85: A weird question.
-Amico, quando torni?- chiedo a Shaq. Sono da venti minuti al telefono, ma la chiacchierata fatta non risolve la situazione nella quale mi sono messo: come sono finito così? Dovrei piangere perché sono solo, senza più una fidanzata, e invece non faccio che pensare a una tizia dai capelli rossi che due notti fa è entrata prepotentemente in casa mia. Mi ricordo benissimo la scena: era ubriaca, con ancora i vestiti della Chimera, e mi aveva salutato dandomi due baci sulla guancia, facendomi arrossire. Aveva cominciato a blaterare cose senza senso, spargendo casa di oggetti suoi; il telefono sul tavolo, il giacchetto sull'attaccapanni, le scarpe sul tappeto, la collana sul divano. Poi, vedendo Shaq uscire dal bagno, aveva salutato pure lui e aveva fatto una proposta senza senso, che mi fece imbestialire in un secondo:-Ragazzi, vi va di fare un threesome? Tanto adesso siete tutti e due senza scuse, no?- e, mentre Shaq rifiutava gentilmente, io sbottai:-Ma che cazzo ti salta in mente?- perché era entrata come un uragano in casa, perché era ubriaca, perché sa che mi piace. Tutte le volte in cui i nostri sguardi si sono incrociati, in cui lei capiva che la fissavo, in cui prima di lavare il bicchiere che aveva usato indugiavo sull'impronta del suo rossetto. -Quindi nemmeno oggi posso divertirmi?- chiese sbattendo le ciglia e venendo verso di me. Shaq, capita la situazione, si nascose in camera sua, chiudendosi la porta dietro. Mentre camminava verso di me in punta di piedi, incastrando quelle sue iridi verde smeraldo nei miei occhi e non permettendomi di distogliere lo sguardo, mi disse:-Se tu non ti fossi incazzato, avremmo potuto discutere e fare quel maledetto threesome- incrociai le braccia davanti al petto, mentre una vena sul collo si gonfiava. Non ero arrabbiato con lei, perché so che è fatta così, ma ero e sono arrabbiato con me stesso: cosa penso di ottenere, andando dietro a Madison? Che lei cambi, smetta di andare a letto con chiunque e che diventi la ragazza perfetta per me? Che mi porti con sé a Seattle, per poter restare al suo fianco? No, lei è come Gerald per Eleanor: un turbine di emozioni, che entra nella tua vita per fare casino e esce con il tuo cuore tra le grinfie, lasciandoti distrutto e senza il respiro. -Chiedilo a qualcun'altro, questo fottutissimo threesome- le risposi, voltando di lato la testa, perché quegli occhi non riuscivo e non riesco a reggerli. Mi ricordo perfettamente il groppo in gola che si era formato, che mi bloccava la saliva in bocca. -L'ho chiesto a voi perché di voi posso fidarmi. E poi, volevo vedere com'eravate a letto- disse, poi cambiò direzione e andò verso il suo telefono. Si sedette sul tavolo e mi chiamò:-Logan, vieni qui- mormorò, e io restai fermo, dandole le spalle, per non tradire il mio tono di voce con la mia espressione. Non volevo più sentire quella voce, vedere quei capelli, sentire quelle unghie picchiettare su qualcosa, ma sentivo gli occhi pungermi e sapevo che avrei pianto di rabbia in fretta, se lei sarebbe rimasta seduta lì per un po'. -Ti diverti così tanto a scopare la gente?- le chiesi, consapevole della risposta. Io non mi sono mai divertito troppo, forse perché tutte le ragazze con cui l'ho fatto erano timide e non sapevano neanche cos'era, forse perché non ho mai avuto quel tipo di appetito. Feci quella domanda a Madison come se fosse stata una provocazione, ma in realtà era stata fatta per capire cosa ci trovasse nello spendere tempo in quel modo. -Se vuoi, posso far divertire anche te. Se lo fai con la persona giusta, ti sembra di prendere la droga migliore del mondo- posso ancora sentire il tonfo che i suoi piedi provocarono quando scese dal tavolo, posso ancora sentire quelle braccia magre avvilupparsi come edera sulle mie spalle, posso ancora sentire la sua unghia appoggiarsi freneticamente sul telefono e far partire un video che mi ipnotizzò per una decina di secondi: era un video di Madison vista di schiena, accovacciata sul letto, che gemeva. Una mano le copriva un fianco, e il tatuaggio di un serpente le decorava la schiena sudata mentre le spinte aumentavano, e con loro, il tono della voce di quella pazza. Lei ridacchiava, fiera di avermi fatto vedere quel film amatoriale girato con il telefono, ma io ero furioso: cosa voleva dimostrarmi, facendomi vedere quel video? So benissimo come si fa sesso, e questo non rispondeva alla mia domanda. Mi girai e le tolsi il telefono di mano, trovandola tra le mie braccia; una luce diversa era nei miei occhi, e me ne accorsi dall'espressione che ebbe Madison, a metà tra lo stupore e la curiosità. -Che cazzo fai?- le ringhiai, trovando inconsapevolmente la mia mano su un suo fianco, come per bloccarla e obbligarla a rispondermi, stavolta in modo sincero. Quei fianchi, così morbidi e leggeri, sono ancora impressi nella mia mente, come quella serata. -Cerco di darti un assaggio di quello che ti perdi- rispose, e senza sottrarsi alla mia presa, mi leccò le labbra, per poi sorridere. -Ti odio- le dissi, prima di finire nella sua trappola, gettandomi di testa nel corpo di Madison Square per tutta la notte.
