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ℭ𝔞𝔫𝔱𝔬 𝔡𝔦 𝔙𝔢𝔯𝔬𝔫𝔞
𝔇𝔞𝔩𝔩'𝔢𝔱𝔢𝔯𝔢
O Romeo,
Gli anni hanno fluttuato e fluttuano nell'eternità impertubabili, privi di pesantezza e colpe, colpe che soltanto noi abbiamo, sebbene le nostre sofferenti anime non siano state insozzate da peccati condannabili dalla figura austera del Papa, il quale-come Iddio- sa ogni cosa e vede ciò che accade sotto il suo palazzo.
Verona non è affatto cambiata. Le identiche dimore ritagliano i cirri, con i loro tetti oscuri, resi uniformi dalla disposizione asettica dei mattoni neri neri. In siffatto(questo) modo, le strade si perdono nel labirinto di angoli esplorati più e più volte, all'infinito e senza uno scopo reale. Ah, se le anime che tutt'oggi pullulano la nostra terra natía vedessero le dame protette dalle sete e il pudore di cui era intriso il loro spirito! Se percepissero il ferro tagliente delle spade dei nobili, tinto di sangue odioso, il quale fu la causa della nostra morte!
Vorrei che gli ultimi abitanti di Verona udissero il suono del mandolino, sì(così) dolce e mesto, il quale si arrampicava sulle pareti marmoree dei palazzi e avillupava i cuori di fanciulle candide. Vorrei che partecipassero ai balli del passato, nei quali tutti giravano, giravano, giravano guidati dal flauto.
Il passato è inesistente, oramai. Noi non esistiamo più. Siamo stati dimenticati dal mondo, che è più incline al consumo e all'acquisto di materie esposte in vetrina. Probabilmente noi due siamo estranei.
Romeo, il tuo nome non è più un braccio, nè una gamba, nè un piede, nè un bacio rubato ad un ballo, nè un ragazzo che contemplava una fanciulla difesa dal davanzale del suo balcone. Sei un ricordo protetto dalla mia ardente devozione, dal desiderio di accarezzare i tuoi capelli scuri e soffiare affetto nella tua mente di maschio.
Piuttosto che morire, avrei preferito venir scacciata dalla dimora paterna, vagare invisibile tra le strade della patria, nutrirmi di pane raffermo e lacrime e osservare la luna piena incastonata nella seta cangiante della notte. In quei momenti, avrei pregato per te e per la vita che l'esilio ti avrebbe sottratto!
Mio Romeo, lascia che questa lettera sia intrisa di malinconia e dei baci che ci saremmo dovuti dare! Tutt'ora abbraccio la carta pregna di inchiostro, rammentando i giorni in cui ci perdevamo nelle nostre braccia.
Mi manchi, oh quanto mi manchi! Se penso a quanto siamo distanti, il sangue si impossessa delle lacrime e la mia anima urla, disperata più della sottoscritta!
Romeo, io, io voglio rivederti per sempre, per l'eternità!
Giulietta
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