92: Not a sober night.
-Voi siete tutti e due scemi- borbotta Madison. -Andiamo a bere? Dai! Basta con 'sto curriculum!- si lamenta, per poi aggiungere:-Tyler, aiutami! Hai finito ora di lavorare, no? Domani hai il giorno libero, no? Allora ti andrebbe di bere? Andiamo solo noi due e lasciamo questi qui!- Tyler ride mentre Mad tenta, invano, di alzarlo dal divano. -Aspettiamo che finiscano. Ci vorrà poco, abbi pazienza- e Mad sbuffa, buttandosi di peso sul suo piccolo divanetto rosa. -Solo perché hai un bel faccino! Se mi vedessero i miei coinquilini, mi darebbero della secchiona...- Tyler ridacchia divertito, tornando a sfogliare il vecchio diario delle medie di Madison, pieno di scritte fatte con pennarelli indelebili colorati. Intanto, io e Rich siamo al computer, e il mio amico mi aiuta a scrivere un curriculum da mandare sui siti lavorativi e da stampare per distribuire nei negozi dove cercano personale. Mi sembravo una buona a nulla, ma piano piano, riempiamo una pagina di conoscenze che non pensavo di avere. -A loro va bene tutto, perfino sei sai cucinare, perciò mettici più cose possibili. Metà dei datori di lavoro non le leggono nemmeno, queste cose, ma se vedono tante righe scritte sono più convinti a assumerti. E l'importante è mettere le cose più emozionanti all'inizio. Tutti i tuoi viaggi ti saranno utili, anche ai colloqui- mi confida Rich, per poi finire di aiutarmi a scrivere il mio curriculum vitae e trasferire il documento su una pennina USB. -Questo portalo a stampare, io penserò a inviarlo in giro per Internet- lo ringrazio, poi mi alzo dalla sedia e mi stiracchio. -Siamo pronti, Mad- dico alla mia amica, che salta in piedi in preda alla gioia:-Davvero? E bravi! Andiamo, adesso, che sono in ritardo!- prende la sua minuscola borsetta blu e se la mette in spalla con energia. Tyler si alza, mi dà un leggero bacio e mi mormora:-Ottimo lavoro- io gli faccio l'occhiolino e gli sorrido, desiderando che sia fiero per questa piccola cosa che ho fatto come lo sono io di lui ogni giorno. Raggiungiamo a piedi il Blue Dragon, e prima di entrare stringo la mano di Tyler con forza, facendogli capire che, come al solito, ho bisogno di lui. Sono entrata qui dentro solo una volta, e mi è bastata per non volerci più tornare: però, se voglio vivere qui a San Diego, devo smetterla di farmi rincorrere dai demoni creati da me stessa, che mi impediscono addirittura di entrare dove voglio. Il locale è come me lo ricordavo, e improvvisamente, di fianco a Tyler, mi sento abbastanza audace da alzare la testa e passare attraverso la cortina di fumo. Ci sono gruppi di ragazzi seduti in tavoli rotondi, con una scarsa illuminazione e ricoperti da bevande, ci sono dei pali su cui delle ragazze vestite con indumenti troppo piccoli e stretti per poter nascondere i loro corpi ballano, ci sono delle aree più riservate dove delle coppie si baciano o delle persone sospette parlano seri. Raggiungiamo il bancone e ci sediamo sulle sedie, alte e di pelle nera. Mad, che appena entrata aveva cominciato a salutare tutte le persone che riconosceva, ci raggiunge e mi sorride eccitata, mormorando:-So che sei occupata, ma se trovi qualcuno per me fammi un fischio- per poi appoggiarsi quasi completamente sul bancone e urlare:-Aaron! Dove sei quando servi?!- e un ragazzo dai capelli rossicci, le lentiggini e l'aspetto acerbo saluta Mad e noi altri. Appena fisso quegli occhi chiarissimi, mi ricordo subito di lui: quando ero venuta a prendere Gerald, tanto tempo fa, talmente indietro che non mi ricordo neanche cosa mi aveva spinto a fare tutto ciò che avevo fatto, lui era quel ragazzo che lo fiancheggiava, commentava la mia presenza e versava da bere a Gerald. Come per confermare il mio sospetto, lui indugia sul mio viso, poi trasale e chiede, ritornando professionale:-Signori, che desiderate?- guardo Tyler come per chiedergli cosa dovrei prendere. -Io un bourbon liscio. Lei, un Long Island- Rich ordina una birra, Mad un mojito corretto e, mentre aspettiamo, Tyler mi dice, nell'orecchio:-Lo conosci- senza domandarmelo, perché sa già la risposta. Annuisco:-L'ho visto una volta, quando ero venuta a prendere Gerald qui- lui sbuffa. -Non riuscirò mai a toglierlo da qui- dice, sfiorando con l'indice la mia tempia, e io gli sorrido:-Il passato crea ferite difficili da rimarginare. Però non è più qui dentro. È qui- dico, indicandomi la pancia:-Pronto per essere digerito. Prima che tu te lo chieda, tu occupi questo- e indico tutta me stessa. -Non me lo chiedo. Io posseggo e basta- mi risponde senza guardarmi, facendo contribuire il suo profilo aguzzo e colorato dalle luci rosse del locale a questa pesante aria che si cala su di noi. La sua gentilezza mi ha conquistata, ma la sua passione alimenta la mia con una forza impetuosa e incontrollabile.
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