo aiutare, sarebbe stato più facile per tutti, e nessuno-
« ovviamente, una delle regole principali è che ognuno lo percorra per conto proprio! non accettiamo per nessuna ragione che riceviate aiuti, quindi sarà meglio che non vi troviamo nei percorsi di altri per nessuna ragione » e yomi dovette fare appello a tutta la sua pazienza, per evitare di dare in escandescenze, rivolgendo solo - come molti altri, oltretutto - uno sguardo di puro disappunto, verso la piccoletta, che roteò gli occhi e fu svelta a ribattere con quella sua vocina costantemente irritata. « ho detto che dovevate cavarvela da soli, con le vostre capacità »
e questo era pure vero.
però yomi non capiva davvero come mai una cosa simile - perché mettere diciotto persone, che non potevano aiutarsi in queste prove? perché farli interagire nel quotidiano, e rimuovere il legame interpersonale legato nei momenti delle prove? era solo per puro divertimento? c'era una ragione dietro? e se sì, per chi? per cosa?
« l'altra regola fondamentale è che completiate il percorso, giustamente, uscendo dalla porta opposta, che si trova alla fine, con la chiave che si trova all'interno della stanza, nella serratura all'interno della porta davanto a voi - l'abbiamo messa come ciondolo con un materiale molto resistente, così che possiate essere sia chich che sicuri di non perderla » detto ciò, hatsuko proseguì aprendo con la chiave la porta apposita per marija, ed indossando al collo il nefasto ciondolo, sorridendo agli altri e lasciandosi scappare una piccola risatina. « e non temete! indipendentemente dalla vostra resistenza fisica e l'agilità che possedete, dovreste completare il tutto in meno di 10 minuti »
10 minuti?
tutti, yomi compresə, furono stupiti nel sentire ciò. era un tempo davvero minuscolo.. e per quanto, in fondo, il percorso non sembrava complicato.. c'era questa strana sensazione, che sentiva dentro di sé. poteva anche essere il residuo dei brividi dall'esperienza mortale che aveva subito la loro ex-amica, o il rimorso di non essere riuscito a sdraiarsi al suo fianco.
o forse era solo il fastidio, per una volta, di non avere le risposte alle sue, di domande.
« ci sono domande? »
eccome, se ne aveva. ma la maggior parte di esse non sarebbero state risolte, da quella testolina marrone e quegli occhi rossi come il vino. e per il resto, non è che avesse chissà quale voglia, di rimanere lì, e farle un interrogatorio. avrebbe lasciato che fossero i più spaventosi - come brynja, la prima ad alzare la mano e ricevere un assenso per parlare da parte della minuscola assassina - ad esprimersi a tale riguardo. in fondo, erano loro i più timorosi della morte, rispetto a ləi.
« e se, nel caso peggiore, non dovessimo completare il percorso nel tempo previsto? »
una domanda abbastanza logica, persino ələ detective dovette riconoscerlo.
« .. »
ed allora..
come mai..
hatsuko stava sorridendo in maniera così maniacale?
« oh, ma è molto semplice! »
e cos'era quello sguardo così inquietante?
« avrete perso »
..
eh?
« come perso? in che senso? »
il participio passato del verbo non era qualcosa di nuovo, almeno secondo yomi - non sapeva se per hasan fosse una novità, invece. eppure, anche se non condivideva le parole usate nel suo interrogativo, il ballerino non aveva tutti i torti- non erano nemmeno arrivati, e già avevano perso una loro compagna e c'era la possibilità che altri la seguissero all'aldilà, o al sonno eterno?
senza battere ciglio, hatsuko continuò a sorridere e mostrare uno sguardo terribile, che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque avesse già timore di tutto l'ignoto che avvolgeva quella vicenda. « esattamente nel senso che intendete. per questo consiglio che svolgiate il tutto nel modo più corretto possibile »
effettivamente, non faceva una piega.
se volevano non morire, dovevano evitare di farla incazzare.
ma questo comprendeva anche superare anche i propri limiti, cercando di arrivare fino alla fine del percorso, anche a costo delle proprie energie e, in caso, della vita stessa? aveva poco senso, a dirla tutta.
« ma questo è totalmente ingiusto! ci sono persone che non sono agili come altre! questa prova è totalmente impari! »
ah, certo. anche quello che aveva detto april poteva essere corretto, per quanto riguardasse solo una questione morale, ed era abbastanza chiaro come tutto questo avesse già usato come zerbino, i valori che quellə piccolettə stava cercando di portare in ballo. certo che aveva proprio una testa dura, questa qui. persino hatsuko sembrava infastidita da tali accuse - e sinceramente, da un punto di vista completamente folle, yomi avrebbe anche potuto darle ragione, in questo caso. per risolvere un enigma, in fondo, dovevi entrare nel cervello e nella psiche dell'assassino..
« e chi ha detto che sarebbe stata imparziale? » le rinfacciò con fare deciso, la porta che aveva aperto ancora tenuta dalla sua mano, impaziente di poterla chiudere per andarsene da quei ragazzi petulanti, con ogni probabilità. « vi viene solo chiesto di fare la prova come si deve, niente di più, niente di meno »
era probabilmente l'ennesima volta che diceva tutto questo - e sì, comprendere e seguire tali decisioni, apparentemente, non sembrava richiedere chissà quale sforzo mentale o fisico. ma il vero punto era che non erano abituati a tutto questo. e quindi, come avrebbero mai potuto seguire qualcosa di così sconosciuto, come una ragazzina che aveva ammazzato qualcuno e delle porte per un percorso dove-
dove non vi era nemmeno detto cosa ci fosse?
non solo fuori da esso, ma anche dentro quel corridoio così buio..
era proprio così sicuro, varcare quelle porte?
era meglio rimanere lì ed abbandonarsi ad una morte certa, oppure proseguire e sperare per il meglio?
« ci sono altre persone che desiderano lamentarsi? oppure non fare la prova, direttamente? »
..
no.
non sarebbe dovuta finire così.
anche se per soli pochi minuti, doveva esserci un motivo, se xyr era ancora qui.
se loro tutti, erano ancora lì.
e yomi voleva vederci chiaro, in questa storia.
perciò, come gli altri - che fosse per la sua stessa ragione o per altri motivi, non gli era determinato saperlo, né ələ interessava - fece silenzio. e persino hatsuko sapeva che chi tace, acconsente.
« perfetto, vedo che siamo d'accordo! »
l'esclamazione fu talmente felice che sembrava stroncare totalmente l'immagine di assassina senza rimorso che aveva quella bimbetta. infatti, bastò un'altra interruzione dal farle varcare la porta e chiuderla alle spalle, per farla tornare con uno sguardo che avrebbe potuto uccidere, se ne fosse stato capace.
ma stavolta, non venne da qualcuno dei ragazzi - ma da lei stessa. e lo sguardo era accompagnato da un sorrisetto, qualcosa che chiaramente non indicava irritazione -
« un'ultima informazione prima di cominciare - »
bensì, puro sadismo maniacale.
« suggerisco che finiate prima della metà del tempo, perché dai cinque minuti comincerà a farsi tutto più complicato »
..
..complicato?
« che vuol dire? »
era tutto così vago..
e l'unica risposta che avrebbero ricevuto?
semplici sorrisetti pazzi e parole senza contesto.
« oh, fidatevi di me.. voi non volete scoprirlo » una pausa, che lasciò spazio alla confusione generale, prima che hatsuko mostrasse la sua parte più solare e positiva. « ci vediamo dall'altra parte! »
ed appena il tonfo della porta sbattuta da lei arrivò a rimbombare per la stanza, non ci fu nemmeno il tempo per calmarsi, che un allarme già sentito trapanò i timpani di quei ragazzi.
‹ 3 minuti alla sequenza di autodistruzione della camera 01-A. seguire l'uscita di sicurezza assegnata ›
ancora?
era forse una specie di scherzo?
o era tutto premeditato accuratamente, per spaventarli ancora di più?
« non di nuovo! »
« che possiamo fare? »
« tanto, le persone che non completano tutto moriranno a prescindere! »
già, era possibile.
oppure..
potevano agire.
ed una delle prime ombre che fece quest'ultima azione fu proprio una testolina rossa, che passò dinanzi a tutti loro, prendendo la sua chiave ed aprendo la porta.
« voi restate pure qua a morire- io vado! »
e per quanto yomi non potesse neanche sopportare la vista di quel carattere così difficile, dovette riconoscere che aveva la capacità di prendere la decisione più giusta. non fu impulsivo, a dirla tutta - ma l'uso di sangue freddo in questo caso, era il movente necessario per far scattare l'emergenza in ognuno di loro.
in alcuni che si mossero prima di altri, seppur per un fine diverso a quello del giardiniere.
« gavriil- » furono mitsuki ed hasan, a chiamarlo all'unisono, bloccandolo dal varcare quella porta. tale gesto non venne preso benissimo dal rosso, che si voltò con uno sguardo misto tra confusione ed irritazione, i due principali sentimenti che governavano l'ambiente emotivo generale.
« che cosa volete, voi due? » chiese lui, prima di notare lo sguardo di preoccupazione in entrambi i visi. e presto, fu chiaro il motivo del perché fosse stato fermato, spiegato da una frase detta ciascuno.
« fai attenzione »
« sì.. »
« .. »
e lo sorprese, vedere come due persone che aveva conosciuto da poco, si stessero preoccupando per lui.
ricordava bene come fosse tornato, la sera prima dopo aver parlato con kalliope, ancora un po' scosso da tutta quella discussione. e senza che fosse spinto a dare spiegazioni, o altro, sia il ballerino che la matchmaker furono disposti a dargli il loro supporto, anche quando lui si era dimostrato poco avvicinabile.
e sicuramente, anche se solo per un minimo strato, questo aveva fatto breccia nel cuore duro di gavriil, il quale scosse via quelle prese delicate, e sospirò sonoramente.
« me la so cavare da solo » disse, prima di chiudere la porta alle sue spalle, lasciando davanti ad essa i due suoi compagni di stanza, che si guardarono timorosi, prima di essere sorpassati da un'altra figura, ormai ben conosciuta, in mezzo a quel gruppo.
