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[ FIRST THEME : ODI ET AMO ]
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SHIP(S) : KAGEHINA
WORD COUNT : 2368
SONGS YOU CAN LISTEN TO WHILE READING : Stay - Rihanna ( SLOWED + REVERB ) / Ocean Eyes - Billie Eilish or American Avenue / The Night We Met c Falling in Love ( SLOWED ) / Forever - Labirinth ( SLOWED + REVERB )
SUMMARY :
Kageyama non è mai stato un ragazzo molto avvicinabile, al contrario di Hinata, il quale è risultato subito magnetico agli occhi del minore per il suo carattere estroverso.
Col tempo, da semplici compagni di classe sono diventati fidanzati.
Ma può l'odio imparare a coesistere nella mente del corvino, sia nei confronti del suo amore che di sé stesso . . . ?
RATING : GREEN
TAGS : tevrsricochet & -tuttecose
In ogni cosa buona, c'è anche un po' di male.
Per contro, in ogni cosa malvagia coesiste del bene.
È un ordine inscindibile ed ineluttabile. Come la famosa legge della natura dove il più forte domina sul più debole.
Non si può cambiare, come i nostri sentimenti non possono essere cambiati. Forse spariscono, dissolvendosi per un periodo di tempo corto o lungo che sia, ma come la paura di un trauma passato, verranno nuovamente a riempire la nostra vita con miliardi e miliardi di rimembranze.
Sì, le famose rimembranze di Leopardi, o le sensazioni del passato tramite la memoria interiore di Proust. Non è solo in base ad un luogo - come la casa dove il poeta italiano è cresciuto - o una cosa - come la fragranza, il sapore e la consistenza del dolce dell'infanzia del romanziere francese - ma può trattarsi anche di un essere vivente. Un'amicizia, un legame familiare o . . un amore.
Perché da essi, il nostro spirito riceve delle energie positive e negative. Ciò che, ormai, è stato vissuto, infatti, ricorda sia i bei momenti che quelli tristi, oltre che lasciarci un sapore dolce in mente con un retrogusto di malinconia, decisamente amaro. Un po' come accade a Verlaine con Rimbaud.
Una relazione meravigliosa, ma imperfetta. Conosciuta e romanzata da moltissime persone, ma ricordata con un finale tremendo e devastante; almeno, per Verlaine.
Il poeta era una persona arrogante, aggressiva, una bestia terribile da domare. Anche se non sono mai stato un grande appassionato di letteratura, mi rivedo molto nel suo carattere: una persona insoddisfatta dalla vita, scorbutica e poco avvicinabile, evitata da tutti i suoi coetanei e colleghi. Finché, almeno, non trovò uno stimolo abbastanza intraprendente ed estroverso da farlo avvicinare per renderlo in trappola, per farlo uscire dalla sua bolla di solitudine. E questo stimolo, fu proprio Rimbaud.
Ma la trappola era proprio questa: il giovane rampollo francese, nel suo spirito frizzante e desideroso di libertà, era una bestia difficile da domare. E se da una parte l'epilogo fu causato proprio da questo legame apparentemente terrificante, d'altro canto la ragione di quello sparo fu creata da uno dei più primordiali sentimenti: la gelosia.
Essa è come la discendente di amore ed odio, che prende le sue caratteristiche da entrambi i suoi genitori. Deve trovare un equilibrio, oppure finisce per diventare soffocante. Verlaine rappresentava proprio questa mancanza di stabilità nella sua gelosia. Infatti, fu proprio quest'ultimo, addizionando a ciò il suo carattere manesco, a tagliare il sottile filo della loro storia, a distruggerlo con il grilletto di quell'arma da sparo.
Forse lo fece accecato dall'odio verso la persona dello stesso Rimbaud, che lo aveva fatto penare durante quei mesi, oppure da un amore - anche malato - che nutriva sempre per il minore, aggiunto alla paura di perderlo, che un giorno lui lo lasciasse, conoscendo il suo carattere evasivo. Non a caso, infatti, Verlaine rimpiange nella sua cella gli anni passati, quei momenti della sua vita in cui aveva pace, quando l'odio e l'amore per il suo partner esistevano e rimanevano stabili, in un equilibrio pacifico, nel suo cuore.
