𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑 𝐎𝟏 〃 𝐖𝐄𝐋𝐂𝐎𝐌𝐄 - 𝐓𝐎 𝐘𝐎𝐔𝐑 𝐍𝐄𝐖 𝐋𝐈𝐅𝐄
“ svegliati.. ”
“ devi svegliarti.. ”
“ per favore, svegliati.. ”
“ abbiamo bisogno di te.. ”
huh?
cos'era questo?
un dejavu?
un flashback?
oppure..
la flebile luce che veniva da sopra sembrava creare una sensazione facilmente confondibile per qualcuno, specialmente per ələ giovane, che sbatté le palpebre un paio di volte nel tentativo di mettere a fuoco il luogo dove si trovata in quel momento.
era morto?
era facilmente l'opzione più plausibile, in sua opinione. ed invece..
« oh! finalmente.. » sentì una voce delicata — seppur dal timbro decisamente maschile — esclamare quelle parole, finché i suoi occhi non focalizzarono il volto di chi aveva appena parlato.
lo sguardo dell'uomo di fronte a xe decisamente inespressivo, contrariamente alla premura che aveva usato nel suo parlato, confuse non poco ələ giovane, che decise di voltarsi verso un altro punto. ma se ciò lə destabilizzò leggermente, non era assolutamente preparato a ciò che vide più avanti.
perché sì, non erano gli unici due, in quella stanza così strana: erano almeno una decina, le figure che erano presenti negli stessi metri quadri in cui si trovavano.. c'era chi si guardava attorno incurante del resto, chi lo stava fissando come la cosa più interessante sulla faccia di questa terra e chi, ancora, sembrava voler letteralmente scomparire da questo posto.
che poi, esattamente, dov'erano? dando un'occhiata intorno, poté appurare che non aveva mai visto un luogo simile in tutta la sua vita: non era un luogo a cui era abitatə; no, in quel momento erano circondati da quattro mura scure, dalla sfumatura quasi violacea, che proseguivano a dare loro un vasto spazio dove alloggiare, se così potevano definire la condizione in cui erano posti. non vi erano nemmeno dei tavoli, o delle sedie — erano quattro semplici mura di vari metri quadrati, con nulla attorno a loro se non dei buchi simili a finestre posti parecchio in alto, dalle quali non filtrava luce alcuna. l'unica fonte di luce erano varie lampade sul tetto, dal quale, comunque, non vi era presente nient'altro, se non queste ultime. la cosa che gli assomigliava di più era uno slargo dalla forma di un cuboide, simile ad un corridoio, meno lungo e largo, ma decisamente alto. e mancante di qualsiasi cosa, tranne quelle lampade, quei buchi — da cui probabilmente traspirava l'aria — e.. un attimo, non esisteva nemmeno un ingresso? o un'uscita?
cominciò a portare avanti, nella sua mente, varie opzioni..
era forse una fogna? non c'era così tanta puzza, e non vi erano tubature. inoltre, anche se fosse stata appena costruita, e quindi mancante di vari pezzi, avrebbe dovuto avere un minimo di tanfo. eppure nulla.. l'unico odore che sentiva era quello del suo profumo, che conosceva abbastanza bene. inoltre, sarebbe dovuta essere collegata ad altri spazi, no?
un magazzino, magari? possibile, ma mancavano scatole su scatole, come in quei luoghi erano soliti porvi. era fin troppo piccolo per servire per un tale scopo, e poi — da dove dovevano entrare?
un bunker? o ancora, una cantina?
erano già delle risposte più probabili, ma da quando si trattenevano le persone in luoghi simili? da dove potevano essere entrati?
l'essere dai capelli scuri rifletté..
erano stati rapiti?
« grazie al cielo, sei sveglio »
fu come svegliarsi da una trance, quando quella stessa voce che lo aveva riaccolto dal mondo dei sogni riprese a parlare. già, si era dimenticatə che c'era altra gente, apparte xim.
ed a questo proposito, cominciarono a prendere la parola anche di altre voci, di altre persone, oltre il ragazzo gentile dagli occhi blu mare. sembravano tuttə diverse, dall'aspetto ai costumi — per esempio, come faceva a capire cosa stessero dicendo? aveva parlato inglese e lo capiva, ma poteva percepire che, dalla sua gola, non provenivano altre parole, se non in quella lingua considerata universalmente parlata.
se voleva dire qualcosa in giapponese, sua lingua natale — doveva addirittura forzarsi.
..in che razza di incubo era finito, stavolta?
« lo avevo detto, che non era morto! la morte è uno stato molto più profondo della semplice apparenza, dopotutto »
una ragazzina — c'erano anche dei minori, qua dentro? perché, nonostante la sua altezza spropositata, lei sembrava decisamente più piccola, fisicamente parlando — asserì con fare deciso e tono leggermente accusatorio, anche se nascondeva un leggero ghigno. un po' come se avesse detto una cosa ovvia, ottenendo tuttavia una vittoria per averla detta: come se le avessero dato un premio per aver detto "l'acqua calda esiste".
la frase non xi fece molto effetto, in fondo; poteva considerarlo un segno positivo, no? la seconda voce, per contro, la rincalzò con dei modi altezzosi, non prima di sbuffare con un accenno di disgusto.
« beh, puoi biasimarmi? con quella faccia da cencio.. e quei capelli unti.. e poi quella maschera così strana.. »
fortunatamente, non era tipə che se la prendeva nemmeno per questi commenti, per quanto maleducati fossero. in fondo, aveva cose più importanti, di cui curarsi, rispetto al suo aspetto fisico momentaneo: per esempio, chi era quella gente? perché era lì? dov'erano finiti?
« gente, forse diamogli un po' di spazio, no? » ancora, quella stessa voce maschile, la prima che aveva potuto udire una volta svegliatosi, in quel luogo. senza volerlo fare apposta, si mise ad osservare quella figura più attentamente.
i capelli scuri raccolti in quel codino scompigliato erano quasi buffi, anche se ləi aveva perso il senso dell'umorismo conosciuto dalla maggioranza troppo tempo fa; gli occhi, come prima, erano ancora inespressivi, i quali si combinavano in modo quasi perfetto ai contorni del viso ben definiti; infine, le sue labbra, serrate in una linea stranamente dritta—
che venne a spezzarsi quasi subito, proprio quando sentì un breve sospiro uscire da queste. rendendosi così conto di essersi persə nei suoi pensieri per l'ennesima volta, sicché non si era nemmeno accorto come la gente si era effettivamente allontanata, acconsentendo perciò alla richiesta dell'uomo dai capelli raccolti e dagli occhi spenti.
niente di strano, era abituato alla gente che non voleva stargli attorno — ma non comprese perché alcuni pensassero che xim avesse bisogno di spazio. non amava stare in compagnia della gente, ma a loro cosa importava, di ciò che piaceva a ləi?
ed ecco che andava a perdersi nuovamente, nel turbinio della sua mente. tanto da ignorare, ancora, le linee rosee del suo coetaneo che si muovevano — ed ecco altre domande che facevano capolino nel suo cervello: era suo coetaneo? aveva la sua età? sembrava grande, più grande di lui, ma poteva essere solo che se li portasse male?
« hey! »
oh, lo aveva fatto di nuovo.
si era persə.
ormai capitava troppe volte, non era nemmeno divertente.
no, in realtà non era mai stato divertente —
..era stato divertente, almeno una volta?
un altro sospiro, sempre da quel giovane accanto a xim — perché non si allontanava anche lui, a questo punto? perché provava ad interagire con esso? tanto era inutile provarci — lo avevano capito quasi tutti, in quella stanza.
« scusa, potresti dirci come ti chiami? » incredibile, ma vero, stavolta sentì quella domanda. e, nel portare il suo sguardo verso quegli stessi occhi tristi incrociati una volta svegliə, volle rispondere.. ma, prima di aprire bocca, ci ripensò.
ripensava molto spesso, quasi sempre, a ciò che faceva — e questo caso non fece eccezione: aveva senso, dire la sua identità? e se fosse tutto una trappola? o se, in qualche modo, dire il suo nome gli si sarebbe ritorto contro? cosa doveva fare?
dire la verità? troppo rischioso, e poi non conosceva questa gente..
doveva stare in silenzio? però, così, sarebbe sembrato molto più sospettosə di quanto non lo fosse già..
doveva—
« che dire, almeno non è idiota »
un'altra voce interruppe il suo solito turbinio di pensieri.
quella della ragazza maleducata, la quale xe osservò come aveva indosso un vestito molto elegante, di un nero pregiato, e guanti in pelle con tacchi neri, per abbinamento. un abbinamento scialbo, a parer suo. anche se xe non poteva davvero dire nulla, con il “ lenzuolo bianco ” che portava per coprirsi, come lo avevano chiamato alcuni, nella sua vita.
o quello che rimaneva, insomma.
il ragazzo sospirò di nuovo, spostando lo sguardo da xim alla giovane dai capelli corvini, guardandola in modo abbastanza seccato. quest'ultima, per contro, sostenne lo sguardo un paio di secondi, prima di sbottare senza ritegno.
« cosa? solo perché siamo bloccati in un posto senza sapere esattamente dove siamo e cosa ci facciamo qui, dobbiamo fare le presentazioni come alle elementari? » prima che qualcuno potesse ribattere — qualcuno che non fosse xim, probabilmente — ella fu veloce a rincalzare il suo stesso discorso. « pensate davvero che andrei a dire chi sia ad un pugno di sconosciuti? »
molti tacquero.
la logica di lei non faceva una piega, per uno stronzo.
xe non era propriamente uno stronzo, no? quindi, per correttezza, si sarebbe dovuto presentare? doveva davvero dire la sua identità, come xi aveva chiesto due minuti fa il ragazzo suo coetaneo — anche se, il loro essere coetanei era ancora un mistero?
o forse doveva fare come diceva la ragazza? era meglio starsene in silenzio, ed evitare di dire chi fosse? erano, formalmente, degli sconosciuti — farlo voleva forse dire abbassare la guardia?
abbassare la guardia per cosa, poi? c'era una minaccia in agguato? non sapevano chi erano e che ci facevano qui, sembrava l'opzione più plausibile — ma era davvero così?
ed ecco una terza voce che entrava in campo: la minore, con quegli occhiali che facevano trasparire, ancora di più, gli occhietti vispi circondati da borse, segni chiari di stanchezza, come i suoi capelli di colore castano chiaro e terribilmente scompigliati.
« secondo me dovremmo essere gentili l'uno con l'altro, perchè platone affermò, in una delle sue opere più importanti, che— »
e prima ancora che xe riuscisse a rientrare nella sua mente per porsi ulteriori quesiti, la maleducata interruppe quella vocina saputella quasi immediatamente. niente che non si dovesse aspettare da una del genere, a dirla tutta.
« ma per favore, risparmiami la predica! chi vuole stare con chi è già abbastanza chiaro— non c'è mica bisogno di introduzioni »
ed anche questo, era vero: già alcuni stavano fissando altri in modo truce, e c'erano altre persone che — come il ragazzo dagli occhi blu e la bimbetta con gli occhiali — si erano già sedute vicino ad altri — in quel caso, vicino a xim; xi non gradiva particolarmente questa vicinanza, ma non gli sembrò una buona idea dire qualcosa al riguardo — o si erano poste vicino ad altrə. come ad esempio, una chioma di capelli arancioni che—
« ED È QUI CHE TI SBAGLI! »
questa voce arrivata ad interrompere per l'ennesima volta i suoi pensieri e distogliere la sua attenzione, invece, non venne da qualcuno che era nella stanza.
no, era dappertutto.
era tutt'intorno a loro.
e poi, tutto d'un tratto — buio.
era come se fossero dentro la fiamma di una candela, e qualcuno ci avesse soffiato, creando ancora più oscurità in quel luogo leggermente illuminato. aveva notato che c'era una fonte di luce, ma non ricordava da dove—
poi lo vide: un grosso telone che veniva lentamente calato verso il basso, sopra le loro teste — da dove era venuto fuori..? — ma posto ad una distanza abbastanza ampia, in modo che potesse vederlo chiunque, indipendentemente dall'altezza o dall'attenzione che ciascuno poteva porvi.
in pochi secondi, quella fu l'unica cosa che illuminò la stanza, sicché una luce — anche questa, da dove stava spuntando, non si capiva — puntò contro quel rozzo schermo, famoso fino a qualche decennio fa per i capolavori che portava nei cinema. non avevano i soldi per permettersi un televisore decente? e poi cos'erano — al cinema?
ben presto, però, la loro curiosità — o almeno, quella sua — venne smorzata al comparire di una stanza, proiettata su quel lenzuolo troppo cresciuto. era una stanza abbastanza piccola.. con una sola luce da una lampadina ad illuminarla.. ed una sedia che —
..
aspetta..
..
xe l'aveva già vista..
..
giusto?
..
si stava sbagliando?
..
eppure era sicurə..?
..
ma forse..?
..
« okay, iniziamo con te! »
eh?
si voltò verso il proiettore, vedendo un viso familiare..
capelli blu chiaro, corpo minuto..
« introduciti alla nostra audience, per favore! »
quella stessa voce che disse quelle parole..
e lo sguardo assente..
nessuna risposta, o accenno di risposta..
« um.. scusa, parliamo con te.. »
un improvviso balzo..
un'espressione confusa..
seppur leggermente inespressiva..
« AH? EH? COSA? CHIQUANDODOVE? »
irritazione..
poteva percepirla, da quel semplice video..
« ti ho chiesto di presentarti.. »
silenzio..
altro silenzio..
« ah.. »
« .. »
« .. »
« .. »
« E PRESENTATI, E CHE CAZZO! »
per poco, anche a xim non venne un infarto a quelle parole..
o forse no..
forse se lo stava solo immaginando..
o forse cercava di immaginare come si sentisse quella poverina..
« AH, GIUSTO! »
realizzazione..
ma ancora, confusione..
« .. »
era tutto così confuso..
ed irritante..
« e che devo dire? »
ancora tanta confusione..
ed irritazione..
« il tuo nome.. ed il tuo ultimate.. »
e finalmente, un punto di rottura..
« ah, va bene, va bene! »
un sorriso verso la videocamera..
« ciao a tutti, io sono gwenäelle lacroix, ma voi potete chiamarmi gäelle! sono l'ultimate pastry chef, ed ecco alcune curiosità su di me! lavoro alla pasticceria di mio nonno in francia, ma sono in realtà bretone! spero potremo diventare davvero amici! »
calma.
xe si prese un momento per respirare, sicché per un breve attimo, gli sembrava gli fosse mancata l'aria.
ma questo non era possibile..
giusto?
guardò verso la ragazzina che si era mostrata nello schermo, in mezzo a quel buio.
« grazie al cielo.. »
e poi la vide.
« hai detto che ero la prima, vero? »
con occhi confusi, e terrorizzati.
« .. »
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un suono statico.
l'immagine della ragazza dai capelli cobalto era scomparsa. un altra interferenza, e l'immagine venne cambiata in quella di una ragazzina dai capelli bruni.
anche questa, l'aveva già vista..
« bene, ora tocca a te! »
il movimento di schivare..
schivare un pugno? un libro? che cosa aveva schivato?
« wow, siamo belli incazzati.. »
rabbia..
rabbia e paura..
« voi chi siete? dove sono? »
tanta confusione, dall'altra parte..
poteva sentirla..
percepirla..
« ma fai sul serio? sei venuta qui di tua spontanea volontà.. »
paura..
terrore, quasi..
« dov'è mia mamma? »
era spaventata..
molto spaventata..
« fuori »
una risposta secca e decisa..
ma non fu abbastanza per calmare la rabbia e la confusione di lei..
ma dovevano andare avanti..
« adesso presentati, con il tuo nome ed ultimate, per favore »
nonostante tutto, dovevano andare avanti..
« e perché dovrei? »
ed ora, la prepotenza..
e di già, l'esasperazione..
« oh mio dio, tu fallo e basta! »
una delle due parti doveva mollare..
se voleva tornare indietro, doveva..
« okay, okay, che miseria! »
doveva mollare..
« brynja jensdòttir, ultimate toy designer »
di nuovo, quel senso di tornare al mondo reale. lo sguardo rabbioso che aveva notato dal video lo vide anche nel volto della giovane, che però non era l'unica emozione ben visibile tra quei segni somatici.
« perfetto, ora portatemela via dalla faccia! »
era anche rabbia.
« hey, che fate? »
tantissima rabbia.
« voglio mia madre, lasciatemi, lasciatemi— »
ed anche molta paura.
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quel suono statico si ripeté. probabilmente non sarebbe stato nemmeno l'ultima volta, che l'avrebbero sentito.
e così, ecco che arrivava un nuovo volto. gesti delicati, un sorriso educato e— occhi.. gentili?
« okay, benvenuta! »
occhi gentili, con un barlume..
« oh, ma buongiorno, carissima! è una splendida giornata, vero? »
un barlume di qualcosa..
« sarebbe l'ideale per farsi una passeggiata all'aperto, magari in un prato fiorito, dico bene? »
beh, almeno sembrava essere calma..