« esatto » kalliope prese la sua chiave tanto velocemente quanto la girò nel chiavistello, aprendo la porta e voltandosi verso tutti, con un saluto apparentemente cordiale. « ci vediamo dall'altro lato, perdenti! » e così, anche la sua porta venne chiusa.
e così, ben presto, tutti presero le loro chiavi.
ad esempio, mitsuri ed hasan, che si scambiarono un semplice sorriso prima di entrare nei loro percorsi.
o ancora, evak ed osvald, ancora leggermente presi dalla perdita della loro coinquilina, che si diedero la forza per proseguire, il tutto mentre la chirurga veniva allontanato dalla creatrice di giocattoli, che la definì una bastarda, prima di scomparire alla velocità della luce nella sua rispettiva corsia.
anche il gruppo formato da tammie, esther e pio si incamminò verso le loro chiavi - non prima di aver salutato i loro rispettivi amici e parenti, con erik che incoraggiò la sorellina a fare attenzione, e gaelle che veniva aiutata dall'animatrice a proseguire verso la sua porta, nonostante la pasticcera fosse leggermente spaventata da tutto questo.
con erik, poi, ci furono anche april ed elisha, che presero le loro chiavi e si apprestarono a varcare le loro porte.. ciascuno salutando l'altro in modo più o meno caloroso, prima di andarsene.
e finalmente, fu la volta del trio dei nostri protagonisti.
« yomi, penny.. » fu ji-ho, il primo a parlare e mostrare il suo lato più delicato e gentile. « mi raccomando, fate attenzione » parole rivolte a persone appena conosciute, ma che gli avevano già dato tanto.
« attenzione in un percorso ad ostacoli è paragonabile alla visione mentre si guarda il sole in faccia.. » seguì penny, mentre rivolgeva ai due il suo solito sorriso da saputella. « viene a mancare ai più forti, ma soprattutto ai più deboli » e non aveva tutti i torti, cercando di incoraggiare coloro che vedeva già come profondi amici.
« .. » e poi fu la volta di yomi.. che a dirla tutta, non aveva molto ad offrire, in quanto a discorsi, mentre guardava il vuoto del percorso a cui andavano incontro. « ci vediamo dall'altra parte » era una promessa che avrebbe voluto mantenere; almeno questa volta, ne era certə.
iniziando con quel caschetto tanto solare, che era-
« april! »
fu una voce molto chiara, quella che arrivò alle orecchie della giovane, che sentì vibrare nel buio di quel percorso, finché una luce non illuminò un ciuffo di capelli chiari. capelli spigolosi che solo una persona di sua conoscenza avrebbe potuto tenere in quel modo..
« ehud? » fu una domanda, prima che due braccia avvolsero il suo corpo in un abbraccio. un abbraccio che le era mancato.. che non aveva sentito da troppo tempo.. che sapeva davvero troppo strano.
« che ci fai qui? mamma e papà, loro- »
« ah, ma chi se ne frega di loro! »
..in che senso?
« sono venuto a cercarti! »
..
« tu sei venuto.. a cercare me? »
..ma come?
« ma sì, è ovvio! »
no, non lo era..
« mi sei mancatə, idiota! »
non poteva esserlo..
« .. » lui doveva.. « ma non sei.. arrabbiato? »
lui sarebbe dovuto..
« certo che no, cosa te lo fa pensare? »
..cosa?
« su, forza, dobbiamo uscire da qui! seguimi, okay? »
..ma cos'era mai, questo?
« APRIL? ANDIAMO! »
ed ora era la volta di un ragazzo fin troppo forte, fin troppo capace, fin troppo..
no, non era perfetto.
perché alla sola vista di un corpo dai capelli ricci biondi ed uno dal colore leggermente più scuro, ma non abbastanza da cadere nel buio che lo circondava, cominciò a sentire..
« ma che.. »
a sentire..
« no.. »
paura?
« MAMMA! HOPE.. »
o forse emozione, di rivedere due volti che non perderò tempo a mostrargli l'affetto e la comprensione che bramava da così tanto tempo?
« che cazzo ci fate qui? »
« evak! piccolo mio, avevo così tanta paura.. »
..non doveva averne, però.
« cosa.. »
sarebbe andato tutto..
« per fortuna ora sappiamo che stai bene.. »
anche se lui non stava..
« ..beh, sì, ma- »
non lo avrebbe permesso..
« non c'è tempo! devi uscire da qui.. »
..ce l'avrebbe fatta.
« vieni con noi, coraggio »
occhio a quella ragazzina che arrivava, con il suo perenne stato di timore, di sfrontatezza, di..
« maledetto gioco del cazzo.. appena uscirò da qui.. »
di felicità?
« n-non può essere.. »
era davvero così felice, eh? e chi non lo sarebbe, vedendo quella chioma dello stesso colore dei suoi capelli, con quello sguardo comprensivo e quelle braccia aperte? anche nell'oscurità, era la sua luce nel fondo del tunnel.. e chi non sarebbe stato felice di vederla?
« mamma..? »
così contenta..
« MAMMA! »
così emozionata..
« MAMMA, MAMMA, SEI DAVVERO TU! »
anche nel peggiore dei momenti..
« brynja, amore della mamma.. »
anche nella situazione meno piacevole..
« ma dove ti sei cacciata, ero così in pensiero! »
sarebbe stata lì..
« non lo so, mamma, non lo so, mi hanno costretto a fare un casino! ti prego, ti prego, portami via da qui, ho paura! »
sarebbe rimasta lì..
« tranquilla, piccola, c'è la mamma ora.. »
perché lei era un'armatura potente..
« andiamocene da questo posto, okay? »
e così sarebbe stato.
« sì, per favore »
ma chi si muoveva ora, in mezzo a tutte quelle ombre, era un piccolo essere che si sentiva così forte.
peccato che non era diventato così subito, no?
« .. »
proprio così..
« ..misaki? »
fu quella testolina tanto amata dai capelli simili allo zucchero filato, a ricordargli.. a fargli riconoscere dove era arrivato, e dove voleva tornare. fu tanto veloce quanto nei suoi movimenti di ballo, ad abbracciare e farsi abbracciare da lei, in mezzo a risate che aveva quasi dimenticato.
« eccoti qua, scemo- mi hai fatto prendere un colpo! si può sapere che stai combinando, stavolta? »
ma non l'avrebbe fatto più..
« .. »
mentre accarezzava quei capelli, tornò con la mente a tutti quei momenti..
« ..sono felice di vederti »
e non potè trattenere le lacrime, eh?
« anch'io, anch'io.. »
e come avrebbe potuto, in fondo?
« su, questo posto fa schifo, meglio tornarcene »
era tutta la sua vita..
« come sei- »
tutta la sua forza..
« coraggio, non c'è tempo! »
ormai scomparsa, nel nulla.
« andiamo! »
« se un giorno mi avessero detto che mi sarei ritrovata in una situazione simile all'unione del mito della caverna di platone ed una variante del dilemma del carrello di philippa root foot, avrei fatto come i nichilisti- »
non serviva manco presentarsi, per questa testolina super intelligente. la quale, comunque, rimaneva sorpresa anche ad alcune cose.. come tre figure nascoste nel buio di quel percorso, ma abbastanza riconoscibili per causare nel cuore meticoloso e vivace della filosofa, sensazioni semplici e commuoventi come..
« .. »
come quelle di casa.
« PENNY! » come quelle di braccia calorose, di buon profumo, di lacrime. « dio mio, grazie al cielo stai bene- »
momenti come questi..
« definisci bene, papà.. »
momenti come questi che le ricordavano..
« mamma, salem, ma che ci fate qui? »
che le ricordavano cosa volesse dire, essere umani.
« siamo venuti a cercarti, fieke! »
essere imperfetti..
« la mia bambina, sarai così spaventata.. »
essere vulnerabili..
« ci hai fatto prendere un colpo, lo sai? »
essere decisi..
« .. »
essere indecisi..
« sto diventando nietzsche? »
essere passionali..
« questi devono essere i primi sintomi della sua follia- »
essere umani..
« andiamo, coraggio, tesoro »
anche facendo errori..
« ti portiamo via da qui »
o prendendo la decisione più giusta.
« sono onorata di poter essere la prossima messaggera della testimonianza di un disturbo tanto ricercato come quello del concettualista del superuomo, ma sento che la mia mente mi sta portando a scambiare le parole- la foglia del linguaggio- »
anche quando non sembrava essere tutto chiaro, all'inizio.
« no, aspetta, mi sembra errato così- »
ed anche nell'oscurità, c'erano quelle persone che vagavano senza preoccupazioni o paure. anche nei luoghi meno luminosi, trovavano la gioia proprio nella mancanza di luce.
« questo è davvero un'ambientazione sublime, non c'è che dire.. » ma era davvero una cosa positiva, a dirla tutta? anche quando vedevi il riflesso di iridi conosciute, ma spaventate? completamente diverse dalle tue? « ..evgenij? »
non era normale, quando sapevi che quelle persone erano sangue del tuo sangue, e carne della tua carne.
non sarebbe dovuto essere normale..
« elisha! »
non sarebbe dovuto essere così..
« finalmente ti abbiamo trovato! »
era tutto sbagliato..
« trovato? »
eppure..
« natalya, timur.. anche voi due qui? »
ne era felice, no?
« fratellino, ti stavamo cercando »
in tutto questo, ne era felice.
« ..ma che vuol dire.. »
e lo sapeva.
« mi state prendendo in giro, per caso? »
lo sapeva, eccome.
« non ricordate cosa- »
lo sapevano tutti, no?
« certo che sì »
oh, ma lo avrebbe dimostrato.
« ma resti nostro fratello »
a loro.
« ci hai dato un bel da fare, ed ora ti dobbiamo portare via »
a sé.
« ma io non voglio »
a tutti.
« eh? »
anche a lui.
« questo luogo.. è finalmente l'apice della mia ispirazione »
anche a lei.
« .. »
a chiunque.
« fratellino, ti scongiuro.. ascoltaci »
e non c'era niente, che avrebbe cambiato ciò.
