20: Have fun.
>Eleanor's P.O.V.<
È incredibile quanto riesca a ridere. Tutto quello scambio di battute e frecciatine con Gerald mi ha fatto passare di mente che fino a tre giorni fa volevo morire. -Ora mi credi perfino un fungo?- continua a scherzare, e io desidero profondamente che questo viaggio sia infinito. -Già. Ci sarà troppa umidità in camera mia- dico,sorridendogli. -E allora te sei una noce di cocco. Dura all'esterno, deliziosa all'interno- dice, e qualche muscolo sconosciuto nel bassoventre si contrae. Arrossisco e mi mordo il labbro, guardandolo sorridente. -Dove mi vuoi portare?- gli chiedo sempre più curiosa, vedendo una nuova zona di San Diego, piena di ville con le luci accese e tanto chiasso, segno di divertimento. Ma hanno mai provato ad andare in auto con Gerald e scherzare un po'? Scommetto che è mille volte più appagante. -Porta pazienza- e mi fa di nuovo l'occhiolino, dimostrando che non c'è fine al rossore sulle mie guance. Ora non sento il peso del mio passato, del mio futuro, del viaggio, del fardello che mi porto dietro.
Ci siamo solo io e Gerald.
La zona residenziale colma di ville enormi continua, e svoltiamo in un quartiere più tranquillo ma altrettanto lussuoso. Gerald trova un posto libero e parcheggia. -Non muoverti- mi dice, e aspetto seduta in auto mentre lui scende e viene al mio lato, aprendomi la portiera. -Oh, grazie- gli dico, e vedo tutta la felicità concentrata in quegli occhi castani scuri. È così strano star bene con una sottospecie di sconosciuto? Io mi dico di no e metto i pensieri in muto. Camminiamo per quella via colma di case costose e moderne, tutte diverse l'una dall'altra, finché non raggiungiamo la fine della via, e tiro fuori la mia Polaroid, sempre a portata di mano: davanti ai nostri occhi si erge un bellissimo edificio bianco e imponente, pieno di vetrate e illuminato con luci colorate che mutano sotto il mio sguardo incredulo. L'entrate è illuminata ai lati e composta da pietre chiare grandi e piatte, e tutt'intorno vi è una siepe fitta, alta e colma di fiori viola, con alcune palme che si ergono in cielo. Scatto una foto, e Gerald mi sorride, togliendomi delicatamente la fotocamera dalla mano:-Lascia che sia io a scattarti delle foto- sorrido mentre preme il pulsante per scattare foto a raffica, ritraendomi nei momenti più imbarazzanti. Eppure amo l'idea che queste foto le avrò per sempre, che mi ricorderò di lui e di me insieme. Gira la fotocamera e decide di fare ben due foto accanto a me, con il braccio sulle mie spalle e un sorriso più che contagioso. Vedo il risultato scuotendo il colore, e gli sorrido, abbracciandolo. Sorpreso ricambia la stretta e sorride:-Non è ancora finito qui- mi prende la mano, e mentre sento mille piccoli allarmi in testa e al tempo stesso un senso di pace mai provato, attraversiamo quella via di pietre, e "cazzo, un quadro". Un prato meticolosamente curato si estende all'infinito, con delle aiuole che spezzano l'uniformità, delle sdraio sparse un po' dappertutto e tante palme illuminate da delle luci piantate nel terreno. Sulla sinistra, invece, vi è un'immensa piscina con delle pietre a fior d'acqua, tenute a galla e stabili grazie a dei bracci di metallo che si ergono all'interno della piscina. Quel percorso di pietre è fatto per poter raggiungere pietre ancora più grandi con dei tavoli per due persone sopra, e vedo alcune coppie che cenano proprio lì, sulla piscina. E se per sbaglio, alzandosi, buttano troppo indietro la sedia e si trovano in acqua? Gerald mi incita a continuare a camminare, e entriamo nell'immensa hall di quel locale. Una ragazza alla reception lo saluta e, dato che lo conosce, ci lascia viaggiare per tutto il locale: Gerald mi fa vedere il ristorante, il pub, la discoteca e l'ultimo piano, un'enorme piscina circondata da sdraio e prati ben tagliati su cui stendere gli asciugamani. Scendiamo di nuovo e mi mostra le terme, poi torniamo alla hall e imbocchiamo un corridoio a destra, che con molti giochi di luci ci porta in un bar enorme, e dentro di esso dei separé con delle piscine! Delle piccole piscine per ogni separé! "Di sicuro non hanno badato alle spese" bofonchia la vocina, che si è insinuata nella serata perfetta. Gerald parla con il barista, anch'esso suo amico, ed entriamo in un separé. -Che desideri?