« oh, finalmente una persona cortese! »
sembrava davvero perfetto..
« perfetto, presentati pure, per favore: nome ed ultimate »
troppo perfetto..
« certamente! anche se penso che mi avrete già riconosciuto, specialmente se siete amante del teatro, o del business, come mio padre »
la perfezione in..
« kalliope lachapelle, ultimate opera singer. è un piacere fare la vostra conoscenza »
in uno sguardo che xim cercava nella folla. che riconobbe in qualcunə, ma non in chi si aspettava di vedere quella stessa eleganza e bontà dimostrata in quegli scatti.
« grazie mille per la collaborazione! »
ma nell'esasperazione e negli strilli sentiti prima.
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quel suono stava cominciando ad infastirlə, come la sensazione di..
di cosa? c'era solo una sagoma bionda che si mostrava davanti allo schermo—
una sagoma.. normale?
« eccoci qui, benvenut— »
con qualcosa che.. non sembrava normale?
« ..ma che cos'ha in testa? »
ah, infatti..
anche xim era molto confuso..
« oh! mi hanno detto che ci stavano intervistando, quindi mi sono munito di cappello elegante! »
ah..
era ancora confuso, a dirla tutta..
« .. »
insomma, serviva davvero?
« vabbè, sai cosa? non importa.. »
già, dovevano sbrigarsi..
« presentati con il tuo nome ed ultimate, gentilmente »
almeno, anche questo era tranquillo..
« certamente, sorella! »
« ave, fratelli e sorelle, sorelli e fratelle, insomma, ciao a tutti! »
sorelli.. e fratelle?
« quel fiochetto è regalato, comunque? oppure comprato da sola? mi piace tantissimo, complimenti, chi l'ha scelto ha buon gusto! »
ed ora faceva domande?
« grazie, è un regalo »
ma cosa gliene fregava, a ləi?
« comunque, potresti dirci il tuo nome ed ultimate? »
ecco, torniamo a..
« ah, certo! »
a.. cosa stavano facendo?
« sono pio harada, ultimate christian rock drummer! sicuramente mi avrete visto dalle clip dei miei podcast sui social, e nel caso ve lo stiate chiedendo, sono proprio quel pio! »
cosa stava succedendo? non lo stava ancora capendo, nonostante aveva sempre la forza di cercare, in quel buio, gli stessi sguardi di chi aveva visto sul telone.
« grazie, um.. puoi andare, se vuoi— »
e questa volta, non fece eccezione.
« non vedo molte cose riguardo il nostro signore, comunque.. siamo in un luogo laico, per caso? »
lo vide.
« .. »
un sorriso.. fiero?
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« portate il prossimo, vi prego.. »
diamine a questi rumori statici, davvero.. non potevano mettere altro?
dovevano per forza andare avanti, così? guardando figure come quella di..
« benvenuto! »
ah, quei capelli..
« salve.. »
quei capelli li aveva già visti..
« è un problema, se fumo? »
anche quegli occhi blu..
« assolutamente! basta solo che si presenti, con nome ed ultimate! »
questo sarebbe stato veloce..
« 안녕하세요, mi presento: sono Park Ji-ho. Sono l'ultimate Safety Inspector, ed il mio ruolo consiste nell'assicurarmi che i luoghi di lavoro siano sicuri e conformi alle leggi e regolamenti di sicurezza »
ecco..
« è un piacere fare la vostra conoscenza »
ecco che tornava alla normalità.
« il piacere è tutto nostro, signor Park »
non dovette nemmeno guardare troppo lontano, il ragazzo era ancora accanto a xe.
« la ringrazio per la sua disponibilità.. può uscire, adesso »
con quegli occhi spenti, i capelli nel codino e le labbra, adesso aperte per lo stupore.
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ci doveva fare l'abitudine, eh? doveva aspettarsi che ogni volta sarebbe arrivato quel rumore — come per quella figura bassina.
« tra alti e bassi, sta andando stranamente bene.. »
poteva dirlo davvero?
« oh! salve! »
che voce entusiasta..
« benvenutə, presentati pure, con nome ed ultimate »
non poteva andare più veloce?
« ah, giusto! »
dovevano davvero essere così felici, tutto il tempo?
« innanzitutto, è un piacere conoscervi! io sono april perez, ho diciannove anni, utilizzo i pronomi neutri— oh, a proposito, quali sono i vostri? che ne direste se diventassimo— »
a quanto sembrava..
« per la miseria, ti ho solo chiesto nome ed ultimate, non il curriculum »
esatto..
« hai ragione, devi scusarmi! »
dovevano andare più spediti..
« sono april perez, e sono l'ultimate magician! »
anche se sapeva che ne avevano ancora per molto, ricercò anche stavolta lo sguardo della persona vistə sullo schermo.
« perfetto, arrivederci e grazie »
e la vide, con occhi sgranati e confusione.
« a voi! »
non sorrideva più, però.
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eppure era difficile abituarsi, a quel rumore così fastidioso. quasi quasi, sentiva il bisogno di fare qualcosa. aveva dimenticato cosa, però — come aveva dimenticato di come c'erano altre persone in mezzo a loro.
« dite che finirò prima di pranzo? ..no, vero? ..okay, il prossimo »
e quindi altre persone a vedere, come quella figura..
« buongiorno, si presenti, per favore »
quella figura..
« i miei genitori mi hanno chiamato elisha »
..non era normale..
« fantastico, ed ora l'ultimate e— »
ma potevano andare avanti, no?
« ma voi potete chiamarmi daniil, Art, o come preferite »
aveva un'aurea strana..
« .. »
un'aurea inquietante..
« non sono io a decidere— »
un'aurea pericolosamente malata..
« l'esistenza di un uomo non può, in fondo, essere cristallizzata in un solo nome, sbaglio? »
o forse semplicemente folle..
« .. »
e, per certi versi, anche molto irritante..
« se potesse darmi l'ultimate ed andare— »
decisamente irritante..
« ma poco importa »
potevano semplicemente andare avanti, ed invece..
« mi dica il suo cazzo di ultimate in due secondi— »
invece doveva fare così?
« pensavo di essere stato riconosciuto, ma è comprensibile se ciò non è stato »
come se a qualcuno importasse..
« il mio ruolo è quello di creare storie, di dipingere nuovi volti, in un contesto macabro ed oscuro su pagine ingiallite e scabrose »
come se qualcuno volesse interagire con..
« .. »
con un individuo simile..
« è l'ultimate horror writer, sì o no? »
con un individuo così..
« Dio ha voluto ciò, così sembra »
pazzo.
« .. »
ma in fondo, anche xim si stava cominciando a sentire pazzə, scannerizzando la stanza in cerca di facce simili.
« io non ce la posso fare.. »
come quel sorriso dall'aria inquietante.
ﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـ
cominciava a terminare le idee da farsi venire, per questo rumore fastidioso. voleva solo stare in pace — semplicemente finire.
« beh, wow, stiamo andando avanti »
eppure, la figura sul telone sembrava avere altri piani..
« benvenuta, si presenti— »
una pausa..
« un attimo, eh »
si erano fermati..?
« .. »
perché?
« ma mi scusi— »
stava cercando.. qualcosa?
« faccio poco, poi parlo »
nelle tasche del giaccone..
« .. »
e finalmente..
« ah, trovato! »
una.. sigaretta?
« ora sono tranquilla »
non che importava granché, ma..
« grandioso »
dovevano solamente continuare, no?
« dicevamo— nome ed ultimate, grazie »
dovevano solo andare avanti..
« ah, io? potete chiamarmi penny, ma nel mondo accademico mi conoscono come fieke sikora. eh, sono una filosofa abbastanza importante a quanto pare.. non mi piace chiamarmi ultimate, ma a quanto pare lo sono »
e poi avrebbero finito..
« perfetto, arriveder— »
come adesso..
« voi invece chi siete? »
o forse no?
« tali informazioni non la riguardano— »
forse doveva dire altro..
« non sembrate ultimate di qualche tipo, mi sa »
forse doveva smetterla..
« se non se ne va sarò costretta a— »
forse doveva—
« che fate nella vita? »
calmarsi. doveva calmarsi ancora — da cosa, era ciò che attanagliava la sua mente tanto quanto il motivo per cui si voltava a cercare quello stesso volto, il quale era giusto ad un paio di passi da lui.
« SICUREZZA! »
quello dagli occhiali vispi, ma sopracciglia corrucciate.
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ancora un po', e quel suono sarebbe diventato una tantum per xim — o forse.. già lo era? come lo era guardare figure che andavano e venivano?
« datemi forza, vi prego.. »
lo stava pensando anche xim, a dirla tutta..
« salve, si presenti con nome ed ultimate, per favore »
che ragazza gentile..
« oh, salve.. mi chiamo esther vos e sono l'ultimate bowler. non è che giochi molto a bowling, ma me ne sono innamorata subito! »
ancora, non gli interessava granché..
« e voi? parlatemi di voi, o del vostro talento— o di quello che volete! »
come non gli sarebbe dovuto interessare cercare quello stesso sguardo in quel miscuglio di figure.
« mi dispiace, ma è irrilevante per la situazione. grazie comunque per la collaborazione »
eppure lo fece.
« oh, capisco.. grazie a voi! »
notando lo sguardo indecifrabile nei suoi occhi.
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non lo avrebbe sentito per sempre, no? insomma, forse c'era ancora qualche figura da presentare — ma sarebbero finite, ad una certa, giusto?
« benvenuto, si presenti con nome ed ultimate, per favore »
che dire, non sembravano doverci mettere troppo, stavolta..
« chi sono io? »
c'era un po' di confusione..
« beh, mi chiamo evak. evak saxena »
ma le intenzioni sembravano buone..
« um, vi serve altro? »
anzi, sembrava andare tutto bene..
« l'ultimate, per favore »
tutto tranquillo..
« ultimate sniper »
tutto normale — nuovamente, in quella stanza ed in quel momento, pensò che ormai esaminare gli sguardi di quelle persone stesse diventando normale.
« perfetto, grazie mille »
non come il cambiamento, dal sorriso visto sul ragazzo, al suo sguardo confuso e conflittuale.
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altra abitudine stava diventando quel cazzo di segnale acustico — però stavano andando avanti, no? sarebbe finita..
« salve, si presenti dicendo il suo nome ed ultimate »
sarebbero andati avanti..
« piacere di conoscervi, sono gavriil »
sarebbero..
« e faccio il giardiniere »
sarebbe stato tranquillo — come lo era adesso, cercando quello sguardo. anche se, dentro di ləi, c'era qualcosa di diverso..
« beh.. grazie per la sua collaborazione »
qualcosa di.. familiare..
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forse era la consapevolezza di sentire il segnale acustico, o forse il suo sesto senso che si attivava per la qualunque — o forse perché, presto, sentì una voce conosciuta.
« stava andando tutto troppo bene.. »
quella che aveva chiesto nomi ed ultimate a quelle sagome, quelle figure presenti nella stanza.
« ..infatti, ora passiamo ai casi dove sono sorti alcuni problemi »
..problemi?
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problemi come quel suono che lo stava facendo incazzare ogni momento di più? non che non se lo aspettava, però..
« benvenut— »
forse quello che non si aspettava, era di vedere la sagoma successiva in uno stato terribile — non simile al suo, ma poteva avvicinarsi, sentimentalmente parlando.
« ma mi scusi.. »
eh, effettivamente..
« salve, salve.. »
sembrava totalmente distrutta..
« scusate, ho dormito pochissimo in questi giorni.. progetti di lavoro.. »
« mio dio, un contegno! »
sembrava quasi esilarante, come situazione..
« qualcuno le dia un caffè, non so— »
e così, una figura scura si avvicinò con una bevanda calda, porgendola alla giovane. all'inizio, quest'ultima non sembrò reagire, ma una volta ingerita, la caffeina fece il suo effetto in pochi minuti.
« va meglio? »
sembrava di sì, a giudicare da come sembrava essersi ripresa..
« molto meglio, grazie! »
ripresa a sorridere in modo estremamente positivo..
« ah, ci voleva— »
ed estremamente diverso da come si era presentata..
« okay, dunque— mi serve che si presenti con il suo nome ed ultimate »
finalmente, potevano andare avanti..
« oh, certamente! »
potevano riprendere la loro strada..
« attenzione, attenzione, pubblico: è arrivata la sola ed unica, inimitabile, Tam-Tam! Ultimate Claymation Animator! »
potevano continuare a..
« e con chi ho il piacere di parlare? »
a fare cosa, esattamente?
« non è rilevante, grazie per la collaborazione! »
cos'era, tutto questo?
« ma— »
forse per questo, stava cercando gli sguardi di chi vedeva nel video? anche nel caso in cui erano sguardi colpevoli, e spaventati, come quelli di quella ragazza?
ﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـ
o forse perché stava cercando una distrazione da quel disgustoso suono — come non gli aveva ancora dato la nausea, era un mistero.
« salve— »
un mistero come quest'altra sagoma..
« em— »
accasciata sul tavolo, completamente debole..
« no, scusate, è che c'è troppo caldo.. non si riesce a stare, qua dentro.. »
per mettere la videocamera al contrario per accertarsi delle sue condizioni, dovevano davvero tenere a loro..
« .. »
giusto?
« potete accendere l'aria condizionata, per favore? »
o forse sì curavano solo dei loro problemi?
« oh, ora va meglio! »
beh, poco importava, ora che sembrava essersi ripresa..
« splendido. »
e finalmente, potevano continuare..
« ora, può gentilmente presentarsi con nome ed ultimate? »
specie ora che..
« oh, ma è ovvio! »
ora che si stava sentendo..
« piacere di conoscervi, mi chiamo mitsuri himura, ma potete usare tranquillamente solo il nome se volete! ho il titolo di ultimate matchmaker, quindi se doveste mai avere qualche problema a trovare l'anima gemella, chiedete pure alla sottoscritta! saprò sicuramente aiutarvi! »
un attimo..
« grazie, ma non credo sarà necessario.. »
perché si sentiva così..
« in cambio di un prezzo, ovviamente — ma! dò uno sconto del 30% a chi mi sta particolarmente simpatico! quindi, se siete interessati, farete meglio a racimolare punti, bei faccini! »
così stancə?
« .. »
così frustratə?
« portatemela via, per favore »
ebbe la forza sufficiente a cercare ancora quello stesso volto, in mezzo alla folla.
« perché? ho detto qualcosa di male? »
e, per quanto folle sembrasse, notò anche in lei la sua stessa stanchezza..
ﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـ
va bene, era stanco di quel suono, ma quella sensazione era molto più strana..
« bene, andiamo con— »
quasi quanto l'aurea di —
« um, scusi.. »
aspetta.. non c'era nessuno?
« dovrebbe vedersi, in campo »
sembrava anche tutto..
« è perché? »
così sfocato..
« come perché? »
e xim era così stanco..
« sapete cosa, fa nulla— »
per cosa, non lo aveva ancora capito..
« dica solo nome ed ultimate, grazie »
ma era una pesantezza lancinante..
« mi chiamo erik vos »
qualcosa che gli faceva mancare il fiato, più delle prime volte..
« sono l'ultimate straight-A student »
come se il suo corpo si stesse man mano..
« e siccome la videocamera ha deciso di abbandonarmi in quel punto— »
arrestando totalmente?
« eccovi una semplice foto! »
era una sensazione talmente forte da averlo messo in difficoltà, nel cercare quello sguardo tra la folla questa volta. si era ripreso, ma..
« perfetto, grazie mille »
ma si confuse ancora di più..
« il piacere è tutto mio »
era solo una coincidenza, il fatto che non fosse l'unico a sembrare stancə mortə?
ﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـ
e come se non bastasse, ecco di nuovo quel maledetto segnale acustico..
« dai, che stiamo finendo.. »
almeno..
« buonasera, potrebbe presentarsi con nome ed ultimate— »
ormai stava facendo addirittura fatica a riconoscere le figure, tanto che sembravano sfocate o bruciate..
« un viso nuovo, che piacere! »
se l'avesse potuto vedere..
« .. »
ed eccola di nuovo..
« sì, se potrebbe— »
quella stanchezza..
« lasciate che mi presenti! »
unita all'irritazione di prima..
« .. »
non era nemmeno più interessato a quel teatrino, voleva solo farla finita..
« sì, le ho appena chiesto di farlo— »
voleva solo sbrigarsi..
« mi chiamo marija kairys, genio della robotica e la probabile antagonista di qualsiasi film che preveda uno scienziato pazzo, ma geniale »
voleva semplicemente andarsene..
« e tu, tesoro? »
voleva solo..
« spiacente, questa informazione non è irrilevante per il futuro, può andare »
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un fitta.
era quasi sicuro di aver sentito una fitta allo stomaco, per cui per poco non si piegò in due dal dolore..
« ..tutto apposto, tesoro? mi sembri un poco— »
no, non era tutto apposto..
« sto benissimo—! ora vada, e non me lo faccia ripetere »
che cosa cazzo era successo..
