0.2
Esser svegliata da una donna sconosciuta in un posto mai visto, con un corpo che non le apparteneva l'aveva sorpresa non poco all'inizio.
Non credeva nemmeno che fosse fisicamente impossibile reincarnarsi all'interno di un'opera, eppure eccola lì, a scegliere cosa indossare per andare al parco di fronte casa sua.
Cosa doveva fare poi? Giocare con gli altri bambini?
Era un'adulta, pensò.
Dovette trattenersi dal ridere, guardandosi allo specchio sembrava tutto tranne che un'adulta. Il suo attuale aspetto era quasi normale, non fosse per il suo occhio sinistro, di un arancione che quasi voleva sovrastare il verde di quello destro. I capelli erano neri, Sachiko le aveva detto che li aveva ripresi dalla madre. Chizuru ci aveva fatto caso girando per casa, su alcuni mobili v'erano delle fotografie, molte delle quali ritraevano Sachiko stessa e un'altra donna con lei.
Le erano bastati i capelli neri e gli occhi verdi per capire che si trattasse di sua madre - be', la madre della vera Chizuru.
Non aveva chiesto nulla in merito, ma anche in quel caso le era bastato vedere l'altare funebre per capire che non fosse più lì.
Dubitava di riuscire a chiedere delle spiegazioni senza risultare strana, rifletté.
Aveva tuttavia sentito delle volte Sachiko lamentarsi di quello che molto probabilmente era suo padre, e di come quest'ultimo avesse deciso di darsela a gambe anche prima che Chizuru nascesse.
Fantastico, un altro personaggio con un passato problematico, come se non ce ne fossero già abbastanza qui, borbottò.
Non che vivere con Sachiko le dispiacesse, aveva capito dai primi giorni che fosse una donna caparbia ma affettuosa.
Era sicura che se si fossero incontrate in circostanze più normali, sarebbero diventate ottime amiche.
Ora che ci pensava, la vera Chizuru aveva amici? Qualcuno su cui potesse contare?
Le vacanze estive non era ancora terminate, forse avrebbe avuto più informazioni al riguardo quando sarebbe ricominciata la scuola.
A pensare di dover frequentare nuovamente le elementari—un brivido le passò lungo la schiena al pensiero.
Povera Chizuru, pensò.
Senza volerlo, le aveva tolto l'occasione di provare tutte quelle esperienze.
Chissà com'era, era una bambina timida?
Curiosa? Cosa le piaceva?
Odiava qualcosa in particolare?
Non conosceva niente della proprietaria di quel corpo e le aveva tolto tutto.
Non che fosse stata sua intenzione farlo.
Si continuò a rassicurare che ciò che era successo non fosse colpa sua.
Non aveva chiesto lei tutto questo.
Eppure, guardandosi allo specchio—sentiva i sensi di colpa mangiarla dentro.
Sentì da fuori la finestra di camera sua risate di bambini che stavano giocando al parco.
A passo lento, quasi con rammarico si avvicinò alla finestra per guardare dalla finestra quello spettacolo.
Aveva amici Chizuru?
Nessun bambino era venuto a trovarla quindi non ne era sicura—ma sentì come la sensazione di voler che quella bambina avesse qualcuno vicino.
Nessuno sapeva cosa fosse accaduto e che la vera Chizuru fosse scomparsa, tranne lei.
Povera Chizuru.
Costretta e inconsapevole, aveva dovuto abbandonare Sachiko e la sua stessa vita nelle mani di un'estranea.
Senza che nemmeno lo sapesse.
Le risate e le urla divertite dei bambini fuori la distrarono brevemente.
Amici—eh.
Forse avrebbe dovuto far in modo che Chizuru provasse tutte quelle esperienze che le erano state tolte.
Certo, in cuor suo sapeva che poco sarebbe cambiato.
Ma voleva sperare che ovunque l'animo di quella bambina fosse, riuscisse comunque a trovare un po' di pace sapendo che la sua vita non fosse andata sprecata.
Sì, si disse.
Avrebbe fatto in modo che la sua vita e i suoi sogni non andassero sprecati.
Sachiko fu non poco sorpresa quando le fu chiesto quali fossero i suoi sogni, tuttavia cercò di chiederglielo in una maniera discreta.
Conoscendo abbastanza di quel mondo in cui aveva messo piede, non si sconvolse di sentire che la piccola Chizuru ammirasse gli eroi e volesse diventarne uno.
Me lo aspettavo anche, in fondo.
Alla televisione non si parlava d'altro, i giornali li riportavano in ogni paragrafo.
Anche uscendo si sentivano le persone decantare le loro gesta.
Vedendo il Simbolo della Pace, sorridente come sempre, mentre rispondeva alle domande della giornalista—persino lei si sentiva emozionata.
Tutti volevano essere come All Might.
Come biasimarli, d'altronde tutti speravano di seguire le sue orme nella speranza di ottenere un briciolo della sua gloria.
È questo che vuoi anche tu, Chizuru?
Seguire ciecamente quella grandezza così ineffabile, così irraggiungibile e così lontana.
Riusciva a capire fino a un certo limite la speranza delle nuove generazioni nel voler intraprendere quella impervia strada, ma quanti avevano perso tutto per cercare di arrivare al traguardo?
Nonostante i giornali o i telegiornali cercassero di riportare il meno possibile, sapeva che non fossero poche le vittime di quel sogno così crudele.
Caduti valorosamente, li ricorderemo sempre.
Queste le parole che venivano dette quando ciò che succedeva.
Sentiva un senso di disgusto, morti a causa della loro stessa speranza.
E con nessuno che li avrebbe ricordati veramente, se non per più di un giorno.
È questo quello che vuoi veramente, Chizuru?
Non che potesse biasimare i sogni di una bambina, lei come gli altri vedeva gli eroi come invincibili.
Barlume di speranza che non si arrendeva di fronte a nulla.
Non siamo i protagonisti, qui tutti hanno un ruolo.
Ma chi era allora lei?
Giusto una comparsa per arricchire fievolmente le vite dei personaggi più importanti?
Non era così per le altre persone di questo mondo?
Eppure sentiva una rabbia farsi strada nel suo cuore a pensarci.
Non siamo in grado di cambiare le cose, Chizuru.
Da quando una comparsa poteva ribaltare la situazione?
Non si era mai sentito.
La storia ruotava intorno ai protagonisti e lei era—
Cosa siamo, Chizuru?
Quella realtà di cui ora faceva parte serviva solo a spianare la strada per qualcun altro.
Era tutto destinato a quel protagonista, e anche se ci avesse provato—nulla sarebbe cambiato.
Non abbiamo i mezzi e non siamo abbastanza forti per fare nulla, Chizuru.
Eppure—guardando il Simbolo della Pace alla tv, sentiva di poter far tutto.
Era per questo che in molti lo seguivano?
Cosa devo fare, Chizuru?
Un sospiro stanco uscì dalle sue labbra, il silenzio che aleggiava nella stanza dopo che aveva pigramente spento la tv.
Nuovamente sola nei suoi pensieri.
Inclinò la testa, il suo sguardo si mosse sul soffitto sopra di lei, voleva rendere felice quella bambina, ma le speranze di riuscirci erano fievoli.
«... tu cosa vorresti che faccia, Chizuru?»
Ma non ottenne alcuna risposta, d'altronde era da sola.
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