一 where i belong
𝗤𝗨𝗔𝗡𝗗𝗢 𝗔𝗣𝗥𝗜̀ 𝗚𝗟𝗜 𝗢𝗖𝗖𝗛𝗜, la ragazza non poté che sentirsi confusa. Delle luci abbaglianti le limitavano la capacità di capire cosa stesse succedendo, i suoni intorno a lei erano fastidiosi. Se un momento prima sembravano essere distanti, un momento dopo si facevano intensi e quasi impossibili da sopportare.
Come se qualcuno avesse alzato troppo il volume.
Sentiva delle voci chiamarla in lontananza e un ronzio persistente, come quello della televisione rotta di quando era piccola.
Quando la vista tornò alla normalità riuscì a vedere che si trovava in un altro luogo, diverso da quello in cui ricordava di trovarsi prima.
Una stanza d'ospedale.
Vide il soffitto bianco sopra di lei, le luci a led le disturbarono le iridi e cercò di guardare altro.
Il forte - anche fin troppo per i suoi gusti e per come ricordava che fosse - odore di disinfettante le entrò con prepotenza nelle narici, facendole fare una smorfia.
Cercò di aprire la bocca per parlare, le uscì solo un verso strozzato.
Non riusciva a tirar fuori le parole e sentiva come un'emicrania farsi strada nella sua testa a quello sforzo.
Chiuse gli occhi provando a rilassarsi, finché non sentì il suono di un pianto.
Il pianto di un neonato.
Aprì gli occhi di scatto, ma un bruciore glieli fece socchiudere, sentì qualcosa di bagnato scorrerle lungo le guance e il viso sembrava come in fiamme.
Le urla iniziarono ad aumentare col passare dei secondi.
Non capiva cosa stava succedendo, c'era per caso un neonato nella stanza insieme a lei?
Non riusciva a muovere la testa molto bene perciò non poteva saperlo.
Dei passi si fecero sempre più vicini a dove si trovava, due braccia le circondarono il corpo e si sentì sollevare in aria?
In aria?
Ancora incapace di comprendere la situazione, si trovò all'improvviso un volto davanti al suo, sembrava più grande, o era lei quella piccola?
Era una donna anziana; lo sguardo gentile, le sue iridi erano di un bellissimo blu - sembravano due pozze d'acqua - la guardavano con una tenerezza che non aveva mai visto nella sua vita.
I capelli erano grigi, segno dell'età.
Il suo tocco era delicato, cauto nel non farle male.
"Non piangere, mia piccola Miyako"
Anche la sua voce era dolce, sembrava come se un calore si fosse formato nel suo petto.
Aspetta, Miyako?
Chi?
Stava parlando con lei? Ma il suo nome non era quello, era-
Qual era il suo nome?
Non riusciva a ricordarlo, sentiva che non era Miyako.
Cosa sta succedendo...?
La donna prese a cullare il suo corpo, poté alla fine vedere le sue mani.
Erano piccole!
Erano della stessa dimensione di quelle di un... neonato.
Ma ciò non aveva alcun senso, lei sapeva di essere un'adulta.
Eppure, il suo corpo era troppo piccolo per essere quello di un adulto, e aveva difficoltà a fare le cose più basilari.
"Sono davvero contenta di conoscerti, Miyako. Non vedo l'ora di portarti a casa e crescerti"
Mentre parlava, la donna passò davanti a uno specchio, e lei ebbe modo di vedersi.
Okay, forse c'era davvero una possibilità che fosse una neonata.
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