Forse anche io mi sento così, ormai; da adulti, si comprendono tante cose. Riguardi indietro, e pensi a cosa avresti potuto fare diversamente, se avresti potuto evitare delle situazioni particolari o cambiare i tuoi errori per rendere la tua vita più facile. Riesci a perderti in questi pensieri dovunque, in qualunque momento, anche in una strada buia, in quei secondi in cui la tristezza e la paura prevalgono, assieme ad un senso di vuoto enorme causato da come quegli occhi dorati mi stanno fissando - in modo tanto sincero e malinconico.
Non capisco nemmeno come sia possibile una cosa del genere- come sentimenti così contrastanti possano unirsi in modo così stretto, come abbiano una specie di collante che li tenga insieme in modo perpetuo, come se quello di dover fare coesistere questi due elementi psichici così diversi sia destino.
Forse è un effetto farfalla, una piccola miccia come quella di un battito di cuore, di un volto più rosso del normale, di un sorriso sincero, che deve portare alla mancanza di quel battito della colorazione pallita del volto, resa subito dopo più accesa dalle lacrime calde che scorrono sulle guance.
E lui mi sta guardando, mi sta guardando con tutte queste cose che ho descritto. Ed io ancora non capisco- dopo tutto quello che ho fatto, dopo tutti i momenti passati a farti stare male, come riesci a sorridermi con quelle righe salate che ti scorrono dagli occhi?
E poi, perché stai piangendo tu? Dovrei essere io quello terrorizzato dall'idea di perderti- il Verlaine che impazzisce all'idea di perdere il suo amato Rimbaud, una volta che quest'ultimo gli ha detto che lo avrebbe lasciato. Anche all'ultimo, non ti darò nemmeno la soddisfazione di vedermi piangere e disperarmi per te, per la persona che amo, come tu continuerai a mostrarti quel ragazzo pieno di emozioni ed energia che sei sempre stato, crollando di fronte a me quando hai deciso di lasciare andare il tuo primo amore?
Eppure, sei sempre stato tu il più forte tra noi due. Non te ne sei mai reso conto, ed io non l'ho mai ammesso. Ma so benissimo che, senza di me, non sarei diventato nulla di quello che sono ora.
Le prime volte che abbiamo parlato in classe, le volte fuori dagli allenamenti di pallavolo, quando ci esercitavamo per conto nostro alle medie, tu non perdevi occasione di farmi notare se facevo qualcosa di giusto. La tua umiltà era maggiore della mia, e questo nella società conta molto.
A nessuno piace una persona prepotente, in fondo.
Ed io, infatti, non piacevo a nessuno, prima di te.
Ricordo le conversazioni che i miei compagni di classe, di squadra, o la mia stessa famiglia, in certi casi, faceva sul mio conto. Venivo sempre dipinto come un insegnante esigente, un comandante dispotico, un re duro e freddo come il ghiaccio.
Ma tu, tu non me ne facesti mai una colpa. Andavi sempre a cogliere il meglio in me per utilizzarlo a nostro vantaggio. E poi, avevi tantissimo amore ed energia da condividere col mondo intero, da illuminare con la tua anima.
Forse, fu proprio questo che mi fece innamorare di te, all'inizio: che tu non giudichi mai le apparenze, che non lasci che queste ti limitino, ma scavi in fondo finché non trovi ciò che vuoi, e gli doni l'amore di cui hanno bisogno.
Ricordo una delle nostre prime conversazioni, al terzo appuntamento, una sera d'inverno come questa, e ti mettesti a fissarmi. Ad un certo punto cominciai ad irritarmi - per cosa, non saprei dirlo nemmeno ora; una reazione avventata, quasi sciocca - e ti chiesti cosa c'era che non andava, se avessi qualcosa sulla faccia o qualcosa di simile.
Ho ancora impresso nella mente il modo in cui arrossisti quella volta, quasi ti avessi colto nel fallo, e dicesti quanto belli fossero i miei occhi. All'inizio, se rammento bene, rimasi interdetto da questa confessione. Ma poi tu mi spiegasti come ti piacesse specchiarti in esse, come ti ricordassero i laghi di montagna, e come - se avessi potuto - ti saresti tuffato in essi.