-Logan, calmati. È solo sesso- mi risponde Shaq, dopo un sospiro. -Per me no, e lo sai benissimo. Allora, quando torni?- gli chiedo di nuovo, e lui pensa un attimo a cosa deve fare, a quando può tornare:-Credo che domani guarderò i voli. Ti mando un messaggio appena so qualcosa in più- lo ringrazio e chiudo la telefonata. Appoggio il telefono sul tavolo, e torno a spolverare il soggiorno: ormai questa casa è stata teatro di tanti episodi, e se non fosse stato per quella strana ragazza, Eleanor, ne sarebbero accaduti la metà, o forse meno. Da perfetta sconosciuta, quella ragazza è diventata per me e Shaq come una sorella minore, dato che ci ha fatto preoccupare, ci ha fatto spaventare ma ci ha anche insegnato tanto; oggi pomeriggio dovrebbe passare a trovarmi con Tyler per aiutarmi a sistemare la serranda di camera mia, che si è rotta, perciò per ingannare il tempo pulisco, e una volta finito di spolverare, mi metto a guardare la televisione, sdraiato sul divano, di fianco alla collana che Madison si è scordata due notti fa. Pranzo con un po' di pollo in padella e del pasticcio di avocado, poi verso le tre di pomeriggio sento il campanello suonare: apro a una sorridente Eleanor e a un gentilissimo Tyler, che è sempre impeccabile. Tutta le faccenda Gerald-Eleanor-Tyler mi è passata come un treno in corsa, senza investirmi ma colpendomi lo stesso nel profondo: sembrava tutto così scontato, tra lei e Gerald, che ormai sapevamo tutti che quell'amore che coltivavano sarebbe sbocciato nel fiore più bello e complicato mai visto, eppure la pianta è morta in fretta come era nata, e Tyler aveva fatto capire a Eleanor che quella non era la pianta giusta per il suo terriccio. Adesso, una coppia che sembrava non potersi mai formare faceva invidia a tutti noi, che seguiamo gli avvenimenti come spettatori al cinema. -Ehi, Logan- mi saluta Eleanor, abbracciandomi. I tagli scompaiono lentamente, infatti adesso sono meno minacciosi e sembrano quasi braccialetti rossi. -Ciao. Avete fretta? Perché volevo fare il caffè- entrambi scuotono le teste, e li faccio entrare, chiudendo la porta alle loro spalle. -Che ha fatto la serranda?- mi chiede Tyler, come se la serranda fosse una persona. Sorrido e rispondo:-La stavo abbassando per la notte, quando il filo si è rotto ed è cascata tutta insieme sulla finestra. Ora non so più come aggiustarla- guardo Eleanor per un secondo, quello giusto per vedere i suoi occhi scintillare mentre guarda Tyler, quell'infermiere che è entrato a far parte delle nostre vite con la velocità di un ghepardo ma la gentilezza di un cucciolo indifeso. -La serranda è incavata o ha la cassa esterna?- lo guardo interrogativo per capire di cosa sta parlando, dato che non so minimamente come è fatta una serranda: Tyler ridacchia vedendo la mia espressione, e si spiega meglio;-Sopra la finestra hai mica notato se ci fosse un cassone?- annuisco. -Sì, ce n'è uno- lui sospira. -Allora sarà facile. Vado a prendere la cassetta degli attrezzi- ci dice, lasciandoci soli e uscendo di casa. -Con Madison?- mi chiede Eleanor, appena si accerta di essere sola con me. -Smettila. E nulla di nuovo- le rispondo, concentrandomi sul caffè, e la sento ridere:-Invitala ad un appuntamento. Inventati una scusa e tira fuori il gentiluomo che c'è in te- mi dice, dandomi una gomitata amichevole al braccio. Sorrido e poi chiedo:-Tu e Tyler?- e lei mi sorride come se avesse vinto alla lotteria. -Tutto bene, finalmente- le sorrido di rimando, cercando di imitare la sua felicità per farle capire che sono sinceramente felice per lei, che finalmente ha trovato quello che si meritava di avere. Appena torna Tyler, beviamo del caffè, sistemiamo la serranda e poi continuo a inventarmi scuse per stare con loro, perché per una volta mi sto chiedendo cosa sia la vera felicità, e come posso fare per raggiungerla. Con o senza Madison. Preferibilmente, con.
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