59: Breaking sensation.


-Ieri c'è stato il matrimonio di mio padre, ed è venuto Tyler. Non so come mai, ma tra tutti voi avevo scelto di chiamare lui... Abbiamo parlato, tanto, e lui ha fatto tante cose per farmi stare meglio, anche se stavo veramente di merda. Non mi sento in colpa a dirti queste cose perché non siamo mai stati insieme, e anche se ti farà male sentirmi, non voglio nasconderti il fatto che io e Tyler ci siamo baciati, abbiamo fatto sesso, ci amiamo. Ho provato a chiamarti prima per cercare di farti capire meglio la situazione, ma non mi hai mai risposto- le sue parole sono lente, calcolatrici, spente, come per cercare di farmi ingoiare meglio la pillola. Ma questa non è una pillola, è un fottuto cocomero, e io non riuscirò mai ad ingoiarlo intero, perciò lo lascio lì, a terra, mentre il significato delle parole che sta dicendo Eleanor sale sulle mie caviglie sotto forma di migliaia di termiti; mi sotterranno, mentre le loro piccole zampe appuntite mi calpestano e i loro corpicini marroni entrano dappertutto, soffocandomi e non facendomi vedere più nulla, impedendomi qualsiasi movimento e non permettendomi più di percepire dove sono e perché sono lì. Cerco di finire in fretta la conversazione, e appena scaravento il telefono sul mio divano, riesco a infilarmi le mani tra i capelli, non capacitandomi di ciò che è successo. Sono più che consapevole che Eleanor non mi merita, ma sentir dire da lei stessa che è stata scopata da qualcuno che non sono io, da qualcuno che probabilmente la merita, fa male. Fa terribilmente male. E mentre il panico mi pervade, cerco qualcosa per aprirmi la gola e permettermi di respirare. Lei, la mia dea, quella belllissima ragazza dai capelli quasi ramati, il corpo mozzafiato, le labbra che sanno di primavera, è stata violata, sporcata da Tyler, dal finto amico, che appena ha visto uno spiraglio nel rapporto che avevo con lei ha aperto uno squarcio per prendere il mio posto, lasciandomi distrutto. Quello squarcio adesso mi attraversa completamente, non si ferma al cuore come dicono nei libri, e non mi lascia possibilità di respirare o tanto meno di pensare. Appoggio le mani sul bancone della cucina, prendo una birra, cerco di stapparla ma il modo con cui lo faccio fa uscire tutta la schiuma, che macchia il pavimento e la mia maglietta. E come la schiuma, un leggero tremore esce da tutto il mio corpo, provocandomi una pelle d'oca talmente forte da farmi rabbrividire ulteriormente. Bevo quel liquido dorato, che però non sembra migliorare la situazione, e mi guardo intorno, mentre i ricordi di me e Eleanor cominciano a girare intesta come una vecchia pellicola degli anni '20. La prima volta che ci siamo visti, la prima volta che ho toccato quella pelle nivea, il primo bacio, la prima notte insieme, a dormire. Invece, la sua prima notte con Tyler è stata movimentata, avranno scopato come conigli, perché conosco Eleanor e so che quando fa qualcosa vuole farla bene, a qualsiasi costo. E mentre scaccio via quel pensiero, il pensiero di vedere il suo bel corpo stretto tra le braccia tatuate di Tyler, mi torna in mente quando ero entrato in quella casa di San Diego, la 2405, e l'avevo vista dormire tra le lenzuola, la pelle morbida riflettere il raggio della Luna più delicato che abbia mai visto, i capelli di mille castani diversi riversare sul cuscino, le labbra rilassate e rosate, le ciglia lunghe, da cerbiatta, muoversi impercettibilmente a ritmo del suo respiro, docile, e le braccia, decorate da un rampicante rosso provocato da quella lametta custodita nel suo quadernetto, pieno di pensieri, progetti, sogni, speranze di una ragazza che vuole morire. E questa sensazione, come se Tyler, con la sua spada, mi avesse squarciato a metà, mi fa sentire rotto, frantumato in mille pezzi come un vaso di porcellana. Ansimo, di nuovo senza respiro, e mi strofino gli occhi: questo squarcio è l'ultimo tassello del mio domino, e sento, nel profondo del mio cuore, che c'è qualcuno pronto a far partire la catena e far cadere tutto quello che avevo costruito. Sento tutti i miei castelli di sabbia passarmi tra le dita mentre realizzo che forse non c'è più speranza.



 Mi ero dimenticata quanto fosse bello scrivere.

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