41: Scared.
Era da un bel po' che non piangevo: avevo quasi fatto l'abitudine a sorridere e a prendere un po' di colore sulle guance, che la realtà mi molla uno schiaffo e mi mostra con rabbia tutta la mia vita, tutti i nodi che devono venire al pettine. Il matrimonio di mio padre, il futuro opaco, la mia partenza tra un mese e qualche giorno, il bisogno di un lavoro e di trovare qualche vizio meno rischioso della lametta, quel dubbio che mi corrode i fasci nervosi. Piango, piango come non ho mai fatto prima, e sento le forze venirmi meno: le lacrime sono come manciate di terra buttate su una tomba, che mi assicurano nel sottosuolo, mi soffocano e non mi permettono l'uscita. Sento la gola che si stringe, come se qualcuno mi stesse strozzando, le mie gambe tremano all'altezza delle anche e mi prendo il viso tra le mani, mentre mi lascio sotterrare dalla tristezza, che mi accoglie tra le calde tenebre color cremisi, abbagliandomi e in seguito accecandomi. Sento una coperta di stalattiti avvolgermi la schiena e le lacrime umide non fanno che intensificare questa sensazione; mi stendo a terra come se una mano mi avesse preso per le caviglie e mi avesse trascinata, e io non la smetto di piangere come una bambina, singhiozzando e sentendomi dire che sono sola, che tra poco queste ultime giornate saranno solo ricordi estremamente amari e difficili da dimenticare. Poi le lacrime, come ogni volta, finiscono. Pure il mare ha una fine.
Mi ritrovo a fissare il vuoto stesa con la schiena appoggiata alla porta, chiedendomi perché sono venuta proprio qui in vacanza, proprio da Gerald. Non me ne potevo restare dov'ero, con Michael? Avrei potuto sopportarlo qualche altra settimana, non di più, ma almeno era un tempo sufficiente a farmi ripensare a San Diego come meta di viaggio. Mi tocco la nuca, stranamente dolorante, e quando mi tocco la clavicola per tentare di rilassarmi, avverto un punto un po' dolorante, piuttosto vicino al collo. Lo tocco e so perfettamente che è opera di Gerald: non riesco a stare venti minuti da sola e già lui mi balena in mente. Mi alzo a fatica, poi vado in bagno: mi osservo allo specchio il succhiotto rosso scuro, e il contrasto con la mia pelle bianca fa quasi senso. Perché, mi chiedo. Perché adesso devo subire tutto questo? Non che sia particolarmente in contrario, ma dà pur sempre noia. Dà noia sapere di dipendere da una persona, di non poterne più fare a meno; quando te ne accorgi è troppo tardi per tornare indietro, e tentare di dimenticarsene ti farai male, male più di quanto me ne stia facendo io in questo momento, alimentando la speranza che ormai sembrava appassita dentro di me, pensando "forse riusciremo a cambiare insieme". Ma io ci sto provando. Sto provando a credere a tutto quello che io e Gerald potremmo essere. Sto provando ad essere più felice. Quel dubbio, però, mi fa dubitare perfino sulla riuscita di questo mio piano abbozzato.
So che è come buttarsi giù da un palazzo e pensare di poter sopravvivere, e adesso io mi sento proprio lì: sul cornicione di cemento, con i piedi che ballano sul confine tra vita e morte, consapevoli che quando toccheranno il suolo, probabilmente non potranno più ballare. Posso sentire il vento che mi chiama, che saetta tra i miei capelli e mi punge le guance bagnate, il quale mi sussurra a voce talmente bassa che non riuscirò mai a comprendere la sua poesia. Mi butterò, o deciderò di tornare indietro?
Ma non sono io a decidere, perché qualcuno mi ha spinta nel vuoto mentre mi innamoravo di Gerald. Adesso non mi fermerà più nessuno. Mentre cado, però, ritrovo il riflesso dei miei occhi, ma il loro colore non è più castano, ma grigio. "Grigio?"
Vado in camera cercando di smettere di pensare, e frugo nella valigia: trovo un reperto quasi storico, che è un cd pieno di canzoni tristi e calme, perfette per sciogliere qualche nodo particolarmente fastidioso e ordinare nei cassetti della mia mente tutti questi pensieri invadenti. Il remix di "Show me love" si propaga nella stanza mentre Logan e Shaq dormono, ignari del mio mondo, e mi lascio cullare dalle parole dolci e lente mentre mi metto a disegnare pensieri scomposti, due labbra rosee e le bancarelle di Santa Monica, che nei miei ricordi sembrano brillare un po' meno di prima.
Scusate ma volevo aggiornare. Mi sono resa conto di essere un po' indietro con la pubblicazione, dato che speravo di arrivare al capitolo 50 questo fine settimana. D'ora in poi, eccetto le vacanze trascorse fuori casa, avrete due aggiornamenti a settimana. A presto ;)
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top