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SHIP(S) : KAORUGORO / KAZUGORO ( ? )

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MARRY ME — THOMAS BRETTH

SUMMARY :

SURPRISE !

RATING :

GREEN

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goro voleva sposarsi.

kazuya ne era a conoscenza, era un segreto che gli era stato svelato dalle prime volte in cui lui ed il castano si stavano frequentando. più precisamente, fu durante una volta che erano rimasti a letto, a dormire insieme, senza aver successo nel chiudere occhio — una delle tante volte in cui kazuya era rimasto a dormire a casa di goro e di suo nonno. solo che, quella sera, lo stavano facendo come fidanzati non ufficiali, e non come semplici amici.

erano entrambi troppo timidi per parlarsi.. ma tra i due, era sempre stato il suo amato ad essere quello a fare il primo passo. e per la cronaca, non molti avrebbero avuto le palle di fare una dichiarazione del genere, ma il suo adorato mangaka lo fece. “ goro mio ”, così lo chiamava nascosto dagli occhi indiscreti.

e la cosa buffa era anche come, avendo attirato l'attenzione del violinista dopo la semplice domanda di un “ riesci a dormire? ” seguito da un flebile “ no ”, aveva cominciato anche a descrivere questo perfetto scenario di come doveva essere il suo matrimonio — perché sì, goro voleva fosse tutto perfetto, ma a modo suo.

innanzitutto, non voleva farlo in qualche chiesa — non voleva che ci fossero problematiche religiose alcune. e poi voleva poche persone — essendo comunque una persona che non apprezzava eccessivamente la sua fama e le orde di fan sfegatati per le sue opere, non voleva che anche il suo giorno speciale venisse rovinato in quel modo. e, nel profondo, sperava che suo nonno, unica persona che lo aveva cresciuto, potesse sia accompagnarlo all'altare che fare un discorso incoraggiante. non voleva nemmeno spendere una fortuna, giusto per lasciare qualcosa ai suoi figli, se ne avesse avuti — o anche allo stesso vecchietto che tanto amava.

e poi voleva tantissime magnolie.

« magnolie? »

glielo aveva chiesto, quella sera, con un sopracciglio alzato e totale confusione dipinta nel suo volto. lo schizzo di un volto che tante volte goro aveva cercato di disegnare, ed ogni volta riceveva lodi ed elogi da parte dell'italiano.

« sì, perché no? »

lo aveva chiesto con quel suo solito sorriso — un sorriso talmente puro e passionale, che kazuya ne era rimasto abbagliato. se fosse stato meno codardo e si fosse trattenuto dallo sparlare, come era solito fare, lo avrebbe baciato lì, seduta stante. ma il suo caratteraccio aveva altri piani, per quella notte.

« non vorresti delle rose? o dei fiori più importanti? »

importanti..

certo, perché doveva esistere una gerarchia, un sistema, un qualcosa contro di loro ogni singola volta. anche quando si trattava di scegliere dei fiori. perché non si fermava alla semplicità? perché non si permetteva di rilassarsi, e vivere la vita così com'era? perché doveva sempre mettersi sulla difensiva, e cercare uno spiraglio d'odio e di conflitto quando questo non esisteva?

e goro..

oh, goro.

con quella sua pazienza, quella sua dolcezza, quel suo maledetto sorriso perfetto — portava lo sguardo prima sui suoi occhi color nocciola, e poi tornava a guardare il cielo. per sognare? per sperare? per fare entrambe le cose? chi lo sapeva, cosa passava per testa a quel giovane.