« almeno cerchiamo di uscire da questo luogo, come prima cosa, no? e poi ne riparleremo con calma »
non c'era niente da discutere.
« fate strada, allora »
fortunatamente, c'erano allo stesso modo le anime che risplendevano a sufficienza da sentirsi sicure anche nelle tenebre più profonde, proseguendo senza timore, come se uno scudo le stesse avvolgendo.
« oh signore, guidami tu nella strada buia, diventa per me una lampada che mi indichi la diretta via e- »
e, come se fosse stato deciso da un volere superiore, arrivavano anche individui pronti a sostenere queste anime gentili e delicate.
« signor papa? bro? BRO? NICOLA, FRATELLO, SEI DAVVERO TU? »
già, molto delicate..
« pio, ti stavamo cercando.. hai lasciato di nuovo il forno acceso »
fin troppo delicate..
« LO SAPEVO! »
così delicate da voler cambiare tutto, senza poter fare davvero qualcosa..
« ho cercato di farli ragionare e mandarmi a casa, ma parlano di cose strane- qualcosa con gioco, e dolore.. non ci ho capito molto.. »
cercando aiuto negli altri..
« VOSTRA SANTITÀ! se parlate voi, sono sicuro che vi ascolteranno »
fidandosi della bontà degli altri..
« mhh, potresti avere ragione, figliuolo.. »
tentando di poter salvare gli altri..
« per ora ascoltiamo la voce del sommo, e seguiamola »
ma alla fine..
« dopo di lei, padre »
con tutto questo peso addosso..
« prima le donne, bro »
non è troppo facile, rompersi?
« troppo gentile, bro »
poi c'è la gente che, come quell'amorevole ragazza, era in grado di superare gli ostacoli più grandi, nonostante questi cercassero sempre di arrivare da dietro.
« okay, non dovrebbe essere troppo difficile.. penso di esserci vicina.. »
si teneva stretta a due sostegni che, prima, avevano perso un punto focale della loro amicizia. ma si erano rialzate, più forti di prima, senza mollare.
« ..fianna? ..esme? »
infatti, le due ragazze, dai capelli corvini e castani, si voltarono e corsero verso l'amica senza aspettare un secondo.
già, un secondo..
« ESTHER! »
basterebbe solo un secondo..
« che bello vederti! »
un momento..
« anche per me! »
una particolare porzione di tempo..
« come siete riuscite a- »
per distruggere ogni progresso.
« forza, seguici! »
ogni cosa.
« ahah, okay! »
persone come quel caschetto blu, invece, non riuscivano ancora a trovare il modo di brillare. il modo per uscire dalla loro bolla, e lasciarsi andare.
« mah, chissà perché ci devono far fare una cosa del genere- vabbè, dai, sarò fuori in men che non si dica! » o almeno, non con tutti. « ..ma che è quella cosa là sotto? »
bastavano poche cose.. o persone, per sciogliere quel cuore pieno di timori.
« GAËLLE! »
come quell'amata figura minuscola, rispetto alla ragazza più alta. un solo ciuffo colorato, rispetto alla tinta completa.
« nadine? ma che ci fai qui? non dovresti essere.. con.. »
oppure bastavano anche dei capelli bianchi, per farle venire gli occhi lucidi.
« ..grand-père? »
occhi lucidi..
« la mia petite-fille.. anche se non sei più così petite, ma.. »
di un pianto veramente forte, no?
« sono felice tu sia qui »
pianti di dolore, più che altro..
« MAIS! voi non dovreste essere qui, in ogni caso! »
perché poca era la gioia, riservata a queste persone..
« dovreste essere a casa, come mai- »
a queste persone che non potevano uscire dalla loro bolla..
« non ti abbiamo visto tornare, ci siamo preoccupati.. »
a quelle persone che non avrebbe parlato ed esposto la verità..
« sorellona, non volevi andartene di nuovo, vero? »
a quelle persone che non avrebbero combattuto..
« non, non, certo che no! »
e si sarebbero lasciate andare solo alla fine.
« okay, torniamo a casa »
e che dire, di quelle persone che ancora si sentivano perse? magari non fisicamente, ma nel loro cuore non sapevano ancora darsi una direzione, non vedevano nulla perché immerse dall'oscurità.
« .. »
eppure, alcune volte riusciva a vedere qualche figura conosciuta, che poteva essere definita come fedele e vicina a gente come lei. « ..evan? »
ciuffi chiari, che risplendevano nel cremisi, ed abbracciavano il giovane, standogli vicino in un modo che anche lei stava per dimenticare.
« OSVALD, ECCO DOV'ERI! » già.. dov'eri? « non sai che paura ci hai fatto prendere.. si può sapere dove ti eri cacciata? »
li hai fatti preoccupare così tanto..
« ..ci? »
anche quei lunghi capelli splendenti..
« ..mamma? »
immagina come si sarebbero sentiti..
« ..osvald, non sapevo dove fossi finito »
come si sentiranno..
« ho chiesto ad evan se sapesse qualcosa, e quando mi ha detto che non sapeva nulla.. »
quando sapranno la verità..
« ci hai fatto stare così in pensiero.. »
quando verrai fuori allo scoperto..
« anche brynja è qui.. »
ma non manca molto, eh?
« ..e tu sei venuto qui per una ragazza? »
sarà meglio essere preparati, però..
« facciamo così.. prima usciamo, e meglio è, okay? »
perché anche nell'oscurità più profonda, uno può ancora cadere.
« ..okay »
che dolcezza che provocavano, poi, quei giovani che si avventuravano nella bellezza più ignota con felicità, nonostante il costante peso di un'emotività fragile addosso.
« beh, in compenso avrò una storia interessante quando tornerò a casa.. »
ed ecco che tornavano, anche per lei, memorie di capelli scuri ed occhi a mandorla, che le sorridevano felici.
« ma quella è.. CHIYOKO? »
un'amicizia ritrovata..
« TAMMIE? »
una cosa meravigliosa..
« ODDIO, SEI DAVVERO QUI »
che bello, quando nelle cose nuove si trovavano le certezze..
« ed io che pensavo ti stessi rubando i miei soldi »
ma sarebbero mai bastate, a colmare i propri dubbi?
« ..non l'hai fatto, vero? »
non era facile, vero?
« ma cosa vai a pensare, scema? »
abbandonarsi a ciò che non si conosceva..
« mi sono preoccupata tantissimo per te, lo sai? »
chiedersi quale fosse la cosa giusta da fare..
« ci chiedevamo tutti dove fossi, anche i tuoi! »
o prendere delle decisioni sbagliate.
« ..i miei? »
come vivere mai, con un peso tale?
« persino mark si è spaventato, immagina.. »
come poter sopportare, un tale peso?
« su quest'ultima ho i miei dubbi »
oh, ma sarebbe andato tutto bene, no?
« beh, che aspettiamo allora? »
non sarebbe durato per sempre, giusto?
« forza, usciamo da qui! »
e che dire di quelle povere anime ancora incatenate, nel buio di qualcosa di più grande di loro? come potevano sopportare una tale minaccia?
« che vergogna.. io, kalliope lachapelle, buttata in mezzo alla pelle per partecipare ad un misero gioco! »
perché non per tutti, dentro il buio, si nascondevano sorprese piacevoli..
« mah, tanto vale vincerlo.. »
non per tutti, era facile andare contro i propri demoni.
« esattamente ciò che volevo sentire.. »
non per tutti risultava naturale guardare quegli occhi arguti, che si fingevano potenti quando trasudavano crudeltà.
« ..padre »
ma per altri, questo non era un problema, eh?
« e così sei finita qui, eh? »
forse perché erano fatti della stessa pasta..
« padre, vogliono ammazzarmi! »
della stessa carne..
« devi portarmi fuori da qui, vi prego! »
dello stesso sangue..
« vi scongiuro, padre, farò qualsiasi cosa, s'il vous plaît- »
e che differenza c'era, allora?
« da quando mia figlia si comporta in questo modo così infantile? »
per un essere di questo tipo, non era normale stare coi propri simili?
« non hai forse detto che è meglio vincere, questo gioco? »
non era giusto, dare il tutto per tutto e dimostrare il proprio valore?
« sì, ma voi- »
non era corretto, cercare di rompere le catene e portarsene un pezzo dietro?
« allora dimostramelo »
o diventare, a sua volta, la catena che avrebbe trascinato giù altri?
« un lachapelle non si rimangia mai la parola data »
quali problemi porsi, se alla fine avrebbe ottenuto ciò che voleva?
« ..sì, padre »
che ostacoli mettersi davanti, se dopotutto si sarebbe raggiunta la fine?
« .. »
meglio buttarli giù, no?
« comunque, sarà meglio uscire da questo tunnel fatiscente, no? »
meglio andare avanti nonostante tutto, no?
« .. »
e poi arrivavano anche quelle persone che erano legate ad un passato davvero profondo, talmente forte da tramutare il proprio pensiero e personalità in maniera immacolata.
« dai, ci sarà sicuramente un'uscita da qualche parte »
che, a dirla tutta, non cercavano una via d'uscita.
« devo solo trovarla e- »
ma forse, era una via d'uscita fatta di capelli chiari, a rischiarare la strada?
« ..papà? »
erano un paio di braccia forti ed una risata docile, a condurla verso la verità?
« MITSURI! »
ed anche se così fosse, l'avrebbe accettata?
« oddio, mitsuri, tesoro, stai bene? »
perché per molti era facile, desiderare di uscire..
« sto bene, ma.. »
ma per altri, i sogni erano ben altri.
« che ci fai qui? »
i desideri erano diversi.
« ti stavo cercando, che domande! »
il proprio cuore diceva una cosa differente da tutto quanto.
« non sono riuscito a contattarti, ed ho subito pensato che.. »
era forse un bene?
« non importa, ciò che conta è che tu stia bene.. »
era forse un male?
« .. sì, sto bene »
non lo sapeva..
« perfetto »
almeno, non ancora.
« ora usciamo da questo posto, che ne dici? »
ma sarebbe arrivato quel momento, prima o poi.