« anche qui, la videocamera faceva capricci— perciò, eccovi una foto »
ed anche quando si voltò, capì che la questione era grave, quando il dolore si palesò sia sul volto di quella ragazza, sia sugli altri.
ﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩ
com'era possibile, che fossero quasi arrivati alla fine, e non solo non avesse capito il motivo di tale dolore, ma anche perché questo suono non smettesse.
« diamine— »
almeno questo lo capiva..
« faccia entrare il prossimo »
capiva il dolore, e la stanchezza..
« benvenuto, se può— »
ecco l'ennesima sagoma — doveva..
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ed ecco, un'altra fitta. più forte delle altre..
« ugh, mi scusi.. »
perché cazzo non riusciva davvero a calmarsi?
« yo, stellina, tutto bene? »
no..
« tutto alla grande! »
no, non era vero..
« capirà, la stanchezza.. »
no, non lo capiva..
non capì nemmeno da dove venne la sensazione di essere sostenutə..
non c'era nessuno a toccarlo, quindi da dove..
da dove cazzo..
« la pregherei di evitare il contatto fisico, gentilmente »
guardò verso lo schermo, ritrovandosi quella stessa figura.. che sembrava tanto, troppo vicino alla fotocamera.
« ovvio, figurati, stellina »
no, aspetta..
« per favore, si presenti con nome ed ultimate »
no, un attimo..
« detto fatto! »
aveva bisogno di una pausa..
« sono hasan tarou nejem, uno o l'altro non importa. sono l'ultimate tango dancer, se vuoi posso insegnarti qualcosa, stellina, basta dirmelo! »
aveva bisogno di calmarsi. anche cercando quel volto nella folla, non poteva discostare questo sentimento di ansia, di pesantezza, di stanchezza..
« non ce ne sarà bisogno, ma grazie per la collaborazione »
e, a giudicare dagli sguardi di quel ragazzo e di altri, non era il solo.
ﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـ
e sperava di non essere il solo a sentire questo cazzo di segnale acustico..
« buonasera, si presenti con nome ed ultimate »
ma ormai mancava poco, sì?
« salve, sono osvald frann christinesson e sono l'ultimate surgeon »
doveva solo andare avanti un altro po'..
« però preferirei essere chiamato solo osvald, oppure solo frann »
un altro piccolo sforzo..
« grazie »
solo un altro piccolo sforzo..
« potrebbe, em.. anche sorridere »
un altro sforzo nel cercare quel volto tra la massa di gente. ignorando quell'inquietante sorriso come stava ignorando la sensazione di stanchezza per l'ennesima volta.
« beh, grazie per la sua collaborazione »
beh, almeno questa volta non stava sorridendo..
« peggio di me, questo tipo.. »
stavano tutti peggio del peggio, in quel momento..
ﮩ٨ـﮩﮩ٨ـﮩ٨ـﮩﮩ٨ـ
e finalmente, l'ultimo. doveva essere l'ultimo, erano state diciotto le volte in cui lo aveva sentito.
erano diciotto in quella stanza, e questo era il diciottesimo segnale acustico.
« abbiamo quasi finito, abbiamo quasi finito, abbiamo quasi— »
poteva farcela, ora toccava solo a—
« buonasera »
..xe.
« per favore, si presenti con nome ed ultimate »
doveva parlare.
« .. »
doveva dire qualcosa.
« .. »
doveva andarsene.
« sono yomi matsumoto »
DOVEVA—
« ultimate detective »
cosa..
« grazie davvero per la sua collaborazione »
cosa doveva fare?
:)
se n'era dimenticato, nel momento stesso in cui le luci si erano riaccese. anche quelle sensazioni di prima, erano..
aspetta, cosa..
cosa avevano provato prima?
perché non riusciva a ricordare?
e fu in quel momento, che il telone si alzò di colpo, rivelando qualcuno su una poltroncina bordò.
un corpo minuto, grazioso, dai capelli mori tenuti in un codino da un fermaglio rosso simile ad un nastro. aveva gli occhi chiusi, e stava seduto di fronte a loro.
yomi aveva l'intenzione di avvicinarsi per controllare — anche per capire da dove cazzo era sbucata quella poltroncina — e poteva giurare che anche gli altri pensassero lo stesso, ma— perché non facevano nulla? perché non si stavano muovendo?
erano ancora..? possibile, ma questo avrebbe dovuto portarli a cercare ogni indizio per poter scappare da quel luogo infernale.
o forse..
no aspetta..
cosa stava pensando?
su cosa stava ragionando?
« salve a tutti! »
ah, giusto.
la personcina davanti a loro.
che ora sembrava aver magicamente preso vita, essendo alzata e mostrando un sorriso abbastanza calmo. non che yomi ne fosse sorpreso.. semmai, voleva vederci chiaro in tutta questa storia. il che era strano, perché di solito individuava quasi subito il quadro generale di una determinata situazione.
ma qui, invece.. era tutto così, casuale.
« come avrete capito bene, io sono quella che vi ha intervistato in quel video, uno ad uno! » e fin qui, c'era arrivato. non capiva perché quella piccoletta — che poi, ancora, c'erano dei minori là dentro? perché lei sembrava decisamente una minorenne, esteticamente parlando — sembrasse così fiera di tali affermazioni. « con grandissimi sforzi e sacrifici, oltretutto! così vi potete anche risparmiare dal compiere tutte quelle stupide interazioni iniziali per costruire delle amicizie e legami non necessari tra di voi! non c'è di che— »
ancora, era davvero qualcosa di bello da dire? ma quindi, era programmato che dovessero introdursi l'un l'altrə? come mai?
l'unica sua consolazione, era che non sembrava l'unico con uno sguardo potenzialmente interrogativo — quasi tuttə erano ansiosə di sapere cosa stesse succedendo, avere delle risposte o almeno ricevere un minimo di chiarezza in quella vicenda. fortunatamente, quella ragazzina sembrò rendersi conto di ciò, anche se la sua espressione facciale sembrava.. preoccupata?
« vedo che siete abbastanza confusi— avete provato qualcosa di strano? è abbastanza comprensibile, sicché potreste aver sperimentato qualche piccolo effetto collaterale.. suggerisco, comunque, che stiate calmi e vi riposiate, per ora— »
qualcosa di strano? effetti collaterali? niente di tutto ciò era normale, come facevano a calmarsi?
dopo quelle parole, la piccolina si mostrò ancora più timorosa, quasi avesse paura.. ma di cosa? semmai, erano loro quelli spaventati dall'ignoto di tutto questo. « facciamo così: ci sono domande? non abbiamo molto tempo, quindi facciamo in fretta, okay? »
non avevano tempo?
che voleva dire tutto questo?
c'erano tantissime domande che xi stavano venendo in mente, ma nessuna di queste stava potendo lasciare le sue labbra.
« chi sei tu, per cominciare? »
non sapeva esattamente che tipo fosse quel tizio col codino — nel video non aveva dato un'impressione chiara di sé, se non che era un cecchino — ma si disse che doveva essere molto coraggioso, per parlare per primo e smuovere tutto.
« ahh, come vi avevo già detto, non è proprio rilevante per voi, ma se proprio insistete— » dopo quella prima risposta, la giovane fece un piccolo inchino, e tornò a mostrarsi calma per la sua presentazione. « potete chiamarmi hatsuko! per completezza, hatsuko pain! »
« pain come— dolore? » stavolta fu chiaro, per il corvino, chi fu la persona a fare quella domanda abbastanza deficiente: ələ giovane biondə, “proprio quel pio”.
« no, come pain » rispose hatsuko, che sembrava decisamente spiazzata da quella domanda.
« .. »
« .. »
ci fu un breve momento in cui i due si guardarono negli occhi, con tutti gli altri presenti che sembravano voler scomparire sotto il terreno ai loro piedi — o qualsiasi cosa fosse sotto di loro.
« cosa pensi voglia dire pain? » chiese ad un certo punto kalliope, con la sua solita postura da prepotente: braccia incrociate, tacco pronto a colpire il pavimento ripetutamente — manco stesse aspettando da due ore uno dei suoi appuntamenti, anche se yomi si chiede chi potesse frequentare una persona così — e sopracciglia corrucciate.
« ah, boh » la risposta abbastanza ignorante di ləi quasi spazientì pure yomi, se nel suo volto si fosse mai mostrata un'espressione simile. contrariamente alla cantante lirica ed altrə, che erano sul punto di linciare ələ poverə batterista.
« vuol dire dolore, deficiente » spiegò la castana con un tono annoiato, tanto che ələ nipponicə quasi sembrò confuso. o forse, non stava davvero capendo niente da quella situazione. yomi, in quel momento, era felice di essere dissociato da tutto ciò.
« davvero? » ripeté pio, nei suoi occhi un'innocenza quasi buffa. non abbastanza da calmare la francese, che stava per tirare un pugno all'altrə, se la discussione non si fosse fermata nel giro di pochi secondi.
« sì, davvero »
altro silenzio, finché un breve “ oh ” lasciò le labbra del cristianə, ələ quale decise di allontanarsi dalla giovane donna che stava cercando di calmarsi dal suo attacco di nervi. yomi si prese l'appunto mentale di non fare domande stupide quando si trovava nel raggio di pochi metri da lei. non c'era questo pericolo, ma non si sapeva mai.
« riprendendo il discorso— » ah, giusto.
si era quasi dimenticato che dovevano ancora scoprire come erano finiti lì, e che a detta di quella piccoletta, erano con i minuti contati per farle delle domande, nel tentativo di raggiungere questo obiettivo. « sarò la vostra guida durante questo viaggio, questa esperienza, questa competizione— come volete chiamarla »
competizione?
« competizione? »
per fortuna che c'erano altrə, a dare voce ai suoi pensieri. in questo particolare caso, quella giovane di nome osvald — o era frann?
« ah, ma è ovvio! » ed eccola, a rispondere ancora una volta ai loro interrogativi in maniera estremamente espansiva.
quasi quasi, xi stava mancando il segnale acustico.
« lo avete visto dal video, no? siete qui per una ragione comune— » a quel punto, la sua espressione calma, con un pizzico di felicità e spensieratezza, cambiò. fu come se un'ombra cadde sul suo volto docile da cerbiatto, ed i suoi occhi brillanti si spegnessero.. come quella candela..
« volete cancellare delle cose che vi dannano la vita da un bel po' di tempo, non è forse così? »
..
un attimo..
non l'aveva già sentita, questa domanda?
una leggera risata ruppe quei suoi pensieri, essendo che il mood di quella ragazzina era di nuovo cambiato, in maniera repentina.
..
eppure..
« oh, non c'è nulla di cui vergognarsi! è normale, è per questo che siete qui! »
no, ma ne era sicuro..
« il mastermind ha creato questa opportunità per voi tutti— dovreste essergli grati! »
xim lo aveva già sentito..
si voltò verso la piccola — che aveva ormai perso quel velo di innocenza che ələ giovane detective aveva cercato di porvi sopra — e, stranamente, non si sorprese nel vedere quel sorrisetto inquietante comparire di nuovo.
« vedo che cominciate a ricordare, eh? »
eccome.
nonostante capì come la questione fosse preoccupante, si disse che fosse meglio evitare di parlarne.
o forse no?
forse doveva—
« perché parliamo così? non per screditare nessuno.. ma non penso siamo tutti fluenti nel parlare inglese »
ah, che pensiero gentile, da parte di.. erik, sì? sì, era probabilmente quello il suo nome. che dire, era comunque una domanda lecita.
« ah, quello— » ed eccola, di nuovo preoccupata. probabilmente, questo suo cambio di emozioni continuo non era normale.
« diciamo che è un'ultima creazione del nostro team »
team?
c'erano talmente tante persone, dietro tutto questo, da formare un team?
« sarò breve — in ognuno di voi è stato inserita una pillola che permette di tradurre il vostro parlato in inglese, senza che dobbiate sforzarvi! non volevamo assolutamente che foste più confusi del dovuto, in mezzo ad altri idiomi »
ah, giusto.
perché non c'è niente di meglio di persone che possano insultarsi a vicenda, e capirsi, per poi discutere animatamente.
un gesto davvero caritatevole, già.
« è ancora un prototipo, quindi è normale che il vostro organismo abbia reagito in modo strano »
quindi erano queste, le fitte di prima?
..
un attimo, e perché se ne stava ricordando ora?
« cioè, ci avete drogato? senza il nostro consenso? »
sarebbe stata la prima preoccupazione di yomi, se non fosse chiaro che questa era l'ultima delle accuse per cui sarebbero stati presentati in corte.
e la cosa peggiore era, che xim era sicuro che non fossero nemmeno finite, con questa.
ma ovviamente, che poteva saperne quel poveretto di hasan? era un ballerino, e quindi probabilmente era solito allenare il corpo, più che il cervello.
« assolutamente! è tutto scritto nel contratto che avete firmato, in piccolo! »
un contratto?
..
ma certo.
un contratto..
quel contratto?
secondi di silenzio seguirono: probabilmente c'era gente che si stava preoccupando del problema ‘droga’, chi del fatto che avevano firmato un contratto, e chi di altro. yomi, a dirla tutta, stava pensando a questo e molto altro.
sembrava, però, che i suoi ragionamenti dovessero essere fermati un'altra volta. ed indovina chi interruppe di nuovo il suo flusso di pensiero?
« bene, se non ci sono ulteriori dubbi, andrò a spiegare le regole di questo gioco! »
..
gioco?
« gioco? »
gentilissima, marija. come se non lo avessero sentito, la prima volta.
« ma è ovvio! non avrete certo pensato di poter ottenere questo dono senza un po' di sforzi, vero? » ed ecco di nuovo quel sorrisetto malefico.
se fosse stato solo, yomi avrebbe pensato che si trattasse solo di un brutto sogno. uno scherzo del suo cervello fin troppo realistico.
eppure c'erano tutte quelle persone — non potevano essere entrati in contatto in fase REM e star sognando simultaneamente, no?
che poi, con tutto rispetto — che cazzo doveva rappresentare, un sogno di questi?
« e cosa dovremmo fare, esattamente? »
elisha, quel ragazzo inquietante, sembrava fin troppo esagitato da quella situazione. già dalle parole pronunciate del video, il detective aveva capito che doveva tenerlo d'occhio, a questo qui.
« lieta di spiegarvelo! »
a quel punto, la giovane riprese a sorridere in maniera dolce e carina, come se non avesse la faccia di una possibile omicida, fino a qualche secondo fa.
« per farla breve, il tutto girerà attorno alle vostre competenze applicate nella convivenza attorno agli altri, delle brevi sfide e— » si prese una pausa dall'elencare quei punti sulle dita della mano, giusto il tempo per guardare i presenti e sorridere di nuovo, come una perfetta assassina. anche se, da quello che disse, stracciò finalmente ogni traccia di innocenza dalla sua persona. « la sopravvivenza ad un killing game »
silenzio.
era un silenzio diverso, dagli altri.
fino ad ora c'erano stati silenzi imbarazzanti, di complessità o semplici momenti di pausa.
questo non era nulla di simile.
questo era un silenzio di agghiacciante terrore.
« killing game? »
era ufficiale: gli mancava decisamente il richiamo acustico, se persone come tammie dovevano ripete le stesse parole della tizia. avevano anche loro le orecchie, ci sentivano, grazie.
« esattamente! di base, dovrete vivere queste giornate in questo posto, sostenendovi a vicenda e cercando di non farvi ammazzare— » un'altra pausa. stavolta fu curioso, come la ragazzina non smise di sorridere in quel modo terrificante nemmeno per un secondo. ovviamente, il suo discorso si sintonizzava con la sua faccia, ma yomi ne avrebbe potuto fare decisamente a meno. « o, nel caso qualcuno qui abbia voglia di pianificare un bell'omicidio, evitare di farsi scoprire— »
« e perché qualcuno dovrebbe ammazzare qualcun altro? »
ah, eccola lì — april, la ragazzina che sorrideva sempre. non era più così divertente, vero?
« prima di tutto, gradirei se evitaste di interrompermi — grazie mille »
non che potesse biasimarla, almeno in questo caso — essere interrotti non era l'ideale, in nessun caso.
come non lo era rapire le persone e drogarle, quindi forse se lo sarebbe dovuto aspettare. chi la fa l'aspetti — faceva così il motto, giusto?
« e se volete la mia sincera opinione— in questa stanza ci sono individui che potrebbero farlo »
ələ giapponese aveva già visualizzato tranquillamente come quegli individui potevano atteggiarsi, e non poteva dire che quella ragazza avesse torto. non perché avessero cattive intenzioni, ma nessuno nel loro mondo era perfetto — nessuno era salvabile, e chiunque poteva macchiarsi le mani di un gesto tanto grave.
lo sapeva meglio di tutti, xim, probabilmente: nel suo lavoro, aveva visto donne, bambini, uomini, persone di ogni età, identità di genere, situazione sociale e personalità. e quindi, non poteva escludere nessuno, perché come la vita veniva a crearsi, così poteva essere distrutta.
