99: Photographs.


Nonostante tutto, mi sveglio riposata. Qualsiasi muscolo del mio corpo, ieri notte, è stato sforzato allo stremo, e anche se riesco a muovermi benissimo, non ho la piena consapevolezza dei miei movimenti. In più, la testa è più leggera del solito, e anche se non ho dolori di nessun tipo, so che non dovrei sentirmi così. Ma quando giro la testa verso il cuscino che di solito occupa Tyler, per poco le farfalle che custodisco gelosa nello stomaco non decidono di perforarlo, uscendo fuori da me come cavalli impazziti: Tyler dorme di fianco a me con le braccia incrociate sotto il cuscino e il volto girato verso di me, la coperta che gli copre metà della schiena tatuata e nuda, e i capelli castani che si posano sopra parte della mascella come una tenda di raso. Le ciglia si muovono impercettibilmente e un accenno di barba spunta sotto le sue guance, leggermente scavate, mentre il braccio muscoloso mi permette di avvicinarmi solo un pochino a lui, beandomi della sua presenza: di solito è il primo a svegliarsi, tra i due, e anche se non ho mai provato il desiderio di vederlo dormire, ora mi sento appagata dalla vista del suo corpo rilassato. Sorrido senza accorgermene quando sento il suo corpo muoversi e spostare leggermente le coperte bianche, e quando mi sistemo vicino a lui, girandomi di lato e appoggiando la mano sinistra nell'incavo del suo gomito, vedo i muscoli facciali scattare. Apre gli occhi dolcemente e vedo il sole caldo del mattino fare a pugni con il suo sguardo freddo ma carico di emozioni. Le sue labbra rosee vengono tirate da un sorriso stanco, ma quando si sistema appoggiando la testa su un braccio e poggiando l'altro sul mio addome, è reattivo e pronto per affrontare la giornata. Anche se, dal sole, sembra già mattina inoltrata. -Ehi- mi saluta con la voce rovinata, probabilmente dalle urla di ieri. -È la seconda volta che mi sveglio prima di te- lui sbuffa sereno, allungandosi per baciarmi con un tocco impercettibile. -E non sarà l'ultima, di sicuro- mi muovo sotto il suo braccio, avvicinandomi ancora di più e trascinandomi dietro la sua maglietta bianca, l'unica cosa che indosso insieme a delle mutande nere. -Sei sempre stato così carismatico?- gli chiedo, prendendo una ciocca dei suoi capelli e riportandogliela dietro l'orecchio: lui alza le spalle, indifferente. -Se parli del mio aspetto, no. Se intendi il mio carattere, neanche. Dieci anni fa ero il classico teppistello, con tanto di rasatura e pantaloni a vita bassa- ridacchio all'idea di un Tyler più piccolo, magro e ribelle. Non che adesso non si faccia strada senza problemi, ma usa un metodo diverso, più subdolo e letale. E mi stende ogni volta, ogni volta che lo vedo dominare sulle persone intorno a lui con rispetto e sicurezza. -Avrei voluto vederti- commento divertita, ma lui rimane serio. -Anche io. Chissà quante cose orribili hai passato, per ferirti così nel profondo...- dice, accarezzando le mie cicatrici sul polso, ancora molto in contrasto con la mia pelle, con vigore. Lui non mi ha mai trattato come un essere debole, da proteggere, ma come un individuo da comprendere, e mi è servito molto per permettere anche a me stessa di vedermi in quel modo. Ogni sera, prima di andare a letto, Tyler insiste sempre nel medicarmi le ferite e nell'assicurarsi che il mio stomaco non faccia brutti scherzi, e anche se questi atteggiamenti potrebbero farmi sentire come un essere fragile, mi piace essere coccolata tra le braccia sapienti di un'altra persona. Mi piace abbandonare il peso sulle spalle che mi porto dietro, che mi permette di migliorare me stessa, ed essere trattata come una bambina che è caduta dalla bici per la prima volta, che viene riempita di cerotti dal fratellone. Solo che il mio non è un fratellone, ma un infermiere che, tra lo studio per il conseguimento della sua terza laurea (fortunatamente online, altrimenti non riuscirei a vederlo quanto vorrei) e il lavoro, riesce sempre a ritagliare del tempo per suo padre e per me, per quella stupida ragazza che si è innamorata di lui tra i corridoi dell'ospedale, tra le lacrime amare e i tè delle macchinette automatiche. -Non è stato tutto brutto... I viaggi che ho fatto, che ho sempre documentato con la mia fidata Polaroid, sono sempre un bel ricordo. Le persone con cui li ho vissuti, no. Ma sono altre storie, e non ho ancora la forza sufficiente per parlarne ad alta voce. Ho paura di... rompermi di nuovo- lui scuote la testa, baciandomi la fronte e poi sorridendomi, ma solo con gli occhi. -Sei fortissima, è impossibile che tu ti rompa di nuovo- io aggiungo, appoggiando le mani poco sotto la sua nuca, dove un fascio di muscoli imponenti si riunisce e i suoi capelli terminano. -Soprattutto quando, a ripararmi, sei stato tu- lo bacio io, questa volta, e uso più energia di quella che ha utilizzato nei suoi baci.