« mhmh.. »
vi erano anche quelle persone già macchiate, già segnate dalle azioni compiute in precedenza. troppo sporche per essere pulite dai loro peccati..
« linda? »
anche quando si accompagnava ad aiutanti docili e gentili, che rilasciavano un latrato amorevole e sensibile.
« hey, bella.. »
anche quando i gesti di queste persone dimostravano un affetto irriconoscibile..
« che ci fai qui? »
che strano, per qualcuno del genere, cercare di mostrarsi una persona diversa dalla realtà..
« okay, okay, non spingere- »
far apparire una bontà che non apparteneva a questa gente..
« WOAH, LINDA, ASPETTA- »
a questa gente che non riconosceva nemmeno i suoi genitori.
« mamma? »
a questa gente che era pronta a fare di tutto, per ottenere ciò che voleva.
« erik, eccoti! io ed i tuoi fratelli ti abbiamo cercato dovunque- »
questa gente, si sarebbe mai potuta pentire?
« wendy.. patrick.. come siete arrivati qui? »
difficile da credere..
« cercavamo te ed esther! »
ma tutti meritavano una seconda possibilità, giusto?
« me ed.. esther! lei è- »
e chissà..
« tranquillo, l'abbiamo trovata! ci sta aspettando, ma dobbiamo sbrigarci »
magari potrebbe essere la volta buona, per avere qualcosa di buono.
« ..fate strada »
ovviamente, c'erano anche individui buoni, senza alcuna colpa o preoccupazione, che però si trascinavano ricordi dolorosi come palle al piede.
« forza, ji-ho.. lo stai facendo- UGH- per tua figlia.. »
così coraggiosi, vero?
« coraggio.. devi tornare da.. »
tutto per quel visino tanto dolce e puro, con un paio di occhi dal colore vibrante, che non sembravano nemmeno avere paura, nel momento in cui incrociarono quelli chiari della persona a cui era più legata.
« ..y-yeonu? »
eh, sì.. proprio dolce, eh?
« ..papà! PAPÀ! »
quelle piccole braccine, così fragili e minuscole..
« YEONU! »
che riuscivano comunque a colmare il cuore di un povero padre.
« oddio, stai bene.. grazie al cielo, grazie al cielo stai bene.. »
delle carezze, dei gesti paterni così naturali..
« ma che ci fai qui? non dovresti essere in questo posto, è pericoloso e- »
che si aggiungevano solo agli sguardi seri, ma gentili di altri tre visi, questi ultimi induriti dalle sfide passate e dagli anni ormai andati, come la giovinezza ormai sfiorita.
« eccoti qui, ji-ho »
non sembrava vero, rivederli, lì..
« noi e tua madre ti stavamo cercando.. »
e dire che avrebbe fatto di tutto, per andarsene..
« signori shin.. mamma.. »
che voleva solo uscire da lì..
« avete portato voi yeonu qui? »
non voleva nient'altro, se non stare con sua figlia..
« non riuscivamo a rintracciarti, ji-ho.. »
l'ultima cosa rimastagli..
« eravamo così preoccupati, e yeonu è uscita da sola, finché.. »
l'unica rimanenza di un ricordo doloroso..
« almeno ti abbiamo ritrovato.. »
oh, ma forse rimanenza era una parola poco appropriata, vero?
« oh, piccolo di mamma.. »
ma in fondo, era così, no?
« almeno stai bene »
era quello che faceva..
« sì.. ma non ci sono solo io qui »
quello che lasciava..
« là fuori ci stanno dei ragazzi che sono in una situazione orribile, dobbiamo aiutarli e- »
quello che temeva..
« ji-ho »
lasciare indietro qualcuno..
« prima di tutto, dobbiamo riportare a casa yeonu, non credi? »
non poteva sopportarlo..
« poi chiameremo le forze dell'ordine »
ci avrebbe sofferto per sempre..
« .. »
un vero peccato, eh?
« ..avete ragione »
per sempre, in fondo, è un tempo molto lungo..
« cerchiamo una via d'uscita »
le anime dirette, forti, pronte a tutto, invece, sembravano anche loro avere delle difficoltà, in mezzo a tutta questa confusione.
« ahia »
in fondo, anche per loro, la via veniva smarrita, ogni tanto..
« sì, dai, gavriil, non portarti gli occhiali.. andrà alla grande, dovrai solo fare una prova a caso che vi daranno, oppure rischi la morte »
e senza una corazza, come avrebbe potuto proteggersi dai pericoli?
« oh, a proposito, in tutto questo la gente potrebbe ammazzarti, una volta finito questo »
già, sarebbe stato in pericolo..
« andatevene tutti a fanculo! »
ma forse, poteva abbassare la guardia ogni tanto, no?
« gavriil? »
specialmente con quella voce così flebile e giovane, ma abbastanza squillante da essere facilmente riconoscibile, da uno come lui.
« ..larry? »
esatto, seguire quella voce..
« larry, sei davvero tu? »
camminare verso di essa, non badando al resto..
« idiota, che cosa ci fai qui? dovresti essere a casa, dovresti- »
era la cosa migliore da fare, in fondo, no?
« mi hai fatto prendere un infarto, scemo »
e se non l'avesse fatto?
« ..beh, non è colpa mia »
se avesse evitato tutto questo?
« questi pazzi ci hanno tenuti qui »
se avesse cercato di chiudersi a riccio, come al solito?
« non si può scappare »
non era troppo tardi, per restare..
« ..quindi, come hai fatto ad entrare? »
non era troppo tardi, per evitare tutto questo..
« so una via d'uscita! »
..oh, ma come avrebbe potuto?
« prima di tutto, andiamocene via da questo posto.. seguimi, va bene? »
in fondo, questo era il suo desiderio.
« okay »
ed eccole, le anime vaganti, quelle senza alcun indirizzo nella loro vita. senza uno scopo, e senza un desiderio da soddisfare. il puro e semplice vuoto.
« .. »
anche davanti ad un volto segnato dalle rughe, non c'era modo di smuovere quel viso pallido più del dovuto.
« huh? »
anche quando quella persona tanto cara correva a braccia aperte, tentando di riscaldare quel cuore ormai incapace di trovare una sorta di calore.
« yomi! »
persino la sua voce era ormai distante..
« oh, grazie al cielo ti ho trovato! »
ma che dire..
« joseph? »
non era mai troppo tardi, no?
« sei finitə in un bel pasticcio, eh? »
la speranza era l'ultima a morire, no?
« tranquillə, adesso ci sono io qui »
perciò, era meglio non lasciarsi andare alla disperazione..
« joseph, ascolta, questa faccenda sembra molto seria »
nonostante tutto, bisogna andare avanti..
« stanno costringendo delle persone ad uccidersi a vicenda e- c'è qualcosa sotto, e dobbiamo scoprire che succede »
non mollare mai..
« ..capisco »
non farlo anche tu..
« okay, non preoccuparti, vediamo cosa possiamo fare »
almeno tu..
« per ora, sarà meglio uscire da qui, no? »
« sono quasi passati cinque minuti, eh? »
non erano più le tenebre, a circondare il corpo da cui proveniva quella voce. era la luce, di una stanza illuminava - con diciotto porte, di cui una ormai chiusa per sempre.
« come si dice, il tempo vola, hatsuko »
l'altra persona, che parlò a quei codini tenuti da quel nastro cremisi, fecero confondere la ragazzina. non era ancora abituata, a questo linguaggio così strano.. stava facendo del suo meglio, comunque. aveva superato il corridoio di quella porta senza alcuni problemi - nonostante avesse il vantaggio di conoscerlo a memoria, ma non era poi così importante.
« vola? » chiese, causando la frustrazione da quell'individuo nella penombra, ələ quale si limitò a ridacchiare.
« ah, non preoccuparti » spiegò, con un gesto sghembo della mano, mentre esaminava con accuratezza tutte quelle diciassette porte rimanenti, ognuna ancora non varcata. « è ora di passare al livello successivo, dopotutto » aggiunse, prima di allontanarsi e scomparire in un varco segreto - non prima, ovviamente, di aver dato le ultime istruzioni alla bimba dagli occhi cremisi. « vai ad accogliere i primi arrivati, sì? »
e cosa poté fare, hatsuko, davanti a quella richiesta? da parte di quella persona, poi?
« certamente » disse, prima di dirigersi verso una poltroncina in velluto rosso, appoggiata proprio di fronte alla parete dove erano segnate le diciotto uscite.
e quindi, come nella vita c'è chi arriva prima ai saldi del black friday, anche in un percorso ad ostacoli simile ad una corsa in cui quei ragazzi si vedevano costretti a sfidare la morte, ci furono i primi arrivati.
era la legge del più forte - in questo caso, del più agile, ecco.
infatti, una delle prime persone ad arrivare fu evak, uscendo da quella porta con uno sguardo più confuso che altro, quando vide di essere arrivato in una stanza simile a quelle già visitate in quel luogo assurdo, con hatsuko seduta su una poltroncina simile a quella della prima stanza dove si erano ritrovati.. quella che era..
« mamma, hope, ma qui- » tuttavia, se ebbe la possibilità di riflettere sull'ambiente a sé circostante, non fece in tempo a dire altro, né a rivedere lo sguardo triste delle sue tutrici prima che la porta del suo percorso si chiudesse con un tonfo sonoro. per cui, nonostante gli sforzi del cecchino nel tentativo di riaprire quella "uscita" alternativa, non era possibile smuovere il meccanismo di apertura - come se si fosse improvvisamente bloccato.