« specialmente sapendo che non ve ne andrete senza creare l'omicidio perfetto, e senza venire beccati »
eccolo, il movente ideale.
ciò che avrebbe potuto portare qualcuno a compiere un simile atto: una costrizione dettata dal più forte, da chi teneva il coltello dalla parte del manico.
anche se, in questo caso, era come se il coltello gli stesse venendo regalato sotto commissione, che puntato come una minaccia.
« che vuol dire— senza venire beccati? »
sperava davvero che queste domande retoriche finissero come avesse smesso quel rumore di prima — perché se tutti dovevano fare come mitsuri, aveva già intenzione di offrirsi come prima vittima.
ovviamente, scherzando.
« insomma— cosa succede quando si scopre un cadavere? »
per una volta, finalmente, si sentì capace di fare qualcosa. vuoi perché era una domanda su un fatto che lo riguardava e che conosceva, o perché non poteva rimanere in silenzio per tutto quel tempo —
« inizia un'indagine »
ma finalmente parlò. quella semplice affermazione provocò qualche sguardo sorpreso nei suoi confronti, ma fu felice che molti erano più concentrati sulla figura della piccoletta. quest'ultima, a tal proposito, allargò il suo strano sorriso ancora di più.
« ben detto, detective » non ne era sicuro, del perché, ma sembrava che stesse scendendo ogni parola appositamente per farlo incazzare. tentativo sprecato, ma nessuno le vietava di provare di nuovo, in caso. « nel momento in cui verrà scoperto il cadavere, partirà un'indagine— ed ovviamente, un trial, dove gli innocenti dovranno beccare il colpevole tramite varie domande come un perfetto interrogatorio, secondo un semplice sistema di votazione » un'altra pausa, sia per permettere agli altri di capire ogni singola mossa di quel pericoloso gioco, sia per dare uno sguardo ai presenti, per esaminarli. « alcuni saranno anche familiari con l'idea di un interrogatorio della polizia, no? »
e fu allora che yomi cominciò a valutare, se quella tizia fosse una sadica.
era possibile, considerando quanto sembrava divertita da quel complesso momento.
« e dopo che avremo trovato la persona colpevole? »
« ottima domanda! »
onestamente, la domanda di penny non era così stupida.. stavolta, non si sentì in dovere di criticare la coetanea — anche se, nuovamente, aveva forti dubbi che le loro età fossero vicine o simili — nella sua mente.
cosa avrebbero dovuto fare?
un'esecuzione pubblica?
a quel pensiero, yomi quasi sorrise.
era una follia, no?
..
però, effettivamente, tutto questo era lontano dalla sanità mentale media.
« diciamo che ci sono due possibilità: se dovreste indovinare l'assassino, e quindi trovare il giusto assassino, quest'ultimo spenderà la giusta colpa, tramite un'esecuzione pubblica! »
grande.
voleva dire che avrebbe dovuto anche smettere di pensare, per non buttare sfortuna su quella vicenda?
« se invece, dovreste votare una persona innocente, e sbagliare, l'assassino avrà compiuto l'omicidio perfetto, ed oltre ottenere il suo premio, sarà libero di andarsene »
un premio decisamente interessante.
ma—
« e gli altri? »
si stavano evolvendo, con le loro domande?
forse, finalmente, persino persone come esther stavano cominciando a ragionare e porsi quesiti che avevano senso?
« oh, voi avrete fallito— e quindi, i ruoli si invertiranno! »
una notizia abbastanza scioccante, seppur a quel punto non ci fosse molto che avesse sconvolto il giovane detective. per gli altri, xim che ne doveva sapere? non era nella sua testa.
« vuoi forse dire, che nel caso sbagliassimo a votare l'assassino — tutti tranne lui saranno uccisi? »
ah, niente da fare, erano tornati a ripetere le cose senza usare il cervello.
peccato, pio aveva distrutto di nuovo le sue speranze.
« sono felice che stiate comprendendo tutto molto velocemente! »
la felicità che hatsuko stava provando era in forte contrasto con quello che stavano sentendo loro: se da una parte lei ridacchiava, spiegando quelle regole cruente con una leggerezza ed un infantilismo unici, ləi capiva la gravità della situazione, così come gli altri ragazzi lì presenti.
« avanti, siete ultimates! saprete sicuramente come cavarvela, in una situazione del genere, no? »
ah, questo era vero.
avevano qualcosa in comune: essere ultimates.
doveva servire da indizio?
yomi pensò, onestamente, che era un'informazione superflua: perché proprio loro, allora? perché scegliere l'ultimate detective, e non qualcun altro? serviva un detective, per forza? c'era una ragione, dietro quella scelta?
doveva essere così. forse, il fatto di essere ultimates era solo una linea guida.. ci doveva essere di più, dietro.
« riprendendo quello che stavo dicendo— »
doveva davvero abituarsi, a venire interrotto dal riflettere e pensare alle sue cose. poteva solo sperare in momenti di privacy, per poter essere lasciato in pace.
« oltre i trial e gli omicidi, ci saranno varie sfide che dovrete superare! e mi raccomando, sarà meglio per voi farle correttamente! »
suonava decisamente come una minaccia, ma in tutto questo..
« ci sono altre domande? »
' che palle '.
fu onestamente questa, la prima cosa che balenò nella mente del ragazzo al sentire quella carrellata di notizie. comprese, tuttavia, come fosse meglio evitare di esternare un commento del genere a parole — come i suoi altri pensieri, data l'intelligenza media che aleggiava nella stanza — notando subito le varie reazioni da parte degli elementi nella stessa stanza, l'una più stramba dell'altra.
cercò di categorizzarli in vari gruppetti, suddivisi in base alle risposte che diedero, o alle espressione che mostravano in volto. una prima impressione fu quella di coloro che si stavano spaventando della loro stessa ombra, tra pochi istanti.
per esempio, c'era quella ragazza dai capelli blu — gwen? gel? belle? — completamente scioccata. o meglio, in parte sembrava cercare di capacitarsi di cosa aveva udito.. probabilmente non ci credeva nemmeno, a quelle parole. o alla situazione generale. l'aurea che trasmetteva era, comunque, paura. paura tradotta in un mutismo assente, incapace di trasmettere a voce i suoi pensieri — se stesse davvero pensando, a dirla tutta.
come lei, altra gente stava stando in silenzio, mentre altri stavano parlando per dare una voce al loro timore, condendolo con un pizzico di rabbia. come la ragazzina che aveva parlato per farsi ripetere che sì, erano in un killing game — un nome strano, simile a brina, o briglia — o forse non era brynja quella che aveva parlato. comunque, non bastava essere petulante in quel senso, ma l'espressione dipinta sul suo volto di pura avversione verso tutti, xim xi convinse che stava già pensando che tutti l'avrebbero uccisa. come se un assassino non premeditasse per bene la sua opera, no? infatti, non ci volle molto prima che si mostrasse con il suo carattere antipatico e scorbutico, che si era notato anche nel video.
« ..siete dei pazzi, tutti quanti. osate avvicinarvi a me e vi faccio sentire di ogni scelta compiuta nella vostra vita. »
non che xim si aspettasse diversamente, da quello che aveva visto dal fotomontaggio — contrariamente alla famosa donna maleducata. si sorprese del contrasto tra la gentilezza mostrata di fronte alla fotocamera, e lo sbottare nei loro confronti subito fino a qualche secondo fa. passando così ad un secondo gruppo: coloro che cercavano di prenderla a ridere.
« questo è oltraggioso! » gridò la donna dal nome latino, se non ricordava male kalliope — stava lentamente cercando di memorizzare ogni nome detto nel breve cortometraggio, sicché era probabile che si potessero rendere delle informazioni utili, più avanti — quasi strillando. le forme del viso prima delicato, da cui erano usciti discorsi di belle giornate e passeggiate all'aperto, adesso si trovavano contorti nel loro totale opposto. comprensibile, però: dato che il luogo in cui erano sarebbe diventato una vera e propria prigione — terribile e senza via d'uscita.
diciamo che questa qui rientrava in diverse categorie, per cui xe non riusciva a collocarla bene in una. ma dopo che vide come lei sembrò quasi mettersi a scherzare, su come "avrebbero dovuto lasciarla andare" oppure "farsi uccidere da lei facilmente" creò una sensazione molto simile alla nota irritazione che aveva conosciuto in molte sue indagini, decise che, almeno in quel momento, poteva stare in quel gruppo.
ci furono altri della stessa categoria che, tuttavia, la presero a ridere sin da subito — facendo una battuta, o prendendo questa questione come uno scherzo. che dire, secondo xim, ognuno aveva il suo modo per fronteggiare quella situazione.
come ələ ragazzə che parlava di cappelli e di robe laiche — mio? sio? pio? sì, doveva essere pio — che parlava di qualcosa simile ad "aver lasciato il forno acceso" e che doveva "tornare a casa", sennò ələ sarebbe "esplodo l'appartamento". se doveva far ridere, aveva fallito, con xim. bel tentativo, però.
anche una ragazzetta dai capelli rossicci — quella che aveva bisogno del caffè, come faceva? sammy? fenny? benny? te.. tammie, forse — sembrò quasi ridersela, anche se mormorava qualche "no" e le scappò, ad una certa, un "molto divertente". secondo xim, non c'era nulla di buffo, in tutto questo.
per completare, c'era una ragazza mediamente alta — aveva lo chignon nel video, ed un nome inusuale.. heather? leslie? ..forse esther? — che mostrava un'espressione totalmente sconvolta, come per dire quanto quella situazione fosse "complicata". non la parola che xim avrebbe usato, ma era un'opzione.
altrə erano già pronti a mettersi contro quella ragazzina che aveva fatto l'annuncio, che stava osservando tutto con aria quasi confusa. una delle tante, tantissime cose, che xim non capiva. un terzo gruppo: i buoni d'animo, o i paladini della giustizia.
per esempio, unə ragazzə con il caschetto — aveva il nome di un mese.. forse may, o june.. o april — era decisamente sbigottitə, anche se sembrava essersi già arresə all'evidenza. « ..state scherzando, vero? non è possibile una cosa del genere! va contro ogni principio della moralità e della legalità! »
anche quella ragazza — maria? o forse marija? — sembrava essere d'accordo con ələ giovane dai capelli castani, tanto che si stava già accigliando e mettendo contro la ragazzina di prima, ancora seduta sulla poltrona. « seh, come no! io non sono qui per.. ammazzare qualcuno! »
o ancora, quel ragazzo poco interessante — evan? no, evak, forse — che, adesso, sembrava essersi preso di nervi immediatamente, mettendo un grosso contrasto con la prima impressione che aveva dato nel video. « cos'è, uno scherzo? sarà meglio che lo sia, o potrei seriamente incazzarmi »
se xe fosse stato il proprietario di tutto questo, avrebbe sbadigliato: li stavano mettendo in una situazione simile, cosa poteva fregargliene della moralità e della legalità, se volessi o no ammazzare qualcuno o se ti stavi alterando? nulla, assolutamente nulla.
un penultimo gruppo fu quello dei calmi, o tranquilli.
come primo soggetto, ci fu quel ballerino.. hasan, se non andava errato, il quale inizialmente era rimasto abbastanza di sasso, ma poi si riprese, cominciando quasi a ridersela. « pff, che cazzata. calmi, è sicuramente una trasmissione televisiva e ci stanno facendo uno scherzo— sicuramente ci sarà nascosta, da qualche parte, una telecamera! quindi non ci crederò, fin quando non lo vedrò con i miei occhi! »
non sapeva se fosse per rispondere ad evak, come non sapeva perché tutti la stessero prendendo come uno scherzo, o una cosa finta — da come l'avevano proposto, a yomi sembrava tutto fin troppo reale.
contro ogni aspettativa? decisamente.
completamente fuori dagli schemi? pure.
ma finto? no. non aveva senso, non era divertente e non potevano aver creato quello spazio solo per questo.
però, sembrava che persone come la piccola mitsuri fossero dello stesso avviso del ballerino, sicché lei si mise al suo fianco, nel tentativo di fare ragionare gli altri nel credere la stessa proposta insulsa del coetaneo.
« hasan ha ragione, ragazzi! cercate di stare calmi, non allarmiamoci! » anche se bisbigliò successivamente qualcosa su come ‘ questa non se l'aspettava ’, almeno questa cosa la trovava abbastanza buffa: il modo in cui lei sembrava parlare in modo premuroso, ma non mostrava accenno di paura o tenerezza. un controsenso, davvero.
rientrava così in quella categoria, a cui aggiunse una degli ultimi, se non uno dei più bassi là dentro — era grazie a persone come lui, se xe stava dubitando ancora che fossero tutti coetanei — il quale sembrava solo apparentemente sconvolto. ma yomi conosceva quello sguardo.. era un'espressione di pura confusione.
« non ho capito cosa significa — perché fate questo? »
questa era sicuramente una domanda normale.
perché tutto questo?
ci sarebbe stato tempo per ragionarci, siccome non aveva nemmeno finito, con le categorie. adesso c'era la penultima: quella dei silenziosi. differentemente da altri, questi non avevano paura, né erano sconvolti da tutto ciò: stavano semplicemente in silenzio, per i fatti loro.
per esempio, erik, uno dei due fratelli — aveva collegato che lui ed esther fossero dello stesso nucleo familiare, avendo lo stesso cognome — vos. lui sembrava completamente estraniato da tutto questo, probabilmente con la voglia di tornare a ciò che stava facendo, noncurante della situazione attuale. un esempio sopraffino di noncuranza e strafottenza, niente da dire.
ma c'erano ancora due persone, che si stavano comportando in modo simile a ciò.
e fu allora che lo vide: come ləi, anche gavriil — quel nome era talmente anormale che xi balzò in testa quasi subito; forse perché era uno degli ultimi? — stava stando zitto. sembrava chiaramente incazzato, se non furioso di quella situazione. se avrebbe dovuto dare un'onesta opinione, avrebbe pensato che fosse come quella maleducata, ma al suo contrario, era molto silenzioso.
almeno questo, era da apprezzare.
o meglio, almeno finché non si incrociarono i loro sguardi, e gavriil notò come lo stesse fissando. a causa — per fortuna o sfortuna, non ne era sicurə — della sua incapacità a tenere anche solo un contatto sociale come quello, yomi distolse lo sguardo, tornando al compito che si era creato nella sua testa.
ah, ovviamente l'ultima persona che rientrava in quel gruppo era xim — era abbastanza ovvio.
tuttavia, non aveva ancora concluso — rimanevano le ultime reazioni: quelle che non sapeva collocare in nessun gruppo. vuoi perché erano troppo strane, o discostanti da ciò che normalmente uno farebbe in una situazione del genere. non che le altre lo fossero, ma le loro furono — fuori dal comune.
una di queste reazioni decisamente strambe — probabilmente la più inquietante tra le tre — fu quella di quel ragazzo che si era dato diversi epiteti. xim ricordava che scriveva horror, ma tra art ed elisha, non sapeva con quale volesse farsi chiamare. non lo ricordava — troppe informazioni.
notò come, però, stava osservando i presenti con un leggero ghigno. non che ciò rendesse la scena più leggera, o simpatica. forse, ottenne l'effetto opposto. « oh, finalmente un ottimo spunto per un libro » disse in un sussurro, mantenendo quel minimo di sorriso sufficiente. xe non cercò di concentrarsi troppo su di lui, ma percepì come avesse menzionato qualcosa sul ‘ chi potressero essere gli assassini e chi le vittime ’ e di qualcosa come un ‘ capolavoro ’.
la seconda reazione più strana la ricevette la ragazzina con gli occhiali — aveva dato un nome lungo che xim non ricordava, che si cercò tra le tasche, come se stesse cercando qualcosa. non trovando nulla, sembrò andare nel panico, ma buttò giù un sospirò. probabilmente, nel tentativo di calmare qualcosa? la paura? o una dipendenza? come quella del fumo?
« okay, ricapitolando.. » già xi stava partendo un mal di testa allucinante a quell'introduzione. non aveva davvero bisogno di un riassunto di tutto ciò, in parole diverse. « un gioco dove ci dobbiamo uccidere? in nome di quale ideale? o meglio, di quale motivazione? ci sarà per forza un motivo, e quello è l'unico discrimine per decidere se quello a cui stiamo venendo costretti a fare è sensato o meno. quindi, datemi questa motivazione, altrimenti mi opporrò con tutta me stessa a questa farsa. è anche meglio che non sia uno scherzo, non prendo con leggerezza finte minacce di morte come questa » « inoltre, siamo fisicamente privati della libertà di andarcene.. questo non è un leviatano, ma un behemoth.. siamo costretti e soggiogati a stare in questo posto a fare questo gioco.. »
non c'era altra opzione, se non quella di ignorare questa qui, oppure gli sarebbe scoppiato il cervello.
cominciò a concentrarsi anche sulle azioni della persona vicine a ləi stessə, ovvero il ragazzo dal codino strano. non si era nemmeno accorto di come aveva iniziato a parlare a voce bassa, contando le dita della propria mano più e più volte, e ripetendo frasi fatte come "calmati" e "datti un contegno". poi si alzò, attraversando i vari presenti — tra chi stava zittə, e chi stava dando di mattə — lasciando xim sedutə sul pavimento, arrivando faccia a faccia con la ragazzina, che non aveva smesso di ridersela per un secondo. una volta arrivato a quel punto, il giovane prese un bel respiro, e parlò.
