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Quattro giorni.

Sembrano pesanti, fastidiosi, ma i miei quattro giorni sono stati l'opposto.

O forse una via di mezzo.

Primo giorno: mi sveglio del tutto circa a metà mattina, e appena sono pronta esco. Visito un po' il centro della cittadina dove si trova casa mia, e sto un'intera giornata fuori. Il tempo è bello e soleggiato, anche se le nuvole sono molteplici; l'unica cosa che mangio è un ottimo hot dog farcito, e non riesco neanche a finirlo. La sera parlo con Logan dell'episodio di ieri, del "caso Shaq", e ribadisco più volte che sto bene e che non ce l'ho con qualcuno in particolare. Poi resto sveglia fino alle due e mezza per aspettare Gerald, anche se so che è in ospedale. Sognare non costa nulla, giusto?

Secondo giorno: prendo la metropolitana. Non è un gran che, ma almeno ha il riscaldamento e questo gioca a mio favore: mi siedo e aspetto l'ultima fermata: Santa Monica. Anche se ci andrò con Gerald – se l'invito è ancora valido – ho fatto un giro turistico senza vedere però Venice Beach. Bella, caotica e calda, l'essenziale per chi cerca di immergersi nella vita californiana. Peccato per le persone troppo sorridenti. Nel pomeriggio tardo torno a casa, e lì mi aspettano Shaq e Logan, pronti a parlare di nuovo dell'accaduto. Mi spiegano anche che mi ha chiamato Rich una centinaia di volte, e tutta allarmata lo richiamo poco dopo: mi spiega che Gerald non si era bevuto nulla della balla che si era inventato, e Rich gli ha detto quello che era successo. Non l'ha presa troppo male, ma ha tentato lo stesso di uscire dall'ospedale picchiando un dottore, e dopo che la denuncia è stata mandata lo hanno legato al letto d'ospedale. Esilarante, ma non se ti capita di persona ad assistere alla "furia Gillum": Rich mi ha spiegato che si era staccato tutti i fili e che era vicino al piano terra, dove proprio Rich gli stava andando incontro, ignaro dell'amico impazzito che urlava "Dove cazzo è Shaq?!" con il camice dei pazienti aperto dietro e due infermieri che lo rincorrevano con un sedativo tra le mani sudate. Però io ho riso, quindi lo giudico esilarante.

Terzo giorno: la mattina dormo come un ghiro, mentre nel pomeriggio faccio visita a Gerald, spiegandogli la situazione. Ovviamente lui rimane incazzato nero, e non ci parliamo più: lui sa dei miei problemi, ma si ostina a non capire che ho provocato io Shaq, gli ho detto io di continuare. Ma la sua unica risposta è stata: "Che vada all'inferno lui e tutta la sua famiglia". Che dolce! Nella serata ho mangiato del sushi con Logan, che ho accuratamente vomitato nel bagno del personale, dato che non trovavo quello delle ragazze. Bulimia? No, è solo il mio stomaco pieno di farfalle.

Quarto giorno: alle quattro sono già sveglia, e resto due ore a disegnare quadri astratti ispirandomi a Kandinsky e alle sue Composizioni, cercando di farne una tutta mia. Poi, per il resto del giorno cammino, cammino e cammino, con le canzoni di Don Diablo a tutto volume e la strada di fronte a me, grigia e che mi ricorda qualcuno. Per cena mi sono rinchiusa in camera a parlare con Rich al telefono, che mi aggiorna dell'animo scottante di Gerald,che è ancora incazzato con Shaq dicendomi che però gli manco, e mi parla perfino di Tyler, perché gli ha chiesto come stavo mentre controllava i parametri di Gerald, il quale ha risposto fuori di sé: "Ma che cazzo te ne frega?". Se non si era capito, l'ospedale lo fa uscire fuori dalla retta via della ragione e dell'intelligenza umana, una via tanto facile da percorrere quanto facile da abbandonare, come nel suo caso.