« .. » senza parole, si voltò verso la ragazzina dai capelli marrone scuro, donandole uno sguardo truce. e lei, per contro, non mostrò alcun tipo di reazione. semplicemente,
e giusto qualche secondo dopo, ecco che arrivò anche hasan, con un sorriso smagliante stampato sul volto. « allora, misaki, non- » fu solo quando anche la sua porta venne chiusa, senza permettergli di guardare il volto della sua adorata amica un'ultima volta prima di lasciarla andare di nuovo, che quell'espressione di felicità scomparve anche dal suo viso.
quasi quasi, fu più drammatico lui che il ragazzo dai capelli corvini, il quale notò lo stupore misto a sgomento del povero ballerino, mentre tentava di forzare la serratura. per questo, anche quando quest'ultimo si dimostrò poco disposto ad intrattenere una conversazione o ricevere aiuto da altri, evak non perse tempo nell'avvicinarsi, e cercare di supportare il più giovane.
il motivo?
pura e semplice empatia.
erano gli unici due arrivati dall'altro lato di quella prova - starsene con le mani in mano, mentre qualcun'altro stava provando un'emozione tanto travolgente quanto negativa, non era esattamente l'ideale, per il ragazzo di origini indiane.
« no, no- MISAKI! »
a vedere quei tentativi futili, il cuore gli si strinse nel petto. era davvero disperato.. il giovane dai capelli mori sentì il nodo nello stomaco aumentare. vari ricordi tornarono alla sua mente; di urla come quelle, pianti e disperazione simili che nessuno avrebbe dovuto sperimentare.
ecco perché evak detestava tutto questo.. perché un'anima che gridava in modo tanto straziante doveva essere messa alla prova in questo modo? semplicemente, egli si convinse che non dovesse essere così.
per questo, decise di fare almeno la sua parte - come sempre aveva cercato di fare in ogni ambito, d'altronde - mettendosi in gioco anche in quel momento, toccando la spalla del giovane e cercando di riportarlo coi piedi per terra, senza spaventarlo o lasciargli un sentimento simile ad uno scossone.
« hey- » certo, avrebbe potuto evitare di prendergli il viso tra le mani, e spostarlo nella sua direzione, così da incrociare perfettamente i loro sguardi. « stai calmo, ascoltami- » fu decisamente poco delicato, in questo senso. ma era un cecchino, non un esperto di massaggi.
ciò nonostante, non si spiegò come non solo quelle due iridi ambrate riuscirono a sorprenderlo e lasciarlo incantato per un po' di tempo, facendogli scordare anche solo il passare di quest'ultimo, ma anche come il giovane ballerino parve allontanarsi come se si fosse scottato a quel contatto. a dirla tutta, il ragazzo indiano non gli avrebbe nemmeno dato torto - cosa cazzo era appena successo?
« n-no.. » il mormorio di hasan fu ciò che ricordò ad entrambi cosa stava succedendo - e cosa stavano facendo, prima di quell'assurdo scambio di emozioni.
« misaki.. misaki è lì dentro! devo portarla fuori, devo- »
« non puoi fare nulla, hasan »
le parole di evak furono più dure, stavolta, per quanto stessero puntando a compatire il giovane ballerino. non voleva che lui si allontanasse, ma nemmeno che cercasse di andare dietro a qualcosa che.. non esisteva, a questo punto. « ..non penso nemmeno che lei sia in pericolo, sai? »
un attimo di pausa, per entrambi.
un momento di silenzio, per riflettere.
un tratto di serenità mista a confusione, per tranquillizzarsi e meditare.
« ..che vorresti dire? » quell'interrogativo era abbastanza ovvio, dopo l'affermazione del cecchino. era un pensiero fermo, abbastanza pomposo e deciso, ma anche troppo prepotente - era delle vite dei loro parenti ed amici, che stavano parlando. come poteva anche solo insinuare che non ci fosse motivo di preoccuparsi? o che in un luogo come quello, dove una persona ci aveva già lasciato le penne, loro non potessero fare la stessa fine?
le labbra di evak si strinsero in una linea sottile, prima di lasciare cadere il suo peso contro la sua porta e trascinarlo fino al pavimento, per poi guardare prima hasan, e successivamente il soffitto. « guardati intorno » il gesto della mano fu abbastanza generico, ma bastò a tenere impegnato lo sguardo del giovane di origini per metà arabe, il quale aveva assunto la stessa posizione dell'altro mentre lo osservava. « non siamo fuori »
e su questo, il ballerino di tango non ebbe nulla su cui obiettare - effettivamente, erano ancora dentro quei muri violacei, e davanti a loro spodestava la figura infantile, ma austera, di hatsuko. quindi, evak aveva ragione.. non erano usciti da quel luogo infernale.
« mia madre e la sua compagna mi avevano detto che sapevano come tirarmi fuori di qui.. ma era tutto falso » continuò il giovane dalla carnagione più scura, osservando il pavimento con un viso cupo - sicuramente stava ricordando quei momenti in cui aveva scorto l'immagine di quelle persone tanto amate, con la speranza che bruciava nel petto.. mentre ora quella fiamma era stata spenta come se fosse passato un uragano. « è accaduto qualcosa di simile anche a te, non è vero? »
perché, emotivamente, era così che si sentivano - non ci stavano capendo nulla, ma venivano lancianti da una parte e l'altra della loro mente per poi essere portati alla pazzia. forse era questa, la loro fine: impazzire come i grandi eroi del passato, come Eracle oppure Orlando. solo che loro non erano eroi.. erano semplici umani, ragazzi che ancora avevano una vita davanti.. una vita a cui volevano tornare.
« che vorresti dimostrare, con questo? » chiese dopo un po' di tempo hasan, anch'egli abbastanza stupito da tutta questa vicenda. non voleva davvero crederci.. non riusciva ad accettarlo..
« non so molto di questa tua amica, ma non penso che mia madre ed hope mi mentirebbero.. » continuò evak, nel tentativo di far ragionare il suo coetaneo. doveva essere ancora più giovane di lui, quindi.. magari era più difficile venire a patti con una realtà quasi distopica come la loro. « penso sia stata tutta una fregatura »
quelle ultime parole furono ciò che colpì dolorosamente il cuore di entrambi - il corvino per presentare i fatti a quell'animo così giovane, ed il castano per rendersi conto di quanto fottuti fossero realmente.
« .. »
ci fu un attimo di silenzio, in cui nessuno fiatò - nemmeno hatsuko si permise di introdursi in quella conversazione, lasciando che entrambi discutessero sulla disperata condizione in cui venivano a trovarsi.
« ma che cazzo.. »
hasan lasciò che la fronte gli cadesse sulle ginocchia. se avesse pianto, almeno non l'avrebbe dato a vedere.. ed evak, per contro, si sentì malissimo a continuare ad esporre la verità. ma andava fatto.. non poteva farne a meno, né trattenersi, per quanto avesse voluto.
« pensavo fosse solo uno scherzo, all'inizio.. » confessò, finalmente alzando lo sguardo dal basso. « ma prima quelle pillole e l'esplosione, poi marija.. ed ora questo? » elencare quelle sventure, avendole vissute sulla propria pelle, era qualcosa di estremamente difficile - tanto che riuscì difficilmente a scandire ogni parola, con un groppo in gola che stava stringendo sempre di più per il peso emotivo che stavano sopportando. « ..stando a quello che ho visto, non penso che chi abbia organizzato questo sia così stupidə, da fare entrare persone a noi care senza problemi, e permetterci di andarcene così facilmente » finalmente, si voltò verso una persona precisa, in quella stanza, cambiando la sua espressione in uno sguardo truce. « dico bene, treccine? »
« sono codini, idiota » la chiamata in causa quasi si alzò, per il nervoso che le aveva causato quell'errore fatto volutamente dal ragazzo di origini indiane. comunque, valutò che fosse meglio evitare di dare in escandescenze subito.. erano solo agli inizii, in fondo. « ma, sì.. molto bravo ad intuire tutto quanto. nessuno è mai venuto qui, erano solo degli ologrammi potenziati » spiegò, adesso un sorrisetto che si dipingeva su quel volto dalle fattezze angeliche, ma finte. « ve l'ho detto, in fondo - nessuno uscirà da qui, se non con le sue sole forze »
non sembrava vero.
non poteva essere vero.
non poteva davvero essere così..
erano questi i pensieri di hasan, che stava sempre più sprofondando in un baratro di dolore e mancanza.
« m-ma io.. » la voce di lui usciva a tratti, con balbettii vari. « lei mi ha abbracciato, lei- »
« se sei un credulone, non è mica colpa mia, scemotto » lo interruppe quasi subito, mostrando inconsiderazione sia nel gesto che nelle parole. ma lei non provò alcun rimorso, in ciò - tutto questo la stava divertendo parecchio. « ah, però deve essere imbarazzante, vero? » la domanda ironica venne accompagnata da quel solito sorriso da maniaca, gli occhi puntati verso il più giovane. « scambiare la propria amica per una serie di codici potenziata- » una risatina si spaziò tra le mura di quella stanza, il volto di hasan che mostrava una completa distruzione dal punto di vista psicologico. « wow, devi sentirti proprio stupido, adesso »
uno stupido.
era forse uno stupido?
aveva veramente creduto alla prima occasione per andare via, cedendo all'istinto primordiale di uscire?
chiunque lo avrebbe fatto.. o forse no?
o forse era lui, l'unico che aveva lasciato che si prendessero gioco di lui?
non sarebbe stata nemmeno la prima volta..
e poi lui non era manco arrivato alle conclusioni di-
« hey, non darle retta »
..
si voltò verso evak, che aveva menzionato quelle parole.
lui lo sapeva?
sapeva dei suoi pensieri?
o forse era solo perché, da fuori, sembrava davvero così disperato?
in entrambi i casi, il ballerino si sentiva peggio di prima.
« troppo bello per essere vero, eh? » mormorò, una piccola risata amare che lasciò le sue labbra. era sfinito, stanco.. voleva solo che tutto finisse. « grazie.. per avermelo detto.. ora so in cosa non sperare.. »
non voleva effettivamente mollare, ma non aveva proprio la capacità di parlare, in quel momento. e per quanto evak volesse aiutare, hasan non avrebbe lasciato che il cecchino entrasse attraverso il suo guscio. non in quel momento, almeno.
« non è quello che- »
« solo- lasciami solo »
quell'ultimo scambio di battute bastò ad entrambi, per interrompere la loro comunicazione. non che avessero fatto errori enormi, ma la situazione aveva già distrutto quel delicato vaso che era la loro psiche - pressare su di esso ancora di più l'avrebbe solo frantumato.
fortunatamente, non passò troppo tempo prima che un'altra porta si aprì - un'altra persona aveva superato il percorso.