- mi chiede Gerald quando, poco dopo, arriva il cameriere. -Una birra- gli dico, e lui ordina due birre. -Questo posto è immenso, ed è così magico...- gli dico guardandomi intorno: di fianco a noi le luci giocano con l'acqua, che riflette le sue luci sulla parete creando miscugli insoliti e rilassanti. -Già. E ci sono anche delle camere- dice sorridendo, e credo di sapere di che camere parla. Arrossisco dalla punta dei piedi a quella dei capelli, e ride di gusto della mia reazione; ci portano le birre e bevo con tranquillità, sapendo che la birra è l'unica cosa che posso bere a stomaco vuoto. Gerald mi offre degli anacardi, e accetto molto volentieri. -Allora, tra poco avrai il test d'ammissione all'Università Loyola. Agitato?- lui alza le sopracciglia. -No. Ho studiato tanto, devo ancora studiare un po', e sono rilassato a riguardo. Spero di prendere un ottimo voto e di essere ammesso, ma non ho paura di non sapere qualcosa- inclino la testa di lato, divertita. -Sei perfino sicuro di te! Quanti difetti...- gli dico, e lui è divertito quanto me, ma nei suoi occhi scorgo un po' di rassegnazione. -E non sono tutti- dice lui, e mi fissa serio. -Beh, per ora li sto adorando tutti, quindi fatti sotto- dico sempre allegra, e lui si mette a ridere di gusto:-Anche io adoro i tuoi difetti, per non parlare dei pregi... Ce ne sono così tanti...- arrossisco dolcemente. Restiamo a parlare ancora un po', poi ci mettiamo a camminare lungo il perimetro del locale in silenzio, mentre osservo le persone che lo frequentano: ragazze in bikini nella piscina, tranquille e a loro agio, ragazzi a torso nudo che camminano con disinvoltura tenendo in mano ogni tipo di drink esistente, un gruppetto di amici sbronzi che gioca al gioco della bottiglia, e poi ci siamo noi due. Un ragazzo in astinenza abituato a picchiare le persone, alto quasi due metri e con le mani dalle nocche violacee, e una ragazza bulimica che ama disegnare, scattare fotografie e restare in silenzio.
Verso le due di notte, quando finiamo di passeggiare, torniamo in auto e mi accoccolo sul sedile del passeggero mentre guardo tutte le ville da ricchi passarmi davanti agli occhi socchiusi. Gerald parcheggia di fronte a casa mia e mi accompagna fino alla mia camera, poi mi guarda intensamente:-Allora ci vediamo tra cinque giorni?- mi chiede, improvvisamente... timido?Oddio, è così bello con quell'aria indifesa. -Okay. Buonanotte- gli dico, e mi scocca un bacio sulla guancia, leggero e dolcissimo, che apprezzo con un sorriso ebete, da orecchio a orecchio. Anche lui sorride e mi saluta, per poi uscire dalla mia camera come uno spettro: non mi preoccupo di chiudere la porta a chiave perché so che, come lui riesce a scassinare le porte, riesce pure a chiuderle. Infatti, corre fino alla finestra di camera mia e mi grida:-Ho chiuso io la porta. Buonanotte Eleanor- mi appoggio al piccolo davanzale di marmo e lo saluto con la mano mentre se ne va, lasciandomi vuota, sola e completamente confusa. In questi tre giorni mi sono sentita più viva che nel resto della mia vita, e con una smorfia mi rendo conto di non essere mai stata così felice da quando la luce di mia madre si è spenta.
Okay, ecco il primo capitolo del 2017! Auguri a tutti e grazie infinitamente delle mille e più letture e di tutti i complimenti che mi fate sempre. Non avete idea di quanto vi apprezzi, ognuno di voi.
Spero come sempre che il capitolo sia di vostro gradimento, e ci vediamo al prossimo!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top