Aggiungesti che, in questo modo, avresti capito come quanto fossero profondi i segreti del mio cuore, o quanto intelligente io fossi davvero nella mia testa. Intesi un pizzico di paura nella tua voce, come se avessi timore di cosa avresti mai potuto scoprire. Dopo che uscimmo dal locale, ti baciai quando stavi per chiamare un taxi. Fu il nostro bacio, e le mie labbra erano fredde, e ruvide mentre le tue erano calde e morbide.
Quei momenti mi piacevano, adoravo così tanto sentire la morbidezza del tuo corpo, il calore delle tue labbra, l'energia che irradiavi. Ma non ci fosse stato un momento in cui ammisi questa semplice, unica verità.
E perciò, lasciavo che ciò accadesse. Che mi scorresse sulle spalle come i raggi del sole colpivano in un giorno d'estate particolarmente soleggiato. Molto probabilmente, nemmeno ti accorgi di quanta energia sta consumando quella stella gigantesca per provvedere il calore di cui abbiamo bisogno di vivere, e quindi non ringraziamo o non diamo validità a ciò, ignorandolo ed andando avanti con la nostra vita.
E questo è proprio ciò che ho fatto con te. Ogni volta che cercavi di fare fuoriuscire anche solo un poco di quel sentimento, io ero pronto a rinchiuderlo dopo averne fatto uscire un po', giusto in qualche occasione. Come quando mi arrabbiavo perché non facevi un buon servizio, o come quando avrei voluto baciarti di fronte a tutti dopo che avevamo vinto una partita grazia ad una nostra veloce finale.
Ma non lo feci mai. Anzi, cercai sempre di limitare questi momenti. Ed ancora oggi, non so come mai. Accadevano, certo, ma erano un costante chiudere ed aprire, come uno scrigno segreto. Ti avevo dato la chiave, ma solo per qualche secondo. E poi, chiudevo con forza il baule per non lasciare scappare altro dal mio cuore.
Anche tu mi desti una chiave, ma tu non avevi alcun limite. Era aperta ventiquattr'ore su ventiquattro, ogni giorno di ogni settimana di ogni mese di ogni anno- ogni momento. Sia che ne avessi bisogno, sia quando risultava tanto esasperante da darmi la nausea.
Era forse perché avevo paura di aprirmi e lasciare che qualcosa mi ferisse di nuovo? Oppure perché, come Verlaine, avevo paura di ferirti in modo permanente e finire i miei giorni in modo sconsolato e solitario? Non lo so, ma il dolore che sto provando ora, e che perpetuo a nascondere, è inimmaginabile.
Stringo a me la borsa dell'allenamento, e ti guardo. Sei cambiato, come me. Siamo cambiati nelle nostre apparenze, ma dentro di noi siamo rimasti quei due ragazzi cocciuti e amanti della pallavolo, che si sono conosciuti come nemici e sono diventati amanti. Ma tu stai mostrando questa tua natura, ed io no.
Riesci ancora a percepire quello che provo dietro la mia apparenza? Almeno un'ultima volta, ti prego, cerca di comprendere quello che sto provando. So di non meritarlo, quindi non ti biasimerò se non lo farai. Ma se puoi, se ancora desideri farlo-
«ha significato qualcosa per me?»
Non piangere, per favore. Sei più forte di quello che credi. Per piacere, smetti di crucciarti per me.
Crucciare- che verbo strano. Ma si adatta perfettamente a quello che stiamo provando: tu sei dispiaciuto per me, ma anche per te stesso, e lo stesso vale per me. Ma tu hai una maniera più nobile di applicare questa azione, mentre io rimango il solito pezzo di ghiaccio che respira.
Ti guardo, e sospirò. «certo» Dico, ma il tono dà un'impressione totalmente diversa. Vorrei prenderti il viso, baciarti, e dirti che mi dispiace, ma so che non posso farlo. Non merito, sono cresciuto, ormai devo lasciarti andare ed abbandonarmi al mio destino.
Tu rimani stante, senza dire altro, semplicemente lasciando che le lacrime cadano sull'asfalto e si mischino con la neve. Devo provare a dire qualcosa, non posso lasciarti così, non posso essere davvero tanto crudele.
«hinata-»
«che fine ha fatto ‹ Accanto a me sei invincibile › eh?»