« diamine.. senza occhiali, è stata un'impresa, liam- » ed anche quella persona si trovò senza nessuno accanto, senza la persona - o meglio detto, l'ologramma - che avrebbe permesso loro di scappare. « ..liam? » la domanda posta da gavriil risuonò non più di quanto avessero già fatto altre affermazioni, ma abbastanza da causare negli altri ragazzi un tonfo al cuore. « .. » il giardiniere, infatti, confuso più che mai, si volse per trovare una hatsuko sorridente, seduta su una poltroncina in velluto. « dov'è, lui? » chiese, il volto già cambiato in un'espressione di rabbia e timore, ed il tono di voce che presto mutò in qualcosa di più duro. « che ne avete fatto? »
« il fratellone è preoccupato? » chiese la piccoletta dagli occhi rossi, portando la testa di lato e sorridendo innocentemente. questo parallelismo tra il suo apparente infantilismo e la sua natura psicopatica creava non poco furore nei giovani, specialmente in colui che le aveva posto quelle domande, il quale dovette trattenersi dall'andare a spaccare quel faccino da finta santarellina.
« giuro che se gli avete torto un capello- »
« perché non ti guardi intorno, idiota? non sei l'unico, che sta avendo problemi.. »
ed era vero.
si era concentrato così tanto su di sé, che non aveva notato che una delle persone che si era curata di lui in primo luogo, adesso fosse rintanata in un angolo. evak era un po' più in là, in piedi, osservando la scena senza dire una parola.. aveva già fatto troppi danni, parlando troppo.
gavriil rimase fermo un secondo, chiedendosi cosa fosse giusto fare.
immaginò la possibilità di andare lì ed aiutare il suo compagno di stanza, confortandolo al meglio delle sue possibilità..
..
ma non sarebbe stato da lui.
« ..vaffanculo, come se me ne freghi qualcosa »
e così, si distanziò dai due e dalla piccoletta, ancora più divertita da quello scambio di interazioni. che strani che erano, questi ragazzi..
ed il meglio doveva ancora arrivare, essendo che altre tre persone varcarono le loro uscite nei prossimi minuti.
« siamo tutti fuori? vostra santità, dove.. »
« certo che ce n'è voluto di tempo, amo.. ma almeno ora siamo.. fuori? »
i due ragazzi notarono presto come i loro amici erano scomparsi, le figure finte che li avevano abbandonati.
almeno, non tutti erano tali, siccome una terza persona fu svelta a chiamarli, spostando l'attenzione su di sé.
« PIO! TAMMIE! »
i due chiamati si voltarono, osservando la loro amica, che sorrise dolcemente verso di loro. entrambi furono entusiasti di vederla lì, almeno un volto conosciuto che non era svanito nel nulla.
« ESTHER! »
il suo nome chiamato all'unisono riempì il vuoto che avevano lasciato le sue amiche, e l'abbraccio ricevuto riuscì a calmare l'ansia e la preoccupazione.
« è così strano.. non dovremmo essere fuori, a questo punto? » chiese pio, ad un certo punto, osservando le altre due, che si scambiarono a loro volta un veloce sguardo.
« io ero con le mie amiche, ma.. sono rimaste là dentro.. » spiegò per contro esther, indicando la porta da cui era uscita poco prima di loro due.
« dovremmo tornare indietro? » domandò retoricamente tammie, rimanendo ad osservare lo stipite. non avrebbero potuto immaginare che quelle stanze ormai fossero chiuse totalmente.
ci pensò evak, ad avvicinarsi ai tre e spiegare loro la faccenda. qualcuno doveva farlo in fondo, no? sennò, chi lo sa cosa sarebbe potuto mai succedere a tutti loro..
« sono dei falsi » dichiarò, senza usare un volume troppo alto per destare l'attenzione di chi era già troppo scosso dall'aver ricevuto una tale rivelazione, tanto che anche il gruppo dei nuovi arrivati sembrò scioccato nel sentire tali parole.
« mi scusi, gentile amico, ma le posso assicurare che il papa in persona non è assolutamente un fals- »
« erano ologrammi, pio » quest'ultimə venne interrotto dal cecchino, anch'egli stanco di tutta questa farsa, per cui un sospiro uscì dalle sue labbra. « ..era tutta una finta »
..
una finta.
« ma allora.. »
« .. »
« non è possibile.. »
proprio così.. parole del genere scossero l'umore generale del gruppo, che si mise in un punto preciso della stanza, dandosi conforto a vicenda.
evak sentì il suo cuore farsi sempre più piccolo - le uniche occasioni in cui il battito riprendeva più forte che mai era quando la rabbia gli faceva ribollire il sangue, specialmente a vedere quel viso dal nastro cremisi sorridere delicatamente, quando la loro situazione era tutt'altro che graziosa.
« ti stai proprio divertendo, eh? » chiese il cecchino, con tono di voce e sguardo che avrebbero ucciso, se avessero potuto. e proprio perché non poteva nulla - la forza che aveva usato con marija non era da poco, chissà cosa avrebbe potuto fare se attaccata - hatsuko sorrise ancora di più, l'ennesima risata che minacciò di lasciare le sue labbra rosee.
« è solo esilarante, vedere quanto sia facile ingannarvi »
tali parole ferirono chiunque in quella stanza, e con un pensiero simile in mente, evak faceva fatica a trattenersi dal lanciarsi verso quella piccola bastarda.
« no, evak, fratello, non darle retta! » fu, fortunatamente, ələ batterista a fermarlo, nel tentativo di farlo ragionare. « vuole solo convincerti a peccare, devi respingere quelle idee- » le sue parole erano abbastanza inutili, essendo che evak non aveva un rapporto così stretto con la sua religione, o con quella di altro tipo - non era un fan della chiesa, a dirla tutta. « il signore vedrà l'ipocrisia e la falsità che avete usato, e ve ne chiederà conto, una volta al suo cospetto » non aveva mai avuto una simpatia per questo tipo di esercizi.. ma sapeva che il coetaneo aveva ragione. « io vi consiglierei di chiedere la sua misericordia al più prest- »
« certo che spari un botto di cazzate » comunque, sembrò che hatsuko fosse di diverso avviso, le unghie che stringevano il tessuto della sua poltrona, e la sua testa che cominciava a dare di matto. « chissà, magari potrei semplicemente ammazzarvi tutt- »
« FINALMENTE! » che dire, ci voleva proprio l'interruzione di april, che aprì anche la sua uscita, subito entusiasta di vedere che anche gli altri. « wow, è una fortuna vedervi tutti qui.. Ehud, vieni qui, che stiamo- » quasi non si accorse dell'umore generale, troppo concentrata a notare come il fratello non vi era più. « .. »
nessuno fiatò dopo quel momento, chi preso dalla mancanza dei suoi cari, chi spaventato dalla presenza di quella ragazzina, che sembrava essersi comunque calmata. una vera stranezza..
« osvald! »
in questo, comunque, vi erano le persone che si reincontravano, una piccola causa di gioia in quel cumulo di emozioni negative che li appesantiva enormemente.
« evak.. » il chirurgo fu sorpreso del richiamo e dell'improvviso abbraccio, ma come era suo solito, non lo fece notare.
« sei ferito? »
« no, sto bene »
stavano cominciando ad imparare, quei due, come erano soliti comportarsi: già dalla prima sera - anche con marija era stato così, e per questo si sentiva la sua mancanza tra i due - avevano cominciato a legare, comprendendo i loro modi, vizi e stranezze. perché se dovevano stare in quel posto ancora per molto, tanto valeva trovare un po' di sollievo nella compagnia altrui.
« potresti farlo un sorriso, ti sei risparmiato un po' di problemi »
fu sempre hatsuko, ad interrompere quel momento di serenità tra loro - da quando aveva fatto quella minaccia, stava diventando sempre più nevrotica. evak ne fu nuovamente irritato, mentre osvald mostrò solo confusione - non che lo diede a vedere, ovviamente.
« che intendi dire, con questo? » la domanda della bionda platino quasi causò un altro sorrisetto da parte della corvina, che si limitò a sospirare divertita. era anche questo, buffo: come si dimenticassero le cose così facilmente.
« l'ho detto prima, no? meglio che arriviate prima dei cinque minuti.. se non volete sperimentare delle brutte sorprese »
ed anche queste parole confusero enormemente tutti quanti.. cosa voleva dire con brutte sorprese?
dovevano preoccuparsi?
« ECCOCI QUI, MAMMA! » le parole di brynja furono una delle ultime prima che scattassero i cinque minuti, la sua porta l'ultima che si chiuse prima che il timer desse spazio al resto del tempo. « ..mamma? » questo fu totalmente ignorato dalla ragazza islandese, che guardò verso quel legno ormai sbarrato verso l'ologramma della persona che le aveva dato sicurezza fino ad ora. « .. » con uno scatto, corse verso di essa, cercando di aprirla e forzare la serratura, uno sguardo disperato coronato dagli occhi lucidi di lei. « no.. no, no, no! » invano fu ogni tentativo di tornare indietro, nemmeno i pugni sbattuti sulla porta o le urla che tagliavano il silenzio che fino ad ora regnava sovrano in quelle mura. « NO, MAMMA, TORNA QUI, TI PREGO! »
era una scena straziante, più delle altre- in fondo, la creatrice di giocattoli aveva espresso nel video iniziale come la genitrice fosse l'unica persona con cui volesse avere a che fare.
« brynja- » il tentativo della persona con cui aveva condiviso anni di scuola e la nazionalità fu invano, perché la ragazza fu svelta a urlare contro il chirurgo, gli occhi rossi dalla rabbia e dal pianto.