« nah.. » certe volte, kazuya avrebbe voluto scovare i più oscuri segreti, dietro quelle iridi scure. « le magnolie sono così belle, e delicate, in fondo » nella mente che apparteneva a quelle mani tanto delicate, che gli accarezzavano il viso dolcemente, giusto prima di allontanarle mentre quel corpo si distanziava. « mi ricordano noi, in un certo senso »

e lui avrebbe potuto chiedere, quella stessa notte, cosa volesse dire, mirando ad una frase positiva, colma di supporto ed amore. “ goro, mi vedi bello come un fiore? ” “ quindi sceglierai me, come scegli le magnolie, eh? ” “ quando pensi al tuo matrimonio, vedi anche me? ”

ma no.

no, il suo senso di paura e codardia ebbero la meglio anche allora, lasciandolo con le guance rosse ed attaccando il suo amato. fortunatamente, l'unica “ arma ” che trovò la forza di lanciare contro il mangaka con le mani quella sera fu un semplice cuscino, che colsero semplicemente l'altro di sorpresa.

lo fecero voltare, e permise che i loro occhi forzassero un altro contatto visivo, prima che la voce acuta del violinista interrompesse quel silenzio, tanto odiato quanto ammirato dai due amanti.

« mi stai dando del delicato? » e tra quella battuta sarcastica, ed una risata che proruppe qualche secondo dopo da parte del ragazzo dai capelli a caschetto, un altro cuscino venne lanciato, stavolta colpendo la faccia dell'italiano, che restò un attimo fermo a metabolizzare ciò che stesse succedendo, prima di rincorrere il suo fidanzato segreto.

« GORO, TORNA QUI— »

« PRIMA DEVI PRENDERMI »



































non fu quella, l'ultima volta che si misero a ridere, o fare a battaglia di cuscini. e non fu l'ultima delle volte in cui il castano chiaro rimaneva incantato ad ascoltare l'altro parlare di tutto ciò che aveva organizzato in quel cervello così pieno di creatività, che fosse l'idea per il suo nuovo manga o un altro dettaglio per quel giorno così importante ed atteso.

ed ora, kazuya lo vedeva.

eccome, se lo vedeva.

nel suo completo nero, con il whiskey in una mano — avrebbe gradito un po' di vino, ma goro aveva probabilmente insistito per qualcosa di più forte — e l'altra stretta in un pugno. non un pugno di rabbia — più di nervosismo.

si guardò allo specchio un paio di volte, cercando di sistemare le pieghe della giacca ed il papillon decisamente troppo stretto. la cravatta gli sembrava troppo sfarzosa, e non ci fu modo di convincerlo a mettersela. ma non era questa, la questione principale — bensì, come si stesse osservando i capelli passati col gel, e quelle stesse mani che stavano sistemando le ciocche chiare stessero tremando, e la sua vista si facesse sempre più appannata.

ma tu guarda — persino adesso, doveva fare il codardo?

preferiva abbandonarsi ad un alcolico da quattro soldi — seppur da matrimonio, non si poteva mascherare la natura del whiskey — e lasciare che i suoi muri cadessero, giusto prima della cerimonia, invece di andare là fuori, ed andare incontro al suo destino? non era la fine del mondo, né una condanna a morte — ma kazuya sentiva le gambe tremare proprio come i suoi polpastrelli.

però non voleva piangere.

non ancora.

non in quel giorno così importante.

non poteva permettersi di rovinare il matrimonio di goro e—

« kazuya? »

una voce interruppe quella burrasca di pensieri, e portò il castano scuro a voltarsi nuovamente.

non fu il caschetto di capelli marroni che lo accolsero — ma una chioma dalla capigliatura simile, seppur dal colore più tendente al verde scuro. non la figura dei suoi pensieri, ma almeno una persona amica.

« shinobu » sussurrò, mentre l'amica si avvicinava a passo deciso, ma lento. portò una mano sulla guancia, piegando la testa di lato e sistemando il famigerato papillon nero. più che da matrimonio, sembrava vestito da funerale.