« qual'è il prezzo del riscatto? »
..
non solo ləi ed i vari presenti, ma anche la ragazzina sembrò confusa da quella affermazione.
« eh? »
già, che stava succedendo? cosa stava pianificando, quello lì?
« sborserò qualsiasi cifra, basta che mi.. ci liberi. »
..
quindi, aveva già dato per scontato che li stessero tenendo per un fine monetario.
e sì, era venuto in mente a yomi, ma perché allora proporre loro di ammazzarsi a vicenda?
perché creare la storia del trial?
perché il video?
perché—
« liberarvi? »
..
altro silenzio, altra suspence.
un altro respiro da parte dell'ispettore sanitario, e poi una semplice parola.
« sì »
..
..
..
un attimo.
perché si sentiva..
perché si sentiva di nuovo strano?
non era la stanchezza di prima, era più..
rabbia?
« ma che cazzo state dicendo? »
..
..
« eh? »
..
..
già, che stava succedendo?
« siete voi che avete firmato per partecipare a questa competizione » notò solo per un breve momento, come la giovane si fosse alzata dalla poltrona, e stesse percorrendo la stanza. la cosa più strana era che, ad ogni suo passo, la rabbia che sentiva dentro di sé andava solo ad aumentare.
« nel contratto, avete accettato di rimanere in questo luogo fino alla fine del gioco per vincere la cancellazione delle vostre memorie » e questo era vero, ma allora.. perché si sentivano così?
« le vostre famiglie sono già state informate, e si sono dimostrate disposte ad aspettare la fine della competizione per rivedervi » cosa avevano fatto..
« beh, e se qualcuno muore? come spiegherete questo alle famiglie? »
forse non era il momento di parlare, penny..
oh, ma era inutile, tanto non si sarebbe fermata solo perché yomi l'avrebbe pregata di farlo..
« oh, non mi curerei di questo »
non sembrava nemmeno un problema suo.. tutti loro sembravano, in qualche modo, spiazzati da qualcosa..
era questo sentimento di nervosismo e furia repressa che sembrava lacerarli da dentro?
« diciamo che nulla che succederà qui verrà fuori »
ed eccola.
..
quella fitta.
« e se fossi in voi, terrei la bocca chiusa e cercherei di farmi venire in mente idee più brillanti, invece di blaterare porcate simili, prima che mi incazzi seriamente »
dovevano fermarsi.
doveva fare qualcosa ləi, per fermare tutto questo?
e se sì, che cosa?
« ma noi— »
« ma noi— ma poi vi sentite quando parlate? »
..
non sapeva se fosse per la frase che avesse iniziato a dire brynja, prima di venire interrotta da hatsuko, o per altro — ma fu sollevato quando sentì il cuore più leggero da quella situazione.
« sapete cosa? sono stata carina a sufficienza » davvero? quella era la sua versione più gentile e simpatica?
cosa dovevano aspettarsi, adesso?
« adesso ve la spiegherò chiaramente » ed ecco che, le luci della stanza cominciarono a dare intermittenza, e gli occhi scuri della piccola dal nastro rosso si colorarono di quella medesima sfumatura.
e dentro di ləi, yomi cominciò a sentire il petto pensante..
ma stavolta non era lui..
né nessuno..
era come se la stanza..
si stesse ripiegando su sé stessa?
« nessuno verrà a prendervi. nessuno uscirà da qui se non sottostando alle regole. nessuno sopravvivrà se non affidandosi solo alle sue capacità »
ad ogni sua parola, sembrava quasi come se le pareti di quel luogo si stringessero, e lo spazio che potevano usare per respirare diminuisse irrimediabilmente.
doveva essere uno scherzo, no?
non poteva essere che quel luogo cambiasse in quel modo, così, dal nulla, vero?
« quindi se state sperando di fuggire da qualche spiraglio, sappiate che non ci sono vicoli liberi da cui poter scappare. se state pensando di venire salvati dal principe azzurro, nessuno vi sta cercando per riportarvi indietro »
e non era solo l'ambiente circostante a mettergli addosso quest'ansia innaturale: anche le parole usate da lei, con quel tono così calmo, ma terribilmente minaccioso, sembravano uscite da un film dell'orrore.
« questa è la vostra nuova casa. questa è la vostra nuova famiglia »
casa?
famiglia?
« questa è la vostra nuova vita »
vita?
..
ma che casa?
ma che famiglia?
ma che vita?
..
quel luogo sembrava più simile ad una gabbia, e mentre loro ricoprivano il ruolo di cavie da laboratorio, il tempo in cui potevano stare in vita era solo una benevolenza in nome di—
in nome di cosa?
« spero di essere stata abbastanza chiara »
come l'acqua di fogna.
l'avrebbe anche detto ad alta voce, se fosse statə un'idiota.
fortunatamente, xe era probabilmente uno dei personaggi con più cervello, là dentro. e non era per darsi delle arie, era solo un dato di fatto.
« cristallina »
non biasimò ji-ho per aver risposto in quel modo — probabilmente era meglio stare tranquilli, con quella lì.
e così, con quella magica parolina che funzionò come la rottura di un incantesimo grottesco, l'illusione della stanza restringente sparì, come il vocione spaventoso della piccoletta.
« grandioso! » esclamò, lasciando quasi tutti di stucco. « direi di essere stata abbastanza esaustiva »
già, aveva fatto un ottimo lavoro nel fare capire a chiunque, in quella stanza, che era meglio non farla incazzare ulteriormente — o in generale, che tutto questo, non era decisamente uno scherzo.
« cosa manca, vediamo— ah sì, la planimetria della casa ed alcune regole! »
ah, almeno avevano una mappa.
che gesto di carità, veramente.
l'unica cosa che preoccupò relativamente ələ detective fu la menzione di alcune regole.. era incredibile come quell'ambiente si presentasse in modo così crudo, ma allo stesso tempo volesse mostrarsi come un gioco come gli altri.
se xe non avesse avuto sangue freddo, gli sarebbe venuta una sorta di nausea morale, di fronte ad una scena così controversa.
non era, comunque, una buona idea cominciare a sentirsi male già da subito. né distrarsi, siccome non aveva nemmeno notato l'enorme mappa che era sbucata alle loro spalle. si voltò, come gli altri, mentre la piccoletta si faceva spazio tra di loro, arrivando ed indicando, uno alla volta, le stanze di quella che sarebbe diventata..
la loro nuova abitazione, stando alle sue parole.
« avete a disposizione una cucina con tutti gli utensili che desiderate per cucinarvi qualcosa, la quale verrà rifornita giornalmente; una serra ed un giardino — entrambi interni alla struttura — da ammirare; una biblioteca ed una stanza relax enorme per godersi un po' di tranquillità; stanze da letto dove potrete dormire e riposare durante il giorno — e dove, udite udite: abbiamo non solo sistemato per farvi entrare tre persone in ciascuna stanza — con i nomi contrassegnati, poi, vi abbiamo trovato dei compagni di stanza! — ma abbiamo anche personalizzato con alcune cose che ognuno di voi può utilizzare e godersi per sé! »
non era davvero complicato, come costruzione: ogni stanza era posizionata in modo strategico, per essere abbastanza vicina alla portata di tutti, ma lontana a sufficienza per permettere di trovare rifugio, o scappare facilmente.
« prima che possiate chiedere, le altre stanze non sono attualmente visitabili— consiglio di non passarvici accanto, se avete capito cosa ho detto prima »
le altre stanze erano quattro, ed erano distaccate dal luogo dove erano gli altri posti elencati da hatsuko: come se..
fossero in un altro luogo?
« capirete che anche noi abbiamo bisogno di privacy, no? »
una cazzata, davvero.
ma, per l'ennesima volta, yomi si impose il suo famoso silenzio. se xe avesse anche solo dato una cattiva impressione, chissà quale evento anormale avrebbe causato. si limitò, perciò, ad osservare come la mappa scomparve lentamente — il modo in cui riuscì a fare ciò, era un altro interrogativo per un altro giorno — e un sorriso si palesò sul viso di hatsuko.
« ma non temere! semmai avrete bisogno di me, potrete tranquillamente contattarmi tramite il comodo tablet a vostra disposizione che troverete nelle vostre camere, con la quale vi è concesso solo votare durante i processi, oltre che le basiche funzioni di un dispositivo del genere, internet escluso! »
l'organizzazione dietro tutto questo metteva decisamente a disagio xim: perché creare una situazione tanto malata quanto ben organizzata come quella?
nel contratto era stato esplicitato che il vincitore avrebbe ricevuto il famoso premio di cancellare le sue memorie — ma era davvero questo il punto, ormai?
« sono comunque sicura che non mi disturberete per cazzate, per il vostro bene, dico bene? »
oppure c'era altro?
..
purtroppo, era ancora il momento sbagliato per lasciarsi andare a tali ragionamenti. perché, ancora una volta, quella bambina aveva altro da esporre loro, altri pesi da dare a questi ragazzi che —
che avevano fatto, cosa?
se erano venuti là dentro, era perché volevano cancellare delle memorie, no?
poteva essere che, in fondo..
se l'erano cercata?
« ultima cosa: come ho già menzionato, alcune regole molto semplici che dovete seguire, se non volete gravi conseguenze! »
gravi conseguenze..
perché essere inseriti in un killing game, privati della libertà generale non era già una punizione e messi a rischio di essere o uccisi o posti sotto un'esecuzione pubblica, non era già grave abbastanza.
ma che poteva dire?
nulla.
assolutamente nulla.
e forse, era meglio così.
era meglio ascoltare attentamente, in modo da avere una possibilità in più di sopravvivere.
« prima di tutto, un bel coprifuoco! dall'una alle sette di mattina non si può né uscire né rientrare nelle proprie camere! ci sono dei sensori sulle porte, quindi state attenti! la colazione è alle sette e mezza per tutti, siate puntuali! »
sensori?
sulle porte delle camere?
..
e poi a che cazzo serviva un coprifuoco?
« secondo: non potete introdurre oggetti che non verranno consegnati da noi, o non si trovino già dentro la casa! vi abbiamo già setacciato per sicurezza, ma mi raccomando.. »
se li avevano setacciati, che bisogno c'era di evidenziarlo?
nessuno..
nessuno, a meno che..
« terza regola, ma non per importanza: non rovinate niente di niente qua dentro! è molto importante per tutti noi, e ci abbiamo messo un sacco di lavoro, sapete? »
un sacco di lavoro, eh?
e come avrebbero potuto rovinare qualcosa?
perché, poi?
per nessuna ragione.
nessuna..
giusto?
« bene, direi che ho finito! onestamente sono stanca, quindi pregherei che non mi contattaste per le prossime due orette, intesi? »
non sapeva perché, ma yomi sentiva quasi le palpebre farsi pesanti — voleva forse dire che, là fuori, nel mondo, era ora di andare a dormire?
o era un altro scherzetto che stavano dando loro?
« se non volete restare qua dentro per sempre, consiglio di seguirmi, così da ritrovarvi nel luogo indicato dalla mappa »
e così, detto ciò, comparì — a questo punto, xe si disse che era inutile chiedersi da dove ed in che modo le cose scomparissero e comparissero, in quello spazio — una porta dalla parete dove vi era prima la mappa, che si aprì verso uno spazio completamente vuoto.
potevano davvero fidarsi?
e se quella era solo una scorciatoia per morte certa?
« buona fortuna, e che vinca il migliore! »
furono le ultime parole di hatsuko, prima che scomparì dietro quel buio ignoto, portandosi dietro il suo sorriso sadico e la sua leggera risatina malefica. e fu solo quando ogni particella di quel corpicino non fu più visibile, che un'altra voce, più metallica, automatica e robotica, diede un annuncio.
un annuncio decisamente sconvolgente, per chi non avesse ascoltato ciò che aveva detto hatsuko, prima di andarsene.
‹ SEQUENZA DI AUTODISTRUZIONE, CAMERA 00, INIZIATA. CONTO ALLA ROVESCIA. 60 SECONDI ›
autodistruzione? in che senso?
camera 00? era numerata?
sessanta secondi? un minuto, quindi?
un tempo relativamente piccolo, prima che quella stanza, assieme a chiunque nella stanza, semplicemente venisse—
« DOBBIAMO ANDARE »
l'essere scossə, assieme a quell'urlo semi-disperato, ricordarono a yomi come perdersi nei suoi pensieri nei momenti peggiori, come quello, non era di certo l'idea più brillante che potesse avere.
ma che poteva farci, xim? non era abituato a queste situazioni..
lui era abituato al silenzio..
all'assenza di suono..
alla solitudine..
all'unica compagnia dei suoi pensieri.
ma furono proprio questi che, in quella situazione, lo stavano condannando a morte certa.
si sentì trasportato da una mano, che lo condusse verso la porta — oh, era il coetaneo dal codino strambo — e, in men che non si dica, si trovò in un corridoio scuro, dove l'unica fonte di suono era il rumore delle loro gambe che correvano via, via da quella stanza, ormai prossima a scomparire.
e così, una volta lontani da quella stanza e quella prima porta, videro un'altra porta, una porta che lasciava trasparire una luce abbagliante.
era buffo, come davanti all'oscurità di prima molti fossero titubanti a varcare la soglia, mentre con la luminosità lì davanti, quasi tutti fossero intenzionati ad attraversare quel punto. o forse, avevano ragionato su come non avessero delle opzioni migliori, se non volevano finire la loro vita prima che potesse davvero iniziare.
non xim, però. sarebbe potuto rimanere dentro la stanza di prima, se non fosse stato portato via dala mano di..
..
qual'era il suo nome?
« state tutti bene? »
oh, avevano già passato anche quella porta?
ora sembravano davvero nel luogo che avevano visto nella mappa — e notò come, similmente a come aveva detto inizialmente, le stanze erano più distanti di come mostrate in scala, prima. una cosa ovvia, davvero, ma almeno aveva azzeccato qualcosa, là dentro. poteva considerare anche questo, una vittoria?
decise di lasciar perdere quell'argomento apparentemente inutile, e mostrare interesse nella domanda che aveva fatto..
dannazione, non ricordava davvero nessun nome da prima, se non il suo?
almeno, sembrava che gli altri non si fossero fatti niente, vedendo come risposero affermativamente a quel quesito, o mostrando nessun segno di ferite o ammaccature. meglio così, delle cause di rallentamento in meno.
« quindi, ora che facciamo? »
fu unə biondə a fare quella domanda.. era sicurə che non fosse la prima volta, che faceva una domanda così idiota. e per contro, ecco che lə rincalzava.. ah, la maleducata. quella se la ricordava, almeno.
« ah, non lo so— se ti va, posso prepararti un caffè? ti porto anche un cornetto, insomma, dimmi te— hanno solo annunciato che siamo in un cazzo di gioco mortale— »
« killing game »
« .. »
certo, lei poteva rivolgersi in modo più gentile nei confronti dell'altrə, ma quest'ultimə riusciva a lasciare senza parole yomi per l'ennesima volta, con queste risposte. non un traguardo così grande, comunque, dato che ləi non aveva quasi mai aperto bocca, fino ad ora.
« come? »
« non è gioco mortale.. ha detto killing game »
« .. »
il fatto che la ragazza incazzata prendesse un respiro doveva indicare che, probabilmente, si sarebbe calmata a momenti, no?
« È LA STESSA COSA, IDIOTA » ed invece no. peccato, yomi ci voleva sperare davvero. « e poi stavamo quasi per— esplodere? non so, ma quel conto alla rovescia non era normale, no? »
questo era, in parte, vero: era stato abbastanza casuale, come evento. ma, sotto sotto, era davvero così strano, vista la situazione corrente?
forse, la cosa più strana, era come molti si erano assolutamente ammutoliti. almeno, erano calmi, e non si stavano facendo prendere dal panico — e se stava succedendo, non lo stavano esternando, per la xis felicità e voglia di tranquillità.
il silenzio fu eventualmente rotto dal coetaneo, che finalmente gli lasciò la mano e si alzò in piedi. l'ultima volta che aveva provato a fare una cosa simile, non era andata benissimo. però, chi era yomi per giudicare le azioni di altri ad alta voce? poteva solo limitarsi a farlo, in piena libertà, nella sua testa.
« ascoltatemi » enunciò egli, con fare serio, unica espressione valida da usare, in un contesto simile. « so che siamo tutti scossi da quanto accaduto, ma.. siamo anche stanchi »
e così, yomi si ricordò delle sue palpebre, vogliose di abbassarsi e chiudersi. non ne capiva il senso, ma cercò di seguire almeno il discorso del moro.
