𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝐶𝑖𝑛𝑞𝑢𝑒
Da quel pomeriggio passarono un paio di mesi e da metà giugno, si arrivò a settembre.
L'inverno durava da ottobre fino a febbraio - diviso in autunno e inverno. Le scuole durante questo lasso di tempo chiudevano per via delle forti nevicate. Riaprivano, poi, durante l'estate che andava da marzo fino a settembre - diviso in primavera ed estate. L'inverno nevicava così tanto che le strade erano piene di neve. Talmente tanta neve che alcune persone si divertivano a sciare giù dalle montagne presenti sull'isola.
Per la prima volta nella loro vita, Daisy e Nozomi litigarono. Un litigio stupido. Di cui nemmeno si ricordavano il motivo, ma che stava rischiando di far a pezzi la loro amicizia. Skikon non riusciva a sopportare i loro silenzi a tavola. I loro sguardi evitarsi. La tristezza negli occhi della piccola Nozomi. Perché non fanno pace, se non ricordano nemmeno il motivo? si chiedeva continuamente il ragazzo, non sapendo che fare per far riappacificare le due amiche.
Un giorno notò un pianoforte in una delle tante stanze. Gli tremarono le gambe al solo pensiero. Scosse la testa. Per le sue amiche avrebbe fatto qualsiasi cosa. Nulla gli avrebbe fatto cambiare idea. Scrisse un biglietto ad entrambe - fingendo che fossero state loro due a scriversi - e le attese nella sala. Quando vide che le due si trovavano spaesate e che si stavano per sbranare a vicenda, lui intervenne. «Per favore... Fate pace... So che a parole potrebbe non essere sufficiente... Per questo... Per questo vorrei che sentiste.» Fece per suonare, ma il panico prese possesso del suo corpo, di nuovo. Sta volta non avrebbe ceduto. Voleva aiutarle e l'avrebbe fatto. Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi – non vi era alcuno spartito davanti. Iniziò a suonare. Suonò proprio quella canzone. La canzone che tanto amava sua sorella. Suonarla dopo tanto tempo gli provocò un dolore immenso. Non si fermò. Era deciso con tutto sé stesso. Le ragazze si sentirono immediatamente in pace. Come se di fronte a loro ci fosse una creatura angelica che suonava qualcosa di unico e indecifrabile.
Finito il brano, le ragazze batterono le mani. «Sei riuscito a suonare!», disse Nozomi fiera di lui. «Era una canzone bellissima. Chi l'ha scritta?», aggiunse. «Mia sorella... Era la sua preferita.» Toccò i tasti con tono malinconico. «Deve mancarti molto.» Daisy lo guardò negli occhi color cielo che ora erano lucidi. Sta per piangere, pensò. «Non sai quanto...» E la serata passò così, con Skikon che continuò a suonare per loro.
Settimane dopo, Daisy si svegliò presto, come sempre, per studiare. La madre la chiamò improvvisamente dal piano di sotto. «Daisy! C'è una lettera per te!» La bambina scattò in piedi e scese di corsa al piano terra, buttandosi dalla ringhiera. La stanza delle due ragazze era al secondo piano. Si divertivano spesso a scivolare giù dalla ringhiera o semplicemente a buttarsi di sotto. A che servivano le scale ai vampiri, dopotutto? Prese la lettera e corse dritta in camera facendo un salto fino al suo piano, entrando. Lesse la piccola e curata lettera con il cuore in gola. L'involucro era di un leggero azzurro e profumava di boccioli di rose. La grafia era molto carina, incorniciata da un piccolo contorno rossiccio ondeggiato.
«Cara Daisy,
È da tanto che non ci sentiamo, come stai? Spero bene. Sai, qui in America è una noia mortale. Vorrei tanto essere in Giappone con te. Purtroppo, sono ancora troppo piccolo per venire a vivere là.
In realtà ti scrivo per farti sapere che sono riuscito a convincere i miei a fare una vacanza in Giappone nella vostra isola - ho fatto vedere la mappa che mi hai mandato. Spero che questo ti renda felice.
Non vedo l'ora di conoscerti e di conoscere la ragazza di cui mi parli sempre. Oh giusto! Nell'ultima lettera mi hai detto che hai conosciuto un umano gentile. Spero di conoscere anche lui.
Ci vediamo presto.