« ma guardati.. sei meraviglioso » le disse, con un tono così dolce da sembrare quasi vero. ma come potevano essere felicità e commozione, ciò che cercava di trasmettere lei? brutte copie dell'originale. proprio come lo era—

scosse la testa da quei pensieri negativi. doveva smetterla. doveva finirla di lasciarsi andare a quelle dichiarazioni moleste che il suo cervello cercava di propinargli. se proprio doveva farlo, poteva aspettare fino alla fine della cerimonia, no?

fortunatamente, c'era un'altra persona a risvegliarlo, da quella trance così forte ed autodistruttiva, che gli porgeva la mano con gentilezza, in attesa che egli la prendesse.

« allora? vogliamo andare? » ma quella presa non arrivò mai — come al suo solito, la paura aveva avuto ancora la meglio, lasciandolo paralizzato sul posto, come un cubetto di ghiaccio. e shinobu sospirò avvilita, vedendo l'amico in questo stato — anche lei lo capiva, ma cosa poteva farci, ormai? abbassò quella mano protesa, portando l'altra sulla sua spalla, per svegliarlo un po' più bruscamente da quel turbinio di pensieri dentro la sua testa.

« hey, lo so, è dura.. ma puoi farcela » una pausa. si morse il labbro, nel tentativo di trovare le parole giuste. « per goro, okay? » e stranamente — o forse, neanche tanto — fu proprio ciò che servì al violinista per dirigersi verso la sala principale, dove c'era l'altare.

una volta arrivato, fece un passo avanti.

e poi si mise al suo posto.

quello dove doveva stare.

e poi, quando la musica iniziò, essendo stante come anche i presenti, guardò verso le porte che si aprirono.

e fu in quel momento, in cui i suoi occhi guardarono quel ragazzo che tanto amava, vestito con quel completo bianco e sfoggiando quel meraviglioso gonnellone che mostrava il resto dello smoking, mentre egli si muoveva in modo meraviglioso — che le memorie tornarono.

a quella notte.

quella seconda notte.

« bacio! bacio! bacio! »

non ne aveva colpa, lo sapeva — a chi piaceva essere messo in quella difficile situazione? anche se erano i loro amici, i ragazzi che avevano conosciuto da sempre.. insomma, cosa poteva fare? cosa doveva dire? che cosa si aspettavano da lui?

« beh— »

avrebbe dovuto lasciare che goro parlasse. goro era perfetto, avrebbe sicuramente risolto ogni cosa.. invece lui.. lui era il totale opposto. se goro era una forza riparatrice, il bene di tutto, kazuya era un male distruttore, pronto a trascinare nel suo baratro di codardia ogni cosa e chiunque si ci avvicinasse.

« avanti, ragazzi, basta scherzare.. »

scherzare..

ma certo, perché per lui era tutto un gioco.

non c'era nulla di serio, in quello che faceva — ogni sua singola azione doveva tradursi come una buffonata, una presa in giro, un qualcosa che dovesse fare ridere. ovviamente, era il meccanismo con cui si difendeva da più tempo, che conosceva meglio.. ma non era quello giusto. l'unica cosa che portava, come al solito, era confusione. distruzione e confusione.

« eddai, kazuya, qual è il problema? »

ovvio che nori non vedeva il problema — si preoccupava così tanto di loro, ma capiva davvero quale fosse, il punto? forse no, e mai lo avrebbe capito. ma non era a lei, che doveva fargliene una colpa — non era lei, che aveva mandato a puttane tutto.

« già, non ci dirai che hai paura.. »

ancora in quel momento, non ricordava come nicholas fosse riuscivo ad essere lì, quella sera — chi lo aveva invitato, poi? nessuno trovava simpatico quel ratto viola.. probabilmente si era auto-invitato, solo per dire l'ennesima cazzata per peggiorare quella situazione tanto delicata.

ma fu ləi—

proprio ləi—

« goro non vedeva l'ora, poi! »

all'inizio, lo trovava anche simpatico. erano diventati presto amici, e si erano stati affianco in alcuni momenti.. ma quando il violinista capì che c'era qualcosa di più sotto— fu come un istinto che si accese in lui, che scaturì dai più oscuri meandri del suo io.. come la frase che uscì successivamente dalle sue labbra quella sera. non poteva stare zitto ogni tanto, vero?

