74: A vision.
Oggi è talmente bella che mi sembra di immaginarmela, e non di vederla con i miei due occhi neri: i capelli sono stranamente legati in una coda, ha il viso di un colorito migliore rispetto a quello che ricordavo, gli occhi sono i soliti ma le occhiaie sono diminuite. La postura è dritta, la mascella che taglia a metà la sua figura sinuosa, rinchiusa in dei vestiti banali. -Ciao- dice, e quel miele d'acacia scende lentamente nel mio palato, permettendomi di assaporarlo nel migliore dei modi. La guardo, incredulo, e non so cosa dire. Le sue parole non sono riuscite a migliorare la mia bocca secca, che vuole solo le sue labbra. Oggi sono più belle che mai, rosee e carnose, morsicchiate leggermente e socchiuse. Ma poi mi ricordo che c'è anche Marylin, che sono in ospedale, che lei è di Tyler; a conferma, vedo un cerotto dietro l'orecchio destro e un succhiotto sul collo. La mia visione termina, anche se Eleanor rimane lì, e capisco che la mia realtà si è trasformata da sogno a incubo. -Disturbo?- chiede, e io annuisco, con il miele incastrato in gola, che mi impasta la lingua e non mi permette di parlare con la stessa fluidità. -Io... io... Devo dirti tante cose- annuisce anche lei, e guarda Marylin. -Anche noi dobbiamo dirci tante cose- ribatte quest'ultima, che adesso è più simile ad una zanzara in una calda notte estiva. -Stai con lui?- chiedo a Eleanor, e sappiamo entrambi a chi ci riferiamo. -Sì. Da quella sera- risponde lei, per poi dire:-Senti, abbiamo tanto tempo per parlarci, almeno finché tu non te ne tornerai a New Orleans. Posso aspettare- dice, ma non mi scappa. -Dove vai?- le chiedo, e lei si gira:-Gerald, abbiamo tempo. Tu ne devi prendere un po'- risponde, turbata, e la sua risposta prende il mio cuore e lo schiaccia a terra, con una pressione asfissiante, senza romperlo ma togliendogli il respiro. Rimaniamo solo io e Marylin mentre il mio angelo lascia la stanza d'ospedale con lo stesso silenzio con cui è entrato. -Gerald, è distrutta, e io la capisco bene- mi dice Marylin avvicinandosi, sedendosi dove doveva sedersi Eleanor. -Lo so, ma io pretendo delle risposte. Mi ha abbandonato all'improvviso, e voglio sapere se è veramente così facile o se, mentre eravamo insieme, ha pensato a cose che non ha voluto confessarmi, alimentando il dubbio e allontanandosi da me- Marylin mi guarda e dice:-Non le hai mai lasciato il tempo che ti chiedeva. Non l'hai mai ascoltata quando ti diceva qualcosa che non fossero i suoi sentimenti. Non ti sei mai curato dei suoi bisogni, e non quelli che dava a vedere, ma quelli che neanche lei sapeva di avere- adesso Marylin è una persona in più che sa di noi, e ciò mi infastidisce, perché le sue parole sono come quelle di Tyler, vere. Dalla prima all'ultima. -Tu, invece, perché sei qui?- le chiedo con arroganza, anche se la mia domanda esce fuori come una richiesta. -Volevo vederti per sapere come ti stavi rimettendo, volevo dirti che ci sono. Che anche se mi reputi fastidiosa, posso consolarti, ascoltarti, capirti. Ti conosco da tanto tempo, ne abbiamo passate tante insieme, perciò posso darti un parere considerando tutta la mia esperienza con te- sorrido e la ringrazio con gli occhi, anche se lei, per quanto sia cambiata, non sarà mai Eleanor e non lo capirà mai. -Marylin, tu sei come Eleanor per me. Fai riaffiorare ricordi spiacevoli che una volta erano piacevoli, dolorosi, perciò... Mi viene difficile dirti ciò che penso, soprattutto dopo tutto questo tempo...- lei sorride e sbuffa:-Ma se lo stai facendo in questo momento!- e mi rendo conto che ha di nuovo ragione. Ridacchio leggermente, poi, per cercare di dimenticarmi di quella ragazza, le chiedo:-Allora, che hai fatto in questi giorni?- e cerco di affogare nelle sue parole, nei suoi discorsi, anche se quel miele d'acacia è sempre lì, bloccato in gola.
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