𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑆𝑒𝑖
Nozomi disse ai due ragazzi dell'esistenza di un suo amico, dopo diversi mesi che l'ebbe tenuto nascosto. Questo ragazzo era uno dei pochi umani che la vedevano come una persona invece che un mostro.
La ragazza sarebbe andata a trovarlo verso il pomeriggio e sarebbe rimasta a casa sua per giocare. Daisy e Skikon, incuriositi e preoccupati in caso Nozomi finisse, come sempre, nei guai, decisero di andare con lei.
Una volta arrivati fecero amicizia con il ragazzo. Aveva i capelli castani e gli occhi di un leggero viola. Viveva in una piccola campagna in periferia, circondato dal boschetto che divideva la sua casa dalla città – quell'isola era ricoperta interamente di vegetazione e le persone adoravano vivere in mezzo alla natura -, quindi i suoi vestiti erano abbastanza campagnoli.
Nozomi sembrava molto unita a lui e se il ragazzo provava simpatia e amicizia per lei, la madre non tanto. Aveva sempre guardato la ragazza con occhio di riguardo, avendo paura per l'incolumità del figlio. Il figlio, però, le aveva chiesto di essere gentile con lei, essendo l'unica amica che avesse mai avuto. Quel giorno c'era il sole e nemmeno una nuvola all'orizzonte. «Nozomi, noi facciamo un giro. Vogliamo vedere un po' il posto. Ti veniamo a prendere tra qualche ora. Se hai bisogno, chiamaci.»
«Va bene, ci vediamo dopo!» I due annuirono e lasciarono la ragazza sola con l'amico.
Era un ragazzo d'oro. Le creature mitiche e demoniache lo avevano sempre affascinato e provava un interesse puro per la ragazza. «I tuoi amici sono molto interessanti. Non pensavo potessero esistere altri vampiri gentili come te.»
«Non tutti i vampiri sono gentili in realtà... Io e Daisy siamo cresciute in un contesto familiare molto particolare e Skikon... Bhè lui era umano.»
«Contesto particolare? Oh parli del fatto che siete famiglie miste?»
«Sì, proprio quello. Sai... Adoro tantissimo le persone che abitano con noi. Sono tutte bravissime. Però... A volte vorrei solo potermene andare via da qui e vedere il mondo.»
«Capisco come ti senti... Forse un giorno ci riusciremo.» Le sorrise in modo dolce e lei ricambiò con altrettanta dolcezza. Si volevano molto bene e si trovavano bene insieme. «A cosa vuoi giocare oggi?» La ragazza si guardò intorno. Nella sua stanza c'era di tutto. Una Play10, un'Xbox ultimo modello ed altre console molto costose. Tutta roba che Nozomi non aveva mai posseduto.
Dopo aver giocato per un'ora, decisero di giocare all'aria aperta.
Stavano camminando e, senza che se ne accorgesse, il ragazzo si ferì con un rametto di un roveto che si era impigliato alla sua manica. La ferita non era profonda, ma lo fece sanguinare. Nozomi si bloccò a fissare quella ferita con gli occhi sgranati e l'odore del sangue che le inebriava le narici. «Io... Scusa non me n'ero acco-Nozomi? Che hai?» La guardò con gli occhi sgranati a sua volta e una palpabile sensazione di paura. Nozomi gli saltò addosso e lo morse. Quando tornò in sé, il ragazzo era sdraiato di fronte a lei, morto. Si guardò le mani piene di sangue incredula. «John! Figlio mio!» Prese il bambino tra le mani e iniziò a piangere. «Cosa gli hai fatto! Cos'hai fatto a mio figlio, mostro?! Vattene via da qui, prima che ti uccida!» Nozomi indietreggiò impaurita dalla donna e, iniziando a piangere, corse via. «Oh! Hey Nozomi, stavamo venendo a-» Skikon vide Nozomi passare tra lui e Daisy e, con occhi sgranati, si voltò verso Daisy che ricambiò lo sguardo e si precipitarono a correrle dietro.
