27: Beauty in her darkness.
È di una rara bellezza mentre cammina con disinvoltura sotto quelle luci rosse e blu: s'inoltra lentamente nel locale, guardando probabilmente per la prima volta com'è fatto uno stript club. Le puttane la guardano con occhi penetranti, come per dirle che non deve essere qui perché è molto più attraente di tutte loro messe insieme. Sembra una regina mentre cammina ancheggiando con i capelli che si muovono a ritmo dei suoi passi, le braccia coperte dalla felpa nera e le gambe nascoste da un paio di jeans chiari. Più la vedo e più non riesco a capire perché sia così depressa, a volte. Anche se da quando la conosco dice sempre che sorride molto più spesso, vedo benissimo quelle ombre sul suo viso che dicono che lei non è felice come dovrebbe essere. È talmente misteriosa e distaccata dalla realtà, come se fosse stato un errore inserirla in questo mondo, che quando la vedi puoi osservare le persone cadere ai suoi piedi, come stregate dalle emozioni che ti trasmette. -Gerald- mi chiama, e io le vengo incontro, notando con la coda dell'occhio la faccia stupefatta di Aaron, che continua a versare un mojito nel bicchiere di un cliente anche se il liquido sta traboccando da un po'. -Non dovevi- le dico mentre le prendo un braccio, attento ai tagli, e la porto tra le mie braccia. La abbraccio e sento quell'odore che ho associato a tutte le cose belle della mia vita, e lei ricambia l'abbraccio poco dopo, per poi staccarsi. -Dai, andiamo. Ti detesto quando sei ubriaco- sorrido e saluto Aaron, che ha ancora la bocca a forma di "O". "È mia, stronzo": -Da quando lo pensi?- le dico mentre usciamo dal locale e mentre io lancio occhiatacce a tutti gli uomini che la guardano con desiderio. -Da adesso- dice, ridacchiando. Le do un bacio sulla tempia mentre saluto il bodyguard e usciamo per strada:-Non dovevi venirmi a prendere- le dico di nuovo, e lei scuote la testa. -Dopo aver tentato di salvarmi da quei coglioni è il minimo. E poi mi hai chiamato tu- alzo gli occhi al cielo mentre l'aria pungente delle tre di notte mi dona un po' di lucidità. -Ti ho chiamato perché volevo tanto sentire la tua voce- sorride e apre la portiera di una Jeep nuova di zecca. -Sali- mi invita, e mi metto di fianco a lei. Mette in moto, fa un'inversione a U e mi riporta troppo rapidamente a casa: dopo cinque minuti ci troviamo davanti alla porta di mogano scuro che io considero casa mia. -Sei stata molto gentile- le dico, appoggiandomi allo stipite della porta. -Ehi, è okay. Non devi ringraziarmi- risponde con le mani nelle tasche. Restiamo in silenzio, poi decido di baciarla; "perché?" Perché ho desiderato quelle labbra da quando me ne sono andato da casa sua. Lei si avvicina e alza il viso verso di me, capendo le mie intenzioni e chiudendo gli occhi; la sostengo tenendola per i fianchi morbidi mentre le nostre labbra si toccano così tante volte che perdo subito il conto, approfondendo il bacio e facendolo diventare un assalto lussurioso, mentre sento il sapore di burro di cacao quando succhio il suo labbro inferiore, morbido come il petalo di una rosa appena sbocciata. -Ger...ald- sussurra sulle mie labbra, e la mia libidine sale alle stelle mentre pronuncia il mio nome con una voce talmente sensuale da farmi perdere la testa. -Ele...- le dico anche io, e lei mugola d'approvazione mentre appoggio i denti sul suo labbro inferiore. Mi da un bacio a stampo e si stacca da me lentamente; sorrido e le sussurro:-Sai, questo è solamente il secondo bacio che do ad una ragazza...- assimila l'informazione per poi rovinare il momento. -Perché non riesco neanche a immaginare quanto ti diverti con Rich...- per smettere di ridere avvolgo un braccio intorno al suo fianco sinistro e la avvicino a me, in modo che i nostri corpi siano appiccicati. -Sono etero, lo sai?- le dico sfiorandole le labbra. Lei si aspettava un bacio! -Non avevo dubbi- mormora prima di succhiare il mio labbro inferiore. Chiudo gli occhi ansimando, poi le do la buonanotte:-Buonanotte- dice lei, e aspetto ad entrare finché non se ne va con la sua auto. Entrato in casa, sbatto la porta dietro di me. Le avevo detto che fino a che non finirò quel cazzo di test non dovevamo vederci perché dovevo mettere in ordine la mia testa e la mia vita, ma ora non facciamo altro che starci incollati. E la colpa è prevalentemente mia! Sbuffo e bevo un po' d'acqua, per poi fiondarmi sul letto e addormentarmi poco dopo, con tutto in ordine tranne il mio cuore, che da una parte dice che è nocivo stare con lei, mentre l'altra mi invita a provarci sul serio.
Alle otto, la sveglia perfora i miei timpani con il suo rumore acuto e costante. La testa mi pulsa e amplifica il rumore, facendomi scaraventare la sveglia a terra e facendomi respirare ad occhi serrati per un po', prima di alzarmi e stiracchiarmi la schiena, per poi infilarmi sotto la doccia e cercare di togliermi quell'odore di pub che assilla le mie narici da ieri sera. Mando un messaggio di ringraziamenti ad Eleanor, poi mi concentro sullo studio, mentre Rich entra in casa e mi aiuta a ripetere, facendomi dei brevi schemi per farmi capire degli argomenti che mi entrano difficilmente in testa. Ma adesso tutto entra difficilmente in testa. Non so perché, non so come, ma la mia mente pesa troppo ed è una sensazione asfissiante, quindi ben preso mi gira la testa e chiedo a Rich qualcosa per farmi stare meglio. -Che ti prende, Gerald?- mi chiede mentre lo guardo. -Mi gira troppo la testa- gli spiego, afferrando il tavolo e cercando di far smettere quella sensazione tanto sconosciuta quanto irritante. -Non è una cosa normale- dice preoccupato, cercando l'oki tra i medicinali. -Ovvio!- dico sbraitando, mentre il giramento di testa si trasforma in qualcos'altro, in qualcosa di molto più doloroso. Si estende fino allo stomaco e me lo torce, lo plasma e lo intossica. -Io chiamo il 911- avvisa Rich, e lo guardo di traverso, con il dolore che perfora perfino i polmoni. -Anzi, ti porto direttamente al pronto soccorso- mi prende un braccio e se lo porta sulle spalle, per poi aiutarmi a camminare. Ogni passo, una fitta di dolore atroce; ogni passo, perdo sempre di più la coscienza. -Rich...- sussurro quando mi mette a sedere in auto: -Stai per svenire, giusto?-annuisco: -Avverti... El...- il dolore mi offusca la vista e il pensiero, facendomi cadere nel baratro più buio che io abbia mai conosciuto. E adesso?
Dopo vari problemi e contrattempi, ecco un nuovo capitolo. Spero vi piaccia come vi sono piaciuti i precedenti, e non esitatevi a scrivermi riguardo dei consigli o degli errori che non ho visto :)
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