37: Am I on drugs?
Droga.
Era droga.
Così bella, così pallida, così delicata che un filo di vento me l'avrebbe tolta dalla mano. Così distruttiva.
Le sue gambe, così lunghe e bianche, perfette, non troppo magre né troppo grandi, perfette per stringerle tra le mie mani, con una sola macchia di inchiostro viola sul ginocchio. La maglietta bianca che le ricopriva l'intimo e la parte superiore delle braccia, mentre i tagli sembravano file di papaveri sul polso, braccialetti suicidi che le stanno tanto male addosso. Il viso, pallido più del solito e coperto da ferite: un sopracciglio diviso a metà da una cicatrice, l'occhio corrispondente rossastro e leggermente gonfio, mentre il labbro più scuro del solito. I capelli tentavano di coprirle quella parte del viso, donandole un'aria lussuriosa, e l'insieme creava un mix di femminilità che mi trapassava e mi trapassa tutt'ora, facendomi rendere conto che riesco a provare sensazioni che non credevo esistessero. Sto camminando da vari minuti senza meta, e penso che stasera tornerò da lei. Voglio rivederla, chiederle che cos'ha deciso, perché non riesco più ad aspettare: diventerà la mia ragazza? Non me ne frega se tra un mese e mezzo dovrà andarsene e io pure, ci ritroveremo e potremo creare la nostra vita perfetta, come quelle che narravano nelle favole per i bambini. Desideravo morire presto, porre fine alla mia esistenza perché per me non aveva un senso, ma da quando sono entrato in quella camera spoglia dove c'era lei, il mio desiderio è mutato in qualcosa di migliore ma difficile da ottenere: Eleanor mi amerà?
Mi fermo davanti alla porta della casa di Madison, e ne esce una studentessa universitaria con dei capelli rossi e biondi. -Gerald-ino mio!- urla abbracciandomi. Sorrido e stringo leggermente la presa, per poi entrare. -Però stavo studiando... Proprio ora devi venire da me?- dice chiudendo un libro enorme e scribacchiato sulla copertina. -Sì. Ho scelto proprio questo momento per romperti le scatole- le dico sedendomi davanti a lei. -Il test?- mi chiede, e io rispondo fulmineo. -Alla grande. Spero di scoprire presto com'è andato...- lei si gratta il mento, poi annuisce:-Ah, benissimo! Comunque io partirò il 20 settembre, quindi segnati la data, così sai quando puoi smetterla di fare l'amicone con me- mi fa un occhiolino mentre mi guarda ridere e poi torna a studiare, mentre io uso il suo computer per fare un paio di ricerche, perdendomi in rete anziché tra le strade.
-Ciao Mad- la saluto in serata, tutto contento, e lei risponde con una parolaccia. Cammino fino a casa e là mi stendo, riposandomi un paio di ore e cercando di nascondere quel sorrisetto odioso dalla mia faccia da schiaffi. Non devo nemmeno pensare di poter andare a casa di Eleanor per vederla di nuovo, perché lei mi ha chiesto tempo e io glielo darò.
O forse sì?
Magari, solo per cinque minuti, potrei darle la buonanotte e magari baciarla...
No, così facendo aumento solo la distanza e faccio ciò che mi ha proibito: intralciare il suo ragionamento, il suo processo mentale. Lei per prima deve capire cosa vuol e cosa non vuole, poi me lo potrà riferire, e da lì decideremo insieme il da farsi. Ora devo pensare alla Loyola, magari trovarmi un lavoro là e chiamare mia madre per dirle che ho fatto il test e che andrò a trovarla.
-Rich!-lo saluto mentre entra in casa. Ha l'aria stremata e invecchiata dalla solitudine, e mentre mi saluta vedo che tra le braccia ha un corpo che ben conosco, abbronzato e coperto solo da degli shorts e da un top nero, le converse bianche allacciate malamente e sporche di terra. Quella frangia storta, che è stata di mille colori, mi fa riconoscere subito la ragazza che Rich ha tra le sue braccia muscolose e scure. La testa mi pesa, dei cerchi rossi si propagano ai confini del mio campo visivo e le mani mi pulsano tremendamente, bramando qualcosa da fare a pezzi oltre ai miei ricordi, che si conficcano nei miei fianchi come spine. -Marilyn- dice Rich, e poi la rabbia si impadronisce di me, lacerandomi i tendini e cullando la parte ragionevole della mia mente tra le fiamme, mentre brucia nel delirio. A grandi falcate esco di casa e sbatto la porta, per poi correre nel buio e urlare ripetutamente:-Cazzo!-
"Perché non si è dimenticata? Perché?"
