[ FIRST THEME ; COMBINED MARRIAGE ]

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SHIP(S): SOUKOKU

WORD COUNT: 1981 (MI SONO TRATTENUTO, EVVIVAAA)

SONGS YOU CAN LISTEN TO WHILE READING: Ludovico Einaudi - Primavera 8 Minutes Version (SLOWED + REVERB) / Emmit Fenn - Yellow (SLOWED + REVERB)

SUMMARY: La notte prima dell'Omiami tra i primogeniti di due famiglie di samurai, i due stessi giovani scappano dalle loro rispettive abitazioni per sfuggire al matrimonio. Purtroppo, però, il destino aveva altri piani per loro . . .

RATING: LIME / ORANGE

TAGS: kjtsvne
++ b-briseide ; -deahdpool & mieledimosche

[ per ogni chiarimento sui termini giapponesi usati, andare a fondo pagina <3 ]

Nelle due stanze oscurate dal cielo notturno, gli unici suoni percepibili nell'ambiente dove inizia la nostra storia erano quello secco provocato dai due Shishi Odoshi che si trovavano in entrambi i giardini e i respiri dei due giovani, entrambi seduti di fronte ai loro rispettivi specchi.

I capelli castano scuro dell'uno ricadevano in modo fluente sul suo viso coperto da tantissime bende, che nascondevano a loro volta i segni di molte battaglie ; mentre quelli lunghi e rossicci dell'altra si distendevano per la sua schiena, dando un'impressione di grazia e femminilità.

Entrambi sospirarono, guardando i kimono poggiati sui loro letti: quello del castano, nero con una cintura rossa ; quello della rossa, anch'esso rosso – più tendente alla tonalità del sangue – con dei dettagli floreali, e una cintura bianca come questi ultimi.

«padre, questa è una pazzia! non abbiamo bisogno di aiuti»

«siamo già abbastanza forti, perché arrivare ad un gesto simile?»

Queste erano state alcune delle frasi dette dai due ragazzi, che erano stati messi a tacere con la stessa forza e severità con cui erano stati costretti a prendere parte a quell'unione – che nessuno dei due desiderava.

La discendente della famiglia Nakahara si alzò dal suo posto nell'esatto momento in cui fece lo stesso il primogenito della famiglia Dazai. I due presero i loro vestiti cerimoniali, e dopo essersi cambiati dietro i loro armadi, tornarono a guardarsi allo specchio.

Mentre rimiravano i loro rispettivi riflessi, gli occhi di entrambi mostravano tristezza. Non è giusto, era il loro unico pensiero in vista del futuro a cui erano stati assegnati. Ma sapevano che la vita, per quanto fosse un dono, poteva rivoltarsi contro i propri padroni in maniera terribile, non lasciando scampo alcuno.

Un po' come le foglie morte d'autunno trasportate dal vento non sceglievano la destinazione dove quest'ultimo le portava, così molti ragazzi prima di loro si erano trovati in una situazione indesiderata – forse anche la stessa in cui erano loro due – senza ribattere.

I due “condannati” guardarono volsero lo sguardo dal vetro riflettente verso il fuori delle finestre delle loro camere da letto: il cielo stellato e infinito sembrava così rilassante – quasi una via di scampo da quel dolore.

E fu allora che una scintilla si accesse nella mente di entrambi, mostrandosi nelle loro pupille ; strapparono le vesti che rappresentavano la loro trappola e, cambiatisi in abiti meno vistosi, uscirono dalle loro abitazioni.

Superarono le guardie e i vari ostacoli grazie alle loro diverse abilità – il ragazzo tramite le nozioni apprese in addestramento militare, la giovane per mezzo di quelle imparate durante le classi di eleganza – e fu così che, in un attimo, si trovarono a correre lontano, fino a dove le loro gambe permettevano loro di arrivare.

Corsero e corsero, senza fermarsi per un instante, per guardare indietro o altro ; caddero un paio di volte a causa di qualche sasso o radice che li fece inciampare, ma si rialzarono in fretta e ripresero la loro corsa, a velocità costante.

Arrivarono dentro i meandri della foresta che dava fuori al villaggio, e solo quando furono sicuri di essere lontani abbastanza, si fermarono per recuperare il fiato perso.

Purtroppo, il corpo della giovane non era abbastanza addestrato a percorrere simili distanze in così breve tempo – a differenza di quello del ragazzo – e, presto, collassò per terra, vicino al fiume, svenuta.

Fu ritrovata dopo qualche ora dal ragazzo, mentre quest'ultimo vagava nella ricerca di un riparo. Dire che il castano non fosse sorpreso di vedere una così bella giovane in mezzo a quella radura sperduta sarebbe stata una bugia: si avvicinò al suo corpo privo di sensi e controllò, spaventato, se il suo cuore stesse ancora battendo.