Oggi è il quinto giorno, e ho deciso di rinchiudermi in casa: oggi pomeriggio Gerald si dovrà recare a Santa Monica per tenere il test d'ammissione alla Loyola, e dato il suo ritardo di un giorno rispetto agli altri studenti, non potrà alloggiare da nessuna parte e dovrà pagarsi il biglietto per il treno, andata e ritorno. La mattina, Rich mi manda un messaggio dicendomi che stanno per partire, e gli mando buona fortuna, anche se sono arrabbiata con lui: perché si deve arrabbiare tanto su ciò che è successo con Shaq? Capisco la rabbia delle altre persone, cioè tutte quelle che non mi conoscono, ma da lui mi aspettavo una comprensione migliore rispetto a quella ricevuta. Mi ha praticamente urlato in faccia "perché me lo tenevi nascosto?", "adesso uccido quell'egiziano di merda", "accidenti alla lavanda gastrica e a chi serve" e cose così. Io mi sono infuriata e gli ho sputato in faccia tutti i miei problemi; il litigio è continuato finché non me ne sono andata e lui è impazzito.

-Giorno Ele- mi saluta Logan appena sveglio:-Che ore sono?- chiede ancora, cercando un orologio da qualche parte. -Mezzogiorno- gli rispondo poco prima di salutarlo e uscire. Io e Shaq ormai ci parliamo come due conoscenti e basta: saluti, brevi domande e risposte concise. Cerchiamo di incontrarci il meno possibile perché se lo vedessi mi ricorderei Gerald e di conseguenza non ragionerei più, mentre lui è ancora mortificato. Raggiungo in breve tempo la Chimera, il pub dove avevo parlato con Madison, proprio per incontrarmi con quest'ultima, che è dietro al bancone ad esaminare delle bottiglie:-Mmh, '95...Mark, bella roba! Questa me la vendi, un giorno- si gira e mi vede, sorridendomi beatamente. -Ecco la mia stellina! Ciao, Ele- mi saluta ancheggiando fino a venirmi incontro: ha una t-shirt bianca con dei dettagli in pizzo, dei jeans strappati e larghi e degli anfibi argentati. I capelli rosa sono acconciati in un grossa treccia che le ricade su un lato, e il trucco è semplice: io e lei abbiamo legato molto ultimamente, parlandoci via messaggi e incontrandoci brevemente in questo pub, dato che ci lavora ed è sempre qui. -Mad- la saluto abbracciandola: la considero davvero un'amica, anche se a volte è snervante e logorroica. Ma a me piacciono questi difetti.

Ci sediamo mentre iniziamo a parlare di stamattina, e Mad mi racconta di Gerald:-Ele, gli manchi tanto. Ha detto che non sa come fare senza dite e da lì poi ho smesso di ascoltare perché rischiavo seriamente di vomitare. Però è stato... Dolce? Anche troppo- si risponde da sola ridacchiando. -Sì, a volte è dolce a volte troppo stronzo... Digli che mi serve un po' di tempo per digerire la sua reazione esagerata- Mad annuisce. -Ovviamente- e ci portano dei tramezzini assortiti. -L'università?- gli chiedo, e lei tira fuori degli occhiali, che si appoggia sul naso all'insù. -Eccoti Madison Square,numero 59 sul registro di classe! Comunque andrò a Seattle tra poco, perché la mia università inizia ad ottobre. Quel fortunato di Gerald invece inizia a gennaio, e lo strozzerei se non fosse il tuo quasi-ragazzo!- si appoggia allo schienale della sedia con teatralità, e si sventola la faccia con una mano. -E tu, donna luccicosa?- mi chiede, alludendo al mio burrocacao che mi illumina un po' le labbra. Ridacchio prima di rispondere:-Io mi astengo dall'ambiente universitario almeno per un po'. Forse, quando tornerò in Minnesota ricomincerò a studiare, ma ne dubito. Preferisco fare qualche corso di arte o di fotografia- le spiego, e si allunga verso di me, pizzicandomi una guancia:-Beh, ora vado da Natalie a cambiarmi colore di capelli, ci vediamo- si alza e prende la sua borsa. -Quale?- le chiedo accompagnandola:-Rosso! Ma non troppo acceso... Bordeaux alla radice e biondo alle punte- mi spiega, e si immerge nella descrizione della tonalità che dovranno avere i suoi capelli, facendomi staccare la spina da Gerald e da tutto il resto.


Il capitolo in realtà era molto più lungo di così, ma ho preferito tagliarvelo per cercare di farlo uguale agli altri. Spero vi sia piaciuto, se ci sono degli errori non esitate a dirmelo :)

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