« NON MI TOCCARE, BASTARDA » ed a quel grido e quello sguardo, aggiunse anche una porzione rivolta agli altri, nel mentre che si allontana e restava incollata alla porta dalla quale era uscita, nel tentativo di scomparire dietro di essa e tornare dalla sua adorata mamma, lontano da quelle persone che volevano solo farle del male. « NESSUNO MI TOCCHI, O MI PARLI » e così, la accontentarono, lasciandola per i fatti suoi, nei suoi singhiozzi e nella sua mancanza di amore genitoriale. « mamma.. »
« mh, abbastanza acidelli, eh? » hatsuko, invece, non badò ai sentimenti di lei, commentando quella situazione che trovava abbastanza patetica, mancando totalmente di empatia. « non oso immaginare se ci avesse messo di più »
ma le tenebre emotive in cui si trovava brynja non bastarono a calmarla o tenerla a freno dal rispondere a tono, come aveva già fatto.
« INVECE DI SPARARE CAZZATE, RIDATEMI MIA MADRE, STRONZI »
« ma sentila, questa viziatella »
in quelle parole scambiate tra le due, ebbe probabilmente la meglio hatsuko, forse per la stanchezza mentale in cui si trovava la creatrice di giocattoli, che si lasciò andare alla tristezza e la paura della sua mente. e per un attimo, il suo "amico" fu tentato di andare contro la bimbetta dagli occhi cremisi e fare da scudo alla sua cotta - se non fosse che, stavolta, fu il cecchino a fermarlo dal dire qualcosa.
« stai tranquillo, osvald.. » cercò di rassicurarlo evak, trovando almeno in questo successo, seppur lo sguardo della nominata mostrava chiaramente l'irritazione per la ferita inflitta alla persona che amava. il ragazzo di origini indiane fu soddisfatto almeno di ciò, volgendo ora lo sguardo di nuovo verso quei due codini diabolici. « piuttosto.. che succederà agli altri, a questo punto? »
« .. » la risposta arrivò dopo, ma non risposte completamente alla domanda del giovane. « la pazienza è una virtù che imparerai a coltivare, oggi »
e nel mentre che hatsuko sorrideva, rimanevano ancora metà delle porte, in attesa di essere aperte, ed il timer segnava la soglia rimanente di quattro minuti.
ce l'avrebbero fatta.. giusto?
« papà, secondo me ci stiamo perdendo.. »
sempre con questi dubbi..
« ah, non dire sciocchezze, tesoro.. ci siamo quasi! »
ma quando imparerai mai, a fidarti?
« ma bene, bene, bene.. »
perché prendere sempre le scelte sbagliate?
« abbiamo scema e più scemo, qui »
almeno adesso, fai la cosa giusta..
« ..che ci fai tu, qui? »
ascoltami..
« oh, perché dici così, tesoro? non ti è mancata, la mamma? »
corri via da lei..
« .. »
lascialo lì..
« NO! »
non guardare quelle mani..
« stalle lontano! non vuole avere nulla a che fare con te, e lo sai! »
non guardare..
« .. »
anche se gli fa male..
« .. » ( tw ahead! )
anche se tenta di strozzarlo..
« non metterti in mezzo, pezzo di merda che non sei altro »
anche se lo insulta..
« questa è tutta colpa tua, in fondo.. »
è colpa tua..
« questo atteggiamento da stronza.. l'ha imparato da te! »
almeno adesso, vattene..
« .. »
vattene..
« mitsuri, corri via »
VATTENE..
« ..cosa? »
VATTENE..
« CORRI, SCAPPA! »
« madine.. »
devi andare avanti..
« restami vicino, intesi? »
non ancora..
« ecco, c'est bon »
non puoi ancora..
« papa, siamo vicini? »
non farlo..
« direi di.. »
non è ancora il momento..
« .. »
non è ancora la tua ora..
« .. »
devi andartene..
« mama.. »
non puoi farlo..
« .. »
non puoi..
« ecco dove ti eri cacciata, piccola peste »
scappa via..
« gaelle, prendi nadine, io mi occuperò di lei »
fai qualcosa..
« .. »
..la lasci perdere così?
« ma io.. »
tanto non ti vorrà mai..
« GAELLE! »
non ti vorrà mai..
« MAMA! NO! »
NON TI VORRÀ MAI..
« non sei altro che una maledizione, per tutti noi »
NON TI VORRÀ MAI.
« CORRI, GAELLE, CORRI »
« mamma, papà.. »
lo sappiamo, che vuoi dimostrare altro..
« non abbiamo parlato da tanto.. »
fallo..
« è vero »
è quello che vuoi, no?
« .. »
prendilo..
« ancora non capisco.. perché fate questo? »
prendila..
« e come fate a non siete arrabbiati? »
prendi tutto..
« .. »
coraggio..
« oh, ma lo siamo.. »
..oh, ora ti dispiace?
« .. »
troppo tardi..
« dovresti cominciare a correre, erik »
hai preso la tua decisione..
« non vorrai tornare in prigione, vero? »
non ne sei soddisfatto, eh?
« ..ma cosa- »
non volevi finisse così?
« no, aspetta, non- »
è solo colpa tua..
« non ti è bastato ammazzare solo lei, vero? »
è solo colpa tua..
« ma la giustizia farà sempre il suo corso, erik »
È SOLO COLPA TUA..
« no.. non sono stato io.. »
È SOLO COLPA TUA..
« non.. non volevo.. »
« .. »
..
« kalliope, stai ferma qui »
è proprio uno schifo, eh?
« ma padre- »
non hai chiesto questo, vero?
« obbedisci! »
ma ti tocca..
« ..oui, monsier »
è quello che ottieni..
« .. »
dopo quello che hai fatto..
« kalliope »
non sei contenta, poi?
« .. »
hai ottenuto qualcosa..
« che ci fate qui, voi due? »
..oh, ma tu non ti accontenti, vero?
« ti stavamo cercando.. »
tu vuoi sempre di più..
« ..mi volete prendere in giro? »
hai sempre voluto di più..
« credete che sia stupida? »
mai di meno..
« il contrario, tesoro »
mai..
« è proprio per questo, che non possiamo lasciarti andare »
mai più..
« NON AZZARDATEVI A TOCCARMI »
mai più..
« sei solo una disgrazia »
MAI PIÙ..
« .. »
MAI PIÙ..
« VI MOSTRERÒ IO, CHI È LA DISGRAZIA! »
MAI PIÙ..
« LO MOSTRERÒ A TUTTI! »
..
« .. »
..
« ..elisha »
..
« .. »
..
« elisha, torna da noi »
..
« .. »
..
« INSOLENTE CHE NON SEI ALTRO! »
non posso farcela..
« vedrai come Dio chiederà conto, di ciò che hai fatto! »
« ci stiamo avvicinando, vero? »
basta così..
« direi che ci siamo, sì! »
non ce la faccio più..
« ji-yeon.. »
è troppo..
« mamma, papà, si può sapere cosa state facendo? »
è troppo da sopportare..
« tesoro- »
non riesco..
« NO! »
non ce la faccio..
« è colpa sua se mia sorella è morta.. e voi lo state aiutando? »
come posso?
« ji-yeong, per favore- »
non posso..
« non meriti di averla, lo sai? »
non posso farlo..
« sarebbe potuta morire come tua moglie, quel giorno »
non posso farcela..
« .. »
non farlo, ti prego..
« non puoi averla.. »
non farmi questo..
« yeonu! »
non voglio..
« YEONU, NO! »
non voglio..
« non sei altro che un mostro, ji-ho.. »
non voglio..
« proprio come me »
NON VOGLIO..
« no.. »
NON VOGLIO..
« hai distrutto la tua famiglia, e sei diventato un miserabile.. sapevo che fossi un buono a nulla, ma non così tanto.. »
NON VOGLIO!
« .. »
NON VOGLIO!
« vattene, ora »
NON VOGLIO!
« NO, YEONU! »
..
« .. »
la porta si chiuse con un tonfo, quelle urla furono come un ricordo lontano..
aspetta..
ma non c'erano state delle urla, no?
non..
non poteva essere stato così..
« ERIK! » stavolta, il grido fu di contentezza, e venne dalla giocatrice di bowling quando vide suo fratello uscire dalla sua parte. « oddio, stai bene! ero così spaventata » l'abbraccio fraterno fu qualcosa che fece sorridere esther, ma non cambiò l'espressione dello studente modello. « ..erik? »
« .. »
« erik, che cosa ha- »
« dobbiamo andarcene da qui, esther » l'interruzione di lui fu brusca, e mise sicuramente in allarme la sorella. « è importante, dobbiamo- »
« ELISHA! » un altro urlo di felicità, da parte di april quando pure quel nominato varcò la porta. « ero così preoccupata per voi.. state bene? »
la domanda di lei fece sorridere lo scrittore, che parlò in modo decisamente più gentile di come si ci aspetterebbe da uno che ha superato tali insidie.
« meglio del previsto » ed il suo sguardo si fece ancora più luminoso, quando vide il secondo compagno di stanza, dirigendosi verso di lui ed abbandonando momentaneamente la maga. « oh, erik.. vedo che anche voi state bene »
« .. »
non ci fu molto da dire, sicché l'altro si diresse in un punto della camera, senza parlare con nessuno o dire una singola parola.
« ..erik? » la sorella tentò di andare e confortarlo, ma lo scrittore di romanzi horror fu più veloce, ponendo una mano sulla sua spalla e rivolgendole uno sguardo compassionevole.
« non preoccupatevi, miss esther.. ci penso io »
e detto ciò, si avviò verso il secondo dei gemelli, lasciando sia april che esther con un sentimento di amaro in bocca. c'era qualcosa che non andava, in tutto questo..
ma non poterono concentrarsi su di esso per troppo tempo, siccome un'altra figura uscì dalla porta, ancora più sconvolta di quanto non fossero le altre.
« gaelle.. » fu tammie, quella che la chiamò, alzandosi per andare ad accogliere l'amica. ma la ragazza dai capelli blu sembrava impassibile, completamente muta.. aveva la testa più persa del solito, e l'animatrice di stop-motion decise semplicemente di farla sedere e non parlare troppo, per non stressarla più del dovuto. non capiva esattamente come si stesse sentendo, ma sapeva una cosa o due su come la gente potesse sentirsi, in uno stato mentale ed emotivo poco stabile.