Ogni volta che lo bacio per prima io, appena schiudo la bocca riesco a percepire la passione di Tyler, che si impadronisce della sua lingua, sempre arrogante, e delle sue mani, che mi percorrono il corpo in continuazione, cullandomi nella lussuria, che monta dentro di me ogni volta che separiamo le labbra e sento gli ansimi sommessi di Tyler. -Ogni volta che cominciamo... Non posso finire- mormora Tyler, facendomi capire dove vuole andare a parare: sorrido come una gatta sorniona, felice di sapere che il desiderio carnale che provo verrà soddisfatto, e guardo il suo torso, dorato e scoperto. Anche lui abbassa lo sguardo, commentando però:-Con la mia maglietta indosso si vede tutto- arrossisco perché, anche se non provo imbarazzo verso il mio corpo, non più, le parole pronunciate da Tyler mi fanno un certo effetto. Lo attiro di nuovo verso di me, e mentre mi reggo sulle sue spalle, mi faccio togliere la maglietta, che viene lanciata come uno straccio sul pavimento. Le coperte scivolano fino ai fianchi di Tyler, che si alzano per sistemarmi sotto di lui, ma quando lui si stacca di nuovo, mi tiro su anche io, inginocchiandomi e facendogli capire che voglio invertire le posizioni: Mad mi ha sempre detto che avere un uomo in pugno è una sensazione favolosa, perciò ci voglio provare, e quando mi sistemo con le gambe a cavallo di Tyler e struscio su lui, lo sento deglutire rumorosamente. -Non finiremo mai, se fai così...- dice con un sorriso perverso, per poi appoggiare le mani sopra le mie costole e farle scendere lentamente, impigliando i pollici con le mie mutandine e tirandole giù. Le tolgo, frettolosa e madida, e bacio il petto di Tyler, sempre più ampio; il rifugio perfetto per quando voglio nascondermi dal mondo, il luogo ideale per i miei succhiotti quando voglio sentirlo mio. Passo la lingua sui suoi addominali, contratti dal piacere, e poi, facendomi aiutare, gli tolgo i boxer blu; senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Tyler mi inumidisco una mano, poi, con movimenti impacciati ma delicati, lo stimolo. Mi ruba le labbra per un momento infinito, durante il quale i nostri gemiti, mentre ci stuzzichiamo a vicenda, si mescolano tra le nostre lingue ed eccitano entrambi ancora di più. I capelli mi ricadono su un lato, interponendosi fra noi e il resto del mondo, e quando Tyler si infila un preservativo e incontra i fianchi con i miei, mi sembra passato troppo tempo dall'ultima volta. Sono estremamente felice di aver custodito la mia verginità per la persona giusta, che se la meritava, dato che adesso mi sento libera di esprimermi in tutta onestà, chiedendogli di più perché sono assettata del piacere che solo lui può provocare. Tyler mi accontenta all'istante, facendomi capire che abbiamo limiti totalmente diversi, e che cavalcarlo era una buona idea finché non mi faceva conoscere il suo ritmo, ma le ossa crogiolano piacevolmente durante il coito. Se fossi meno schiava del piacere che mi pervade, ammirerei il volto di Tyler all'infinito, dalle guance rosse e gli occhi inferociti, che sprigionano sensualità a ogni breve sguardo. I suoi capelli si stropicciano sul cuscino mentre le mie mani stringono con impeto la testata del letto, essendo l'unico sostegno che mi permette di tenere la schiena dritta e cercare almeno di gestire la situazione, che peggiora e migliora al tempo stesso. Mi aggrappo alla sensazione che il legno freddo dà ai miei palmi, ma appena abbasso lo sguardo su Tyler, sul suo petto gonfio e le sue mani, strette intorno ai miei fianchi o sopra i miei glutei, mi sento andar via. Troppe volte rischio di terminare il momento, ma ogni qual volta mi iniziano a tremare i gomiti, lui rallenta i movimenti e mi permette di continuare. Non sento più nessun dolore ai muscoli quando cambiamo posizione e stendo il petto sul materasso, girandomi appoggiando la guancia poco sotto le mie braccia e ammirando, purtroppo solo con la coda dell'occhio, Tyler: le sue espressioni mi eccitano quasi quanto le stimolazioni continue che mi dà, facendomi godere ogni minuto più del precedente. Mentre stringo le dita intorno al tessuto del coprimaterasso e mi mordo il labbro inferiore per reprimere l'ennesimo gemito, sento un sapore acre e metallico in bocca, segno che mi sono tagliata il labbro, ma non ci faccio troppo caso, immersa fino ai capelli nel momento. Quando arrivo al culmine del piacere e chiedo a Tyler, tra mille gemiti e ansimi, di farmi venire, vengo piacevolmente accontentata, e riverso il mio piacere in un urlo catartico, che fa venire anche lui. Una volta ripreso fiato, sento una pacca sul sedere e mi giro verso Tyler, che si alza e mi tende una mano:-Andiamo a fare la doccia?- annuisco e gli sorrido, cercando di fargli capire che mi fa impazzire sempre di più.