« direi che la cosa migliore da fare, adesso, è andare a dormire, così domani saremo pronti per iniziare a cercare un modo per andarcene— o fare come dicono, nel tentativo che ci lascino andare »
e sinceramente, non poteva essere più d'accordo. certo, la situazione era disperata, ma potevano fare qualcosa? in quel momento, erano troppo stanchi anche solo per parlare.. ed era solo questione di secondi prima che—
« scusa, sei serio? »
qualcuno desse di matto.
esattamente.
xe era quasi sicurə che uno tra i presenti cominciasse a comportarsi in modo isterico, come aveva fatto.. quella ragazza vestita in nero, che non aveva smesso per un secondo di insultare e mostrare il peggio di sé.
tra tutti, comunque, non si aspettava che fosse quel ragazzo silenzioso come xim — quella chioma dai capelli arancio, con il quale aveva avuto quel contatto visivo per almeno due secondi buoni — ad alzare la voce e mostrarsi intenzionato a discutere su cosa fare.
voleva forse dire che aveva già raggiunto il suo punto di rottura? che la maschera di silenzio di prima era già crollata? che la sua pazienza era arrivata al suo limite?
in un tempo decisamente esiguo, se xe poteva aggiungere.
« no, fammi capire— secondo te ha senso andare a farsi un pisolino, in questa situazione? »
che dire, messa così era davvero stupido.
ma il fatto era, che non era un'azione così imprudente da attuare.
« e se, per dire, qualcuno ci ammazzasse nel sonno? »
erano già stanchi..
erano stremati, e questo qui pensava a chi voleva ammazzarlo?
era una possibilità, ma tra quelle due parti —
« secondo me ha ragione »
..
ah, aveva finalmente parlato, eh?
non credeva di cominciare a comunicare con quelle persone così presto, ma le sue aspettative erano già state distrutte fin troppe volte.
e quindi, che difendesse qualcuno prima o dopo, faceva differenza, ormai?
no.
anche se, a dirla tutta, avrebbe preferito risparmiarsi tutto, se voleva dire non riceve quell'occhiataccia da parte del giovane dai capelli rossi e la successiva vicinanza di quest'ultimo verso di sé.
era quasi buffo, vedere come prima se la stava prendendo con l'ispettore sanitario, per poi cambiare subito il suo obiettivo, e camminare dritto, con le mani in tasca, fino ad arrivare faccia a faccia con xim.
« come dici, detective? »
detective.
aveva grattato tra i denti quel termine in modo così sprezzante, come se la sua professione fosse la cosa più disgustosa o immorale di quel mondo. e forse, in un altro mondo, yomi se la sarebbe presa.
in un mondo in cui non era intrappolatə con degli sconosciuti in un killing game, dove non era stanco morto, e dove xe non era xim.
in un mondo diverso da quello, probabilmente.
« dico che tu ti sbagli »
ma in questo mondo..
« e che lui ha ragione »
in questo mondo doveva andare così.
doveva guardare quel ragazzo negli occhi, che lə stavano guardando nel modo più aggressivo possibile, e mettersi contro di lui.
doveva indicare con uno sguardo il ragazzo dalle iridi blu più tristi ed arrendevoli che avevano conosciuto là dentro, ed allearsi con lui.
in questo mondo, doveva fare questo.
« l'idea di— »
si fermò di nuovo. dannazione, stava davvero difendendo qualcuno di cui non ricordava nemmeno il nome? faceva quasi ridere, come idea.
per fortuna, quel ragazzo gentile comprese quasi subito la sua difficoltà, e venne in suo aiuto.
« ji-ho »
gli suggerì, e fu così che, com un semplice nome, si formò xis primo legame positivo, là dentro.
c'era solo voluto l'annuncio di un killing game, un'esperienza di quasi morte certa e un litigio con un'altra persona, per stringere quel piccolo nodo.
« l'idea di ji-ho non è orribile » continuò, riportando lo sguardo verso il giardiniere. ancora, faceva sorridere il modo in cui ricordasse i loro ultimate, ma faticava a ricordare i nomi. « per stasera è meglio riposarci, e domani mattina penseremo a cosa fare »
e così, silenzio.
aveva dato la sua opinione, e da quella, si era creata una quiete unica.
poteva quasi sentire i sospiri di tutti, prima che quella calma venne distrutta, ed il ghiaccio venne rotto.
e da chi, se non dal secondo legame che yomi era riuscitə a crearsi, là dentro?
« ah, quindi vogliamo sottostare a questi coglioni? » il giovane dai capelli arancio ricominciò a ribellarsi alle sue parole, con ancora più grinta e cattiveria. « pensavo dovessi catturarli, i criminali »
e poi cosa aveva, contro il suo lavoro, facendo tutti questi riferimenti simili a frecciatine?
« non credo sia facile come credi »
cosa poteva fare, se non cercare di calmarsi? insomma, questo qua voleva davvero fare da fuocherello guizzante, e costringere yomi a buttare sempre più benzina?
« ah certo, ma fare i cagnolini obbedienti è una soluzione migliore »
quel modo di atteggiarsi così infantile avrebbe fatto incazzare parecchi, ma xe non era come gli altri. ci voleva molto di più per fargli tirare le cuoia.
vedendo come non stava ricevendo alcuna reazione soddisfacente, probabilmente l'altro pensò che una tattica diversa potesse essere più efficace.
« o forse, stai pianificando qualcosa? » ah, il famoso “ puntare il dito ”.
farlə apparire come una minaccia, per portare più acqua al suo mulino.
che tattica scema, per yomi.
« da come stavi fissando tutti nella stanza di prima, in fondo, non mi stupirei se stessi cercando la perfetta vitt— »
« sicuramente è meglio fare come dicono, per ora, invece di parlare ai quattro venti come stai facendo »
non si stava alterando, sia chiaro.
ma xe era stancə.
e discutere come dei poppanti non era esattamente la sua idea di tattica pre-sonno.
forse fece un errore, a dire quella cosa, perché ciò fece esattamente ciò che quel giardiniere voleva: buttare benzina sulle sue fiamme, per farlo scoppiare.
« tu brutto— »
e onestamente, yomi si aspettava pure di sentirlo, il dolore causato dal pugno che quel tipo voleva lanciargli.
in fondo, se l'era meritato, no?
..
si sorprese, quando quel gesto non arrivò mai ad essere portato a termine.
« RAGAZZI, ORA BASTA »
il ballerino, con una destrezza tipica del suo settore, era riuscito a bloccare il braccio del rosso, prima che potesse sferrare il colpo.
quel poveretto che si era intromesso ricevette solo un'occhiataccia dal ragazzo più aggressivo, mentre il suo sguardo rifletteva solo compassione.
« non ha senso mettersi a litigare così, già da subito.. dovremmo cercare di trovare una soluzione, tutti insieme, no? »
nonostante tutto, quella era l'idea ideale. quel litigio era solo una perdita di tempo, e yomi si rese conto come, per qualche secondo, si era solo abbassatə ad un livello decisamente inferiore, a ciò a cui era abituato.
xi ricordava quasi quasi..
« ma vaffanculo »
ah, bene.
almeno xe si era ravveduto.
non voleva considerarsi migliore di altri, ma di fronte a quella reazione, cominciò a riflettere su come alcune persone, là dentro, potevano davvero essere capaci, di ferirsi a vicenda — e di come xe difficilmente rientrava in questa categoria.
notò come il rosso si fece spazio tra la folla, voltandosi e dirigendosi lontano. per dove, nemmeno yomi lo sapeva.
« voi potete fare come volete » disse lui, dando le spalle a chiunque e spaziandosi tra quella gente — dalla quale, senza se e senza ma, nessuno cercò di fermarlo. forse era per il meglio.. « ma io non mi farò ammazzare così » concluse egli, voltandosi solo per lanciare uno sguardo truce verso di loro e, specialmente, verso xim.
o forse..
« beh, che dire »
forse quello era solo l'inizio di un enorme e terribile casino.
« andiamo a vedere le camere? »
per farla breve, ognuno trovò la sua stanza ed i suoi temporanei coinquilini grazie alle targhette poste a lato di ciascuna porta, di ciascuna camera da letto.
in ognuna di queste, come detto da hatsuko, c'erano non solo tre letti con un enorme armadio e due bagni interni, ma anche tre scrivanie, ognuna con qualcosa che apparteneva agli ultimates che erano stati assegnati per stare là dentro.
il primo gruppetto fu quello di tre persone completamente diverse, ma stranamente capaci di convivere in pace, tra di loro.
« sono ancora così confuso » iniziò a parlare osvald, osservando con cautela i vari utensili, a lei fin troppo familiari: bisturi, siringhe, ed altri strani elementi, che avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque. e dire che questo non accadde agli altri due, sarebbe stata una menzogna.
« non c'è molto da cui confondersi » gli rispose evak, osservando la sua pistola. era questo che volevano dire, con "niente che non avessero messo loro"? sospirò, posando quell'arma a lui conosciuta sul suo comodino, incrociando le braccia al petto con un'espressione preoccupata. « vogliono farci ammazzare »
era un ragionamento che avevano presentato da quella piccoletta in maniera semplice.
fin troppo semplice.
come se fosse la cosa più normale di questo mondo, rapire dei ragazzi e metterli l'uno contro l'altro, senza alcun apparente motivo.
cosa che, com'era giusto che fosse, non andava per niente a persone come al chirurgo.
« ma che vuol dire? » ripeté egli. nonostante sembrasse una frase nata da pura frustrazione, nel suo viso non era visibile alcun segno di alcuna emozione, se non una totale indifferenza.
« che la gente è un pugno di pazzi— » ed ecco marija, con le sue perle di saggezza, mentre si ammaestrava nello studiare alcuni pezzi di robotica. in tutto questo, però, sembrò anche lei faticare nel ricordarsi il nome della chirurga. quest'ultima se ne accorse, e venne in suo aiuto quasi subito.
« osvald » disse, senza grossi problemi, facendo spallucce prima di continuare con la prossima frase. « o frann, fa lo stesso »
« frann è un bel nome » disse l'ingegnere robotico, sorridendo animatamente all'albino, la quale, per tutta risposta, fece un semplice cenno col capo.
« anche marija non è male »ribattè lei, riportando il capo per osservare quegli arnesi famosi nel suo campo. avevano un aspetto meraviglioso, sembravano davvero usciti dal suo laboratorio. « credo »
ignorando l'ultima parola, l'americana sorrise, e riprese a destreggiarsi con le sue doti uniche. dopo qualche secondo di silenzio, un sospiro venne da colui che era rimasto in silenzio fino ad ora.
« beh, se dovremo stare insieme, dovremo cercare di starci simpatici » dichiarò, ad un certo punto. aveva uno sguardo severo, ma le labbra erano curvate in un sorriso, che traspariva un sincero interesse. « e sotto nessuna circostanza, ferire altrə » anche se dovevano restare lì, potevano fare un sforzo di collaborare, giusto? « su questo siamo d'accordo, no? »
« roger that, amico » gli rispose quasi subito marija, con un sorriso ed un pollice in sù, senza nemmeno alzare lo sguardo dal libretto di istruzioni. evak quasi ricambiò con un sorriso, ma fu un attimo preso dal fatto che l'altra sua 'coinquilina' non avesse ancora detto niente.
« osvald? » la richiamò gentilmente, sicché troppo concentrata sui macchinari chirurgici che loro le avevano lasciato sulla scrivania.
« ah? » già, era stata decisamente catturata.. « sì, certo.. » disse in modo abbastanza lavativo. dire che evak non stesse temendo le peggio cose, in base a quella reazione, sarebbe stata una menzogna.
ma era impossibile, giusto?
a nessuno sarebbe venuto di.. fare qualcosa del genere, no?
..
vero?
« hasan, giusto? »
il secondo trio delle camere era composto da qualcuno di decisamente accattivante. per ora, in quel posto vi erano solo il ballerino di tango e la matchmaker, con quest'ultima che aveva deciso di rompere il ghiaccio, dopo che avevano osservato come quelle persone avessero "personalizzato" i loro punti. e, con grande sorpresa, erano riusciti a farlo in maniera discreta — dalla parte di lui, uno specchio dove potersi esercitare senza problemi con qualche passo di danza; dalla parte di lei, un intero set di ogni cosa che servisse ad una signorina come lei, ovvero trucchi, profumi, ed una lavagnetta con varie foto delle persone messe lì, con un pennarello rosso ed una domanda scritta con lo stesso colore — “ LOVERS? ”. era abbastanza strano, ma non ci diede troppo peso, preferendo intavolare una conversazione con l'altro.
infatti, il giovane sorrise a quel richiamo, giusto per dare una prima impressione disponibile, gentile e simpatico. com'era abituato fare, d'altronde. « sì, stellina » affermò, non mancando di aggiungere il solito nickname che usava per ogni persona. si era visto nel video, dopotutto, no?
un po' di silenzio, prima che ricominciasse a parlare, stavolta ponendo la domanda inversa. « tu sei mitsuri, vero? » lei annuì semplicemente a quel quesito, mostrando comunque un'espressione amorevole. « sei stata carina, ad aiutarmi prima, a calmare tutti » aggiunse subito dopo, per poi correggersi su un dettaglio, con tanto di risatina imbarazzata. « o, almeno, a provarci »
« ah, ma non dirlo nemmeno » si intromise lei, ridacchiando a sua volta, in modo più divertito rispetto al suo compagno di stanza. « tu, invece? sei stato davvero coraggioso, ad interrompere quel battibecco tra gavriil e.. tony? » non sembrava molto sicura, riguardo l'ultimo nome — ma hasan non ci diede tanto peso, sentendosi quasi onorato a quelle parole tanto calorose.
« yomi » la corresse, comunque, senza mostrare alcuna traccia di riprensione o indignazione — solo tanta tenerezza. « e grazie » era incredibile come stesse legando in maniera tanto facile con qualcuno, là dentro. e si chiedeva se, anche con l'altra persona con cui avrebbero condiviso la camera, sarebbe stata così facile. « pensare che lo avremo come compagno di stanza » sottolineò, dando voce ai suoi pensieri, portando la matchmaker a sospirare leggermente, ricordando l'ultimo nome inciso sulla targhetta fuori dalla loro camera, sotto i loro — “ hasan, mitsuri, gavriil ”.
« già.. » mormorò, quasi preoccupata. da come si era atteggiato prima, era normale che i due immaginassero che quel tizio fosse la rappresentazione umana di una testa calda. ma questo non li avrebbe certo buttati giù di morale.
« beh, cerchiamo di tenerlo a bada, noi due » dichiarò ad una certa la giapponese, sorridendo al ballerino come solo un'amica da tempo conosciuta avrebbe potuto fare. « che ne dici? »
che si stesse fidando troppo? dando troppa confidenza?
..
onestamente, hasan questi problemi non voleva farseli. erano già in una situazione di merda, d'altronde..
ricambiò quel gesto, alzando i lati della bocca e mostrando, così, un sorriso a 32 denti.
« che sono d'accordo, stellina »
..perché complicare le cose?
« stammi lontana, stronza! »
sembrava che alcuni, comunque, non fossero dello stesso avviso di quei due, siccome il terzo gruppo di quelle persone avesse inserito una coppia, per quanto simile nel loro pensiero, completamente incompatibile per vivere assieme.
« e chi ti vuole stare vicina? »
ed onestamente, sarebbe potuta essere la situazione ideale..
« lo vedo dai tuoi occhi, come vuoi ammazzarmi! »
se fossero state solo loro due, a convivere con questo battibecco.
« io? tu, piuttosto! guarda che ti tengo d'occhio! »
ma no, erano tre le persone che erano state messe in una camera, e ci sarebbero rimaste fino alla fine del gioco.
« ah, questa è bella! » brynja fu la prima a mostrarsi totalmente irragionevole, pronta ad alzare le mani pur di evitare che le altre sue coinquiline invadessero il suo spazio vitale, di almeno un metro. « proprio ciò che direbbe un'assassina! » alla faccia della sobrietà femminile, davvero.
« ma per favore! » gaelle si sarebbe potuta fare i fatti suoi, se non fosse che ora sapeva che c'era la possibilità di venire uccisa da qualcuno. « lo sanno tutti che la gallina che canta per prima ha fatto l'uovo! » e sicuramente, avere persone attorno a lei nella stessa camera per tutto il tempo, non giovava davvero a questi suoi pensieri, attivando piuttosto il suo meccanismo di difesa.
« mi stai paragonando ad una gallina? »
e la terza persona?
« tu mi hai chiamato assassina! »
beh, lei non ne poteva davvero più.
« quanto siete volgari » dichiarò a voce alta, ad una certa, finendo di applicare il suo mascara, il quale era solo una delle tante cose che aveva trovato nel suo comodino personalizzato, assieme ai suoi specchi ed a vari trofei e coccarde; era almeno era soddisfatta, di come era stata arredata la sua postazione — trasmetteva decisamente più eleganza del ripiano di giocattoli della mora, o della postazione da cucina della ragazza dai capelli blu.
« come dici, miss laccappelli? » chiese retoricamente quest'ultima, osservando con sguardo truce la giovane cantante d'opera e storpiandone il nome. non ricevette alcuna reazione di sdegno da lei, sicché era decisamente più concentrata a finire di applicare il rossetto di una sfumatura abbastanza accesa, ma non troppo volgare. semplicemente perfetto ed aggraziato, come lei.