« e voi che ne sapete? »

che ne sapevano, in fondo? di quello che lui aveva passato? di quanto ci tenesse a goro? di come non aveva bisogno di dimostrarlo in modo così plateale, se non se la sentiva? della sua codardia, e dei suoi difetti, che ne sapevano loro?

nulla.

proprio come lui, non seppe nulla di cosa dovesse rispondere ad una domanda come quella che gli venne posta.. proprio da lui. che forse, in fondo, conosceva già la risposta.

« beh, perché non glielo chiedi? »

e poteva ancora salvare tutto, ovviamente. goro voleva ancora lui— lo vedeva nei suoi occhi, nel modo in cui lo stava pregando di dire qualcosa.. ma niente uscì dalle sue labbra.

invece, fece l'unica cosa che sapeva fare il suo animo pieno di paura.

« kazuya— »

fuggì via.

via da quel locale.

via da quella gente.

via da quella vita.

via da goro.

« KAZUYA! »














































ed ormai, era troppo tardi per tornare indietro.

perché goro stava andando avanti, avanzando.

non poteva più guardare al passato, ma solo concentrarsi sul suo futuro.

aveva fatto degli errori, sì, era così, ma—

ma meritava anche lui una seconda chance, no?

non aveva anche lui il diritto di reclamare?

anche se altri occhi lo stavano guardando, e non erano erano quelli del nonno di goro, o dello stesso kazuya, che stavano fissando goro andarsene—

anche se non sarebbe mai più stato loro—

anche se goro ora, dopo aver salutato gli ospiti, teneva le mani di una chioma dal ciuffo arcobaleno—

lui poteva ancora opporsi, giusto?

« se qualcuno si vuole oppure, parli ora, o faccia per sempre »

..

..

ma come poteva?

anche se quella sera fu proprio ləi a portarlo allo sbando, goro aveva bisogno di una persona simile.

una persona che non avrebbe mai avuto paura di essere sé stesso.

una persona che non avrebbe mai avuto paura di dire le cose come stavano.

una persona che non si sarebbe morso la lingua, o tirato indietro dal dire le cose che provava nei confronti del ragazzo dal caschetto castano.

una persona che non avrebbe rovinato tutto.

una persona che non era come lui.

una persona che non era lui.

una persona come—

« kaoru »

bastò che quel nome lasciasse le labbra di goro, perché kazuya si scusasse con shinobu, e si alzasse dal suo posto — fortunatamente, uno degli ultimi. si sentiva nicholas quella sera.. incapace di capire come era finito invitato a quell'evento.

la scusa fu quella del bagno, la verità era che non ce l'aveva fatta.

non era stato forte nemmeno stavolta.

non era stato lì per goro neanche questa volta.

invece, scappò di nuovo. chiamando un taxi economico e ritrovandosi con gli ultimi suoi risparmi in uno di quei bar squallidi al centro, con il suo smoking ormai tutto rovinato.

e, forse per un gioco della cattiva sorte che si stava burlando di lui, quando chiese qualcosa di forte ciò che ricevette fu proprio un singolo, solitario shot di whiskey.

non ebbe nemmeno la forza di protestare, mentre le guance si riempivano di calde lacrime, in grosso contrasto con la bevanda con dentro due cubetti di ghiaccio, la quale gli scivolava giù per la gola già di sé bollente, a causa del pianto.

o forse, tutto ciò era, ancora una volta, a causa delle parole non dette, che minacciavano di uscire di nuovo.

e fu così che, piuttosto, lasciò che fossero i pensieri a farsi spazio, in quel silenzio ormai non riempito da alcuna risata — perché forse goro aveva scherzato, quando aveva detto che desiderava delle magnolie, o forse era stato un brutto scherzo del destino, fargli scegliere proprio quel fiore, in base agli eventi accaduti dopo.