« .. » l'ultima ad arrivare prima dei due minuti fu la matchmaker, che cadde a terra come una perfetta bambola senza fili: lo sguardo perso, le ginocchia molli, le mani tremolanti.
« mitsuri? » hasan si avvicinò alla sua amica e compagna di stanza, tentando di abbracciarla per farla sentire al sicuro. « mitsuri, parlami.. » voleva essere una richiesta gentile, ma dato lo stato emotivo del ballerino, suonava più come una supplica implorata. mitsuri non disse niente, prima di aprire bocca debolmente dopo un paio di secondi.
« ..non può restare lì » mormorò, guardando verso la sua porta. « devo tornare.. devo tornare da lui.. » disse così, ma le sue gambe non si mossero, preferendo stringersi al suo amico.
in tutto questo, una sola risata rimbombò in quello scenario così drammatico.
« oh, mi fa piacere come, man mano, le bamboline senza emozioni si stanno svegliando »
« .. »
la mancanza di tatto non sorprese nemmeno più nessuno, lasciando che quella ragazzetta dicesse quello che voleva.. tanto, non avrebbero potuto fermarla, no?
« manca ancora qualcuno.. » come non avrebbero potuto fermare il tempo..
« chissà se arriveranno in tempo, però »
le iridi di ji-ho si restrinsero, guardando due porte in particolare, ancora rimaste chiuse.
« penny.. yomi.. »
« fieke.. »
uno strano rumore..
« avete sentito? »
un semplice mormorio..
« ragazzi? »
la scomparsa dei cari..
« fieke.. »
la riapparizione di una persona..
« .. »
il dolore di un ricordo..
« mi sei mancata, piccola »
il disgusto di un tocco..
« ..no »
la paura di un gesto..
« aw, coraggio.. non sei felice di rivedermi? »
il senso di una colpa..
« ..vieni qui, coraggio »
un passo indietro..
« preferirei vivere nell'inferno mentale di schopenhauer, piuttosto che passare un altro secondo con te »
una metafora poco felice..
« .. »
una forzatura poco consona..
« non mentire, fieke- »
liberatemi..
« non mi chiamo così »
liberatemi..
« ..lo sai che è tutta colpa tua, in fondo »
LIBERATEMI..
« no.. »
LIBERATEMI!
« devi lasciarmi! devi lasciarmi andare.. »
LIBERATEMI!
« lasciami, frederik, lasciami- »
LIBERATEMI!
« joseph.. »
un sussurro di dolore..
« mh? »
un quesito posto..
« non mi sento tanto bene.. »
una sensazione poco conosciuta..
« hai preso le tue pillole, stamattina? »
una consapevolezza ormai familiare..
« sì, ma.. »
un dubbio..
« ..joseph? »
un richiamo..
« ..ichiro? »
due voci..
« ichiro, mi riconosci? »
due estranei..
« .. »
due ricordi..
« dobbiamo tornare a casa, ichiro »
due paure..
« .. »
due timori..
« vieni, forza »
due forze..
« .. »
due anime..
« devo andare.. »
un abbandono..
« non rendere questo più difficile di quanto non lo sia già.. »
un addio..
« .. »
voglio andare..
« no.. »
voglio andare..
« non posso.. »
VOGLIO ANDARE..
« muoviti, ichiro »
VOGLIO ANDARE..
« no! »
VOGLIO ANDARE!
« non.. non posso, non.. voglio- »
VOGLIO ANDARE!
« PENNY! YOMI! »
l'urlo di ji-ho si propagò solo per quella stanza, mentre hatsuko dovette trattenersi dalle risate. era davvero una scena impagabile, quella..
« non ti sentiranno mai, genio del male » lo prese in giro lei, voltandosi a guardare gli ultimi secondi di quel timer. « e guarda un po', sta per scadere il tempo! »
« no.. »
« LASCIAMI! »
un grido all'unisono..
« PENNY! YOMI! »
due grida di un singolo.
un unico - CLICK.
« .. »
« .. »
un silenzio imbarazzante uscì da quelle ultime due porte, mentre il timer risuonava dentro la stanza dove gli altri quindici ragazzi ed una bimba stavano.
BIP-
BIP-
BIP-
un suono terribilmente fastidioso, reso ancora più difficile da sopportare per quei due, che stavano ancora là dentro.
gli ologrammi scomparvero, e la luce fuoriuscì quando hatsuko aprì le loro porte, sotto lo sguardo incredulo sia dei due che degli altri.
« beh, che state aspettando? un invito ufficiale? » chiese, in maniera totalmente ironica, usando una leggerezza inappropriata per quella situazione. un mormorio di disapprovazione lasciò le labbra, mentre i suoi occhi rossi mostravano uno sguardo accigliato. « uscite, forza, non abbiamo tutto il giorno.. »
ancora una volta, rimasero tutti stupiti, mentre sia penny che yomi si avviavano verso le loro rispettive uscite, il tutto sotto la confusione generale del resto dei ragazzi.
« .. »
ma cos'era successo?
« scusate il linguaggio volgare, ma qualcuno vuole spiegarmi cosa cazzo è appena successo? »
certo, magari gavriil poteva usare un termine più delicato, per fare quella domanda, ma hatsuko non sembrò scomporsi, prendendo un telecomando e mostrando un televisore, nascosto dietro quella poltrona - spostata da lei, tra l'altro, con il minimo sforzo.
« esatto, quei due non hanno varcato la porta- » aggiunse poi kalliope, ricevendo uno sguardo truce da parte di ji-ho, che si stava assicurando che i suoi amici potessero almeno reggersi in piedi. « scusate la franchezza, ma non dovrebbero essere morti, a quest'ora? »
ci fu un'altra pausa, dove hatsuko rigirò il dispositivo per accendere quello schermo tra le mani, giocherellando con esso, prima di voltarsi e guardare uno ad uno quei giovani sciocchi, dicendo la cosa più stupida possibile.
« e chi ha parlato di morte? »
..
eh?
« .. »
tutti furono ancora più sconvolti, tanto che ci volle un attimo prima che ji-ho ponesse un'ulteriore domanda.. probabilmente quella che teneva più sulle spine gli altri.
« quindi, tutto questo a che è servito? »
un sorriso da parte di quegli occhi cremisi, ormai dall'espressione indecifrabile, persino per yomi - ələ quale non se la stava passando nemmeno alla grande, in quel momento, e xi veniva difficile ragionare in quel contesto.
« ah, beh.. siccome abbiamo visto che alcuni di voi sono poco propensi ad obbedire.. » fu, fortunatamente, hatsuko a dare loro una spiegazione sufficiente, permettendo che la loro mente di riposasse, almeno in quel momento. « abbiamo deciso di fare un piccolo test, per dare una spintarella a questo gioco » un secondo per riprendere fiato, o per maturare un pensiero, sicché la domanda seguente colse un po' tutti alla sprovvista. « avete mai sentito parlare di paradiso ed inferno? » pio evitò di alzare la mano, o forse fu tammie ad abbassargliela, lasciando che fosse la bimbetta a spiegarsi. probabilmente, era una semplice domanda retorica, siccome riprese la parola quasi subito. « beh, diciamo che oggi vi abbiamo messo alla prova, e deciso dove doveste andare »
e così, con un pulsante premuto, il televisore si accese - lo schermo mostrando due sezioni, " paradiso " in bianco, dove vi erano in ordine evak, hasan, gavriil, esther, pio, tammie, april, osvald e brynja, e poi " inferno ", in rosso, dove vi erano mitsuri, gaelle, erik, elisha, kalliope, ji-ho, penny e yomi - questi ultimi due segnati pure in nero. tutti con l'orario in cui, probabilmente, avevano varcato la porta; infatti, per yomi e penny vi era solo scritto " 00:00 ".
« quindi, chiunque non sia arrivato prima dei cinque minuti, è diventata una specie di anima dannata? »
la domanda di tammie sembrava più religiosa del dovuto, ma nessuno sembrò farsene un cruccio - pio sembrava quasi contento, ma era un caso a parte.
« proprio così, rossa! » hatsuko fu entusiasta di vedere che finalmente le loro rotelle stavano lavorando. « ma c'è di più! diciamo che quelli in paradiso hanno ricevuto un piccolo regalino.. » guardò chi era segnato nella parte bianca, e poi volse lo sguardo per chi era finito dall'altra parte. « mentre quelli all'inferno, devono pagare le loro pene - lasciate che vi spieghi »
altro silenzio. sembrava che mangiassero dalle sue labbra ogni singola parola, senza battere ciglio-
ma cosa avrebbero potuto fare, altrimenti?
non erano felici di aumentare l'ego di quella stronzetta, ma non avevano scelta.
« chi ha ottenuto il passaggio al paradiso, troverà un dono ad aspettarlo, nella propria camera- chi invece ha varcato.. o meno.. le porte degli inferi.. dovrà macchiarsi di una colpa di sangue »
..sangue?
« sangue? »
stavolta, yomi non commentò la ripetizione dei suoi pensieri da parte di april.. la tensione era troppo forte.
« proprio così! » che differenza, tra loro ed hatsuko, al pensiero di cosa andavano incontro. « mi spiegherò meglio.. » perché se questo era solo l'inizio.. « avete una settimana per decidere se uccidere una persona qua dentro.. » se ancora dovevano andare avanti.. « o lasciare che siano i vostri cari lasciati dietro la vostra porta infernale, quelli che debbano accompagnarvi nel vostro girone » quanto tempo ci sarebbe voluto, prima di crollare?
NA.
con un incredibile ritardo, CI SIAMO!!
ecco il secondo capitolo di HOM, che ha mostrato la prima prova a cui sono stati posti i ragazzi-
ho già detto come questo sembri un misto di ATD e DR ma lasciamo perdere lmao
che ve n'è parso del capitolo?
onestamente ha avuto un redemption arc incredibile per me, da come lo odiavo a come mi è piaciuto tantissimo hehe
che ve ne pare della prova generale?
e di hatsuko?
mi dispiace tanto per marija, insegna ai robot lassù come ubriacarsi 😔
E CON QUESTO VI LASCIO!
al prossimo capitolo, mwah!
- NIKI ★
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