Dopo essermi goduta dei rigenerativi massaggi ai capelli da Tyler, che era intento ad asciugarmeli, torniamo entrambi in camera per cambiarci, e gli chiedo, curiosa:-Ti va di vedere le foto che ho fatto?- lui pensa per un attimo alla domanda posta, intento a guardarmi negli occhi per capire cosa sto provando; ma la mia domanda era più una richiesta, dato che voglio che Tyler sappia di più sul mio conto. Lo vedo annuire, e prendo la valigia che tengo sotto una sedia di camera sua, usata come poggia abiti. Quando la apro, ventisette scatolette bianche dividono l'interno della valigia: sui coperchi sono scritti i vari stati americani nei quali sono stata. Me li ricordo tutti, e le punte delle dita scorrono sicure sul cartone. Tyler segue i miei movimenti, e quando apro la scatola del Minnesota, la mia patria, lo vedo sorridere per infondermi sicurezza. Gli passo le foto, spiegandone alcune, e faccio così per altre due scatole, rispettivamente del Texas e del Nevada. -Aspetta un secondo...- mi dice poi Tyler, ricordatosi improvvisamente di qualcosa. Si alza dal pavimento, dove era seduto di fronte a me, e va in soggiorno; sento un tonfo sordo e ovattato dalle pareti ma non ci faccio troppo caso, e quando lo vedo tornare non capisco bene cosa intenda fare. -Mi piacerebbe appenderle qui- mi dice, indicando con l'indice la parete opposta a quella dove ci troviamo adesso, che è occupata da uno specchio e dalle porte che conducono rispettivamente in bagno e in soggiorno. -Questi sono i miei unici ricordi felici trascorsi dalla morte di mia madre a ora. Perciò, se vuoi, io ne sarei più che felice- lui si abbassa per baciarmi con una dolcezza stucchevole, poi iniziamo a lavorare, io meravigliata dalla sua richiesta e lui dalla mia risposta: Tyler sistema la parete usando dei chiodi e dello spago per creare dei segmenti in corda uguali e paralleli, che corrono lungo il muro. Io racimolo delle mollette dalla cucina e dall'armadio di Tyler, e dopo scegliamo con cura che foto appendere, tenendo conto dello spazio a disposizione e dell'importanza che quei luoghi hanno per me. Nel frattempo, mentre scegliamo le cento foto, io parlo senza mai fermarmi dei miei ex fidanzati, degli amici che ho fatto, dei viaggi che ho intrapreso, delle cose che mi hanno colpito e del perché ho cominciato a viaggiare. Era iniziato tutto come un capriccio per farmi notare da mio padre, ma poi, dopo il viaggio in Ohio, durante il quale avevo fatto amicizia con un ragazzo di nome Cody, un nomade estremamente simpatico e dalle lentiggini color caffellatte, ho deciso che il suo era il modo migliore per vivere quella vita di merda che avevo. Avrei fatto delle foto da mandare al cimitero dove è custodita l'urna di mia madre, ma poi, dato che le foto erano troppe e non avevo il coraggio di scrivere l'indirizzo del cimitero, me le sono tenute per me, portandomele sempre dietro. Adesso la loro fuga, come la mia, è terminata, ed è il momento di appenderle nella mia casa, per poter essere viste da tutte le persone abbastanza importanti da poter entrare qui. Tyler percepisce il bagaglio di emozioni che mi sono sempre portata dietro e che adesso sto disfacendo di fronte ai suoi occhi, che hanno una sete pazzesca di sapere cosa passava per la testa della vecchia Eleanor.

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