Appena capì che le condizione della rossa non erano gravi, tirò un sospiro di sollievo. Cercò di svegliarla, ma dopo molti tentativi si convinse che non ci sarebbe riuscito – non in quel momento, almeno.

Perciò, con la massima delicatezza per non farle male alcuno, la prese e se la caricò sulle spalle, con la lanterna tra i denti, le due sacche coi viveri e lo stretto indispensabile – aveva raccolto anche quella della ragazza – ed entrambe le braccia che la sostenevano in maniera salda, non volendo in alcun modo farla cadere.

Vagò in lungo e in largo, finché non trovò una casa abbandonata. Era messa abbastanza male, con le pareti sudicie e il tessuto delle finestre strappato in alcuni punti ; ciò nonostante, era buona per passarci almeno la notte. Magari avrebbe potuto sistemarla all'alba.

Prese le coperte che aveva preparato lui stesso, e sistemò il futon per la notte. Ci mise la giovane ancora incosciente, accarezzandole con due nocche della dita la guancia, sorridendo.

Non capì nemmeno lui perché fosse così felice di avere quella ragazza vicino a lui, né il perché volesse proteggerla e provvedere a lei così tanto ; ma era troppo stanco per cercare le risposte a quei quesiti, e perciò si mise sotto le coperte, accanto alla bella sconosciuta, addormentandosi al suo fianco.

Il giorno dopo – poco dopo che il sole apparve per sostituire la sua controparte notturna, la Luna – la ragazza aprì gli occhi. Capì immediatamente di non trovarsi più nel luogo dove il suo corpo aveva ceduto, e vide così la figura del ragazzo.

Mai in vita sua vide persona più bella, con quelle gentili onde di capelli scuri, le bende così bianche e la pelle così perfetta tanto che la rossa aveva paura che, se l'avessi sfiorata, sarebbe andata in frantumi.

Presto, anche il ragazzo si svegliò, e la visione della ragazza finalmente tornata cosciente gli riempì il cuore. Sorrise leggermente, arrossendo quel poco che bastava per non essere visto a colpo d'occhio.

«buongiorno, dolcissima. per fortuna ti sei svegliata, avevo timore di non poter mai conoscere il meraviglioso colore dei vostri occhi» Dichiarò con una voce suave il moro, contagiando così anche la giovane ad assumere quel colore brillante sulle sue guance, in contrasto con il resto della sua espressione, che denotava un leggero fastidio e disgusto.

«ma come osate dirmi tali parole? non vi conosco nemmeno, lasciatemi–» Ribatté lei, dando uno strattone e uscendo dal calore delle coperte e delle braccia di lui che la circondavano, alzando poi in piedi. Si strinse a sé, cercando di calmare i brividi che la facevano tremare.

Poiché, infatti, quel lei non è mai esistito. E sentire pronunciare da quel completo sconosciuto – per quanto attraente, tale rimaneva – quelle affermazioni al femminile rivolte a lei, fecero scattare nel suo cuore una sensazione di panico e dolore.

Il castano se ne rese conto solo in un secondo momento, per poi guardare di lato e alzarsi a sua volta, poggiando una mano sulla sua spalla con massima delicatezza. «perdonate la mia insolenza– non intendevo ferirvi, lo giuro»

Al sentire quella scusa sincera, colui che ancora non poteva definirsi tale si girò verso il più alto, sbuffando. «va bene, vi perdono. ma vi pregherei di non riferirvi più a me con simili espressioni»

Il ragazzo dai capelli scuri, allora, le prese il mento con due mani e stabilì così un contatto tra i loro sguardi, sorridendo dolcemente. «allora con quali espressioni volete che mi riferisca a voi?»

La chioma chiara arrossì appena incontrò le sue pupille marroni – profonde e scure come la sua bellezza – e deglutì, voltandosi dall'altro lato. «chiamatemi chuuya. e, gradirei usaste il maschile»

A quella richiesta, molti sarebbero rimasti interdetti o confusi, chiedendosi perché mai una così bella ragazza volesse una cosa simile — ma il castano non era come molti.

Con la mano ancora libera, prese la guancia di Chuuya e sorrise. «come desiderate, bellissimo. voi potete chiamarmi Dazai, o Osamu, se preferite» Quel cambio netto di espressione fece scatenare nel rosso un vortice di emozioni mai sentite prima, che vennero espresse in un abbraccio.

Così iniziò la vita dei due ragazzi insieme. Si diedero da fare non solo per sistemare quella casa leggermente diroccata, ma anche per cambiare l'aspetto del ragazzo più basso quando quest'ultimo espresse tale desiderio.

«siete sicuro di sapere quello che state facendo?» Sbottò il rosso, seduto sul pavimento di fronte alla finestra che dava sul giardino, mentre Dazai prendeva il suo pugnale – che aveva ricavato lui stesso dal legno levigato su roccia – e si avvicinava ai capelli dell'altro, accarezzandoli.

