振り駒 - Furigoma*


30 novembre 1944

La prima volta che il bambino riprese conoscenza fu mentre gli ricuciva la ferita, dopo aver estratto la pallottola. Decisamente, non un buon momento.

Gli spalancò addosso senza preavviso due occhi nerissimi, con la curiosa proprietà di raccogliere luce dove non ce n'era. Occhi intelligenti, vivi e atterriti, colmi di paura più che di dolore.

Per istinto ritirò il braccio e gridò, tentando una fuga impossibile. Gli riuscì di rannicchiarsi in un angolo, scalciando e trascinandosi, come una preda braccata, una bestia selvatica in trappola, incapace di accettare il suo destino. La paura non lo aveva vinto, il dolore non lo aveva paralizzato, gli restava la volontà di combattere e un'inattesa forza residua.

Non gli era mai piaciuto colpire i bambini, se non per istruirli, e considerava un disonore infierire sui feriti e sugli inermi, tuttavia mirò con due dita ben tese alla fossetta giugulare e sentì distintamente la faringe collassare sotto i polpastrelli. Mentre il bambino si afflosciava su se stesso come un sacco, si ripromise di porgergli le sue scuse.

La ferita aveva ripreso a sanguinare in abbondanza e certo non era quello un fisico che poteva permettersi di perdere troppo sangue: le vertebre e le costole sporgevano in decisi rilievi sottopelle e quel braccio che stava ricucendo era così sottile che si poteva circondarlo con una una mano. Lo assalì un'amarezza indicibile, per quel paese distrutto che affamava i suoi figli, riducendoli a piccoli scheletri senza presente e senza futuro. La guerra dell'Occidente non è la guerra del Giappone, aveva detto Lei e le sue parole erano scivolate via come acqua, vitali, ma inascoltate.

Ogni volta che faceva di questi pensieri, la sua mente tornava dove non doveva e mesi di meditazione, sobrietà e controllo di sé venivano spazzati via dalla potenza dei ricordi. Il giorno che il gelo del presente avesse spento le fiamme del passato sarebbe giunto sempre troppo tardi. Dopo la morte. Forse.

In ogni caso, il bambino era un problema. Avrebbe dovuto lasciarlo morire, perché quello era il suo destino. E non avere avuto il cuore di farlo era l'ennesima dimostrazione di una debolezza di spirito da imputare alla senilità, nonché l'ennesimo debito contratto con il karma, di cui prima o poi avrebbe pagato il prezzo.



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Furigoma è letteralmente il "lancio dei pezzi", in riferimento alla modalità tradizionale di sorteggio per determinare il bianco e il nero, e quindi l'ordine di gioco, in una partita a shogi.

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