Questa domanda alimenta la rabbia, e mentre cammino infuriato da Eleanor non ci vedo più. Mentre i ricordi vengono spolverati dal mio cervello e quelle immagini fastidiose mi vengono rinfacciate, il viso di Marylin è l'unica cosa di cui mi pento di aver visto: i capelli neri e opachi sistemati a caschetto e con una frangetta sempre storta, due occhi che riprendono il colore dei campi di grano, le labbra sottili, quasi inesistenti, quel carattere malleabile e ingenuo, le sue lunghe bevute che poi sfociavano in discussioni senza senso e in notti senza fine, quel corpo secco e senza carattere, quella vita piatta e monotona. Lei era tutto questo, e per me era niente. Ma per lei ero tutto, e questo bastava a farmi sentire accettato da qualcuno.
-Eleanor!-urlo nella notte quando sono sotto la finestra di camera sua. Nessun suono di risposta. -Eleanor!- urlo di nuovo, più forte, e vedo le veneziane che si alzano. -Ti prego, aiutami!- le urlo in risposta di quel gesto, e dopo vari secondi di silenzio vedo la porta aprirsi. Lei è come sempre bella, come sempre la mia soluzione, la chiave di Volta che è riuscita a resistere nonostante le pressioni che le ho causato in così poco tempo. È in silenzio, appoggiata al muro, con indosso dei leggings neri e una t-shirt bianca sporca di colore, i capelli ondulati che le ricadono dappertutto, quel corpo così sinuoso che mi sembra di essere cullato dal movimento di una macchina in corsa, e mi rendo conto che solo la sua visione mi tranquillizza. -È successo un casino- lei stringe le labbra in una linea sottile mentre gli occhi le si illuminano di qualcosa, qualcosa che non riesco a leggere: -Con te è sempre così- risponde lei, e anche il suo sarcasmo riesce ad aumentare la mia voglia. La raggiungo velocemente e le tocco la vita, così stretta e fragile, mentre la guardo negli occhi: le pupille si sono improvvisamente dilatate, una scintilla si è aggiunta alla costellazione rendendo lo sguardo sempre più luminoso, le guance hanno preso colore e sorrido mentre penso che tutte queste belle sensazioni sono frutto del mio tocco. -Vuoi parlarne?- sussurra, e sposto lo sguardo sulla sua bocca, socchiusa e rovinata da un piccolo taglietto, procurato da Shaq. -Voglio te- le rispondo avvicinandomi ancora di più e facendola appoggiare al muro di casa. -Ma non mi ascolti mai quando parlo?- chiede inclinando leggermente la testa, in un tono piatto. -Da domani lo farò- le dico spostandole i capelli indietro. Il suo collo bianco è esposto e talmente invitante che sembra mi chiami. -Non mantieni le promesse- dice Eleanor, per poi toccarmi i fianchi ma ritrarre poco dopo le mani, dalle dita tremanti. -Ma non l'ho mai promesso- lei rimane impassibile anche nello stato in cui si ritrova. È alla mia mercé. -Ti chiedo solo di baciarmi per rendere questa notte più bella. Ti prometto che da domani, finché non mi vorrai tu, non ti darò fastidio- le sussurro. -Potresti almeno spiegarmi che succede? Mi hai chiamata tu, ho il diritto di saperlo- scuoto la testa. -Poi te lo dirò, ma ho promesso che da domani non ti darò più noia. Allora, mi vuoi?- le chiedo guardando quello specchio di caramello fuso che sono i suoi occhi. -Non ho mai detto il contrario- so che non è da lei dire certe cose, ma l'effetto che mi fanno è talmente forte che ho paura mi travolgerà. Volevo sfogarmi, parlandole e cercando di aiutarmi a trovare una soluzione al problema appena sorto, ma quando la guardo l'unico modo di sfogarmi è sentire che c'è ancora qualcosa di puro nella mia vita, qualcosa di vero e di concreto che mi aspetterà sempre, che attenderà paziente il mio arrivo, anche se zoppicherò e anche se sarò ubriaco. La bacio sulle labbra, e sento il calore del gesto quando alza le braccia per avvicinarmi a lei, trasportando entrambi nel nostro piccolo angolo privato. Mi stacco da lei, deglutisco e miro al collo, facendola gemere. "Oh Dio santo..."
Avevo inizialmente tagliato questo capitolo, poi però mi sono resa conto che era un po' spoglio. Spero che vi piaccia ;)
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