«io sì– e voi?» Replicò Osamu, al che il rosso diede un semplice assenso dopo una breve pausa. A quel gesto, il castano si diede da fare. Una, due, tre ciocche— man mano, il pavimento si colorò di rosso tendente all'arancio.

Dopo quella prima fase – e successivamente al momento di imbarazzo del rosso – Chuuya si spogliò per metà, nascondendo con le braccia il petto all'altro, e intimandolo con uno sguardo quasi mortale di non fare gesti falsi.

Il castano percepì un brivido, ma si diede un contegno e, ignorando il rosso sulle guance sue e del più basso, cominciò ad avvolgere il petto prominente di lui con le sue bende di scorta, stringendo quel che bastava per non far vedere le onde che esso mostrava e per non fargli male.

A lavoro terminato, entrambi si diressero verso il torrente che era proprio vicino all'abitazione, e quando Chuuya si specchiò, quasi non credette ai suoi occhi. «sono– davvero io?» Chiese, ammirando il petto ormai piatto e i capelli molto più corti di prima.

Sembrava davvero.. un uomo.

«certo che sì» Rispose Dazai, nonostante sapesse che la domanda di lui fosse retorica. Si avvicinò, ma notò un particolare sul viso del rosso: calde linee umide che partivano dai suoi occhi e solcavano il suo viso.

A quel punto, il castano lo prese tra le braccia, stringendolo forte, come se potesse scomparire da un momento all'altro. «vi siete pentito? non siate triste, i capelli non vi stanno male, siete comunque splendido– e questi vestiti vi fanno sembrare anche più bello–»

Il minore scosse la testa, al che il castano si fermò dal continuare il suo discorso, lasciando così la parola all'altro. «no, no, non è questo» Iniziò il rosso, per poi alzare lo sguardo con un sorriso. «non sono.. mai stato più felice»

In quel momento, in quella posizione e in quel luogo– come poteva Chuuya fare questo a Dazai? Mostrarsi con una faccia tanto adorabile, come poteva il castano trattenersi? Si avvicinò lentamente, trovando comunque la forza di bloccarsi a pochi centimetri dalle labbra del più basso.

«posso baciarvi?» Chiese lui, con un tono da cui traspariva tutto l'amore e il desiderio che provava verso i confronti del rosso. Quest'ultimo rimase immobile, prima di prendergli la giacca e portarselo a sé — facendo così scontrare e combaciare perfettamente le loro labbra.

Anche se sorpreso, ben presto anche l'altro ricambiò, creando schiocchi tra quel meraviglioso bacio, da cui si staccarono solo quando entrambi rimasero senza fiato nei polmoni.

«voglio sposarvi» Sussurrò il minore in un momento di mancata lucidità, prima di arrossire potentemente e abbassare lo sguardo, mormorando delle negazioni scomposte. Il castano lo copiò per quello che riguardava il rossore del video, ma invece di voltare il viso, sorrise — prese il suo mento e lo baciò di nuovo, un semplice bacio a stampo.

«anche io desidero sposarvi» Replicò il più alto, mentre la carnagione del minore diventò simile a quella delle fragole di pieno maggio, e nascose di nuovo il suo viso nel petto del maggiore, sussurrando un timido «vi amo» che fece sorridere il biondo.

«anch'io vi amo» Disse il moro, al che sorrise anche l'altro, ancora nascosto nel suo petto. Il matrimonio si svolse in quei giorni, quando i ciliegi erano in fiore e il sole splendeva in alto. Ma soprattutto, quando finalmente entrambi erano liberi.

*Omiami ; termine giapponese utilizzato per definire una pratica di incontri organizzati con l'intenzione di procedere ad un possibile matrimonio. Oggi è molto più libera, ma nell'antichità — in modo particolare durante il periodo Edo, in Giappone, dove la storia è ambientata — era quasi una costrizione tra le famiglie samurai, e per questo viene tutt'ora considerato una specie di ‹ matrimonio combinato › .

**Shishi Odoshi ; strumento che ha come scopo quello di allontanare i corvi o altri predatori dai campi. È formato da un meccanismo costruito vicino un ruscello e con una canna di bambù che, tramite la corrente d'acqua, cade contro la roccia, provocando un suono sordo che allontana gli animali, che si ripete. È anche considerata un abbellimento nei giardini giapponesi.

***Kimono ; vestiti tipici della cultura giapponesi, solitamente portati per occasioni importanti, come la celebrazione di una festività o un matrimonio.


N.A.

EVVIVAAAA
siamo tornati, raga,,
ho sicuro sforato dal tema e da tutto lolol

ANZI, CHIEDO SCUSA PER IL RITARDO DAVVERO, SCUSAMI AMO DHSKEHEK
non so rispettare le scadenze ma vabbè, si sapeva questo ormai lmao

spero che vada bene, vah
mi sto riappassionando a bsd e quindi loro due >>> ma spero comunque ti piaccia, luv!

alla prossima, mwah!! <3

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