si narrava, infatti, che la magnolia fosse in principio composta da due fiori di forma diversa — una stellata dai contorni più fantasiosi, e una normale dall'aspetto floreale e delineato. la prima era probabilmente una sognatrice, come l'oggetto a cui si ispirava, nella sua forma, era spesso osservato dai sognatori; la seconda, era la sorella coi piedi per terra, o le radici ben piantate nel suolo, se così si può dire.

un giorno, una delle due sorelle si innamorò di un fiore — proprio la più ingenua, il “ cuore ” delle due magnolie, “ l'anima ” stessa del loro fiore. ma purtroppo, la pianta di cui si innamorò, era un'azalea gialla.

nel linguaggio dei fiori, quest'ultimo germoglio viene indicato sì, anche come un amore passionale e travolgente, capace di farti dimenticare i dolori ed i sacrifici. ma proprio quella gialla, aveva anche un significato doppio: quello di falsità, menzogna e cattiveria.

e fu così, che quella povera magnolia stellata, una volta riconosciuto il suo errore d'amore, si lasciò cadere, lasciandosi morire e facendo perdere l'ultima traccia del suo cuore spezzato in dei fiori che tutt'oggi sono visti come delicati, e fragili.

la sorella maggiore, invece, è la magnolia che tutti conoscono — la magnolia tradizionale, quella bella, forte, stabile in tutto e per tutto. una scommessa sicura su cui puntare, ed una bellezza unica che difficilmente appassirà, visto che sa bene quali scelte fare.

come la magnolia che abbelliva la stanza della cerimonia del matrimonio di quell'oggi.

e seppur kazuya, quale azalea senza ripudio che era, non avrebbe dovuto nemmeno concedersi di pensare qualcosa di così speranzoso, qualcosa che non meritava — un semplice sguardo bastò a farlo girare verso l'ingresso, giusto prima che quella maledetta campanella del bar venisse scossa, indicando l'apertura della porta.

a kazuya mancò un respiro.

e tra tutte quelle parole che aveva trattenuto, solo una si fece strada e riuscì ad uscire da quella gola in fiamme, un ambientazione degna dallo scenario dell'inferno dove avrebbe meritato di marcire — marcire come solo un'azalea gialla come lui, un essere senza cuore e senza coraggio, doveva fare.

dove quell'angelo che tanto amava, il quale ora aveva il suo posto felice ed il suo matrimonio perfetto — nella magnolia più bella che il mondo avesse visto, alta e forte come non mai — non lo avrebbe mai raggiunto, come era giusto che sia.

« goro? »








































N.A

CIAO RAGA.

buon pride month, vvb <33































BEEEE WHOO YOUUU AREEEE— *gunshot*

seriamente, ho paurissima di aver interpretato malissimo i personaggi, ma okay, so di essere pazza io, quindi nessun problema/j /hj

y'all wanted kaorugoro canon, i gave y'all kaorugoro canon, are y'all happy now? 🤭

comunque, yeahhh, mi sono divertitə un botto a scrivere sta roba, and yeah.. i hope y'all like it too. 💕💕 angst a parte, loro sono una poly canon per me, e stanno benissimo in realtà, dw /srs ( per me è /srs. am i delulu? idc ).

AND yeah, la cosa della magnolia is all mine. che bravə che faccio le ricerche, eh? /j
ah, and just so i can make you cry more, il finale è un ending aperto.

meaning che potete scegliere voi se goro è drammaticamente fuggito dalla wedding per trovare kazuya, o se kazuya è impazzito e si è immaginato tutto, o magari è entrato solo un cliente a caso e kazuya è delusional come la sottoscritta, smh..

felice pride month raga, bacetti, mwah mwah!!

— NIKI

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