0.1
Il brusio delle cicale, una leggera brezza muoveva le tende che lasciavano trasparire di poco la luce, l'estate sembrava ormai alle porte.
Si sentivano in lontananza le risate dei bambini intenti a giocare, un quaderno era rimasto aperto sulla scrivania, le pagine impregnate di inchiostro.
Una figura, seduta in ginocchio su una sedia, guardava dalla finestra lo scenario di fronte a sé.
Notò dei bambini rincorrersi, mentre uno dei due spiegò delle ali alzandosi di poco in aria.
Sentì, anche se con difficoltà a causa della distanza, l'altro lamentarsi che l'amico stesse giocando sporco.
Sul volto della figura che stava osservando il tutto apparve un sorriso, sembrava uno soddisfatto della tranquillità di una giornata come quella.
Di lì a poco era sicura che sarebbe stata richiamata e avrebbe dovuto salutare - per poco - quella vista così piacevole.
I suoi pensieri tuttavia discostavano parecchio da ciò che il suo viso mostrava.
Quel sorriso difatti era uno forzato, volto a trattenere una crisi di nervi.
Un pensiero sovrastava sugli altri con prepotenza:
'fanculo l'isekai.
Nonostante quella non fosse la prima volta che lo pensasse - a lungo aveva ripetuto quella frase nella sua mente - sembrava che questo l'aiutasse a comprendere meglio la situazione in cui si trovava.
Non una molto piacevole, a suo dire.
Eppure lo aveva per molto sognato, soprattutto da lettrice appassionata di quel genere, ma ora che si era ritrovata a dover affrontare le stesse vicissitudini delle protagoniste di cui leggeva con entusiasmo, non ne era più così sicura.
L'unico suo vantaggio, per modo di dire, era che non si fosse reincarnata nella cattiva della storia, né nell'eroina con il solito lieto fine.
Quindi nessuno si sarebbe aspettato nulla da lei.
Tuttavia, aveva capito una cosa degli isekai, l'essere in quel mondo era una variabile che cambiava la storia.
Aveva letto di protagoniste che si erano impegnate a non avere nulla a che fare coi personaggi della storia, a essere solamente degli spettatori, ma avevano fallito tutte.
Essere presente nella trama alterava quest'ultima, in un modo o nell'altro.
Si era ritrovata quindi in un bivio, provare a non fare nulla seguendo solo il corso della storia o cambiarla conoscendone la fine.
Che poi non conosco nemmeno la fine, sono schiattata prima che l'autore finisse l'opera.
Poteva affidarsi solo a delle supposizioni, e provò quasi un senso di speranza nel sapere di avere almeno un paio d'anni per mettere su un piano o capire meglio la situazione.
Il problema era quello di capire cosa fare effettivamente.
«Chizuru? È pronta la cena»
La voce al di là della porta bloccò il discorso che stava avendo nella sua testa.
Si girò vedendo la porta aprirsi e una donna farsi avanti nella stanza.
Le sue iridi erano piene di confusioni nel vederla affacciata alla finestra.
Chizuru scese dalla sedia - non poteva ancora crederci di essere così bassa da dover usare una dannata sedia - e passando di fronte alla scrivania chiuse il quaderno prima che la donna potesse vederne il contenuto.
Be', non poteva aspettarsi di essere così alta quando quel corpo aveva a malapena cinque anni.
(credeva tuttavia di essere al di sotto della media anche in quel caso)
La donna continuò a guardarla dirigersi al piano di sotto, seguendola e assicurandosi che non si facesse male cadendo dalle scale, le era bastata già una volta.
Continuò a pensare a cosa fare anche quando iniziò a mangiare, era capitata in quel mondo da poco, ma aveva capito che la cucina di Sachiko - la donna che si prendeva cura di lei - fosse l'unica cosa bella che aveva per ora.
(oltre alla sua compagnia e un letto dove dormire)
Le era bastato anche poco per capire che era, a tutti gli effetti, morta e che si trovava in un mondo di finzione.
Capì subito dopo grazie ai vicini e al telegiornale che si trovava in un'opera che seguiva già da un po' e che forse era una delle più complesse di cui ricordava di aver letto.
Come se già quella situazione non fosse complicata di suo, pensò.
Questo non giocava a suo favore e si sentì quasi meglio conoscendo già il corso degli eventi, non sapeva cosa avrebbe fatto altrimenti.
Sperò che almeno questa sua esperienza sarebbe stata poi usata come guida sul: come comportarsi dopo essere stati catapultati in un mondo di finzione.
(di sicuro avrebbe avuto successo)
Fu Sachiko a riportare la sua attenzione su di lei, che continuava a guardarla sempre più confusa.
«Tesoro, sei sicura di stare bene?» dal suo posto di avvicinò, posando delicatamente una mano sulla fronte di Chizuru.
«È da prima che fissi il vuoto, stai male?»
Scosse la testa, cercando di rassicurarla.
Doveva fare attenzione a come si comportava, si ricordò.
Era meglio che nessuno sapesse chi fosse lei veramente, da dove venisse o che quel mondo in realtà non esistesse.
Avrebbe voluto poterlo dire a qualcuno, ma chi sarebbe stato disposto a crederle?
L'avrebbero presa per pazza molto probabilmente.
Non appena finì di cenare tornò subito nella sua stanza, prese il quaderno e si sedette sul letto.
Ne sfogliò le pagine, leggendone le parole.
Aveva iniziato a scrivere non appena aveva scoperto dove si trovava, doveva subito ricordarsi gli eventi principali, i personaggi e ciò che si sarebbe dovuta aspettare.
Non sapeva cosa aspettarsi, se doveva essere onesta.
Stava cercando di non pensare di aver lasciato i suoi cari, voleva distrarsi e da una parte, si sentì quasi libera.
Quella sensazione però fu sostituita dalla vergogna per aver provato sollievo.
Sollievo di essersi staccata da quella vita, anche se a un caro prezzo.
Scosse la testa, cercando di ignorare quei pensieri e sospirò.
Richiuse il quaderno e fu tentata di gettarlo per la frustrazione.
Si disse che le sarebbe passata, che doveva farsela passare, ma più ci pensava e più sentiva un senso di fastidio.
Non doveva essere così infantile, si disse.
Quasi le venne da ridere guardandosi.
Le sentiva ancora le risate innocenti di quei bambini, ma ora le davano solo fastidio.
Si stese e guardò il soffitto, non seppe per quanto continuò a farlo ma l'aiutò a trattenere le lacrime.
«... voglio tornare a casa»
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