Mentre Nozomi correva, non vide dove stesse andando. Aveva gli occhi serrati con le lacrime che le rigavano il viso. Correva senza meta, ferendosi ogni tanto con i rametti dei cespugli, ma le ferite si rimarginarono immediatamente. Scivolò giù da un burrone e ruzzolò fino ai cancelli della scuola - chiusi - dove i bulli stavano chiacchierando animatamente. «Guarda un po' chi c'è. La succhiasangue. A quanto sembra si è cibata.» Lei li guardò impaurita e con gli occhi spalancati, ancora pieni di lacrime. Ron le tirò vari calci, seguito dai suoi sottoposti mentre Nozomi piangeva. «Quanto mi fai schifo!» Ridevano della sua sofferenza. Ridevano di lei e del suo aspetto in quel momento. Skikon arrivò insieme a Daisy dallo stesso sentiero percorso da Nozomi e tirò un pugno a Ron. «Certo che non imparate proprio mai!» Ron digrignò i denti e si tenne la guancia su cui ora vi era un po' di sangue per la forza usata. «Andiamocene», disse solamente e se ne andarono. «Cos'è successo? Perché sei scappata? E perché sei sporca di sangue?», chiese Skikon avvicinandosi a lei e allungandole una mano per aiutarla ad alzarsi, mano che lei non prese. «Io l'ho ucciso... Lui si fidava di me e io l'ho ucciso...» Scoppiò a piangere nascondendosi il volto nelle mani. «Nozomi, che è successo?», disse Daisy in modo dolce e sedendosi di fianco a lei, mettendole una mano sulla spalla. «Stavamo camminando e lui... Lui si è ferito... Senza nemmeno accorgermene, gli sono saltata addosso e l'ho... Io l'ho ucciso... Non sono riuscita a fermarmi in tempo...» Daisy e Skikon si lanciarono un'occhiata che solo loro due potevano cogliere e aiutarono Nozomi ad alzarsi. «Va tutto bene... Ci siamo noi ora...», disse piano Skikon. Non poteva capire quel dolore perché, dopotutto, non ha mai morso nessuno a parte i cervi. Non poteva capire quel peso che Nozomi si sarebbe portata addosso per sempre. Un dolore che non le permetteva di "respirare" liberamente.
Dopo l'accaduto passarono dei giorni, forse settimane e Nozomi vide tutte le sue speranze di poter finalmente passare del tempo con la madre frantumarsi. Morì quando lei aveva ancora otto anni. Non potrà mai dimenticare quel momento anche perché sarà l'unico di cui avrà memoria per sempre.
Rubino le mise una mano sulla testa e le rivolse un caloroso sorriso, accarezzandola. Il solito sorriso che le aveva sempre dato. Si girò verso l'amica. «Daisy, prenditi cura di mia figlia come se fosse tua. Fallo per me.» Lei annuì. Non sapeva che altro dire. «Nozomi, per favore, fa tutto quello che Daisy ti dice e vedi di essere ubbidiente. Fallo per me, va bene?» Nozomi annuì controvoglia. Non voleva separarsi dalla madre. La vedeva così raramente che non era ancora pronta a dirle addio. Rubino si spense in quel momento. Con la mano ancora sulla testa della bambina, che scivolava lentamente verso il pavimento. La testa appoggiata sul cuscino. Gli occhi ancora aperti che la fissavano. «O-okaasan...?» Non sentendo risposta, la bambina iniziò a gridare e piangere. «Okaasan!» Daisy e Skikon erano seduti dietro di lei, ammutoliti. La madre di Daisy si girò. «Addio. Amica mia...» Sussurrò piano al nulla. Daisy in quell'istante vide sua madre piangere per la prima volta, mentre si allontanava dalla stanza. Skikon stava per rassicurare Nozomi, ma Daisy lo fermò. «Lasciamola da sola per un po'...» Lui annuì e tutti e due uscirono dalla stanza con ancora Nozomi che piangeva.
A cena non sembrava nemmeno sé stessa. Non sorrideva, non rideva, ma soprattutto non disse nemmeno una parola. Non l'avevano mai vista così. Skikon suonò per lei di nuovo il piano. Lo faceva spesso ormai. Nozomi ne fu felice, ma neanche il tempo sarebbe riuscito a rimarginare quella ferita.
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