Il tuo caro amico,
Skakon.»
La ragazza era molto emozionata. Finalmente avrebbe conosciuto il suo caro amico di penna americano. Anche se non avrebbe mai immaginato che Skikon, per gelosia, sarebbe stato molesto nei sui confronti.
Skakon arrivò a Centopia la settimana successiva. Sarebbe rimasto solo una settimana, ma bastava e avanzava per i due. Daisy gli fece conoscere prima Nozomi. Quando fu il turno di Skikon, lui non era semplicemente in casa. Era già uscito. Anche se ora abitava con loro, non aveva mai smesso di lavorare in quel neko café. Il ragazzo li vide da lontano mentre camminava per tornare a casa. Daisy che rideva per battute non sue. Daisy che parlava più del dovuto con un ragazzo che non era lui. In quel momento il cuore gli sembrò andare in frantumi. Si avvicinò lentamente e fu solo allora che i due lo notarono. «Lui è il ragazzo di cui ti parlavo», disse Daisy a Skakon. «P-piacere. Io sono Skakon Vodafon. Un amico di penna di Daisy. Vengo da New York.» Il ragazzo allungò la mano titubante e timidamente. «Qui non stringiamo la mano, ci inchiniamo», disse schietto e disgustato dal ragazzo. Skakon si sentì in imbarazzo. Fece lo stesso un leggero inchino, nervoso. Daisy guardò male e in modo freddo Skikon. «Non c'era bisogno di dirlo con quel tono», disse, ma Skikon la ignorò. Questo diede molto fastidio alla ragazza.
Skakon era tutto il contrario di lui. Aveva un animo dolce e era molto timido. Era umano. Non aveva vissuto un'infanzia come la sua, insomma. La sua era davvero un'anima pura. A volte era anche impacciato. «Andiamo Skakon, dobbiamo finire il tour.»
«O-ok...» Skikon li vide allontanarsi. Non disse nulla, ma sapeva di aver fatto una grande cazzata. Qualcosa dentro di lui si era rotto. Se n'era accorto. Oh, eccome se l'aveva fatto. Non poteva farci molto, anche se avrebbe voluto poter tornare indietro nel tempo e rimediare. Ma soprattutto... Cos'era questo nuovo sentimento che si stava impossessando di un'"anima pura" come la sua? Non riusciva a riconoscersi.
A cena, ogni volta, ignorava Skakon che cercava di avere una conversazione con lui e se ne andava indignato ogni volta che faceva ridere Daisy.
Una domenica, mentre lavorava, vide Daisy e Nozomi entrare nel locale. Dietro di loro vi era lui: Skakon. I tre si sedettero ad un tavolo e Skikon si avvicinò. «Cosa vorreste ordinare?» Cercò di sorridere, ma più ci provava e più sembrava uno psicopatico. La notte in cui accadde l'omicidio della madre, in lui era cambiato qualcosa che, con il passare del tempo e con la presenza di quel ragazzo, cresceva sempre di più. Lui non riuscì a capire di che si trattasse. Una volta prese le ordinazioni, si allontanò. Tornò qualche minuto dopo con ciò che avevano ordinato. Stava per lasciare sul tavolo l'acqua che Skakon aveva ordinato. Ci ripensò e gliela buttò addosso. «Oh scusa, mi è scivolata la m-» Non finì la frase che si ritrovò fradicio. Con gli occhi sgranati si girò verso Daisy. La ragazza gli aveva appena buttato l'acqua addosso e aveva ancora il bicchiere in mano. L'altra mano posizionata sul tavolo, per allungarsi verso il ragazzo. «Davvero. Ultimamente non ti capisco! Andiamo Skakon.» I due si alzarono seguiti da Nozomi che, prima di uscire dal locale, si girò verso di lui. «Dovresti scusarti... E non solo con Skakon...» Infine uscì anche lei. Skikon rimase lì, immobile, mentre una gocciolina colava dalla ciocca bionda della frangia. Fissò con occhi vitrei e spenti il tavolo in cui, fino a poco fa, vi erano i tre.
Alla fine, dopo l'accaduto, si scusò con entrambi e riuscì a far amicizia con il ragazzo. Purtroppo alla fine si dovettero salutare e lo videro partire con l'aereo. Skikon aveva imparato una lezione che non avrebbe mai più dimenticato.
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