Mi si stringe il cuore. Che dire, è vero, l'ho detto. Ma era un Tobio più giovane, più speranzoso e ancora disponibile ad un amore. Ormai, per me, non c'è più speranza.
Alzi lo sguardo, con le pupille arrossate. Quel rosso, quel bianco, e quell'oro- tutti colori regali, che si addicono ad un Re. Ma non il tipo di Re, che sono io, in questo caso. Sospiro nuovamente, guardando di lato, poiché non riesco a sostenere il tuo sguardo.
«quei giorni sono finiti, hinata. accetta la verità, siamo cresciuti. è stato qualcosa che non dimenticherò, ma non può più continuare. lo hai detto pure tu, proprio ora»
E dopo aver detto ciò, torno a poggiare lo sguardo su di te. E questo è il mio grande errore. Devo fare appello a tutte le mie forze per rimanere fermo nelle mie decisioni, e non essere un ipocrita. Eppure, sono come un criminale, ormai condannato a scontare la sua pena, ovvero una morte sicura nella mia mente e nel mio cuore, che rimarranno sepolti senza alcun scampo dalla desolazione.
Ti asciughi le palpebre con la manica della giacca, e tiri su col naso. Rimaniamo a fissarci per qualche secondo, prima che con voce flebile enunci il tuo ultimo addio.
«ti odio»
Quella dichiarazione mi colpisce nel profondo, quasi come se trafiggesse un pezzo di ghiaccio dal mio animo. So che dietro c'è una verità nascosta di ben più grande intensità, un ' ti amo ' che non vuoi dire. E che non dici, perché ti giri e ti allontani con la neve che cade e ricopre la strada.
Prego che tu non possa scivolare, perché sennò non potrei trattenermi dal correre in tuo soccorso. Ma prima che tu possa essere troppo lontano, ti dono un'ultima confessione, l'ultimo pezzo di emozione che riceverai da me.
«ti odio anch'io» Dichiarò a voce abbastanza alta, in modo che tu possa sentirmi. E per quanto mi fa male, ho la consapevolezza che tu possa comprendere che, anche dietro questa mie stesse parole, si nasconda un messaggio d'amore, un ' ti amo ' che non dirò mai più.
Ti fermi, per voltarti e guardarmi un attimo. Nella mia testa l'immagine di me che corro verso di te, per abbracciarti e baciarti, per rivelarti quanto mi dispiace, ed altri flash mentali della nostra vita insieme compaiono velocemente.
Si dice che, prima che tu possa morire, la vita ti passi davanti. Ed è forse così? Probabilmente. Poiché il Tobio che avrebbe potuto avere una vita con te, è ormai morto. Non esiste più, sarà solo una rimembranza triste che conserverò nel mio cuore, e chissà quando mi tornerà in mente.
Poi, ti volti nuovamente, e te ne vai. E così faccio anche io, ma non prima di rimanere qualche altro secondo a fissare la strada ormai deserta, dove la tua presenza è stata rimossa, come da quel luogo anche dalla mia vita.
E dopo ciò, vado via, finalmente lasciando che le lacrime sgorghino sulle mie guance. Ed è così che, dopo quelle due dichiarazioni fatte da entrambi - una ad alta voce ed una silenziosa, ma entrambe di grande impatto emotivo - l'odio e l'amore in me lentamente fuoriescono da me, sotto forma di lacrime sulla neve fredda dell'inverno.
THE END.
ho pianto anche io scrivendo questo, va bene? so it's fine se volete insultarmi, me lo merito, ci sono andato giusto un po' pensante 🤏🏻 /i
no ok, allora, prima di tutto chiedo scusa per essere così in ritardo per la scadenza, davvero. chi mi conosce sa che io e le scadenze non andiamo d'accordo, quindi chiedo davvero tanto tanto scusa. 💀💀
poi, dunque- avevo all'inizio in mente una enemies to lovers bc adoro il trope, ma mi sembrava troppo complicato distaccarlo dall'idea di love-hate relationship, quindi ho optato per qualcosa di più teorico e letterario (??),, si vede che sono un secchione di quinto, vero?
e per concludere, spero vi sia piaciuta! ancora, chiedo scusa per il ritardo, e ci vediamo alla prossima one-shot! bye!! <33
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