70: Dawn.
Appena mi sveglio e mi guardo intorno, vado in brodo di giuggiole: l'alba sta per cominciare, perciò qualche fievole raggio sta illuminando in modo soffocato il letto, e vedo Tyler, senza maglietta, con la schiena tatuata ben in vista e il viso, rilassato, girato verso di me. I capelli sono sparsi sul cuscino in tanti boccoli castani, le ciglia dipingono un mandala sui suoi zigomi, l'accenno di barba si addice perfettamente alla mascella, squadrata anche mentre dorme, e il suo corpo sembra fatto di tante colline tatuate. Mi avvicino a lui e con la punta del dito medio e dell'anulare comincio a sfiorare ogni contorno dei suoi tatuaggi, perdendomi tra un ritratto di Martin Luther King e una scritta giapponese. Poi mi ricordo del mio tatuaggio, il fiore di ciliegio, e mi chiedo se da qualche parte ce l'abbia anche lui. La spalla sinistra, la più vicina a me, ha il tatuaggio di un ghepardo con le fauci spalancate, pronto ad azzannarmi, perciò ci appoggio le labbra sopra, in un tentativo di farmi azzannare da esso per diventare parte di Tyler. Il sottoscritto si sveglia, e mi guarda con gli occhi socchiusi, poi mugula con voce rauca:-Buongiorno- io gli rispondo, avvicinandomi e poggiando la testa sul cuscino di fianco a lui. -È ancora presto- Tyler scuote la testa, alzando il braccio su cui era poggiata la testa e mettendolo sul mio fianco, per poi trascinarmi a lui. -Mai per te- e arrossisco, appoggiando una mano sul suo petto fissando i suoi occhi, che cercano me e qualcos'altro, qualcosa che non riescono a trovare. Il silenzio ci avvolge entrambi come una calda coperta, ma Tyler lo rompe in fretta perché non vuole nessun'altro, se non noi. -Tra poco devo svegliarmi- mugulo una specie di risposta mentre mi avvicino ancora di più, toccandogli con una mano la guancia, che pizzica leggermente il palmo della mia mano. -E devo fare la doccia- mi sento particolarmente allegra oggi, forse per via di Tyler, forse per via di tutto quello che ho in programma. Mi sento anche provocatoria, soprattutto mentre gli propongo:-Facciamola insieme- Tyler sorride quasi come un ebete, anche se lui non riuscirà mai ad esserne uno. Troppo intelligente. -L'hai fatta ieri sera- alzo le spalle e lo guardo:-Posso farla di nuovo- infine risponde, con un sorriso ancora più bello di quello che aveva già:-Sei bravissima a farmi impazzire, Eleanor-.
Appoggio le mani sulle piastrelle scivolose, toccando con il sedere Tyler, che respira pesantemente sul mio collo, mentre una sua mano cerca ogni mio centimetro erogeno, anche se in realtà adesso potrebbe toccarmi ovunque e farmi provare lo stesso piacere. Mi giro verso di lui, trovando subito le sue labbra, e lo bacio mentre, al posto delle mani, appoggio la schiena contro la fredda parete della doccia: una mia mano ribelle tocca gli addominali di Tyler e scende, toccando la V al contrario e scendendo ancora di più. La sua risposta è immediata, e geme di fronte a me, chiudendo gli occhi e poi guardandomi, come in cerca di un segnale per riuscire a dirmi di smetterla, anche se sappiamo entrambi che non me lo dirà mai. I suoi capelli sono completamente fradici, come i miei, e sono tirati indietro mentre mi bacia il collo, lasciandomi poi un succhiotto abbastanza in basso da poterlo coprire. Io con l'altra mano gli prendo il mento e alzo la sua testa, come per dargli il permesso di fare ciò che vuole. Lui mi morde il lobo dell'orecchio:-Quasi mi dimenticavo che adesso sei mia- ringhia con un tono gutturale e sexy. -Lo sono sempre... stata...- gemo di risposta, poi le sue mani smettono di stuzzicarmi e mi prendono le cosce, alzandomi e usando la parete per farmi stare più comoda. -Aiutami- dice, riferendosi alla mia mano, rimasta dov'era prima. Se fossi stata in un'altra situazione, con meno afrodisiaco in corpo, avrei riso, ma adesso non posso fare altro che obbedire alla sua richiesta e scendere su di lui, gemendo e sovrastando il rumore dell'acqua tiepida, che a contatto con i nostri corpi diventa immediatamente vapore, da tanto ribollono dal piacere. Tyler non sembra per nulla stanco, anzi, sembra che a ogni spinta sia sempre più aggressivo, mentre io non riesco quasi a tenere gli occhi aperti e appoggio la testa alla parete della doccia, chiedendomi se il sesso è così o se è colpa di Tyler. Se è colpa sua che tutte queste emozioni trabocchino da ogni mio poro, da ogni mio gemito, che aumentano di volume mano amano che mi avvicino alla fine. I suoi occhi sembrano lava che scorre lentamente sul mio sguardo, sul mio corpo, coprendomi ma rendendomi allo stesso tempo leggera, potente, e bella. Per la prima volta, dopo anni, mi sento bella, ed è tutto grazie a questi occhi grigi che esprimono concetti talmente grandi e complessi che a parole sarebbero impossibili da dire. E mentre Tyler chiama il mio nome, io mi perdo per l'ennesima volta in quei concetti, in quegli occhi.
Usciamo dalla doccia freschi e riposati, e dopo essermi avvolta in un asciugamano, vado a prendermi dei vestiti, che infilo distrattamente indosso, intenta solamente a vedere Tyler, l'asciugamano in vita e il petto bagnato, mentre sospira e si lega i capelli in una coda bassa.-Che ti faccio per colazione?- chiede mentre si cerca dei vestiti. -Non avrei fame...- gli dico, poi però, vedendo il suo sguardo, ribatto:-...ma delle uova andrebbero benissimo- lui si avvicina, baciandomi la fronte e dicendo:-Se non mangi non potrai fare tutto questo esercizio fisico- e arrossisco sorridendo a pochi centimetri dalle sue labbra, che come sempre mi attirano, che come sempre chiedono di essere baciate. Come faccio a resisterle? Tyler si infila poi una maglietta, dei pantaloni della tuta e va in cucina, a preparare la colazione e il pranzo che dovrà portarsi a lavoro.-Quando finisci il turno?- gli chiedo mentre sento le uova cuocere allegramente sul fornello. -Alle tre, mi sembra. Poi alle otto devo andare da mio padre. È lunedì, e ciò vuol dire che arriverà la carne, che va congelata il prima possibile- annuisco, curiosa di vedere il negozio di suo padre, il macellaio dal cuore tenero. -Allora che facciamo? Io la mattina vado a vedere come stanno Gerald e gli altri... Poi se vuoi torno all'ospedale e andiamo da qualche parte- lui sorride leggermente mentre prende due piatti e li appoggia sul ripiano. -Va benissimo. Sei sicura di voler prendere il pullman e non la mia macchina?- annuisco timida:-Ho paura di romperla, e poi mi piacciono i mezzi pubblici- gli rispondo, prima di bere del caffè e addentare le uova, che sono stranamente saporite.
Ogni volta che parlo degli aspetti quotidiani sento uno strano senso di nostalgia.
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