« lachapelle » diede una correzione veloce, dandosi un'ultima, veloce spazzolata ai capelli, per poi alzarsi e volgersi, finalmente, verso le sue interlocutrici. « e mi avete sentito: siete fastidiose, rumorose e volgari » ignorando che lei era stata comunque maleducata per aver dato loro le spalle per tutto questo tempo, si fece spazio per uscire. l'orologio nella loro stanza dava l'orario delle dieci e venti, giusto il tempo per mettere in atto il suo piano e tornare. « andrò a prendere una boccata d'aria, nella speranza di avere un po' di pace e quiete »
« ma vattene, e spero che ti ammazzi qualcuno! »
ignorando la velata minaccia di brynja, aprì la porta e la chiuse dietro di sé, riprendendo la sua camminata a passo svelto.
era un gioco, quello che dovevano fare?
allora era tempo di crearsi una strategia.
« certo che.. non avrei immaginato di trovarmi qui »
e mentre altri si mostravano attivi in tutta questa vicenda, c'erano persone — come quelle di questo trio — che preferivano ragionare in maniera quasi rilassata. peccato che l'argomento che stavano toccando fosse distante dal tono di voce che stavano usando sia erik — indifferente e freddo — che elisha — più emozionato e intrigato, ələ quale prese a parlare.
« oh, davvero? io trovo che si un'ottima trama, invece — un nuovo modo per cominciare la vita » ovviamente, non aveva smesso di pensare a vari scenari nella sua testa: era quasi sorpreso, di come uno dei gemelli vos, suo recente compagno di stanza, non lo fermasse dal parlare. forse perché troppo preso dalla lettura dei libri posti sul suo comodino, o forse— lo scrittore non riusciva a venirne a capo. certamente, si sarebbe potuto sedere alla sua stessa scrivania, e cominciare a buttare giù qualche idea.. « la vita di un assassino, o di un sopravvissuto— » ma vuoi per l'adrenalina che provava per questa situazione, o per il mistero che lo attanagliava riguardo questa persona — si trovava semplicemente attratto dal continuare a parlare di ciò. « o di una vittima— »
« BASTA! » la stessa reazione di loro non si poteva certo dire per ələ terzə giovane là dentro, che sembrò quasi fuori di sé al sentire tutte quelle parole e teorie di qualcosa che, dentro di ləi, stava detestando con tutto il cuore. « non capite quanto grave è la situazione? potremmo moriremo domani e voi— » era incredibile, quanto lei fosse diversa da quelle persone, con cui però sarebbe vissuta fino alla fine di quella storia. « come fate ad essere così tranquilli? o sorridere, di fronte a questa disgrazia? » chiese, quasi in preda alle lacrime, coprendosi successivamente il viso con le mani, nel tentativo di ovattare il suono del suo pianto. era davvero disperatə, ələ poverinə..
almeno aveva ottenuto ciò che voleva, creando un silenzio allucinante là dentro. né elisha, né erik parlarono di nuovo, e la stanza si riempì solo dei singhiozzi della maga. fu allora, che il russo si alzò dal suo letto, e si diresse verso l'americana, sedendosi al suo fianco e portando un braccio attorno alle sue spalle, volendo simulare un lieve abbraccio.
« ..vi chiedo scusa, miss april » riprese poi a parlare, guardando la giovane con sguardo triste, ma rivolgendole un tenero sorriso. quest'ultima, per tutta risposta, tolse le mani dal volto, guardando con occhi lucidi lo scrittore, con uno sguardo indecifrabile. « avete ragione, sono stato molto insensibile nei vostri confronti — vi prego di perdonarmi, di solito mi sforzo di trovare il lato positivo in ogni cosa, ma non immaginavo che una tale prova potesse recarvi tanto turbamento.. »
le parole che usò fecero sentire april decisamente meglio, felice che qualcuno si sentisse così in dovere da scusarsi con ləi. era bello sapere che, anche lì, ci fosse qualcuno che si curasse dei suoi sentimenti. così, la sensazione di cordoglio che sentì prima, ben presto svanì.
si asciugò le lacrime, tirando sù col naso leggermente. « scusate me, em.. » si ritrovò quasi in imbarazzo, ad essersi dimenticata il nome del suo coinquilino. quest'ultimo, comunque, non sembrò farci molto caso, continuando a sorridere dolcemente e ripetendo il suo nome con voce profonda, per ricordarglielo.
« elisha.. »
« elisha » ripeté lei, annuendo leggermente. non doveva dimenticarselo, assolutamente — era la prima persona che le aveva mostrato compassione là dentro, era la prima persona con cui aveva legato. era la prima persona di cui poteva fidarsi, no?
« ditemi un po', vorreste prendere una boccata d'aria? magari può farvi bene— » disse, alzandosi e porgendole la mano, in modo che eələ la prendesse senza problemi per alzarsi dal letto, a sua volta. « sempre che al signor erik non dispiaccia.. » aggiunse poi, guardando di nuovo quel ragazzo misterioso, che era tornato al suo libro.
aveva ripreso a guardarli solo quando venne chiamato per nome, squadrandoli da cima a fondo con quegli occhi scuri. che mistero, che era, quella facciata per elisha.. un vero mistero, davvero.
« ma figuratevi, preferisco di gran lunga leggere in silenzio »
un mistero terribilmente travolgente..
« perfetto, allora! » esclamò con una contenuta gioia, distaccando lo sguardo dal giovane studente per porgerlo verso ələ magə. « andiamo? » chiese poi, uscendo dalla stanza verso le undici meno un quarto.
non tutti i gruppi, comunque, ebbero persone che uscivano dalle stanze. uno di questi, infatti, era lontano dall'idea non solo di uscire ed esplorare il luogo, ma anche di fare la minima attività — per dirci, tranne ələ biondə, nessuno aveva toccato i punti personalizzati per loro, che fossero la pista da bowling o il set di animazione con vari tipi di plastilina e set di registrazione con tanto di fotocamera.
« ed ora, che si fa? » chiese tammie, seduta sul letto, ad un certo punto, osservando le altre due persone attorno a lei. esther, anche lei stesa sul suo materasso, volle dire qualcosa, aprendo bocca per qualche secondo, ma si rese conto che, in quella situazione, c'era poco da fare..
era come se non ci fosse speranza..
« oh, suvvia, non siate timorose, ragazze! » ed ecco che pio, con una gioia improvvisa, squarciò quell'atmosfera buia e triste, smettendo di controllare la qualità dei piatti, alzandosi dal posto da batterista e mettendosi al loro fianco, stante di fronte a loro. « sono sicurə che il nostro Signore ci darà la forza per superare questa difficoltosa prova! »
per quanto stesse ignorando la situazione religiosa delle due, ləi aveva sicuramente buone intenzioni. insomma, chi poteva resistere ad un sorriso così splendente ed una voce così calorosa?
« non so, Pio.. » evidentemente, le sue coinquiline. esther sospirò, dopo aver esternato i suoi dubbi ed i suoi sentimenti, anche se — come suo fratello avrebbe detto, probabilmente — forse stava sbagliando a fare ciò.. a fidarsi di queste persone. « e se qualcosa di orribile debba accadere? »
anche tammie sembrava del suo stesso avviso, tanto che portò le mani all'altezza delle sue spalle, come per darsi un abbraccio e confortarsi in quella situazione — se non fosse stato oggi, probabilmente già domani si sarebbe potuta svegliare come una delle sue giornate peggiori.
pio notò quanto lo stress e la paura attanagliasse quelle due povere creature — sarebbe potutə considerarsi unə messaggerə di Dio, se le avesse lasciate in quelle condizioni?
« no, sorella Esther, questo è l'atteggiamento sbagliato! » certo che no; per questo, ragionò un po' su come tirare loro il morale. e presto, il suo Signore sembrò aprirgli la mente. « pensaci bene: anche in un luogo così brutto, hai ritrovato tuo fratello, no? questo è un bene! — e sorella Tammie! anche in quel momento in cui eri debole, nel video, ti è stata offerta una bevanda calda come supporto! »
questi brevi esempi crearono, nelle espressioni inizialmente preoccupate delle due, un piccolo momento di confusione — questo bastò allə batterista, per rinforzare ancora di più il suo discorso.
« anche nel momento meno felice, il Signore vi è stato accanto.. ci sta benedicendo tutt'ora, permettendoci di rimanere in vita un altro giorno! » la sua dialettica sembrava star facendo effetto, siccome le due sembravano starsi lentamente convincendo di quello che stava dicendo — effettivamente, erano ancora vive, no? e finalmente, pio diede un'ultima affermazione, portando una mano sul petto.
« ed io sono grato, di aver trovato delle sorelle.. delle amiche.. anche qui! »
se fosse stato un assolo di chitarra, si sarebbe beccatə un applauso. ma qui, l'unica cosa che ricevette furono sguardi prima sorpresi, e poi sorridenti e felici.
« grazie, Pio.. » disse tammie, con voce sincera, ricevendo un assenso da esther, anche lei d'accordo con la sua coinquilina.
« sì, sei davvero un'amicə unicə! » aggiunse quest'ultima, tanto che pio si sentì quasi in imbarazzo, di fronte a tutti questi complimenti.
« oh, non merito queste lodi — solo il nostro Signore ne è degno! » disse, ridacchiando in maniera quasi nervosa, per poi riprendere la parola, con un grosso sorriso. « ora, che ne dite se vi suono qualcosa? poi possiamo giocare a bowling, ed Esther ci può mostrare come si fa— non ci ho mai giocato, a dirla tutta! »
sembrava che, lentamente, tutti avevano trovato il modo di ambientarsi nelle loro stanze.
o almeno, quasi tutti.
« beh, che dire — speravo di trovarti qui »
il giardiniere si voltò, abbastanza sorpreso di trovare qualcun altro, a quell'orario così tardo, nella serra. nessuno era venuto a cercarlo, fino a quel momento, e lui sarebbe presto andato via — insomma, doveva comunque tornare a letto e dormire un pochino, giusto? la panchina dove era seduto, o il terreno dei fiori, che lui conosceva bene, non sembravano la definizione di “ riparo confortevole ”. e, dopotutto, c'era pur sempre quella maledetta regola del coprifuoco.
ma allora, gli veniva da chiedersi che ci facesse quella ragazza là fuori.. e che voleva dire con “ sperava di trovarlo lì ”? doveva aspettarsi di venire assalito? se per questo, la giovane non sembrava esattamente un tipo esperto da combattimento ravvicinato — poteva contare sull'essere in vantaggio per quanto riguardasse la forza fisica, almeno.
« gavriil, è esatto? »
ed aveva pure la voglia di ricordarsi il suo nome — di lei, gavriil ricordava solo urla, strepiti e lamentele verso tutti. specialmente verso..
« non molto loquace, vedo »
anche se non aveva ancora aperto bocca perché non aveva intenzione di risponderle, al sentirsi chiamato in causa in quel modo, egli si pose subito sull'attenti. non era una buona idea mettersi contro di lui..
« e non aspettarti che lo diventi »
e kalliope questo lo sapeva. vedendo come l'aveva appena ripresa, in circostanze diverse, si sarebbe subito messa a discutere. ma adesso, in quel momento, in quel luogo.. in quel mondo, doveva agire diversamente.
« oh, non ho mica detto questo » ribatté, in maniera fin troppo cordiale, avvicinandosi cautamente al punto dove era seduto il rosso. « è una bellissima serra, questa » gemette tristemente, dando un veloce sguardo ai fiori, ed al terriccio che li circondava. ancora, in un mondo che non era quello, la cantante d'opera si sarebbe disgustata alla sola vista di quel materiale così umile e sporco. « peccato che l'abbiano messa proprio in un luogo così.. terribile » ma voleva giocare d'astuzia, dando un'impressione più gentile e simpatica. « tu che sei un giardiniere, forse ne soffri più di tutti— »
« sei irritante »
..
beh, era probabile che quella prima mossa non andasse a segno.
« arriva dritta al punto, così puoi lasciarmi in pace »
quelle due frasi, dette dal ragazzo accanto a lei, la fecero quasi sorridere e incazzare allo stesso tempo — che soggetto patetico, ma terribilmente interessante.
era quasi..
« molto bene, se è ciò che desideri » si riprese, sedendosi accanto a lui, notando come quest'ultimo non si scostò — meglio così, diede il tempo alla francese di sistemarsi la gonna, e porre le mani su quest'ultima, in maniera elegante e delicata, come si addiceva alla sua figura. « volevo proporti un'alleanza »
..
un breve momento di silenzio, che venne interrotto solo dalla risata del rosso.
fu improvvisa, e colse leggermente kalliope di sorpresa — per l'ennesima volta, lei rifletté su come, in quel momento, doveva avere pazienza e non sferrare un colpo all'altro, che per contro stava continuando a lasciarsi andare ad una risata sguaiata ed, a tratti, sprezzante.
« mi fa piacere che questo ti allegri, ma io sono molto seria » aggiunse la cantante con voce calma ed uno sguardo adatto a quel tono — non era dolce, ma mostrava comunque tranquillità e concentrazione.
« sicuramente » finalmente, riuscì a strappare una parola dalla bocca del coetaneo dai capelli dalla sfumatura simile all'arancio. « infatti, è questa la cosa più esilarante »
e detto ciò, si voltò finalmente a guardarla negli occhi. quegli occhi così blu, così profondi ed impertinenti.. erano semplicemente il perfetto contrasto tra i suoi, così neri, che trasudavano contegno e superficialità.
« scusa, signorina — ma credo tu abbia fatto un buco nell'acqua » quindi, è così che voleva giocare? secondo kalliope, sì — quell'accento italiano, lingua appartenente ad un popolo che la sua nazionalità avrebbe dovuto odiare, adesso suonava come le note più attraenti di una canzone che sarebbe dovuta essere la più stonata melodia.
« non sono proprio l'uomo che cerchi.. ti conviene cercare qualcuno di più pazzo di me » come stava facendo l'australiano adesso, dirigendosi via da quella panchina, tutto questo sarebbe dovuto essere qualcosa da cui sarebbe stata volentieri lontana..
ma questo, in un altro mondo.
in questo, poteva anche sopportare di farsi attraversare dal suono più truce, poteva anche farsi stare bene la persona più lontana da lei..
e fu così, che prima che uno dei due potesse fare qualcos'altro, entrambi si ritrovarono per terra, lei sopra di lui, su quel terriccio così sporco, così disgustoso, tra i fiori più belli conosciuti. che metafora azzeccata a quei due: il terreno sporco, umile e disgustoso, assieme ai fiori delicati e stupendi, che attiravano lo sguardo di chiunque.
« che cazzo— » decisamente, l'unica reazione sensata che poteva venire da qualcuno come gavriil — o da chiunque, dopo essere stato trascinato verso quella posizione dalla cantante.
quest'ultima non si stava nemmeno curando del fatto che probabilmente avrebbe avuto macchie di sporco sul vestito nero, o sul viso pieno di trucco, metodicamente applicato. sbatté le palpebre con le ciglia lunghe, osservandolo in silenzio come la cosa più interessante in quel momento — forse perché, sotto sotto, lo era.
« io credo il contrario, chéri » doveva esserlo, siccome stava portando la giovane a muovere la mano lentamente, dal petto dove vi era poggiata, sempre più verso il basso, mentre il suo rossetto cercava le labbra di lui. « io penso.. che noi siamo più simili di quel che credi— »
e, come prima, stavolta fu il momento di gavriil di fare un movimento brusco, e cambiare le loro posizioni. stavolta, furono le mani del giardiniere a muoversi, e spingere lontano la francese lontano, allontanandosi.
« e levati! » lo disse in un tono talmente disgustato e frustrato, che kalliope quasi fu tentata di rispondergli a tono. « pensi di comprarmi con questi giochetti da quattro soldi? » forse non riuscì a farlo perché la interruppe per farla rinsavire, il tempo necessario per ricordarle perché stava facendo tutto questo. « stammi lontana, oppure— »
non poteva lasciare che questo qui la rifiutasse e se ne andasse di nuovo, come stava facendo prima, e come probabilmente era in procinto di fare ora.
lei, in fondo, era kalliope lachapelle.
e se doveva usare le maniere forti..
..
« quel detective— »
..
lo avrebbe fatto.
..
e stranamente, funzionò.
gavriil, prima di spalle e sul punto di lasciarla lì, si fermò improvvisamente con quelle due parole.
quel detective..
« dà sui nervi anche a te, vero? »
..
già.
bastava poco, sicuramente.
per quanto fosse stato un gesto avventato, ricordare le cose giuste, ed usarle nel modo corretto.. era probabilmente quella la risposta, per riuscire. si era lasciata andare a congetture varie, maschere, idee e piani troppo complicati.
quasi le venne da ridere..
le mosse giuste..
« con il suo sguardo inquisitore, la sua espressione mancata, le sue parole vuote.. »
bastavano quelle.
bastava poco per riuscire.
e così, da quel clima di tensione di prima, adesso erano tornati ad uno stato di calma. ci furono pochi secondi di silenzio, prima di ottenere un'altra mossa, da parte dell'altro.
« e se anche fosse? »
..
kalliope sorrise.
« vuol dire che avevo ragione » disse con tono tranquillo, rialzandosi e spolverandosi la gonna dal sudiciume in cui era stata buttata da quel misero giardiniere — gliel'avrebbe fatta pagare, in un modo o nell'altro.
« che io e te siamo più simili di quanto credi »
ma per ora, in quel momento — avrebbe fatto le mosse giuste, e solo quelle.
« nessuno ci capisce, quando noi vogliamo solo sopravvivere.. quando vogliamo scappare dalle regole e cercare scappatoie — quando vogliamo creare la nostra vita, e quando tiriamo fuori le unghie per difenderci, nel caso la gente voglia strapparcela » cercò di usare un tono leggermente melodico e fluente, per cercare di farlo immedesimare in quella situazione sempre più intensamente, per fargli vedere il suo punto ancora più nitidamente.. « gente che vuole sottostare all'autorità » per convincerlo a comprenderla totalmente. « o gente che ne fa parte, a sua volta »
non era un mistero, che si stesse riferendo principalmente a quel detective. e gavriil, onestamente, ci stava pensando, a tutto quello che lei stava dicendo, ed al soggetto di cui stavano discutendo.
e così, ripensò a quel litigio di prima, a quello sguardo spento che gli aveva mostrato, a quelle parole così serie, capaci di ferire il suo orgoglio fino al profondo..
« dove vuoi arrivare? » chiese lui, permettendo così alla giovane di continuare il suo discorso, sempre con un sorriso ampio e soddisfatto.
« alla fine »
..
ma certo.
chi non voleva arrivare alla fine?
anche lui, in fondo, voleva sopravvivere là dentro, in un modo o in un altro.
« ma da sola, la strada è troppo complicata.. persone che minacceranno, accuse che verranno puntate— » uno sguardo inquisitore, quasi inquietante, ma in quel momento — gavriil non si sentì minacciato. « con qualcuno che mi faccia da spalla, però.. »
« o con un alibi »
sembrava quasi che ad ogni frase sua, la francese aumentasse l'ampiezza del suo sorriso. che fosse perché stava effettivamente dicendo ciò che lei voleva sentire, questo non poteva saperlo. ma, a dirla tutta, non sapeva cosa pensare di quella situazione così pazza.
« lo vedi, ora? » a dirla tutta, non sapeva come rispondere — anche se era una domanda retorica, il rosso avrebbe tanto voluto scoprire la risposta a quel quesito. « tu sei perfetto per me, ed io per te » davvero? perché l'unica cosa in cui gavriil era sicuro, era che non voleva avere niente a che fare, con questa qui. « insieme, possiamo rovesciare questo sistema del cazzo »
« .. »
o almeno, così pensava.
« .. »
mancava così poco, effettivamente, per riuscire..
« o forse, tu non vuoi sopravvivere? »
..
già.
quell'ennesima domanda retorica, stavolta, ebbe un effetto forte su gavriil — non voleva sopravvivere? lui? lui, che aveva urlato contro tutti di non voler mollare?
« forse, mi sono sbagliata.. e tu sei come quelle persone che sono disposte a sottostare alla legge, come tuttə ələ altrə »
lui, che aveva fatto di tutto per mostrarsi contrario a quelle decisioni passive del cazzo?
« beh, in quel caso, mi scuso per averti fatto perdere tempo » il movimento di kalliope, che stavolta era lei ad allontanarsi e passare accanto al giovane, nel tentativo di andarsene, era l'ultima goccia che fece traboccare il vaso di quel legame così inimmaginabile.
« sono sicura che sarà divertente, quando dovrai giustificarti di fronte a tutti dopo quella scenata che hai fatto e passare per innocente, durante uno di quei trial.. »
e diamine, se gavriil ci pensò, ad una situazione del genere. certo, si sarebbe difeso a spada tratta, gridando con tutta la voce che aveva in corpo, cercando di fuggire e cambiare il suo destino — ma, alla fine, ci sarebbe arrivato?
« buona fortuna a trovare qualcuno che ti voglia ancora, caro il mio giardiniere »
..da solo, aveva decisamente meno possibilità, di farcela.
« .. » un secondo, per ripensarci. per cambiare idea, per ritrarsi da quell'intera pazzia. « aspetta »
ed ecco che la scena si ripeteva all'inverso, per una semplice parola detta dall'australiano, si fermò la cantante sul posto, voltandosi con un sorriso.
« sì? »
..
« .. »
poteva davvero provarci?
« se dovessi accettare questa alleanza.. » iniziò, tastando il terreno — metaforicamente parlando — di quella possibile richiesta, e se fosse una buona idea farla davvero. evidentemente, i suoi pensieri arrivarono ad una conclusione, la quale non sapeva ancora fosse errata o meno. « ..cosa dovrei fare, esattamente? »
ed eccolo, ancora: quel sorriso maledetto, che si palesava sul viso di kalliope. sembrava che si stesse divertendo, nonostante tutto. con un veloce gesto, si volse completamente verso l'altro, stando così di fronte a lui.
« domani, quando ti farò un cenno, avvicinati e ti farò sapere di più » spiegò, con uno sguardo equilibrato. sembrava lo stesse squadrando, dall'alto verso il basso, per captare qualsiasi traccia di dubbio che lei potesse eliminare. « se vorrai ancora avere un'alleata, è chiaro »
« .. » ovviamente, il giardiniere non era del tutto sicuro di questa storia — era fin troppo facile, così. « e cosa mi assicura che tu non mi ucciderai, nel momento in cui ne avrai l'occasione? »
il sorriso di prima scomparve totalmente, e le curve delle sue labbra ancora dipinte si abbassarono all'improvviso. certo, era un'accusa bella pesante, ma egli non immaginava di sorprenderla così tanto da farle cambiare atteggiamento in un battito di ciglia.
« lo giuro sul nome di mio padre »
fu una risposta fin troppo mirata, ma avendo visto come si atteggiava e come esercitava gran influenza con la sola base del suo cognome, non era chissà quale scoperta. e per gavriil, onestamente, non era chissà quale promessa, esponendolo a parole in breve tempo.
« che gran garanzia »
« puoi dirlo forte »
« ero sarcastico »
la risposta di entrambi arrivò fin troppo presto, come un battibecco di due bambini delle elementari che ripetevano “ è stato ləi ” oppure “ non è vero ”, o ancora “ è mio ” o qualche altra stupida parola che erano soliti dire. eppure, lei sembrava fin troppo seria, nel dire ciò e le cose che vennero dopo.
« .. » « che Dio mi sia testimone e mi punisca, se io non debba tenere fede a questo patto »
« ti metti a fare la santa, ora? »
l'australiano non sapeva davvero più se prenderla seriamente, nonostante la fermezza che dimostrava nel tono di voce e nello sguardo negli occhi. non sapeva se la ragazza fosse religiosa, e non è che lui si fosse mai posto un'interrogativo simile, almeno fino ad ora. poco importava con tutte le persone che parlavano di religione là dentro — in questa situazione, una discussione del genere era l'ultimo dei suoi problemi. non valeva la pena nemmeno prenderla in quel momento.
sospirò sonoramente — stava cominciando ad essere stanco di tutto questo, ma la sua mente e la sua lingua si rifiutavano di cedere. « ..non è che mi fidi ancora, del tutto »
« oh, ma non c'è bisogno che tu lo faccia » fortunatamente, fu kalliope a decidere per lui, voltandosi per quello che furono le ultime parole che disse, prima di girare i tacchi ed allontanarsi per lasciarlo solo con i suoi pensieri.
« ma hai una scelta » disse con un volume alto, in modo che lo sentisse prima di sparire, per fargli ricordare il suo sguardo agghiacciante, e per lasciarsi l'eco della sua voce fredda dietro. « o me, o loro »
poteva anche scegliere sé stesso, a questo punto..
ma voleva davvero correre questo rischio?
voleva davvero giocarsi la vita così?
voleva davvero perdersi in questo modo?
« beh, almeno possiamo tenerci d'occhio, qui »
almeno loro, come ultimo gruppo, potevano considerarsi sicuri di quello che stavano facendo.
« tenere qualcuno sotto il proprio occhio, comunque, è sopravvalutato.. chi dice che quella persona non stia già vagando, con il proprio io, verso pensieri inesplorati? che stia programmando un suo mondo, fatto di congetture e idee, dentro la sua mente? »
o forse non così sicuri, stando in camera con una come penny.
xe non sapeva cosa fare, a quel punto — non avrebbe mai pensato di trovarsi lì, e specialmente, in una camera con altre persone, venendo praticamente costretto a socializzare, la quale era una delle capacità che, tristemente, gli mancava.
insomma, come doveva comportarsi?
doveva dire qualcosa?
doveva presentarsi?
ringraziarli, forse?
ma di cosa?
chiedere a cosa servissero le pagine ingiallite e gli utensili sulle loro scrivanie, teoricamente personalizzate secondo i loro ultimate, ed in che modo tali elementi potessero—
« yomi? » ci sarebbe stato un momento in cui xe sarebbe statə in pace, ma forse quel tempo non era ancora arrivato.
guardò il famoso ragazzo dai capelli blu — ji-ho, ora ricordava il suo nome, grazie all'intervento di prima — ed osservò come aveva menzionato il suo nome. « è il tuo nome, giusto? »
effettivamente, ciò era corretto.
ma doveva dirlo?
oppure negare?
quale poteva—
« oh, non essere timidə! con noi, puoi essere chi sei! in questo spazio, posso assicurarti che da me non verrà critica alcuna, nessun tipo di giudizio che vada a minare la tua personalità o la tua emotività— »
onestamente, quei lunghissimi monologhi stavano cominciando a suonare come qualcosa di simile al segnale acustico che aveva udito più volte all'inizio — ripetitivo e rumoroso.
ma non sentiva la stessa sensazione di pesantezza di prima..
no, stavolta..
stavolta era quasi..
calorosa, come impressione?
« penso abbia afferrato il concetto.. penny? » le parole di ji-ho lo fecero rinsavire da questi pensieri — anche venire interrotto dal pensare, per quanto lo trovasse in parte noioso, stava cominciando a diventare un'abitudine.
un'abitudine poco antipatica, ma non eccessivamente simpatica.
« se è così che vogliate chiamarmi, sarò più che onorata di accondiscendere a tale titolo »
« bene » dopo questo scambio di battute da parte dei due, il più grande si voltò verso il detective, xi quale si stava avvicinando al suo comodino, prendendo un pacco di sigarette in mano.
ləi non si era nemmeno resə conto come anche penny ne avesse uno, e si fosse già finita la prima. ah, ecco cos'era questa necessità di prendere il suo profumo.. che non aveva.
« yomi, a te non dispiace se fumiamo, vero? »
onestamente parlando, questa sincera manifestazione di cura nei suoi confronti lo sorprese. erano estranei, eppure.. eppure si stavano comportando in modo decente nei suoi confronti.
scosse il capo silenziosamente, facendo sospirare penny, la quale buttò l'ennesima nuvola di fumo.
« oh, grazie al cielo! è una delle cose di cui non potrei fare a meno, a dirla tutta » l'onestà che utilizzo nel dire ciò fu un altro elemento, in quelle interazioni, che sorprese yomi a tal punto da starsi chiedendo, se tutto ciò fosse un sogno, o un incubo.
non era nessuno dei due, aveva escluso questa alternativa già prima. ma queste emozioni così genuine, erano qualcosa che non si vedevano tutti i giorni.
« se ti diamo fastidio, diccelo pure » gli rivolse la parola di nuovo l'ispettore sanitario, facendo un primo tiro dopo essersi messo al fianco di penny. « dopo, però, suggerisco che riposiamo » consigliò, subito dopo.
yomi, in tutto questo, non aveva alcuna intenzione di unirsi a quella dipendenza — non era nelle sue corde. ma almeno, poteva provare a dare il suo contributo nella conversazione.
« sono d'accordo » iniziò, notando come i due avevano preso a fissarlo, forse anche loro sorpresi che aveva iniziato a parlare.
già, non aveva parlato molto, là dentro.
solo in un'occasione, prima di ora, aveva deciso di dare voce ai suoi pensieri — ossia, durante quel litigio con quel ragazzo dai capelli rossi.
non aveva idea del perché si era sentito tentato di parlare in quel modo.. ma sicuramente, non ne andava fiero. probabilmente, si era reso più ridicolo del dovuto, ed si era fatto dei nemici.
nulla di nuovo, insomma.
eppure, in quel momento, davanti a quei due, si sentiva abbastanza fuori luogo.
« forse sono io, quello che dà più fastidio, qui »
xi scappò dalle labbra come un soffio, pentendosi di averlo detto solo una volta compiuto il misfatto. un gran bel modo di mostrarsi, insomma.
non avrebbe dovuto importargliene nulla, sinceramente — né di quel giardiniere, né di quei due, né di come sarebbe dovuto apparire.
ed allora perché quei ricordi—
« non direi affatto »
ed eccola di nuovo, la rottura dei suoi pensieri da parte di ji-ho — effettivamente, stavano passando troppi secondi, dove xim aveva ricevuto troppa libertà e tempo per lasciarsi andare alla sua mente.
ma le parole di lui furono significative, tanto che portarono ələ detective ad alzare lo sguardo verso il giovane sud-coreano, che esalò un'altra nube di fumo, seguito dalla polacca.
« insomma, non mi sembrate cattive persone »
cattive persone?
non si conoscevano nemmeno, come potevano—
« ah, ma l'apparenza è solo una breve impressione che ci creiamo.. un'idea banale di quello che sembra e che, forse, non è— »
yomi si fermò un attimo, riflettendo su quello che aveva detto ji-ho ed ignorando le parole di penny—
era forse questo, l'inizio di qualcosa più grande di ləi?
non sembrava, tuttavia, fosse l'ultima scena, questa.
perché varie risate si sentirono, mentre una piccola figura con un nastro rosso camminava a passi lenti, sospirando un paio di volte. era sempre più vicine alla fonte di quei rumori felici..
o almeno, non sarebbero dovuto essere felici, sicché la causa di essi — ben conosciuti da lei — non le sembrava avesse qualcosa che dovesse rimandare alla felicità, alla gioia, o al divertimento.
era più simile.. alla disperazione.
ma, in fondo, era su questo che si basava tutto, no? stavano facendo questo per dimostrare qualcosa..
forse non lo stavano facendo nella maniera più etica o corretta, ma onestamente, non avevano nulla da dire loro — non era come se avessero preso dei soggetti a caso, no? se volevano cancellare quelle memorie, in fondo, non meritavano tutto questo?
le aveva detto così..
« ma guarda, guarda.. » disse quella persona, quella figura conosciuta da lei fin troppo bene, dietro un computer guardando tutti i presenti in quel gioco infernale, mentre lei si dirigeva davanti alla sua scrivania.
ci volle qualche secondo, prima che si accorse di lei, e quando lo fece, il suo sorriso si fece sempre più ampio. « oh, eccoti qui, hatsuko » mormorò con dolcezza, invitandola ad avvicinarsi con un cenno della mano. lei obbedì, mettendosi al suo fianco e ricevendo, così, una dolce carezza sul capo. « hai svolto un lavoro brillante » era sempre felice di ricevere delle lodi, specie se venivano da lui. « spero tu sia pronta »
« grazie, signore » disse lei, guardando ciascuno di quei ragazzi. non capiva onestamente ancora come, per l'altro, questo spettacolo fosse così divertente. « e sì, ma ancora mi sembra presto »
non lo capiva, ma non era programmata per farlo. poteva sicuramente immaginare che fosse ancora mattina, perché comunque stavano dormendo tutti — o quasi tutti.
« lo è, è vero » non era raro che si trovassero d'accordo, a dirla tutta. « meriti un premio, lo sai? »
a sentire la parola “ premio ”, i bordi della sua bocca si alzarono verso l'alto.
« grazie, signore »
sì, non era programmata per capire come questo fosse divertente.
« per ora andiamo » ma di una cosa era sicura, mentre con lui si dirigeva verso l'altra stanza. « diamo pure inizio ai giochi »
e ciò era come tutto questo, in fondo, dovesse essere portato a termine — ad ogni costo.
N.A.
SALVE RAGAAAA
dunque, vorrei prendermi il tempo per ringraziare chiunque sia statə partecipe a questo progetto! again, grazie ancora <33
per chi non sa, HOM è un progetto che nasce da tantissimo tempo, ed è stato abbandonato per un po' di tempo, per poi essere fatto rinascere.. ed insomma, vederlo essere finalmente out mi rende estremamente felice :') </33
quindi ancora, grazie!!
besides this, ecco finalmente il primo capitolo!! che ne pensate dei personaggi? e di hatsuko? ed in generale, dell'ambience? :))
spero di aver trasposto i vostri personaggi nel modo migliore possibile, e come era stato previsto,, yomi è il protagonista! come co-protagonisti ci stanno ji-ho e penny, a formare il trio di questa storia di protagonisti!
e questo è tutto quello che ho da dire, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto! <33
alla prossima, bacini!!
— NIKI ★
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